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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Desaster - Churches without Saints
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05/06/2021
( 1474 letture )
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Classico esempio di gruppo di seconda fascia, i Desaster si sono costruiti negli anni una solida reputazione di valore-garanzia. Impermeabile a mode e cambiamenti, la formazione teutonica propone instancabilmente la stessa ricetta album dopo album, per la gioia dei suoi fan e degli spiriti più conservatori. Malgrado una popolarità limitata, almeno in termini statistici, i Nostri sono ormai diventati uno di quei gruppi sui quali si può sempre contare, dai quali non si è mai, se non delusi, almeno sorpresi. Bisogna dire che il quartetto si è sempre preso il suo tempo. Il nuovo Churches Without Saints è solo il nono capitolo di una storia iniziata nel lontano 1988. Pubblicato ben cinque anni dall’ultimo lavoro, il nuovo nato succede a due dischi particolarmente riusciti, The Oath of an Iron Ritual e The Arts of Destruction, pubblicati rispettivamente nel 2016 e nel 2012.
Per chi non avesse mai incrociato la propria strada con quella dei Desaster, è utile sapere che i Tedeschi sono dediti ad un miscuglio di thrash e black metal semplice e frontale, seppur non privo di un afflato di melodia. I due già citati ultimi capitoli in studio rispolveravano invero la componente più nera del Desaster-sound, risultando quindi particolarmente sanguinari. Ciò sembra, almeno in parte, non essere il caso per il nuovo Churches…, perché dopo un primo ascolto, si ha l’impressione il gruppo di Koblenz abbia leggermente ricentrato la proposta sui suoi cardini thrash (ed heavy) metal. Dopo la breve intro sinfonica, Learn to Love the Void attacca in modo mesto, quasi compassato, prima di ricompattarsi su una strofa frontale e quadrata. Il brano resta però tutto sommato controllato e pieno di retrogusti melodici, e dà quasi l’impressione che i Desaster stiano ancora scaldando i motori. Senza lasciare completamente la briglia, la seguente Failing Trinity si dimostra più classica ed efficace nella sua asciuttezza, mentre Exile Is Imminent, dopo la lunga introduzione, sfoggia un riff largo e melodico. La title-track smorza ancora di più i toni, ma guadagna in intensità. Mid-tempo ricco di spunti ariosi, la canzone si sviluppa in maniera solenne e chiude una prima metà dell’album un po’ smussata rispetto a quanto i Desaster ci hanno abituato fino ad oggi. Le cose cambiano con la successiva Hellputa, breve momento “ignorante” durante il quale i Nostri alzano finalmente i bpm. Come se avesse dato fuoco alle polveri, il brano è seguito da una doppietta che mostra infine il lato più ruvido dei i Desaster: la travolgente Sadistic Salvation recupera il disperso tremolo picking, senza rinunciare ad un break centrale di più ampio respiro, mentre Armed Architects of Annihilation si dimostra più thrashy. Primordial Obscurity riprende la melodica solennità della title-track, dopata da un apporto ritmico decisamente più potente. Ultima vera canzone del disco, Endless Awakening si dipana per ben sette minuti e mette sul tavolo una summa di quanto detto, privilegiando comunque un andamento controllato. Non priva di interesse, l’outro mette dal canto suo in mostra un lato malinconico e introspettivo, al limite del gotico.
Quanto appena detto non deve però trarre in inganno. I Desaster non hanno rivoluzionato la propria proposta, tutte le componenti del loro suono sono presenti nei solchi del disco, ma si ritrovano combinate a formarne una versione forse meno irruenta. Anche se alcuni episodi presenti nella seconda parte dell’album tengono alto il livello di violenza, l’impressione generale è che, questa volta, i Tedeschi abbiano messo la priorità su altri aspetti. Solidità controllata, melodia, finanche una certa atmosfera. Si tratta comunque di cambiamenti che non intaccano la gradevole sensazione sprigionata dai brani che, al di là di tutto, sanno toccare le corde giuste e colpiscono là dove devono farlo. Che sia un sentimento di conosciuto, o già sentito, dipende dai palati, i Desaster hanno fatto il loro.
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4
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Grandi Desaster non mollano mai...
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3
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Semplicemente grandi come al solito....
...ps al vivo sono mostros |
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2
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Ottimo lavoro. I Desaster non deludono mai |
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1
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"Chiesa senza santi" mai titolo fu'più vero di questo. Ottimo lavoro dei soliti Desaster 👍 |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. The Grace of Sin 2. Learn to Love the Void 3. Failing Trinity 4. Exile Is Imminent 5. Churches Without Saints 6. Hellputa 7. Sadistic Salvation 8. Armed Architects of Annihilation 9. Primordial Obscurity 10. Endless Awakening 11. Aus Asche
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Line Up
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Sataniac (Voce) Infernal (Chitarra) Odin (Basso) Hont (Batteria)
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