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Lunatic Soul - Through Shaded Woods
26/03/2021
( 858 letture )
I Lunatic Soul, progetto solista di Mariusz Duda (principalmente conosciuto per essere il frontman dei Riverside), con Through Shaded Woods aggiungono il settimo capitolo al concept che regge l’intera discografia del gruppo, ossia The Circle of Life and Death. Duda ha saputo creare infatti una vera e propria struttura in cui colloca ogni lavoro, collegandolo in vario modo agli altri -grazie a questa si può tra l’altro vedere che è previsto un ottavo album, posizionato nel lato della vita. Queste relazioni e rapporti oltrepassano il dualismo vita/morte (i due semicerchi) e propongono un’organizzazione inedita dell’ascolto che investe la totalità della produzione, inserendo i dischi in un ordine superiore.

La genesi di Through Shaded Woods è singolare: l’ispirazione deriva dalla casa d’infanzia del polistrumentista, situata in una zona della Polonia celebre per i suoi laghi e boschi. Lì Duda ha compreso di voler includere nell’album atmosfere sciamaniche, richiami al folk scandinavo e vichingo. Ciò gli è perfettamente riuscito: l’esito non sono dei riff stereotipati facenti capo al folk più abusato e storpiato col solo intento di rendere orecchiabile i pezzi. Sebbene il frontman volesse creare un disco a suo dire “ballabile”, ciò che ha contraddistinto i precedenti successi dei Lunatic Soul si ritrova anche qui. Il prog folk a tratti ricorda i Riverside (in Summoning Dance si hanno alcuni punti di contatto con Wasteland), il senso inesauribile di mistero non è scomparso anzi, è qui amplificato e raggiunge forse il culmine. Nonostante non vi siano sperimentazioni elettroniche come nelle altre uscite, non si elimina quel ricalibrare la propria esperienza su coordinate d’alterità. Gli “shaded woods” rappresentano, come dice l’autore, i peggiori traumi e incubi che si fronteggiano simbolicamente attraversando i boschi. Le tinte scure che caratterizzano i Lunatic Soul sussistono ma si orientano rispetto ad un’apertura luminosa, non vengono rimescolate su loro stesse. Sono evocati gruppi quali i Wardruna e gli Heilung, tendenzialmente ci si discosta dall’ambient e da bpm dilatati per abbracciare invece ritmi sostenuti, ripetizioni estatiche e strumenti tipicamente folk. L’opening track Navvie incarna proprio questo nuovo orizzonte (nuovo, ma certamente prefigurato): le linee di chitarra acustica, le percussioni, la voce, sia lead sia backing, ottimamente limate, riescono a rapire l’iniziato portandolo in un rito, lo accordano al topos del ritorno alla natura -tema evidenziato da Mariusz Duda. A livello di nuclei tematici, comunque, non bisogna aspettarsi vagheggiamenti circa il ritorno ad un presunto stato originario o a riti sciamanici non meglio definiti che si limitano a recuperare un’estetica pop. La questione è molto più fine: riguarda la sospensione tra morte e vita, il passaggio alla luce, l’oblio delle anime, come attestato dai versi. A tal proposito si pensi ad Oblivion, la quarta traccia, in cui si fa specifica menzione del fiume “Lete”, proveniente dall’immaginario mitico e ripreso molteplici volte in ambito letterario e filosofico, in un’invocazione particolarmente espressiva:

Oh my Lethe
River of forgetfulness
Let me soothe my soul
Erase my sins.


O ancora a Summoning Dance, nella cui citazione la componente narrativa è preponderante e spiccatamente vivida:

Most of my afterlife
I have spent
Trying to solve
The diagram.


Quest’ultimo brano è intimistico e si sviluppa costantemente nel corso dei suoi dieci minuti di lunghezza. Si viene accarezzati dalla voce, la quale esplora anche le ottave acute, dall’arpeggio di chitarra e dal pianoforte. Gli strumenti si introducono a cascata, vanno a delineare questa danza che da familiare giunge a suonare estranea, ricadendo poi nuovamente in temi interiorizzati anche se sconosciuti, perché conoscere è ricordare. Riff maggiormente compatti e incalzanti si susseguono, ottenendo esattamente una commistione tra prog e folk. La chiusura di Through Shaded Woods è la toccante The Fountain, ballata in cui il pianoforte occupa un posto privilegiato. Il brano infonde grande nostalgia e, al contempo, un consapevole slancio verso il futuro. La presenza degli archi amplifica ciò che il pezzo richiama, senza cadere nello scontato o nel melenso.

La versione deluxe dell’album include tre ulteriori tracce: Vyraj, Hylophobia (nome indicante la fobia nei confronti delle foreste, paradossalmente) e la magistrale Transition II, ossia il seguito della sublime Transition contenuta in Lunatic Soul II. Quest’ultima, la cui durata è di poco meno di ventotto minuti, può costituire un’esperienza di ascolto autonoma. Non si pone in totale continuità col resto dell’album, è una sorta di via di mezzo tra Through Shaded Woods e Transition, un’ipnotica sintesi ben riuscita.

Mariusz Duda ha saputo dar voce ai lati migliori del suo progetto, prodigandosi nel realizzare e curare e ogni aspetto dell’album. I Lunatic Soul hanno effettivamente creato il disco “intenso e dinamico” che si erano ripromessi di produrre, apportando e fondendo nuovi elementi con una base ben consolidata.



VOTO RECENSORE
87
VOTO LETTORI
84 su 1 voti [ VOTA]
Metallycra
Domenica 21 Aprile 2024, 16.44.38
2
Mamma mia che capolavoro!! Un disco ipnotico. E pensare che non riesco più ad ascoltare i Riverside da \"Shrine of New Generation Slaves\". Bello. Veramente ispirato. Innesti folk ed elettronici miscelati alla perfezione e composizioni favolose. Chapeau
Salvo
Giovedì 18 Novembre 2021, 22.20.26
1
Questo mi prende anche di più di WOAFB...
INFORMAZIONI
2020
Kscope
Prog Rock
Tracklist
CD 1
1. Navvie
2. The Passage
3. Through Shaded Woods
4. Oblivion
5. Summoning Dance
6. The Fountain

CD 2
1. Vyraj
2. Hylophobia
3. Transition II
Line Up
Mariusz Duda (Voce, Strumenti)
Musicisti Ospiti:
Radek Bednarek (Pianoforte nelle tracce 1 e 6)
 
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