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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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24/05/2019
( 2511 letture )
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Forse era inaspettato, forse non ci sperava nessuno o forse non gli si è dato troppo peso. La sfiducia/interesse/curiosità che sta dietro il “ritorno” in scena dei Nocturnus A.D. varia da un ascoltatore ad un altro, e chissà quanti, in modo razionale, pensavano che Mike Browning sarebbe riuscito a registrare un disco degno di un nome storico come questo. Probabimente pochi.
Il modo in cui si sono presentati qualche mese fa è sicuramente degno di un gruppo che ha da sempre avuto il pallino per le tematiche fantascientifiche più oscure. Il teaser, per quanto non in linea con gli standard attuali e proprio per questo piuttosto affascinante, metteva una certa curiosità. Poi i primi pezzi: The Antechamber e Precession of the Equinoxes. È ufficiale, son tornati e Paradox è il capitolo che apre una nuova era chiamata Nocturnus A.D.. Il grande rischio per gruppi simili è quello di realizzare lavori spenti, che nel vano tentativo di riprendere le sonorità che li hanno resi grandi si scontrano con la dura realtà: non sono più in grado, non hanno più la vena creativa di un tempo, sono delle copie sbiadite. Fortunatamente, non è andata così.
Browning ha infatti messo in questo lavoro tutto il suo amore per la sua prima creatura e per quello stile che ha reso The Key appartenente a chissà quale civiltà extragalattica. Il musicista, sempre impegnato nell'accoppiata voce/batteria, ha dato così vita a quello che potrebbe essere definito come un seguito del glorioso album uscito quasi trent'anni fa: riprendendo per filo e per segno le caratteristiche che hanno reso grande quel lavoro, Paradox è l'album che ci si aspetterebbe dal gruppo nel 2019; con i primi secondi di Seizing the Throne si entra subito in contatto con quelle atmosfere che incrociano fantascienza e occulto. Si fa subito notare la produzione, pulita ma in qualche modo esattamente in linea con quanto sentito in passato. In termini di scelta di suoni, possiamo dire che i nostri siano rimasti piuttosto fedeli. Ed anche in termini stilistici. Le tastiere e i synth sono più presenti che in passato: non si ha a che fare con sottofondi che riempiono lo sfondo, ma abbiamo una partecipazione attiva e che ovviamente impreziosisce determinati passaggi. Preparatevi inoltre ad ascoltare tanti assoli, alcuni più lunghi, altri più corti, ma come accadeva in passato, le chitarre sono fondamentali e danno peso ad ogni singolo brano. I nuovi chitarristi però, pur essendo molto bravi nell'adattarsi allo stile del gruppo e dimostrando di essere compositori tutt'altro che scarsi, non raggiungono i livelli del passato, che ricordiamo, erano ad opera di un certo Mike Davis. Insomma, aspettatevi dei brani che seppur ricchi di riff e strutture elaborate non sono più schizofrenici come sul capolavoro del 1990. Ma segnalato questo, Paradox regala momenti davvero riusciti: The Bandar Sign si fa notare per una prima sezione rocciosa che esplode con assoli ed un moog fuori controllo, la tripletta The Antechamber - The Return of the Lost Key - Apotheosis ci ricorda che il gruppo riesce a muoversi anche su brani che si aggirano sui sette minuti. Su questi pezzi abbiamo strutture un po' più elaborate, controtempi e cambi di tempo più frequenti e tanta atmosfera data sia dai synth che dagli svariati effetti sonori presenti per tutto il disco. Non mancano, ed è bene dirlo, situazioni più estreme e irruente che mostrano il lato più brutale della proposta e che danno ai brani quella spinta in più in grado di smuovere la situazione quando inizia ad essere un po' troppo statica.
Son passati tanti anni, definirli visionari/sperimentali potrebbe sembrare esagerato se si pensa a quello che in questi anni ha partorito un genere come il death metal. La voce di Browning non convince pienamente (attenzione al growl di supporto di Koblak: perché non renderlo più presente?) e ogni tanto si ha una sensazione di deja-vù non indifferente, ma nell'insieme, in fin dei conti Paradox è un inaspettato bel ritorno. In quanti ci avrebbero scommesso?
