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Deathspell Omega - Si Monumentum Requires, Circumspice
( 8241 letture )
È difficile assistere di persona e in modo consapevole a un cambiamento stilistico. È facile analizzarlo anni dopo che il fenomeno si è manifestato e che ha dato vita a decine e decine di proseliti e/o emuli; ciò che non è facile è tornare indietro nel tempo, cercare di esaminare la scena black metal di dieci anni fa, circoscriverla, vedere e capire quali erano le costanti e le variabili, ipotizzare il perché di certi cambiamenti.
Negli anni che sono andati dal 2002 al 2005 il black metal (ed il suo mondo) viveva un periodo alquanto anomalo. Non si può parlare del periodo più "puro", quando per comprare un album dovevi aspettare due mesi il tuo negoziante di fiducia; ma non si può neanche fare un paragone con gli anni che stiamo vivendo ora, in cui il black metal è venduto un po' dappertutto (eBay, Discogs, migliaia di online-shop e migliaia di label anche non necessariamente specializzate in metal estremo). In questo fantomatico limbo stava nascendo il vero e proprio "culto" del vinile: non tanto la passione per esso, quanto proprio il suo significato etimologico di "opera che ha superato il livello del successo per arrivare a quello di nota icona sociale; oggetto che, pur non avendo un grande successo popolare, ha un pubblico ridotto ma comunque straordinariamente affezionato".
Non c'erano la Back On Black e la Pirates Press che abbattevano i costi della produzione vinilica o stampavano copie a iosa, quindi i pochi esemplari analogici che uscivano erano prodotti da piccole label all'epoca misconosciute (Total Holocaust Records, Northern Heritage, End All Life, Selbstmord etc). Volendo, chi era fan di queste case discografiche poteva accaparrarsi le limitatissime edizioni viniliche ma doveva ancora agire "alla vecchia", cioè spedire i soldi all'interno di una lettera o di un pacchetto (quante volte ho mandato 100 euro all'interno di un demo, infarcito di flyer promozionali!) per "prenotare" l'acquisto. Insomma: c'era internet e c'era la reperibilità immediata di informazioni, ma l'ingranaggio della compravendita non era ben oliato come oggi.
In questa meravigliosa via di mezzo le band più underground suonavano un black metal che tentava di unire i Darkthrone a qualcosa di più nichilista ma groove (erano appena usciti i Craft e gli Tsjuder), altri puntavano sul "depressive" (stava nascendo la stupefacente cometa Shining), la Northern Heritage era la label tenuta più sott'occhio (anche grazie alle sue fanzine porno-BDSM-amatoriale) ma il suo roster tendeva ad assomigliarsi un po’ tutto.
Eppure già si parlava dei Deathspell Omega, un po' perché avevano fatto uno split con la band del capomastro finnico (i Clandestine Blaze), un po' perché avevano diviso un disco con un'altra cult-band (i Mütiilation). Ma le tracce dei Deathspell Omega, per quanto perfettamente inquadrate nello stile dell'epoca, non emanavano nulla di più di quello che si poteva carpire da altre formazioni. C'erano delle buonissime partiture di chitarra, molto melodiche e con interessanti arpeggi distorti che però venivano affossate dai continui blast-beat, dalla produzione lo-fi e dalle atmosfere psudo-belliche.
Cosa sia successo tra il 2002 ed il 2004 rimane un mistero. Cosa possa esser nato nella mente di Hasjarl e di Mikko - grazie al loro matrimonio artistico - è un dilemma, visto che presi separatamente si dedicavano più o meno lo stesso stile musicale.
Eppure il cambiamento c'è stato e pure grosso. I Deathspell Omega, con la fondazione della propria label (Norma Evangelium Diaboli) stanno per riscrivere definitivamente il concetto di black metal. Prendono i Mayhem (la storia), le simbologie sataniste (le icone) e fanno un lavoro ragionato su questi elementi. Basta con le approssimazioni che si concludono con qualche riff atmosferico per poi finire nei classici cliché dell'epoca; basta coi soliti pentacoli e croci rovesciate. Con Si Monumentum Requires, Circumspice si crea un nuovo teorema: quello del "satanismo medievale" (come lo chiamava Dead) e il lavoro di ricerca si muove sui tantissimi testi che la storia ci ha lasciato (la Bibbia, le Confessioni, la Commedia) sulle tantissime opere d'arte dove il maligno figurava (gli innumerevoli dipinti medievali, le sculture nelle chiese e nelle cattedrali).
