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Magnum - Kingdom of Madness
20/11/2021
( 1614 letture )
Kingdom of Madness sancì il debutto ufficiale dei Magnum nel mercato discografico malgrado la formazione di Birmingham avesse di fatto ultimato le registrazioni dell’LP già nel 1976, potendo disporre di due anni di rodaggio per suonare le tracce in sede live e consolidare una fanbase in continua crescita. I nostri, d’altronde, miravano ad occupare una posizione di prestigio nel competitivo e affollato panorama di rock progressivo o, checché se ne dica, hard prog assieme a nomi di spicco quali Kansas, Yes e Styx. La formazione poteva già contare sul valido e insostituibile apporto del duo Catley/Clarkin al microfono e alla chitarra, un binomio che avrebbe assicurato alla band britannica un filotto di album straordinari e contraddistinti da una continuità invidiabile in termini qualitativi. Difficile, se non impossibile, trovare anche solo una ‘’macchia’’ nella fantastica carriera discografica dei Magnum, costellata da dischi interpretati alla perfezione da musicisti dotati di classe sopraffina e grandissimo gusto per gli arrangiamenti. Il debut, sebbene distante dalle sonorità magnificenti infuse di hard rock barocco con le quali si tende a riconoscere l’impronta della compagine albionica specie nelle massime vette raggiunte con Chase the Dragon (1982) e On a Storyteller's Night (1985), si piazzò al 56esimo posto nelle charts UK riscuotendo un successo di vendite più che discreto.

Scordatevi dunque il sound cristallino dei Magnum targati Eighties e preparatevi a varcare le soglie verso un Regno di Follia dove a farla da padrone è un rock progressivo d’impatto e sostanza. Le nove tracce, infatti, sono accomunate da una struttura granitica, frequenti cambi di tempo e cascate di synth che inacidiscono le armonie incattivendole e spalancando le porte su un mondo onirico e misterioso tratteggiato e raccontato anche attraverso testi imbevuti di filosofia, science fiction e misticismo. L’opener In the Beginning distende i sintetizzatori su un tappeto in acustico poi raggiunto da una progressione scandita dalle pelli prima di sfogare in un assolo ipnotico che apre la strada ad un ritornello nervoso e aggressivo, graffiato dall’ugola furiosa di Bob Catley e dalle rasoiate della sei corde di Tony Clarkin. Non mancano momenti melodici che si alternano ai ripetuti cambi di stile e tempi per un minutaggio importante di quasi otto minuti appena percepito visto che l’interesse si mantiene alto. Baby Rock Me è un pezzo più spensierato, ricorda i primi Queen e si fa applaudire per la bellissima simbiosi basso/batteria a scandire i ritmi, un concentrato di hard rock dal coro malizioso che si stampa facilmente in testa pur senza avere pretese differenti dal semplice e puro intrattenimento. Universe è, in tal senso, l’opposto della traccia che la precede: aperta dal pianoforte e cullata dai synth che prendono per mano e fluttuano su melodie eteree, la canzone si immola a Catley che si assume il compito di narrare dubbi esistenziali mediante la costruzione di immagini semplici ma evocative, ponendo la fatidica domanda ‘’Who holds the answer to the universe?’’ a più riprese in un vortice di sensazioni rassicuranti che deliziano il palato e nutrono la mente. La titletrack è il vero pezzo da Novanta del disco (non a caso sarà uno dei cavalli di battaglia in sede live), aperta dal flauto traverso à-la Jethro Tull, irrobustita dalle rasoiate dell’ascia e dal piglio irresistibile di un Bob Catley sugli scudi. La prestazione d’insieme, infarcita da fraseggi di chitarra/flauto e sorretta su riff acidi ma immediati, è da far stropicciare gli occhi. All That is Real opta per partiture vocali che privilegiano il coro ma svela il suo lato migliore verso il finale con accelerazioni da capogiro della chitarra dal retrogusto quasi neoclassico. The Bringer e Invasion ribadiscono quanto espresso finora, con la prima che si esagita e inspessisce verso il finale e la seconda che galoppa veloce sulle note infuocate e distorte del basso di Wally Lowe. Lord of Chaos è la cosiddetta scheggia impazzita del full-length, con le sue repentine sferzate quasi funky, mentre la conclusiva All Come Together si innalza su toni epici e maestosi in apertura che saranno tanto cari ai Magnum nel futuro della propria carriera, giocando in seguito la carta dell’orecchiabilità cavalcante su melodie limpide, ma comunque legate con coerenza alla prepotente vena hard prog dell’intero lavoro.

Se è pur vero che i Magnum avrebbero scritto i veri capolavori della propria discografia soltanto qualche anno dopo, Kingom of Madness si dimostra un disco interessante, variegato, assolutamente maturo per dei ‘’debuttanti’’ che avevano assorbito appieno la lezione ereditata dalla fiorente stagione del rock progressivo della decade Settantiana mettendone nero su bianco le caratteristiche in uno degli ultimi esempi di un modo d’intendere la musica assolutamente coinvolgente e indimenticato.



VOTO RECENSORE
81
VOTO LETTORI
82.66 su 3 voti [ VOTA]
Sandro70
Martedì 23 Novembre 2021, 14.41.28
6
Album bellissimo , un grande capolavoro sarà il successivo Magnum II .
Mariner
Lunedì 22 Novembre 2021, 18.05.55
5
Bel debutto anche se un po' altalenante, la produzione non e' delle migliori così come per il secondo album. Consiglio l'ascolto dell'ottimo live Marauder per sentire i pezzi più belli dei primi 2 album in versione molto più potente di quelle su disco, tra cui In the beginning e Lord's of chaos, Voto 78
paolo
Lunedì 22 Novembre 2021, 14.33.44
4
Gran album, ottimo debutto e gruppo purtroppo mai salito alla ribalta, che avrebbe meritato decisamente di più. Grandi! Voto 88
Aceshigh
Domenica 21 Novembre 2021, 10.44.43
3
Un bellissimo debut. Come detto in recensione, il meglio arriverà negli anni successivi, questo è il primo mattone di una gran carriera. Title-track giustamente diventata un cavallo di battaglia, ma io ho sempre apprezzato moltissimo anche i pezzi più melodici come All That is Real o Universe. Concordo col voto.
Warrior63
Sabato 20 Novembre 2021, 20.22.36
2
Album molto bello...da qui si parte verso la leggenda...ottima recensione .
Fabio
Sabato 20 Novembre 2021, 12.44.05
1
Complimenti per la scelta, l inizio per me di un gruppo leggendario. Ben fatto e doveroso, voto giusto
INFORMAZIONI
1978
Jet Records
Prog Rock
Tracklist
1. In the Beginning
2. Baby Rock Me
3. Universe
4. Kingdom of Madness
5. All That Is Real
6. Bringer
7. Invasion
8. Lords of Chaos
9. All Come Together
Line Up
Bob Catley (Voce)
Tony Clarkin (Chitarra)
Richard Bailey (Tastiera, Flauto)
Wally Lowe (Basso)
Kex Gorin (Batteria)
 
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