|
27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
|
|
Fu Manchu - King of the Road
|
19/12/2020
( 2236 letture )
|
Ci sono band che hanno un suono inconfondibile. Vuoi per la personalità straripante dei propri leader, vuoi per il modo in cui questi compongono e suonano, il DNA di questi artisti risulta unico ed inimitabile, un marchio di fabbrica che li eleva e li distingue dalla massa. I Fu Manchu con il loro stoner rock ironico ed irriverente appartengono con diritto a questa risma. Il gruppo californiano, attivo ormai da più di trent’anni, è annoverato tra quelle poche band che assieme a Kyuss, Sleep e Monster Magnet, ha definito le coordinate e le peculiarità dello stoner rock come lo conosciamo oggi, contribuendo al successo e all’esplosione mediatica del genere ad inizio anni novanta. King of the Road, sesto album in sei anni, esce nel 1999 ed è immediatamente chiaro dai titoli delle canzoni come il disco sia una lettera d’amore al mondo delle auto a 360 gradi, dai van customizzati ai bolidi ruggenti. Dalla copertina che raffigura una fila di Ford Econoline a Drive (non inclusa nell’edizione europea) il mondo delle quattro e due ruote a motore è protagonista quasi assoluto di ogni pezzo, tra le eccezioni la splendida Blue Tile Fever, sentito omaggio agli Z-boys, gruppo di surfisti di Santa Monica che negli anni 70 diedero lustro e riconoscimento alla cultura dello skateboard, di fatto arrivando ad utilizzare le piscine vuote (blue tile, piastrella blu) come skate park durante le terribili siccità che colpirono la California del sud negli anni 1976 e 77. Anni ed eventi immortalati (e romanzati) pure dal film Lords of Dogtown.
Musicalmente l’album non si discosta molto dal Fu Manchu sound: chitarre ultra distorte, basso pulsante, batteria sostenuta (è sempre un piacere sentire Brant Bjork all’opera) e la voce tra cantato e declamato di Scott Hill che rende inconfondibile ogni pezzo. Considerato il leitmotiv di quasi tutti i brani è doveroso avvisare che chi si metterà all’ascolto di King of the Road non troverà ballad o quelle lunghe e sognanti divagazioni strumentali psichedeliche tanto care ai Kyuss o ai Sleep, i Fu Manchu compongono forse l’album più monolitico della loro carriera, dove hardcore e punk confluiscono in uno stoner tirato, veloce, frizzante e senza compromessi. I riff saturano ogni istante dell’album, la distorsione esasperata incontra il fuzz anni settanta e poco spazio è lasciato agli assoli. Il binomio chitarra/motore tanto caro al rock e al metal ha la sua apoteosi proprio in questo disco, dove il suono ruggente delle auto si tramuta in riff. Canzoni come Hell on Wheels e King of the road (di quest’ultima girava anche il video su MTV) sono l’emblema di un disco che non concede tregua: la sezione ritmica di Davis e Bjork non mostra cedimenti e le chitarre detonano in brani dove l’attitudine irriverente della band è sempre condita da quel pizzico di ironia che non guasta mai, e che in definitiva rende l’ascolto, oltre che esaltante pure divertente. Infatti i Fu Manchu non si prendono mai troppo sul serio e Boogie Van, canzone più cadenzata, gioca con le parole e i doppi sensi dove il viaggio è sempre di duplice natura, fisco e sensoriale grazie all’uso degli stupefacenti. Scelta singolare anche quella di inserire in chiusura dell’album una cover dei Devo, Freedom of Choice, chiaramente reinterpretata in chiave ultra distorta, ma che conserva la carica satirica e irriverente dell’originale.
King of the Road dura poco più di 45 minuti, lunghezza perfetta per un disco che stilisticamente non rallenta quasi mai, e giustamente considerandone il soggetto. Scott Hill canta ed urla come un indemoniato con quella sfrontatezza tipica di chi non ha nulla da dimostrare, i Fu Manchu sono questo, prendere o lasciare. L’energia che si respira è contagiosa ed è impossibile non ascoltare il disco senza esserne fisicamente coinvolti. Un album perfetto da mettere in auto, col rischio però di trovarsi lanciati a tavoletta, sorridendo inebetiti, inseguiti da uno stuolo di auto della polizia.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
6
|
@lucio ma di dove sei? Quanti concerti hai visto al babylonia? C\'ero anche per loro. Comunque ottimo album anche se non il migliore |
|
|
|
|
|
|
5
|
...tra i miei gruppi stoner preferiti.... |
|
|
|
|
|
|
4
|
Io li ho visti al Babilonia di Ponderano quando c'erano ancora le Lire.. Spaccavano di brutto... Mai stati chissà che cosa ma non rimanevi deluso... Che carica! |
|
|
|
|
|
|
3
|
I miei preferiti restano "Daredevil" e "The action is go". |
|
|
|
|
|
|
2
|
Li amo, dischi tutti uguali ma mi prendono un casino. Questo però lo reputo uno dei loro minori. 68 |
|
|
|
|
|
|
|
INFORMAZIONI |
 |
 |
|
|
|
Tracklist
|
1. Hell on Wheels 2. Over the Edge 3. Boogie Van 4. King of the Road 5. No Dice 6. Blue Tile Fever 7. Grasschopper 8. Weird Beard 9. Drive 10. Hotdoggin’ 11. Freedom of Choice
|
|
Line Up
|
Scott Hill (Voce, Chitarra) Bob Balch (Chitarra) Brad Davis (Basso) Brant Bjork (Batteria)
|
|
|
|
RECENSIONI |
 |
|
|
|
|
|
|
|
|
|