Il risultato è straordinariamente sconvolgente: solo First Prayer parrebbe essere la chiave che separa il vecchio black metal dal nuovo. La produzione è cristallina ma conserva tutta la rozzezza che ne concerne, i sample dei cori creano perfettamente l'atmosfera e gli effetti delle chitarre contribuiscono alla trascendenza spirituale.
Il distico Sola Fide inquadra perfettamente i Deathspell Omega nella loro nuova dimensione; le chitarre hanno finalmente il loro risalto, i suoni sono perfettamente calibrati, i continui blast-beat sono stati sostituiti da una maggiore attenzione alla creazione delle strutture; le rullate sui tamburi martellano i timpani infernali che manifestano le sulfuree apparizioni; ogni volta che il plettro scorre lungo tutte e sei le corde l'ascoltatore subisce un graffio lungo la spina dorsale. Anche le strutture dei brani subiscono una radicale trasformazione: la metrica è scomposta e sconvolta, le parti dei brani a volte si ripetono, altre volte sono destinate a non ricomparire. E' quasi surreale parlare di disgregazione e di smembramento per quanto riguarda questo album, soprattutto se, al giorno d'oggi, si guarda anche la futura discografia dei Deathspell Omega e i livelli di astrattismo matematico alla quale sono arrivati; eppure confrontando Si Monumentum Requires, Circumspice con i precedenti lavori non si può non parlare di una dilatazione nel songwriting e di un'astrazione compositiva.
Second Prayer riprende gli stili dell'intro: gli arpeggi richiamano Freezing Moon ma non c'è più niente di così cronico e tangibile, tutto è a suo modo astratto e inconsistente, le chitarre diventano due e poi tre, i delay le fanno rimbalzare da un canale all'altro e creano dei suoni snervanti, come il suono dell'aulòs, tormentando l'ascoltatore, come la puntura di uno scorpione.

"Questo scorpione emette un pessimo suono di ali, esattamente voce di ali (vox alarum), ma dovrebbe di regola verificarsi anche un suono più melodico nel momento esatto in cui morde"*

SMR,C va necessariamente posto come conseguenza a Draco Sit Mihi Dux degli Ondskapt (uscito l'anno prima). Se il capolavoro svedese riprendeva anch'esso il concetto del De Mysteriis Dom Sathanas, lo portava in una dimensione tipicamente medievale, con tutte le sue "terribilia", tutto il suo macrocosmo di esseri fagocitanti di male e di peccati. In Draco l'ascoltatore è il semplice fedele analfabeta, spaventato dalle caricaturali rappresentazioni sanguinarie all'interno delle oscure navate medievali. In SMR,C il fruitore è un colto analizzatore che prende e riprende il concetto del medioevo e lo riplasma secondo il suo status contemporaneo (come è stato ripreso più e più volte nel Cinquecento e poi nel Settecento e nell'Ottocento).
Quel caos tormentoso eppure melodico riappare costantemente (Hétoïmasia) laddove la chitarra principale tesse una melodia portante, che oscilla costantemente sulla linea dell'armonia mentre una seconda chitarra traspare sullo sfondo, componendo sonorità affini ma sempre leggermente dissonanti e in un tempo quasi a sé stante; essa crea il caos, il tormento cacofonico, la bellezza dell'impuro. I salmi e le omelie di Mikko sono costantemente filtrate ma non distolgono il focus dalla musica, lui è il predicatore ma deve solo indicare la strada costruita dalla strumentazione; infatti le sue litanie scompaiono quasi in Third Prayer mentre gli arpeggi si fanno sempre più maligni e reiteranti. Il disastro continua con la title-track, i riff si fanno sempre più slegati ma mantengono costantemente una certa viscosità, i tamburi spezzano lo scorrere della traccia mentre gli arpeggi saturano la preghiera del Maligno. Con la catarsi musicale si sciolgono la rabbia e la solitudine, l'esclusione e la saturazione spirituale.

