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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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Deathspell Omega - Kenose
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31/08/2019
( 1550 letture )
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Kenosis è una parola greca, che significa letteralmente "svuotamento", ed è strettamente correlata alla teologia cristiana. In particolare, questo termine può indicare due concetti legati da una certa simmetria e complementarietà. Con riferimento alla figura di Cristo, la Kenosis è l’abbandono, lo svuotamento della divinità dai suoi attributi superiori, incompatibili con la natura umana, che ne permette l’incarnazione. L’onnipotenza, l’onniscienza, l’eternità e ogni altro attributo che si confà a dio ma non all’uomo, dev’essere abbandonato da Cristo affinché possa immergersi veramente nella fragile e controversa condizione umana. Di rimando, dal lato dei comuni mortali, la Kenosis simboleggia lo svuotamento della volontà propria di colui che crede, affinché possa abbracciare e comprendere la Divinità. Questo processo in cui si abbandona ogni inclinazione al male e al peccato non è semplice, ed è spesso accompagnato da un profondo senso di angoscia e disperazione dovuto alla realizzazione di ciò che si sta lasciando e di che cosa si sta abbracciando. Quindi il termine Kenosis porta con sé un’implicita dualità: seppur in maniera diversa, lo svuotamento, lo spogliarsi, è necessario affinché la divinità "entri" nell’uomo e l’uomo "entri" nella divinità.
Queste prime osservazioni sul titolo ci permettono di capire intorno a quale tematica graviti questo EP. Infatti, nelle lyrics, tutto verte sull’analisi di questo processo e delle sue criticità, volutamente usate come perno per demolire i pilastri della fede tramite le immagini che essa stessa promuove. La Kenosis di Cristo è vista come un fallimento della fantomatica divinità, che nel processo di svuotamento viene travolta e corrotta, finendo per svilirsi, rendendosi fragile e fallimentare.
Kenosis, O' theory of great peril! Rob God of any attribute and fill the shattering universe With the pestilent scent of putrefaction and the glorious cloud of death
Non appena vengono persi tutti gli attributi divini, il male si espande come un gas pestilenziale. Questo è il punto di partenza di una dissertazione suddivisa in tre brani, semplicemente ordinati in numeri romani. Con durata via via decrescente, l’intera opera sembra appunto affinarsi e definirsi sempre più, concentrando in tempi sempre più “ristretti” un lavoro che si addensa progressivamente, intensificandosi sempre più.
"I" In sintonia con il titolo, i primi quattro minuti e mezzo del brano si presentano con una lenta melodia che oscilla, tra una chitarra dal tono lugubre e un basso particolarmente azzeccato per creare la giusta atmosfera. Si avverte l’intento di voler suscitare una sorta di kenosis nell’ascoltatore, che in questa sezione può spogliarsi di ogni altro ascolto precedente e prepararsi ad abbracciare l’antitesi della divinità, la sua dissacrazione imminente. La batteria suona con cadenza ritualistica, mentre una voce ci sussurra:
Everything, except God, has in itself some measure of privation, Thus all individuals may be graded according to the degree To which they are infected with mere potentiality
È una citazione tratta dal La Grande Catena dell’Essere, del filosofo americano Arthur Lovejoy. Il dramma di come questa divinità si degradi tramite la Kenosi e della sua effettiva efficacia, segna a livello tematico il primo brano. Poco prima del dissesto, un coro spettrale e un synth ci allertano. Si scatena quindi la violenza ritmica, serrata, che traduce in musica l’opera di demolizione contenuta nel testo. Il non voler fossilizzarsi sulla purezza del black metal, permette ai Deathspell Omega di attingere a piene mani da una vasta gamma di soluzioni che ampliano la capacità comunicativa. La prima tempesta di chitarra e blast beat si calma dopo qualche minuto, con una cassa che fa da locomotiva mentre sorgono i primi giri circolari, nel saliscendi di un moto ondoso. Le voci si sdoppiano, si fondono e con uno scream intorno al settimo minuto si ritorna a riff accavallati nervosamente. Ogni sezione del brano è eseguita con grande tecnica e cura della resa atmosferica. Le evoluzioni ritmiche e melodiche, alternando momenti nevrotici con altri più cadenzati, attingono dal black così come anche dal death e in parte dal doom e continuano fino al tredicesimo minuto. Da qui in poi, basso, chitarra e batteria tornano a comunicare in maniera più pulita, con una ritmica serpeggiante e arpeggi che richiamano l’atmosfera iniziale, ma in un tono più sostenuto che porta alla fine del brano in evanescenza.
