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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Nocturnal Breed - We Only Came for the Violence
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08/09/2019
( 935 letture )
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L’enorme e definitivo problema del nuovo Nocturnal Breed è che, dopo averlo ascoltato un paio di volte, ne sei già saturo. Il lavoro, si badi bene, merita quantomeno la sufficienza, ma oltre quella non si va. Stai a vedere che We Only Came for the Violence piacerà a più di qualcuno, ma questo non basta perché il nostro giudizio sia impaurito dalla "fossa" del forum per andare oltre quella sufficienza che, striminzita striminzita, sintetizza quanto offerto dalla band norvegese. Il problema riscontrato, tanto che di We Only Came for the Violence ce ne saremo scordati in un battito di ciglia, è il songwriting. Mediocremente mediocre. Tutto qua. Le idee sono pochine, il "già sentito" regna sovrano.
Non pretendiamo a tutti i costi l’innovazione, ma -nel 2019 che volge al termine- quantomeno ci attendiamo un qualcosa che non siano quei tre accordi ripetuti alla noia come nel caso di Choke on Blood o di Sharks of the Wehrmacht. Non basta essere norvegesi per assurgere ad essere una metal band di successo, ci vuole altro; servono idee chiare che non sono certamente quelle che si mescolano -senza grande verve- in Limbs od Gehenna. Se fosse uscito 30 anni fa, We Only Came for the Violence avrebbe potuto essere un discreto disco black/thrash. Oggi no. Adesso è un miscuglione capriccioso e testardo di riff mezzi Bathory e mezzi Venom, come nel caso di War-Metal Engine. Eppure di tempo, i Nocturnal Breed ne hanno avuto se solo si consideri che il precedente Napalm Nights resta datato 2014. In cinque anni, nessun passo avanti è stato fatto; forse qualcuno indietro, al limite. In questo ultimo lavoro la vena non è stata quella giusta e lo diciamo nonostante la line-up di questo ultimo album sia identica a quella che aveva inciso il precedente e non detestabile Napalm Nights che, al limite, risultava un po’ lentuccio. Pochissimi i cambi di tempo. Se ne ravvisa qualcuno in Frozen to the Cross e in A Million Miles of Trench, ma sporcato da quel continuo andare sui piatti di Tex Terror che la metà basterebbe. Quando non si cerca l’effetto claustrofobico/depressivo a tutti i costi, ne viene fuori qualcosa di più gradevole come nell’esecuzione di Can’t Hold Back the Night, di Nekrohagel e della title track, brani gradevoli con il loro rimando alla sana radice Motorhead.
Tuttavia, è troppo poco per dare costanza e sostanza ad un album che lascia quel senso di precario che da una band tanto esperta davvero non ti aspetti.
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2
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I nocturnal breed non hanno mai avuto la pretesa di discostarsi dal solco black/thrash old chool al quale sono legati dalla loro formazione. In tutti i loro album c'è un certo deja vu che a seconda dei gusti musicali propri di ognuno di noi può piacere o meno. Dal canto mio li ho sempre seguiti e apprezzati. Come anche in questo ultimo loro album. |
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1
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Buon disco, quello che serve in questo genere. Voto 75 |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Iron Winter 2. Choke on Blood 3. Nekrohagel 4. We Only Came for the Violence 5. Frozen to the Cross 6. Desecrator 7. Cannibalized by Fear 8. Sharks od the Wermacht 9. Limbs of Gehenna 10. War-Metal Engine 11. Can’t Hold Back the Night 12. Bless the Whore 13. A Million Miles of Trench
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Line Up
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S.A. Destroyer (Voce, Basso) Axeman I. Mazdor (Chitarra) V. Fineideath (Chitarra) Tex Terror (Batteria)
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RECENSIONI |
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