"Nelle musiche delle apocalissi viene evocata, infatti, simulandola con boati, ogni fantasia di orrore futuro, che così viene evocata in un concerto di efficace esorcismo, agitando solo i suoni della fine, non la fine; così durante i riti, sentendo musiche ci compiaciamo del male che esse ci farebbero se le sentissimo realmente".*

Le fantasie orrorifiche si vaporizzano violente, vengono evocate dal messia Mikko in Jubilate Deo:

"Innocenza sacrificata e paradiso negato. L'iniquità divina (senza pentimento) sulla razza umana. Violentata nell'anima, auto-fagocitante e svuotata dello sguardo divino. Trasgressione coercitiva, Redenzione che non sarà mai trovata".

Verso la fine della lunghissima Via Crucis (un'ora e diciassette minuti di esorcismo) le cadenzate e melodiche linee di Carnal Malefactor conducono il fruitore verso la mancata salvazione; tutto è invertito nell'ordine dei Deathspell Omega: visioni mistiche, la gioia del martirizzante dolore, l'estasi divina. In questo lunghissimo brano sembra di sentir squillare le trombe di Gerusalemme, fiamme e fulmini solcano le pietre della Città Celeste, un tripudio disarmonico di sonorità strappa dalla terra questa visione, per portarla giù nella voragine infernale, accompagnata da una lunga litania di canti corali.
Solo dopo Drink the Devil's Blood si arriva alla strumentale conclusiva, l'outro che corona questo pesantissimo monolite. Dopo tanto chiasso e strepitosa agonia, che parevano senza orizzonti, calerà dal cielo la visione della fine, mastodontica, dilaniata dalle scosse e dalle sonorità abortite di Malign Paradigm.
Un capolavoro senza tempo che dovrà solo andare incontro alla non facile assimilazione e alla non corta durata. In questa lunga e ardua impresa però, siamo di fronte alla riscrittura del black metal.

*Gianni Garrera – “Apocalisse di Giovanni”



VOTO RECENSORE
90
VOTO LETTORI
68.85 su 257 voti [ VOTA]
lisablack
Giovedì 17 Febbraio 2022, 12.18.20
30
Per me questo è un 100 secco.. Forse 100 è pure riduttivo, ha ragione il recensore "capolavoro senza tempo"..non trovo parole. Un disco che ha rivoluzionato (in meglio ovviamente) il black metal.. Boh che dire, immenso e inarrivabile
Orexis
Giovedì 12 Dicembre 2019, 13.00.13
29
I francesi sono culturalmente noti per la valida ripresa e rimodulazione di contenuti e concetti secondo il proprio 'gusto': lo hanno fatto con la filosofia tedesca, ad esempio, e lo hanno fatto pure col black metal norvegese. Con risultati egregi in entrambi i casi. A mio parere la scomposizione del black metal canonico avveniva già qualche anno prima in dischi come The Mystical Beast of Rebellion (2001) e The Work Which Transforms God (2003) dei Blut Aus Nord.
frahammer
Sabato 24 Settembre 2016, 10.59.32
28
aspettiamo un pò di anni, e vedremo materializzarsi così sempre piu quello che quest album ha fatto
frahammer
Sabato 24 Settembre 2016, 10.59.32
27
aspettiamo un pò di anni, e vedremo materializzarsi così sempre piu quello che quest album ha fatto
Malleus
Domenica 3 Gennaio 2016, 11.27.39
26
Voto lettori 45.48, siete dei poveracci, se in vita vostra siete un grado di apprezzare solo Metallica e Maiden e simili evidentemente è il caso di andare altrove..
