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Masters of Reality - Masters of Reality
11/01/2020
( 2184 letture )
Nel mondo arido e sanguigno dello stoner i nomi principali che ricordiamo continuamente, e con estrema riconoscenza, sono quelli di Kyuss, Monster Magnet, Sleep, Nebula, Orange Goblin e, con diverse sfaccettature, anche i Queens of the Stone Age, discendenti diretti dei primi di questa piccola lista. Vediamo raramente impresso il nome di un gruppo che dovrebbe figurare tra i pionieri del genere, non solo grazie alla data di esordio ma anche a causa della presenza in formazione di un "intoccabile" della scena di Palm Desert, tale Chris Goss. Se a qualcuno questo nome dice niente probabilmente quel qualcuno non è un fine conoscitore delle trame qui sopra descritte giacché parliamo di un importantissimo produttore che ha lavorato a fianco di almeno tre dei nomi citati in apertura, ed è tutt'ora il leader dei Masters of Reality, combo del quale proponiamo oggi la recensione del debutto omonimo. Già dal moniker scelto si capiscono tante cose, in primis da dove arrivino le influenze musicali, tematiche, culturali che i nostri metteranno sul piatto e trattandosi di stoner la scelta non deve nemmeno sorprendere. Mentre i rappresentanti del filone doom dalla creatura di Tony Iommi presero i frangenti più oscuri e cadenzati, i testi più esoterici e tendenti alla spiritualità e i suoni più lenti e pesanti, le band dedite al rock o metal "tossico" virarono sui lidi più blues e rock'n roll, saturando il tutto per dare la vivida impressione del suono caldo e avvolgente, nonché utilizzando ritmi decisamente più elevati.

Proprio rispetto a quest'ultimo dato va detta la prima cosa su questo Masters of Reality, vale a dire la predominanza qualitativa delle canzoni più "spinte" rispetto al resto del platter, come dimostra, ad esempio, l'opener (escludendo l'inutile intro) Domino, un concentrato di adrenalina che presenta i classici stilemi del genere condensati in poco meno di quattro minuti. Un altro esempio riuscito alla perfezione va cercato all'interno di The Candy Song, sorretta da un riff principale che rimanda fortemente al contemporaneo debutto dei King's X. Qui più che stoner siamo in territorio crossover/alternative ma la classe rimane immutata e di assoluto livello grazie ad un ritornello "smooth" dalle tinte black (non metal) e un lavoro strumentale che abbina tecnica a ricerca del suono mai banale. Le composizioni dell'album, che sul mercato europeo è apparso con il titolo The Blue Garden in accordo con la splendida copertina, sono tutte a firma di Goss e del chitarrista solista Tim Harrington, autore quest'ultimo di prestazioni più che discrete senza mai apparire in prima fila o rubare la scena al vocalist e mastermind del gruppo; a completare la line up abbiamo un solido Vinnie Ludovico dietro le pelli e Googe al quattro corde, unico superstite originale assieme al fondatore nella reunion del 1993. Sì, perché durante il tour promozionale di Masters of Reality Chris, a cusa di dissidi interni, decise di andarsene di punto in bianco e raggiungere a Los Angeles Matt Dike, co-fondatore della label specializzata in hip hop Delicious Vinyl, che gli propose di realizzare una nuova versione del presente album rimasterizzato, cosa che tra tutto il resto contribuì allo scioglimento forzoso del gruppo. Tornando a noi, la produzione fu affidata ad un guru del mestiere quale era Rick Rubin e l'intero apparato sonoro ne beneficia non poco, partendo dal capolavoro in salsa blues John Brown e dalla conclusiva e articolata Kill the King.

Masters of Reality è un album per profondi conoscitori della materia, per chi ha già sviscerato in maniera approfondita i classici del genere e vuole gustarsi un'aggiunta, di spessore, al proprio repertorio. Come diceva un famoso slogan, provare per credere.



VOTO RECENSORE
81
VOTO LETTORI
92.75 su 4 voti [ VOTA]
Voivod
Martedì 14 Gennaio 2020, 9.03.48
4
Ottimo album, l'ho riascoltato dopo anni proprio un mesetto fa...
cowboy big 80
Sabato 11 Gennaio 2020, 18.34.24
3
Bel disco Rob non so il perche' ma poco tempo dopo usci' un lp con l artwork diverso, sulla produzione non saprei, ho questo
Rob Fleming
Sabato 11 Gennaio 2020, 17.22.44
2
85 anche per me. Ricordo quando me lo passarono in vinile ai tempi del liceo perché sapevano della mia passione per i Black Sabbath. Non c'entravano praticamente nulla. Lo registrai su cassetta e quando l'ho trovato in cd me lo sono preso subito. Stoner è addirittura riduttivo: per me è puro hard rock settantiano quando il rock era totale libertà di espressione: da Domino all'hard stile Mountain di The blue garden, dalla zeppeliniana Gettin High ai Cream di Sleep walkin', dalla dylaniana Lookin' to get ride allo stupefacente heavy blues di Kill the king tutto è mostruosamente bello. Per come suona ci sono a volte che The magical spell me la immagino suonata dai Queen. Grandiosi veramente
Shock
Sabato 11 Gennaio 2020, 13.32.43
1
Non so quanto la definizione stoner possa valere per questo disco, ma si tratta di un lavoro veramente ben fatto, il loro migliore di certo: al tempo con quel nome, si pensò ad un disco simile Black Sabbath, invece questo è uno splendido esempio di hard heavy rock (addirittura una canzone country), che può lasciare stupiti. Domino è una delle più belle canzoni che abbia sentito e la copertina del vinile, apribile, e' straordinaria. 85!!
INFORMAZIONI
1989
Def American
Stoner
Tracklist
1. Theme for the Scientist of the Invisible
2. Domino
3. The Blue Garden
4. Gettin' High
5. The Candy Song
6. Magical Spell
7. The Eyes of Texas
8. Sleep Walkin
9. Lookin' to Get Rite
10. John Brown
11. Kill the King
Line Up
Chris Goss (Voce, Chitarra)
Tim Harrington (Chitarra)
Googe (Basso)
Vinnie Ludovivo (Batteria)
 
RECENSIONI
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