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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Armored Saint - Punching the Sky
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25/10/2020
( 4689 letture )
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Ci sono band che non hanno bisogno di sconvolgere il proprio stile e di sperimentare sonorità assurde per sorprendere i fans: gli Armored Saint sono tra questi. Non hanno bisogno di artifizi per andare a segno e l’hanno dimostrato nella loro carriera , che da quando si sono formati nel 1982 ad oggi, disco dopo disco non hanno mai fatto passi falsi. Con il loro ottavo album, Punching the Sky, confermano nuovamente tutto ciò. Il bassista Joey Vera dichiara apertamente (quasi ad abbassare le aspettative) che il loro unico obiettivo è quello di fare buona musica, con maggiore libertà e meno pressioni rispetto al passato. Nel loro caso non sono le solite frasi di circostanza, è uno dei pochi casi in cui ci si può fidare, ed in effetti all’ascolto di Punching the Sky ci si rende subito conto della bontà delle composizioni. A fare la differenza non è solo questa spensieratezza, che alla fine è un marchio di fabbrica degli Armored Saint, ma il fatto di arricchirsi, di essere un passo avanti o quantomeno un qualcosa di inedito rispetto al passato della band. Lo stile e le influenze tipiche del quintetto americano ci sono, ma sono i dettagli a fare la differenza, la ricerca di un’orecchiabilità assoluta (anche non esagerando con la durata delle tracce), di creare una certa dinamica tra momenti più groove, momenti più tranquilli e ritornelli accattivanti.
La band racconta di aver lavorato al disco in maniera “digitale”, scrivendolo non insieme, ma in maniera autonoma e poi condividendo le idee (prevalentemente le musiche sono di Vera e i testi di Bush), iniziando nel dicembre 2017 e trasformando questo in un’attività a tempo pieno dal 2019 (con un’interruzione nel 2018 per via di un tour). Per comporre Puching the Sky gli Armored Saint ci hanno messo tanto tempo e impegno ma i risultati si vedono. Ad aprire il tutto troviamo Standing on the Shoulders of Giants, brano più lungo del disco che parte piano, con delle cornamuse, per poi crescere, con una batteria martellante e l’ingresso delle chitarre: il brano quindi esplode fino alla sua conclusione, crescendo d intensità, grazie anche alla solita performance di Bush, un vero mattatore, che la fa sempre da padrone con il suo approccio “muscoloso”, moderno, accattivante, dimostrandosi anche su disco un trascinatore, un leader carismatico (come lo può essere in sede live). End of the Attention Span si caratterizza per il suo stile più veloce e aggressivo, nel cantato e nelle ritmiche, dove le chitarre si fanno vedere tramite riff massicci e fraseggi taglienti. Lo stesso groove ci accompagna in Bubble seguita da My Jurisdiction, anch’essa un perfetto connubio tra ritmo e aggressività, tra un approccio tradizionale e un cantato in linea con tutti i gruppi alternative/heavy metal contemporanei. Questa formula viene portata alla massima potenza in Do Wrong to None. Il cantato si fa leggermente più rilassato con il ritornello super melodico di Lone Wolf, dove comunque si può notare un lavoro solidissimo nel comparto strumentale grazie al buon livello tecnico dei musicisti, non solo sul lato ritmico, ma anche nei momenti strumentali, negli assoli di chitarra. Abbastanza convenzionale ma comunque efficace è Missile to Gun dopo la quale si passa all’alternarsi di ritornelli energici e strofe lente di Fly in the Ointment. Nuovamente spazio all’heavy con Bark, No Bite per poi arrivare alla meno convenzionale Unfair, caratterizzata da un cantato pulito, accompagnato da una chitarra arpeggiata, su cui entra poi la batteria, per poi crescere di dinamica con l’ingresso delle chitarre elettriche a fraseggiare di sottofondo, culminando con il ritornello sul finale, dove il cantato sale di intensità, insieme al comparto strumentale. Si chiude con la potente Never You Fret dove gli Armored Saint tirano fuori ancora energia e rabbia, come se il disco fosse appena iniziato.