Nihilistic decadence
Lunedì 1 Settembre 2014, 3.59.59
25
Sono combattuto tra il definirlo un capolavoro oppure solamente un buon album.. Confesso che amo alcune canzoni: Sola fide I, Third prayer, Carnal malefactor e Malign paradigm sono così decadenti e angoscianti che mi portano in un altro mondo! Tutte le altre canzoni però, risultano essere più dei riempitivi inutili.. Insomma, era meglio un album di 40-50 minuti, ma intenso allo stesso modo, perché farlo lungo 1h e 17m??? Senza contare poi i concetti espressi nelle lyrics, che trovo davvero patetici e mi fanno ridere.. In qualunque caso, non è un album particolarmente rivoluzionario, hanno una certa originalità, ma di certo non ci troviamo di fronte a una terza ondata del Black.. Il voto oscilla sul 75-80, solo grazie a quelle 4 canzoni di numero che davvero svettano su quell'ammasso di riff che compone le altre canzoni..
Doomale
Lunedì 25 Agosto 2014, 22.16.31
24
...come detto nelle ultime frasi da Moro...ho superato la barriera della non facile assimilazione e lunghissima durata (serve un giorno di ferie)...ma alla fine ne vale la pena...Un allucinante viaggio nell'oscurita black metal piu ortodossa...Capolavoro!
Undercover
Giovedì 10 Gennaio 2013, 15.57.33
23
@Moro posso essere anche d'accordo con ciò che scrivi ma è una percezione soggettiva del contesto Ved Buens Ende, che poi siamo d'accordo ci siano elementi esterni alla negatività va benissimo, però io contestavo il concetto di assenza di psichedelia, se quel disco non ha in sé una dote psych allora i Forgotten Woods di "Race Of Cain" suonano polka... poi sul resto ognuno la vede come vuole, non è la prima volta che si è distanti come pensiero ma sta benissimo anzi spesso è stato spunto per andare a ripescarli.
enry
Giovedì 10 Gennaio 2013, 15.47.30
22
Sono assolutamente d'accordo con Undercover. Premesso che le ultime cose dei DO (compreso l'EP Drought) a furia di ascolti sono riuscito a farmele piacere e pure molto, per me i VBE non possono neanche essere scomodati, figuriamoci fare un confronto artistico-qualitativo. Aggiungo che, onestamente, non sento molti punti contatto tra VBE e bands come In The Woods e Arcturus, sono finiti nel calderone avantgarde ma a livello di stile concordo con quanto detto da Pandemonium. Comunque, ottima band i DO, ma non me la sono mai sentita di inserirli nella categoria 'fuoriclasse assoluti', ma qui son gusti.
Moro
Giovedì 10 Gennaio 2013, 13.14.31
21
@Undercover: Written in Waters lo vedo come un album "teatrale" e per forza di cose questo sentore è evocato dalle prestazioni vocali; poi quel modo di fare pseudo-jazz misto blackmetal, e non dimentichiamo alcuni strascichi gothic (Autumn Leaves sembra dai cugini 3rd and the Mortal) e quelli prog (Remembrance). Insomma è un album multi-sfaccettato e caleidoscopico; è uno dei frutti migliori di quel tuttofare norvegese di quegli anni. Nonostante tutto non ci vedo del "marciume", una psichedelia distorta si ma non negativa.
Moro
Giovedì 10 Gennaio 2013, 13.06.44
20
Si, ammetto che ci sono delle somiglianze nel modo di fare i riff, nella disgregazione dei pezzi.. ci sono anche dei punti di contatto sulla produzione delle chitarre (non volutamente grezza nei Ved Buens Ende, grezza ma corposa nei DsO) ma è proprio il contesto che differenzia i due gruppi. Sai, è come dire rapportarsi alla scultura classica romana o a quella neoclassica. La seconda riprende la prima ma la rinnova sotto certi punti di vista e secondo i contesti dell'epoca. Concordo che i Ved sono molto vicini come contenuti a molte band contemporanee (il loro modo di comporre era veramente all'avanguardia) ma io mi sento di ritenere i DsO come fondatori di una "nuova ondata". Se i Ved Buens Ende avessero avuto gli stessi scream, gli stessi sample, la stessa produzione e lo stesso concept dei DsO, probabilmente suonerebbero molto molto simili. Ma convieni con me che siamo nel mondo del "se fosse" ? Eppure a livello compositivo io continuo a vederli vicini ai propri simili Arcturus (della masquerade) e degli In the Woods (di strange in stereo) con le dovute attenuazioni per quanto riguarda la produzione.
