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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Carnifex - Graveside Confessions
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19/09/2021
( 1827 letture )
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Quando l’esistenza volge al termine e il nulla eterno si appressa c’è un piccolo pertugio temporale in cui ci si trova faccia a faccia con la Morte in persona e in quel momento, dall’interno della fredda tomba che ci ospita, possiamo confessarle tutte le nostre sensazioni più oscure, dalla paure recondite e i tormentosi rimpianti fino alle morbose pulsioni che hanno irrimediabilmente corrotto la carne e l’anima. Il Tristo Mietitore, in una circostanza del genere, da temuto avversario si trasforma in perverso confidente e la sua potenza manifesta ben si concretizza nell’inquietante artwork, dove un misero scheletro si lascia prendere dallo sconforto e a testa bassa rivela i suoi segreti al ghigno truce della Signora in Nero. È questo il macabro scenario apprestato dai Carnifex in Graveside Confessions, l’ottavo album in studio di una band cardine del deathcore anni ’00 da tempo avviatasi su una strada ancora più efferata mirante ad unire gli stilemi base del genere con la malvagia influenza del black metal tanto che la critica, come definizione per il loro nuovo corso, ha scelto di utilizzare l’etichetta blackened deathcore. Questa depravata combinazione vede confluire in un sound nero come la pece giganteschi breakdown, cascate di blast-beat, riff in tremolo picking, diabolici intermezzi di tastiere e malate note di piano a corredo delle bestiali vocals di Scott Lewis, implacabile nello straziare i brani tramite i continui switch fra un growl abissale e uno shriek perforante.
Le confessioni catacombali hanno inizio con la title-track, incubo ad occhi aperti che trascina l’ascoltatore nel cuore di un camposanto maledetto illuminato da una luna rosso sangue: non c’è via di scampo e i demoni che lo infestano assumono presto la forma di accerchianti ritmiche deathcore gemellate con sinistre tastiere di scuola black metal. L’urgenza dell’assordante Pray for Peace lascia trasparire un sarcasmo corrosivo e si fa infettare da alcuni microbi elettronici mentre Seven Souls, brutalizzata da blast-beat e hardcore, viene in parte rischiarata dal lavoro delle tastiere e dalle lenitive melodie del pianoforte. La maledizione gettata in Cursed si estrinseca in uno stato paranoico e istiga un vortice sconnesso movimentato da una parossistica epicità black in cui banchettano chitarre in clean scarnificate, minacciose punteggiature di tastiere, assoli serpentini e breakdown ad intervalli irregolari; le infernali harsh vocals lanciano invece un appello disgraziato crogiolandosi fra necromanzia, esperimenti alchemici e ricorrenti fantasmi di morte. Il continuo sprofondare sottoterra sembra trovare una parziale attenuazione in Carry Us Away, traccia che offre più spazio alle melodie della chitarra e, oltre alle ormai note infiltrazioni black, si permette di stupire anche con la clamorosa adozione estemporanea di riff nu metal poi recisi da un breakdown folgorante e dalla concatenazione acidissima di growl e shriek. Una gelida brezza nordeuropea scende su January Nights, strumentale che nutrendosi del lato più intimo ed atmosferico del black ci dona un elegante intermezzo di calma innevata. Il sollievo però dura poco e le ustioni sonore tornano a bruciare nei raptus del blackened deathcore di Cemetery Wander e nella spaventosa Countess of Perpetual Torment, le cui orrorifiche tastiere rimandano, come del resto il titolo, ai Cradle of Filth. Un’altra carta vincente dell’album è senza dubbio Dead Bodies Everywhere, maligna reinterpretazione dei Korn di Follow the Leader: come già fatto dai Suicide Silence con Blind, anche i Carnifex pagano tributo ai padrini del nu metal attraverso una cover che fonde la ferocia deathcore con le caratteristiche salienti dell’originale, dallo stacco di basso funky a quel disturbante carillon prodromico di molte notti insonni. I breakdown lancinanti della sulfurea Cold Dead Summer e i ritmi sincopati di Alive for the Last Time sarebbero una più che degna conclusione ma la band, per celebrare i quindici anni di carriera, ha optato per la ri-registrazione di ben tre brani tratti dall’esordio Dead in My Arms: Collaborating Like Killers, My Heart in Atrophy e Slit Wrist Savior ci fanno quindi tornare nella seconda metà degli anni ’00 quando il genere stava vivendo la sua fase aurea anche se bisogna dire che si avverte, nonostante la produzione migliorata, lo scarto piuttosto netto fra questo tipo di deathcore “grezzo e primordiale” e quello più “evoluto” del resto della tracklist.