"II" Il secondo brano parte immediatamente più deciso. Il processo di svuotamento è già stato svolto, si è adesso pronti ad addentrarsi ulteriormente nel cuore dell’opera. Le varie linee vocali si alternano su un intro ben sostenuto, dove la chitarra alterna arpeggi e singoli accordi imponenti. Quando iniziano i primi attacchi di blast beat, un riff serpeggiante crea una sezione decisamente interessante, prima che il tutto esploda in nuovi picchi di violenza. II alterna momenti pieni di carica atmosferica con altri più inclini ad esuberi tecnici in cui si fondono più stili, sfociando anche in interessanti vene progressive. A livello tematico i testi continuano il loro operato, evidenziando il fatto che i tre brani sono in realtà gli atti di un processo unico. Viene banalizzato il concetto di Salvezza e subentra una nuova visione del dualismo, in cui si denuncia l’opera di annientamento del male, visto come ciò che è più affine all’uomo e di cui deve farne tesoro:
If there is to be a multiplicity of forms, can one thing be worse Unless another is better, or one be better unless another is worse... Those who would eliminate the worse from the universe would eliminate Providence itself Interrogate the patterns of the prophetic mode, Perceive the two faces of the Divine And shed the just, divine retribution Quantified, a suppurating cross, alike in blood and scoria "III" Andando avanti, mentre la durata dei brani si riduce, la violenza degli intro aumenta. In puro stile black, III graffia con chitarre e frantuma con blast beat dagli intenti inequivocabili. La tempesta dissonante infuria e attacca il cuore della simbologia cristiana. Partendo dalla Kenosis si è risaliti al fulcro di tutto, dove ogni azione è vista da una nuova prospettiva, ribaltata. Ciò che è visto come bene nella Passione, è qui smascherato e tacciato di masochismo, mentre ogni perversione, ogni atto che avvicina l’uomo al Satana come è inteso dai Deathspell Omega, viene visto per quel che è: una ricerca efferata della conoscenza e del significato dietro ogni cosa.
The fruit that is forbidden Holds the greatest potential for providing infinite knowledge Spiritual Incest and the defilement of the temple of the Holy Spirit Ritualized and Immanent... The pursuit of perversity, is it not but a mask On the search for meaning and knowledge? The purest of all Holocausts shall be perpetrated By a loving hand, never knowing if it provided felicity Or the vilest of everlasting torments ... No man can see Me and live!
L’ultima frase, dall’effetto dirompente, frantuma anche l’ensemble musicale. Dopo questa, un vuoto si pone di fronte all’ascoltatore, e un intermezzo dai toni ambient-industrial crea un momento di stasi tutt’altro che tranquillizzante. Suoni ferrosi, cristallini e tubulari lasciano lentamente lo spazio a una chitarra monolitica, con batteria e voci intente a ripristinare una ritualità abbandonata dopo l’intro di I. Gli ultimi minuti sono dedicati all’aspra e beffarda dissacrazione di un altro momento topico cristiano, in cui l’Assoluzione non è vista come un successo, un trionfo, bensì come una sorta di masochismo, pure mal celato. In questa chiusura i Deathspell Omega si concentrano sulla resa atmosferica e, dopo aver svelato la fallacia insita nella ripetizione passionale di "Lamma Sabacthani" (Perché mi hai abbandonato?), le ultime note risuonano lente e svaniscono progressivamente, lasciando l’ascoltatore da solo, davanti alla terra appena bruciata.
Kénôse è quindi un’opera interessante, che sicuramente non deluderà chi dal black è poi finito su altri lidi. Considerato un’appendice del noto Si Monumentum Requiris, Circumspice, questo EP brilla per chiarezza compositiva e d’intenti. Le sezioni dei vari brani hanno una posizione studiata, e la capacità tecnica dialoga molto bene con la resa atmosferica, in un continuo equilibrio decisamente ricercato.
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4
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Ottima analisi, complimenti!
A me pare che i DsO tocchino i vertici di un'analisi sopraffina di certi ìntenti di Georges Bataille... |
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Ottimo come quasi ogni loro uscita a partire da Si Minumentum in poi. Come Ep poi io sono per Chaining the Katechon, pure se è uno split. |
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2
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Ottimo come quasi ogni loro uscita a partire da Si Minumentum in poi. Come Ep poi io sono per Chaining the Katechon, pure se è uno split. |
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1
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Ottimo la rece di questo album, come spesso mi capita con i rispolverati del sabato letta e gustata con un buon caffé. Non poteva mancare, tra le cose che ho ascoltato di loro è una di quelle che mi ha affascinato di più. Un saluto al nuovo recensore! |
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INFORMAZIONI |
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Line Up
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Mikko Aspa (Voce) Hasjarl (Chitarra) Khaos (Basso)
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RECENSIONI |
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