Pandemonium
Mercoledì 9 Gennaio 2013, 20.47.00
19
Mi correggo: * I Ved sono sicuramente catalogabili CRONOLOGICAMENTE (e basta) in quella che negli anni '90 si definì come scena avant-garde, ma per quanto riguarda i contenuti e lo stile sono ben più vicini alle migliori black metal band moderne (DSO in primis) che non ai propri contemporanei (tipo gli In the Woods, Arcturus e gli altri che hai citato).
Pandemonium
Mercoledì 9 Gennaio 2013, 20.42.53
18
@Moro: infatti, per quanto riguarda Ordo, ho scritto che anche i Mayhem devono ringraziare i Ved, non che è uscito prima di Si Monumentum. Ciò che volevo dire è che mi pare molto evidente l'influenza dello stile dei Ved sopratutto nel riffing, negli arpeggi distorti disarmonici e nel drumming in tutta la produzione dei DSO da quest'album in avanti e della "nuova era" del black moderno in generale. Per questo personalmente non riterrei i DSO fondatori o capostipiti di una new wave. I Ved sono sicuramente catalogabili cronologicamente e stilisticamente in quella che negli anni '90 si definì come scena avant-garde, ma per quanto riguarda i contenuti e lo stile sono ben più vicini alle migliori black metal band moderne (DSO in primis) che non ai propri contemporanei (tipo gli In the Woods, Arcturus e gli altri che hai citato). Non a caso erano d'avanguardia ai tempi: ossia preannunciavano ciò che il black odiernamente propone. Infine ci tenevo a citarli più per consigliarli a chi apprezza i DSO che per disquisire su "categorie e scene" sempre reinterpretabili.
Undercover
Mercoledì 9 Gennaio 2013, 15.10.42
17
@Moro sono assolutamente in disaccordo per quanto riguarda i Ved Buens Ende se parli di psichedelia e quel disco non ti evoca la presenza di quel fattore qualcosa non mi quadra e più o c'è un concetto distorto di psichedelia che non ha forma unica e specifica tra le altre cose. Che poi questi siano su un altro pianeta è vero, distante anni luce da quella realtà che li batte senza neanche metterli in gara.
Moro
Mercoledì 9 Gennaio 2013, 10.36.39
16
Ma Ordo ad Chao dei Mayhem è uscito 3 anni dopo questo album e quando è uscito loro avevano già rilasciato Fas - Ite, completamente su un altro pianeta sia rispetto ai Mayhem (morti e rimorti mille volte) e anche rispetto ai Ved Buens Ende. Questi si inseriscono meglio nel panorama psichedelico avant-black assieme agli In the Woods, Fleurety, Pan.thy.monium, Arcturus. Proposte musicali nettamente diverse. Io piuttosto guarderei altre band, come i Dolorian, gli Elend (per Kenose), i Refused, i Converge ecc...
Pandemonium
Martedì 8 Gennaio 2013, 15.52.55
15
Grande album e gran bella recensione! A mio avviso rimane però solo uno degli album esemplificativi del "black nuova era", nel senso che mi suona ancora acerbo e molto debitore ai Mayhem di DMDS e, sopratutto (e qui debbono ringraziare anche gli stessi Mayhem di Ordo) ai Ved Buens Ende di Written in Waters: a mio modesto parere nel 1995 questi i DeathspellOmega se li erano già mangiati (Paracletus compreso)...
piggod
Lunedì 7 Gennaio 2013, 23.15.55
14
Disco estrememente ostico da affrontare (non quanto Fas Ite,ma poco c manca). Ascoltandolo distrattamente si rischia di giudicarlo molto male, così come si rischia di non comprenderlo quando non si è dell'umore giusto. Però non appena si entra nel mood dell'opera, è difficile poi farne a meno. Di diritto fra i migliori album black di tutti i tempi.
andrea
Lunedì 7 Gennaio 2013, 17.10.10
13
assolutamente un capolavoro.