Punching the Sky non è un lavoro di per sé innovativo, ma è ben realizzato, ben sviluppato e contraddistinto da un suono fresco. Aiuta sicuramente al risultato la produzione, curata dallo stesso Vera, che si è occupato della registrazione di basso e voce nel suo studio e che ha messo in campo il suo team, lo stesso che ha lavorato sul precedente Win Hands Down, composto da Josh Newell per le registrazioni della batteria presso l’ El Dorado Studios di Burbank, da Bill Metoyer per le registrazioni delle chitarre gli Skullseven studios di North Hollywood, per poi lasciar fare il mix all’ottimo Jay Ruston. Questa produzione di livello, “pompata” e moderna enfatizza le qualità di Punching the Sky, ma sotto c’è tanta sostanza, c’è una band che lavora con consapevolezza, rispettando la sua essenza e lavorando senza fare troppi calcoli, con un approccio abbastanza “intimo”, come nel caso di Bush, che racconta di apprezzare ancora il fatto di scrivere a matita frasi, idee e parole su un blocchetto, guardandosi intorno, lasciandosi ispirare dal paesaggio, cercando di essere un po’ più enigmatico, dando la libertà all’ascoltatore di cercare significati al disco, che di base vanno di pari passo con la musica, esprimendo forza, spingendo al superare gli ostacoli, al non considerare un limite nemmeno il cielo. Non è facile fare una valutazione oggettiva, rapportare il disco con le uscite precedenti della band e dare un voto coerente ad esse. Al di là di questo, voto in più, voto in meno, per la gioia dei fans e degli amanti del genere gli Armored Saint come sempre mantengono (e forse superano) le aspettative: Punching the Sky è un disco ottimo sotto tutti gli aspetti, nonché una delle uscite più interessanti del 2020. Si tratta di un album ben suonato, scorrevole dall’inizio alla fine, grazie a una tracklist abbastanza eterogenea (non si percepiscono filler o momenti morti), che va a celebrare una lunga carriera nel migliore dei modi, senza scivoloni e dimostrando ancora una volta che l’heavy metal è un genere vivo, capace di restituire agli ascoltatori la stessa energia degli anni d’oro anche strizzando l’occhio alle tendenze relativamente più recenti.
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VOTO LETTORI
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84.20 su 407 voti [
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24
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Questa band non ha MAI toppato un disco da quando è nata. Pazzesco. |
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23
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Bellissimo album, sano heavy metal classico ma con spruzzatine epic e suonato alla grande. Alcuni brani potrebbero fare da colonna sonora a scene de Il signore degli anelli o Il trono di spade... Grandi Armored Saint! |
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22
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Bel disco, piacevole. Non sono convinto dell’entusiasmo che lo circonda. Poco meglio di La Raza, che resta il loro disco meno interessante, ma ben lontano da tutti gli altri. Gli elementi ci sono ed è sempre un piacere ascoltarli. Però mancano pezzi davvero significativi. Bravi sono bravi, tra i migliori e questo per ora è tutto. |
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21
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Dai primi ascolti sembra davvero un ottimo disco. 4-5 pezzi super. Sensazioni ottime che riportano l amente e il cuore. a Symbol of Salvation. L'anno scorso visti finalmente live a Cremona in ottima forma. |
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20
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La prova indiscutibile di come dovrebbe essere suonato l'heavy metal, gran bel disco. Molto meglio di La Raza e sullo stesso livello del precedente. 82. |
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19
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anche per me..che bello il metallo |
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18
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Secondo
Me tra i 4 album migliori della band |
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Rieccomi. Dopo vari ascolti confermo la sua bellezza. Gradisco un pochino di più il precedente perché ha brani più lunghi e articolati, ma siamo lì. Voto 77 |
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16
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Grande disco! Heavy DOC! |
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15
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Grande disco! Heavy DOC! |
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Ottimo album di metal senza fronzoli, diretto e pesante il "giusto"! |
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13
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...volevo intendere la prima canzone  |
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12
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Discone, la title track è già un inno. HM NEVER DIES |
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L'ho ascoltato poco più di mezza volta è francamente mi pare uno dei dischi dell'anno |