Se è vero che Paradox è un disco riuscito, bello da ascoltare e che farà felici i fan del gruppo, dall'altro lato bisogna comunque ammettere che si tratta comunque di una delle tante “operazioni nostalgia”: riuscita, certamente, ma non ci stupiremmo se alcuni potrebbero restare un po' insoddisfatti. Insoddisfazione data dal fatto che di veramente nuovo o diverso non c'è nulla. Ma può tutto ciò rendere brutto un disco? In fin dei conti, i Nocturnus A.D. suonano quello che loro stessi hanno inventato e che sanno fare meglio, e continuano tutt'oggi a dar vita a scenari sci-fi sublimi.
«Cosa sarebbe successo a quegli uomini se avessero potuto vedere il cosmo?» Fred Saberhagen, Lo spazio in faccia (1966)
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14
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Per me siamo sui 90!!! Forse la migliore uscita del 2019. |
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13
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Ottimo lavoro, sia musica che testi, per me siamo su 80 |
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12
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Ricordo che avevo il CD di The Key... il disco e la copertina di per se erano intriganti, mi piace questo artwork che lo ricorda da vicino... |
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11
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disco sorprendentemente bello... recensione scritta male.... voto 80 |
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10
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Sono fiducioso. Lo prenderò di sicuro. Il recensore poteva evitare le solite menate sulla nostalgia, che o si scrivono sotto tutte le band, o non si scrivono. Tipo ai Possessed non l'ho letto, e infatti ho apprezzato. Diciamo che il finale della recensione butta un pò alle ortiche tutto ciò che di buono è stato scritto nelle prime 45 righe. Vabbè.. |
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9
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Molto bello, praticamente è The Key parte II coi suoni aggiornati, anche se per vari motivi non potrà raggiungere quello storico capolavoro. Voto giusto. |
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8
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Voto 100 questo e' un signor disco che tanti si sognerebbero di fare....si rifanno a quei 2 capolavori usciti anni fa!!!!! No ......... a cosa dovevano rifarsi agli ac-dc? |
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7
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"The Key" è uno dei miei album preferiti in assoluto, qualcosa di irripetibile. Mai potrà essere avvicinato. Questo "Paradox" è un buon disco ed è apprezzabile per quel che è. Bentornato Mike e bentornati Nocturnus (AD...)! |
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6
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Concordo al 100% anch’io con la recensione e col relativo voto. Sound e stile che si rifanno a quell’ormai antico capolavoro che è The Key, non riuscendo ovviamente a raggiungere quei risultati. A dirla tutta incrociavo le dita perché questo Paradox fosse un pelino migliore, ma non è sempre domenica, e comunque va bene anche così, è un buon disco. Sono contento per Mike Browning (musicista che relativamente alla sua importanza ha lasciato troppo poche testimonianze “sonore”) che finalmente è riuscito a pubblicare qualcosa dopo tanto tempo. Ad ogni modo va sottolineato che il loro rimane comunque uno stile unico e pressoché inimitabile. Spero che il prossimo album non esca tra altri 25 anni... |
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5
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Gran bella recensione,complimenti,voto giusto. Si può dire che questo era l'album che aspettavo di più da un pò di tempo,i 29 anni da the key me li sono vissuti tutti..visti live a Roma nel 92 in un torrido luglio..tour di threshold di cui custodisco gelosamente una tshirt acquistata al concerto...che dire...la magia di quell'album è ,quasi ovviamente direi,diluita da forse troppi riff poco efficaci,ma che nel complesso regalano un piacevole deja-vu,soprattutto per un sound azzeccato e fedele all'originale. Grazie Mike che hai fatto nascere questo Paradox,non ti fermare. |
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4
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Solo amore per mike browning, dopo i suoi due capolavori the key e treshold, un disco di questo livello è piú che accettato. |
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3
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Un discreto ritorno, l'ascolto si appesantisce un pó nella parte centrale, ma ci siamo. Voto 71. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Seizing the Throne 2. The Bandar Sign 3. Paleolithic 4. Precession of the Equinoxes 5. The Antechamber 6. The Return of the Lost Key 7. Apotheosis 8. Aeon of the Ancient Ones 9. Number 9
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Line Up
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Mike Browning (Voce, Batteria) Demian Heftel (Chitarra) Belial Koblak (Chitarra) Daniel Tucker (Basso) Josh Holdren (Tastiere)
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RECENSIONI |
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