Moro
Lunedì 7 Gennaio 2013, 12.53.32
12
Per quanto mi riguarda i lavori dei Deathspell Omega da questo album in poi sono andati semplicemente a salire. E' incredibile quello che hanno fatto con Fas-ite ma anche con l'epa Kenose. Paracletus e Fas rimangono i miei preferiti ma questo SMRC guadagna punti per la rivoluzione che ha effettuato. Peccato veramente la lunghezza eccessiva però bisogna dire che una volta dentro quel vortice è un impresa distaccarsene
Kryptos
Domenica 6 Gennaio 2013, 3.33.52
11
Tra i miei preferiti di sempre. Questo è quasi perfetto, penalizzato solo dalla lunghezza eccessiva, ma se considero i singoli episodi non trovo un minuto da buttare via. Secondo solo a Paracletus, che per me è semplicemente oltre. Il voto dei lettori è LOL.
EdoCFH
Domenica 6 Gennaio 2013, 2.16.30
10
Odium nostrum rimane una delle canzoni più significative della scena black degli ultimi 10 anni a mio parere...
Undercover
Sabato 5 Gennaio 2013, 21.02.00
9
Mah, a me piace interamente solo "Paracletus" della discografia di questi francesi, band sarà anche innovativa ma che reputo particolarmente sopravvalutata.
Ombra
Sabato 5 Gennaio 2013, 16.09.39
8
Alla fine poco me ne importa del voto lettori, vuol dire che non è un disco per tutti, e ciò mi fà solo piacere..
il vichingo
Sabato 5 Gennaio 2013, 14.17.29
7
Davvero senza senso il voto lettori, 33 su 71 voti non si può veder. A quanto pare i troll nullafacenti abbondano...
Me stesso
Sabato 5 Gennaio 2013, 14.15.13
6
La media voti sta salendo vertiginosamente ** 32.95
manaroth85
Sabato 5 Gennaio 2013, 13.25.52
5
infatti, purtroppo tanti leggono black metal e stroncano di colpo senza aver mai sentito il disco, a mio parere è un ottimo disco di una grande band
Ombra
Sabato 5 Gennaio 2013, 12.21.21
4
Ad Astra si è questo da cui parte la trilogia che si conclude con Paracletus...che dire...uno dei miei dischi black preferiti, ha ridefinito tutto il genere dandogli nuova linfa, non credo che i lettori che hanno votato il disco l'abbiano mai ascoltato..
manaroth85
Sabato 5 Gennaio 2013, 12.11.54
3
uno degli album piu amati dai lettori di questo sito 37 voti media 30 ahahahah
Ad Astra
Sabato 5 Gennaio 2013, 10.45.47
2
chiedo solo conferma... è con questo che parte la trilogia che comprende fas e paracletus giusto?....
il vichingo
Sabato 5 Gennaio 2013, 10.06.00
1
Bella recensione, Moro! Sul disco non mi esprimo, a mio avviso capolavoro alla pari di Fas Ite Maledicti ed una delle migliori uscite in ambito Black degli ultimi dieci anni.
INFORMAZIONI
2004
Norma Evangelium Diaboli
Black
Tracklist
1. First Prayer
2. Sola Fide I
3. Sola Fide II
4. Second Prayer
5. Blessed Are the Dead Whiche Dye in the Lorde
6. Hétoïmasia
7. Third Prayer
8. Si Monumentum Requires, Circumspice
9. Odium Nostrum
10. Jubilate Deo (O Be Joyful in the Lord)
11. Carnal Malefactor
12. Drink the Devil's Blood
13. Malign Paradigm
Line Up
Mikko Aspa (Voce)
Hasjarl (Chitarra)
Khaos (Basso)
Yohann (Batteria)
 
RECENSIONI
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