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10
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Sempre voti e commenti entusiastici. Per quanto mi riguarda gli ultimi lavori sono sempre stati buoni ma non quei capolavori che tutti descrivono. Ad esempio l'ultimo Win Hands Down l'ho ascoltato all'uscita più volte, ma non mi viene mai voglia di rimetterlo su |
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9
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I singoli facevano ben sperare, ma non avevo dubbi sulla qualità dell'album. Quando mai gli AS hanno sbagliato disco? Comprato e per ora ascoltato poco, giusto un paio di volte, ma mi sembra ottimo come al solito. Ripasserò tra qualche giorno per il voto definitivo. |
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8
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L'ho ascoltato un paio di volte,end of the attention span e never you fret riuscitissime,ma tutto il disco e' molto piacevole,come scrive il recensore non sara' un disco innovativo ma porca vacca avercene album heavy di questo livello nel 2020. voto 85. |
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7
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Dopo l’ascolto dei primi due singoli (per me già nel novero dei loro classici) me lo sentivo che quest’album non mi avrebbe deluso. E così è stato. Superiore ai due precedenti e direi quasi al livello dei loro album migliori. Trovo che veri fillers non ce ne siano e che il livello medio dei pezzi - abbastanza diversi l’uno dall’altro - sia veramente molto alto: non solo Standing On The Shoulder of Giants e End of The Attention Span, mi stanno piacendo da matti anche pezzi come Lone Wolf, Bark No Bite e Unfair. Per quanto mi riguarda quest’album è già nella mia Top 5 di quest’anno di merda. Voto 87 |
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6
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Ottimo lavoro...lo preferisco alla grande rispetto al precedente...lo metterei al pari di tutti i lavori fatti fino a symbol of salvation...comunque sia sono una band unica e con uno stile proprio e ben definito e mai ruffiano...che dire nonostante non abbiano raccolto cio' che meritano sono un mito ....voto 87 |
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5
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Forse 84 è un voto troppo alto. Comunque, non è questo il punto. Il punto è che è devvaro un bel lavoro. Non deludono mai, peccato non abbiano raccolto il successo che meritano. |
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4
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Sono un gruppo unico nel panorama metal. Nessuno come loro, sempre fuori dalle mode, mai ruffiani. Li ho conosciuti 20 anni fa con Revelations e dapprima sono rimasto completamente spiazzato perché mi aspettavo un power metal e invece mi sono trovato un heavy con groove funky e voce thrash, una roba mai sentita prima. Non ho avuto altra scelta che amarli. Ed eccoci qui. 2020. Ancora unici, non si può che amarli. |
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3
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Passo alla musica che è meglio. Grandissimo ritorno per un gruppo troppo poco riconosciuto. Questo supera il già buon precedente, con solo due pezzi deboli (My Jurisdiction e Do Wrong to None) e con una serie di brani meravigliosi, come l'opener (straordinaria), End of the Attention Span, la sparata Missile to gun, la fantastica Unfair (con un crescendo emozionante) o Fly in the Ointment.
In questo anno difficile sono usciti già tanti ottimi dischi, e questo si candida ad essere tra i primi cinque. 85 sicuro. Ah, grande prova di Bush (cantante che fosse rimasto anche negli Anthrax avrebbe esaltato molto di più il gruppo di NY!!) |
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2
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Grande disco! Ascolando questi suoni si ritorna indietro di tre decenni e, restando comunque nel presente, fa bene alla salute e all'anima. Grandiosi! |
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1
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Appena finito di ascoltare, ha allietato il mio pomeriggio, mi avevano convinto tanto i primi 2 singoli e ammetto di aver dato quasi per scontato si trattasse di un grande lavoro.
Cosi è stato, lo avrò in loop per qualche giorno.
Bubble, su tutte, l'ho trovata fantastica! Che disco! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Standing on the Shoulders of Giants 2. End of the Attention Span 3. Bubble 4. My Jurisdiction 5. Do Wrong to None 6. Lone Wolf 7. Missile to Gun 8. Fly in the Ointment 9. Bark, No Bite 10. Unfair 11. Never You Fret
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Line Up
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John Bush (Voce) Phil Sandoval (Chitarra) Jeff Duncan (Chitarra) Joey Vera (Basso) Gonzo Sandoval (Batteria)
Musicisti Ospiti:
Patrick D'Arcy (Cornamuse) Jacob Ayala (Percussioni) Dizzy Reed (Tastiere)
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