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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Officium Triste - Mors Viri
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( 3375 letture )
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Sulla recente recensione dei Funeralium ci trovavamo a constatare come la scena estrema odierna versi in uno stato di salute veramente pessimo. La scena black, impegnata fino a poco tempo fa in una corsa di velocità davvero frenetica, pare abbia capito che è umanamente impossibile andare oltre una certa soglia di brutalità, e si sta lentamente disgregando in una miriade di sottogeneri spesso molto distanti dalle sonorità d'origine. Per quel che riguarda la scena death, incapace di rinnovare sé stessa, nasconde dietro un'ostentata tradizione una preoccupante mancanza di idee, mentre per quel che riguarda la scena doom, la situazione non è certo molto differente. I grandi nomi del firmamento doom hanno avuto una clamorosa battuta d'arresto, con band come My Dying Bride e Mourning Beloveth che non riescono a eguagliare i capolavori che li resero famosi, lasciando vacante il trono di leader del movimento. In una simile situazione di stallo generazionale, non basta più produrre un bel dischetto per farla franca, ma bisogna anche contestualizzarlo al momento di pubblicazione. Insomma ci vorrebbe l'album giusto al momento giusto! Purtroppo i cari vecchi Officium Triste si sono trovati di fronte a un bivio, davanti al quale le scelte erano entrambe molto pericolose: continuare a perseverare sulle vecchie posizioni, sperando di tirar fuori dal cilindro un insperato capolavoro, oppure cercare di rinnovarsi adeguandosi con i tempi che corrono, accollandosi tutti i rischi di un salto nel buio dopo 20 anni di storia. I nostri veterani olandesi hanno optato, come prevedibile, per la perseveranza, consegnandoci l'ennesimo platter di buon doom/death che forse, in un momento particolare come quello che sta attraversando la scena, non basta più a convincere una platea satura di prodotti "buoni si, ma non eccelsi".
Se vogliamo dirla tutta, la band aveva avviato la propria parabola involutiva già dal precedente Giving Yourself Away del 2007, e oggi ci ritroviamo tra le mani un lavoro formalmente ben fatto, perfettamente registrato e concepito, ma che non gode di nessun mordente. Rispetto alle precedenti release, il nuovo Mors Viri è decisamente più pacato e melodico, e abbandona definitivamente i passaggi più opprimenti in favore di un approccio meno death (e più gothic, giusto per intenderci); i risultati però lasciano molto a desiderare. Quello che prima poteva essere definita lentezza oggi si legge come stanchezza, mentre quello che un tempo era pura emozione oggi è tristemente definibile come una professione. E' triste da ammettere, ma anche loro, come My Dying Bride e Mourning Beloveth, sono alle prese con un album di maniera e finché non avranno realmente qualcosa da dire dubito che riusciranno ad invertire questa dtendenza. Un vero artista non dovrebbe lavorare pensando alla scadenza dei 2 anni imposta dalle etichette, ma dovrebbe pubblicare i propri lavori solo quando è realmente convinto che ne valga la pena.
Penso che dopo aver letto queste parole la maggior parte di voi si sia fatto un'idea. Se siete tra quelli che vedevano in Ne Vivam il loro capolavoro assoluto, sappiate che questo album vi porterà solo molta tristezza, mentre se siete tra i fan sfegatati degli olandesi immagino che riuscirete ugualmente a trovare degli spunti interessanti in questo Mors Viri. A voi la sentenza!