Graveside Confessions è dunque una via crucis lastricata di sofferenza, terribili visioni e angosce terminali che ossequiano l’orrida figura della Morte: chi se ne accosta verrà sottoposto a un massacro sonoro che supera l’ora di ascolto e vede deathcore e black metal cannibalizzare tutto ciò che sta loro di fronte. Proprio la lunga durata costituisce l’unico vero neo (le ultime tre potevano essere messe come b-sides), ma se siete degli estimatori di questo sottogenere allora troverete pane per i vostri denti perché i Carnifex con questa nuova uscita hanno probabilmente realizzato uno dei loro migliori dischi e si sono confermati degli autentici baluardi in ambito deathcore.
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9
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@indigo grazie mille per i consigli conosco solo doom e mi piace, darò un ascolto agli altri.si il genere mi incuriosisce molto |
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8
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@Dariomet, lieto che la recensione ti abbia interessato e fatto scoprire un nuovo album meritevole di ascolto.
Allora per il deathcore ti consiglierei di partire dai "classici " così valuti subito se è di tuo gradimento o meno: l'imprescindibile Doom dei Job for a cowboy (2005) per iniziare, poi direi i lavori dei pionieri Despised Icon, gli All Shall Perish, il primo dei Bring me the Horizon (count your blessings, 2006), i primi due dei Suicide Silence, gli stessi Carnifex (dead in my arms, 2007) e i Whitechapel.
Per il momento direi che questa lista è più che sufficiente per un'infarinatura generale; se poi sei interessato ci sono tantissimi altri gruppi (chelsea grin, thy art is murder, fit for an autopsy, Lorna shore ecc.) ma mi fermo qui perché la carne al fuoco è già tanta. |
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7
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Spinto dalla recensione mi sono spinto ad ascoltare il disco e devo dire che l ho trovato notevole. Ammetto di essere ignorante nel deathcore , consigli per avvicinarsi al genere? |
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6
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La definizione Blackened Deathcore la trovo azzeccatissima. Gran bel disco, non noioso proprio in virtù del contributo di più generi. 80 meritatissimo |
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5
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Per Indigo: Ah ecco il Perché di questa Recensione così "estrema".. Ascolterò volentieri l'Ep consigliato! |
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4
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@Lucio, era un po' che non ti trovavo a commentare una mia recensione! Da circa un mese faccio parte ufficialmente anche della redazione B nella sezione - core e come puoi immaginare è una soddisfazione enorme.
Ah ah il disco deathcore dei BMTH è quello che mi piace meno della loro carriera mentre Graveside Confessions è veramente un ottimo lavoro; io non sono per il death "classico " né per il black ma questa forma ibrida (blackened deathcore) è davvero ben riuscita e in più c'è anche qualche scampolo nu metal che per me è un toccasana
Ah @Lucio, se sei in cerca di una bella release metalcore ti consiglio assolutamente l'ep Zombie II dei The Devil wears prada: non è pesante come i Carnifex ma menano anche loro e non poco. L'ho recensito poco tempo fa e per me merita.
Tornando al deathcore, come detto nel commento precedente, arriveranno presto altre chicche e l'attesa non sarà lunga. |
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3
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Ciao Indigo, todo bien? Mi è piaciuto molto questo Album.. Effettivamente dura "troppo" però se il Gruppo, come in questo caso, è meritevole, anche un Quarto d'ora in più non guasta.. Comunque, essendo Tu un conoscitore dei BMTH, a queste sonorità estreme dovresti essere abituato.. Ricordando il Primo Lavoro.. Alla prossima Recensione! |
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2
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@Enrico, ti ringrazio molto per il feedback positivo. Questa era la mia prima recensione in ambito deathcore e quindi sono contento di vedere che sia stata apprezzata!
Se il genere ti interessa, vedrai che ne arriveranno altre e anche in tempi brevi. |
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1
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Molto d'accordo con il recensore. Avrebbero potuto conservarsi gli ultimi 4 o 5 pezzi per un altro disco. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Graveside Confessions 2. Pray for Peace 3. Seven Souls 4. Cursed 5. Carry Us Away 6. Talk to the Dead 7. January Nights 8. Cemetery Wander 9. Countess of Perpetual Torment 10. Dead Bodies Everywhere 11. Cold Dead Summer 12. Alive for the Last Time 13. Collaborating Like Killers (Graveside Edition) 14. My Heart in Atrophy (Graveside Edition) 15. Slit Wrist Savior (Graveside Edition)
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Line Up
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Scott Ian Lewis (Voce) Cory Arford (Chitarra) Fred Calderon (Basso) Shawn Cameron (Batteria, Tastiere)
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