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Masters of Reality - Welcome to the Western Lodge
22/02/2025
( 350 letture )
Ci sono dei germi che prendono vita in un ambiente favorevole. In questo senso, nel 1999 Chris Goss è circondato da musica eccellente, che lo rende parte integrante della scena stoner.

L’esordio poi dei Queens of the Stone Age, probabilmente, ha solo ispirato maggiormente (o forse viceversa?) il sound dei suoi Master of Reality, che al loro terzo disco propongono una interessante innovazione rispetto ai precedenti dischi. La genialità di Josh Homme, delle sue Desert Session, ma soprattutto della nuova creatura, deve averlo affascinato a tal punto da imprimergli nel cervello parte di quel “robot rock”, affiancandolo alla passione primordiale per il blues e la psichedelia di Barrettiana matrice.

Sono solo supposizioni, ma è inevitabile considerarlo già dalle prime note di It’s Shit, opener energica e trascinante, di Moriah e di Time to Burn, vere esplosioni di pesantezza pregne di hard rock e blues, ma con una patina noiseggiante.
Riprendendo gli ascolti più recenti, a posteriori, potrebbe essere stato Goss, invece, il motore ispiratore delle composizioni dei QOTSA, presentando loro nel primo disco del ’98 un sound più frenetico. E con l’ascolto questa suggestione cresce perché il blues e la psichedelia che si apre allo space rock in Take a Shot to the Clown, ricorda nel chitarrismo e nel cantato (ai limiti del soul) il Josh Homme più intimista. Caratteristica già presente nel terzo brano The Great Spelunker, ma in maniera meno marcata: nel brano infatti si dà più rilevanza al blues primordiale su un tappeto di organi. La semiacustica di Baby Mae è in ottima continuità presentando atmosfere folk e psichedeliche, mood che viene rinnovato con la successiva Why the Fly? che progressivamente esce da quel sound, rimanendo in bilico tra il rock e il crescendo di una chitarra acida di sottofondo, mentre l’ugola blues di Goss si rafforza di verso in verso fino al ritornello presentando delle ammiccanti aperture melodiche. Quasi da Piper at the Gates of Dawn, l’interludio space di Ember Day spezza momentaneamente e, con Annihilation of Spirit entriamo in un altro universo melodico. E come direbbe Lucarelli, non siamo più a Palm Beach, siamo a Berlino Ovest con David Bowie. Su una distorsione di chitarra ed un cantato trascinato.
Organi e percussioni ci introducono inizialmente un rock vintage per poi affondare in sfuriate di modernità attraverso le distorsioni del ritornello della seguente Calling Doctor Carrion.

Gradualmente questo disco sembra tributare la sua musica a tutta la storia del rock, ed è così che l’incedere chitarristico dal mood orchestrale di Boymilk Waltz presenta suggestioni dell’Ozzy Osbourne solista, con il cantato che si distorce su pesanti note di basso.

Una ballata introdotta da note di pianoforte e vocalizzi, per poi essere raggiunta da un basso pulsante e da note blues, suggestiva e ipnotica, questa è Lover’s Skye brano meditativo e pregno di pathos.

Sfioriamo il post rock e il noise con l’ultima Ran Song, dalle mastodontiche sonorità che nel suo delirio si dissolve come buona parte del disco in un sottile feedback.

Citando tutto quello che si riesce a cogliere sembra quasi di sminuire un ottimo disco come Welcome to the Western Lodge dalla copertina enigmatica (sembra la valvola per gonfiare i canotti), invece l’amalgama proposto dal progetto del chitarrista e produttore newyorchese è degno di nota e ampiamente sottovalutato. É raro trovare un simile impasto sonoro, i Masters of Reality ce la fanno e danno loro valore nel migliore dei modi, prendendo il rock classico e smussandolo in base alle composizioni dandogli tagli stoner, blues, noise, post rock e addirittura folk. La valutazione non può che essere simile al precedente Sunrise on the Sufferbus, ma considerando l’evoluzione che c’è stata si fa fatica a non pensare le radici come sempre salde nel blues e i rami persi nel sottobosco dei generi derivativi. Un ottimo disco che andrebbe rivalutato continuamente e considerando i suoi 38 minuti, lo si può fare anche durante una pausa pranzo.



VOTO RECENSORE
78
VOTO LETTORI
80 su 1 voti [ VOTA]
Graziano
Domenica 23 Febbraio 2025, 20.41.35
1
La definizione stessa di \"underrated band\". Concordo in pieno. Discografia sempre varia e ricca di spunti e influenze da più generi.
INFORMAZIONI
1999
Brownhouse Recordings / Mascot Label Group
Stoner
Tracklist
1. It’s Shit
2. Moriah
3. The Great Spelunker
4. Time to Burn
5. Take a Shot to the Clown
6. Baby Mae
7. Why the Fly?
8. Ember Day
9. Annihilation of the Spirit
10. Calling Dr. Carrion
11. Boymilk Waltz
12. Lover’s Sky
13. Also Ran Song
Line Up
Chris Goss (Voce, Chitarra, Tastiera, Basso)
John Leamy (Batteria, Tastiera, Basso)

Musicisti Ospiti
Googe (Basso su Traccia 6)
Victor Indrizzo (Batteria su Traccia 6)
 
RECENSIONI
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