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10
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Una cosa fatta di mestiere, muoversi in acque sicure o per meglio dire non calcare la mano puntando su soluzioni che sicuramente faranno colpo su chiunque senza però distinguersi dalla massa, questo è quello che frega il lavoro di questi Officium Triste. |
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9
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Monsieurs, cosa vuol dire "manieristico"? Merci. |
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8
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Bah che delusione. Concordo con la rece, sufficienza stiracchiata. Loro non sono mai stati tra i miei gruppi preferiti in ambito Doom ma questo disco è veramente troppo manieristico e diventa noioso passato il primo ascolto. 93 per me non lo vede neanche con il binocolo. 60 |
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7
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Il disco prodotto da una band emergente sarebbe anche da 7, da loro invece pretendo molto di più e quindi mi sento di appoggiare la sufficienza, c'è troppo manierismo e soprattutto sembrano arrancare, sul fatto che il voto dei lettori sia da troll non ho molti dubbi, quando c'è da sbizzarrirsi con voti alla "cazzum" sono sempre presenti e quel voto lo è senza dubbio. Poi che possa piacere non si nega a nessuno, però non sono gli Officium Triste in miglior veste, questo è evidente per chiunque conosca la band. |
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6
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Marchese quel che voglio dire è chiarissimo, chi conosce la band dagli esordi sarà sicuramente d'accordo con me che le atmosfere degli esordi sono state sostituite con un manierismo, ormai diffuso, che ne ha snaturato le origini. E' comunque innegabile che si tratti di un lavoro partorito da una band storica nella scena e dunque che ci sia tanta maestria in quel che fanno, dunque anche una persona che non ha preparazione in materia come te (per tua stessa ammissione) può entusiasmarsi con un album che non aggiunge proprio nulla a quanto hanno già fatto in parecchi. @Red Rainbow: effettivamente lo stato di salute della scena doom non è così drammatico, ma come concludi anche tu, non si tratta di certo di un album da tramandare ai posteri. |
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5
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... eheheh, me l'aspettavo, che il 60 annunciato nella rece dei Funeralium fosse per gli olandesoni... . Io però non sono così critico, nè sul momento della scena doom (ok, passi per la battuta a vuoto dell'ultimo MDB, ma i Mourning Beloveth hanno partorito un album ben più che dignitoso.... senza contare che sono passati solo 6 mesi dall'uscita della "bomba" Saturnus), nè su questo Mors Viri. Vero, ci sono discrete tracce di manierismo e qualche ammiccamento di troppo alle sonorità più (commercialmente) gothic, ma nell'insieme la prova non mi pare affatto da buttare, a cominciare da quella "The Wounded And The Dying" che in altre mani sarebbe risultata fastidiosamente stucchevole ma che i nostri trattengono in maniera impeccabile nei registri doom/death più raffinati. Non lo tramanderò ai posteri come pietra miliare del genere ma non finirà neanche nella mia discarica pentagrammatica...  |
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4
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Monsieur Furio, probabilmente lei conosce "la scena" (e quale sarebbe, di grazia?) e io non la conosco (e non sono qui a strapparmi i capelli di certo....) ed inoltre, i gusti sono personali, ma si legga la recensione di Réminescence dei Csejthe di Monsieur Lorenzo D'Amico per avere un'idea di quando una recensione NON E' "frettolosa". Scenda di un paio di scalini, please... Au revoir. |
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3
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Caro marchese, che tu non condivida la mia recensione è perfettamente lecito, ma non accetto che tu possa esprimerti su come è stata redatta con considerazioni come "frettolosa" o "con la puzza sotto il naso". Non penso di dover giustificare le mie opinioni con una persona che evidentemente non conosce la scena, le bands che ne fanno parte e soprattutto le loro discografie. Au revoir! |
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2
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Well, contrariamente a quanto scritto nella frettolosa e "con la puzza sotto il naso" recensione, a me il nuovo degli Officium Triste mi è piaciuto molto e mi ha dato emozioni. Probabilmente non sarà nulla di innovativo ma non può, francamente, interessarmene di meno. Il doom degli Officium Triste è più "largo" e sinfonico dei pallosi ultimi My Dying Bride (i Mourning Beloveth non li conosco) e lo ascolto veramente molto volentieri. Non c'è un filler e a mio avviso metto One with the Sea (Part II) come il pezzo che più mi ha colpito, anche per gli effetti ambient. Per me, tra le migliori uscite del 2013. Probabilmente il web è popolato da troll, nani e gnomi ma che è un gran disco lo dice anche il voto dei lettori (93, at the moment...). Au revoir. |
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1
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Delusione e dir poco... peccato. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Your Fall From Grace 2. Burning All Boats And Bridges 3. Your Heaven, My Underworld 4. Interludium 5. To The Gallows 6. The Wounded And The Dying 7. One With The Sea (Part II) 8. Like Atlas
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Line Up
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Pim (voce) Gerard (chitarra) Bram (chitarra) Lawrence (basso) Martin (sintetizzatore) Niels (batteria)
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RECENSIONI |
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