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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Animals as Leaders - Weightless
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08/01/2022
( 1380 letture )
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Tosin Abasi e Misha Mansoor sono di certo tra le menti più innovative e calibrate del panorama del progressive metal post-moderno. Il loro metal tra djent, elettronica e guitarwork sofisticato ha ritagliato negli ultimi dieci/quindici anni una fanbase sempre più nutrita e interessata al genere. Proprio la collaborazione tra due chitarristi così influenti e, per molti versi, geniali, portò nel 2009 al debutto omonimo del progetto Animals As Leaders, un disco a dir poco meraviglioso e ipnotizzante come pochi altri debutti nella storia recente di questo filone. Nel 2011 il buon Abasi decise invece di rilasciare Weightless affidandosi ad una line up più consolidata e stabile, sia allontanandosi dal leader dei noti Periphery, sia ingaggiando un mostro alle otto corde come Javier Reyes -capace di performare qualsiasi cosa passi per le corde di una chitarra- e Koperweis alle pelli, sostituito poi definitivamente dall’incommensurabile Gartska.
L’album si apre con il 5/4 di An Infinite Regression, un vero e proprio cult della discografia degli Animals che, con il suo canone di tre note ripetuto in un continuo inseguimento, intrappola l’ascoltatore in un viaggio fatto di variazioni tribali, guitarwork djent e melodie incisive. Abasi e compagni dimostrano di saper scrivere una musica completamente strumentale riuscendo al contempo a proporre un songwriting accattivante e complicato, senza risultare però inaccessibile: la comprova è la seconda traccia, Odessa. Le influenze elettroniche si fanno più pesanti senza però risultare pacchiane involgarendo il sound, un merito di non poco conto considerando le tendenze che negli ultimi vent’anni hanno spesso trasformato il progressive in musica elettronica condita da sporadici elementi di pesantezza metallica -chi conosce i side projects dei Periphery, ad esempio, questo lo sa fin troppo bene. Le strofe sono delle midtempo in sweep picking incantevoli, la sezione ritmica poi è colma di fill geniali e poliritmie contorte che trascinano sino all’incursione pesante decisamente più metal in senso stretto. Si potrebbe anche dire che con soli due brani l’intera formula della band è qui riassunta: contorti giri di chitarre, sezione ritmica cervellotica e tecnicamente impressionante, e giri melodici romantici proprio come nei mini-assoli di questa Odessa. Somnarium, così come Isolated Incidents e Do Not Go Gently, formano un trittico più fine, fatto sì di shredding, tapping, poliritmie e doppio pedale alla batteria, ma sempre sorretti da impianti melodici attentamente studiati e mai grezzi. Gli Animals As Leaders ci intrappolano in un mondo strumentale fatto di giochi di specchi, un vero e proprio stato di alienazione che richiama ciò che i Tool facevano tra fine anni ’90 e inizi 2000, con ovvie differenze di modi e stile. Meravigliosi poi sono anche i pezzi più concitati e furiosi come Earth Departure o To Lead You to an Overwhelming Question: la prima si dipana in un uptempo frenetico dove le plettrata dei due chitarristi sfiora l’irriproducibile per tocco e precisione, tra arpeggi e accordi maggiori, fino al passaggio in un slapping preso dai migliori bassisti jazz; la seconda con una sezione ritmica nevrotica, groove difficili da memorizzare tra ritmiche ballabili e skank beats secchi in pieno stile thrash, coesi poi con un’elettronica mai troppo invadente. New Eden, Espera e David sono rispettivamente due intermezzi e l’outro del disco, melodici e ambientali, spesso sullo stile dei Polyphia per intenderci, altre volte più elettronici con un synth lento e ponderato. La title track -undicesima traccia- parte invece in modo leggermente deludente, le buone melodie sono sicuramente poggiate su partiture piacevoli ma meno geniali che in altri brani, risultando nel complesso più semplici e orecchiabili dunque. L’apice viene però raggiunto tramite un climax nella seconda metà del pezzo, con un breakdown doom che da solo vale l’ascolto del disco intero, un vero e proprio macigno di pathos e forza emotiva a cui le ultime incursioni solistiche di Tosin sono solo una ciliegina sulla torta. La vera ciliegina sarebbe invero l’unica traccia tralasciata sino ad ora, forse il brano migliore dell’intera proposta: Cylindrical Sea. I suoi giri cervellotici fatti di tempi dispari, poliritmie e controtempi imbastiscono una festa, una cornucopia di melodie e arrangiamenti degni dei migliori Dream Theater, senza considerare poi il “ritornello” a dir poco impossibile da concepire e performare per i comuni mortali.
Riassumendo, e andando dunque al sodo, questo Weightless non è il miglior album della band in questione nonostante le numerose lodi espresse sino ad ora. Volendo provare a proporre una comparazione con la loro discografia, potrebbe non reggere il confronto con il fresco debutto e con i magnifici The Joy of Motion e The Madness of Many degli anni successivi. Eppure, a distanza di un decennio, riesce ancora oggi ad affascinare come fece al suo tempo. Pezzi geniali ed un songwriting tecnico e alienante si dipanano in tre quarti d’ora che, forse, in alcuni momenti potrebbero portare a fraseggi già sentiti, arrangiamenti simili a composizioni presenti proprio in questo platter a cui sommare un assetto armonico non proprio visionario. Eppure, nel complesso l’offerta non riesce a non allietare le orecchie di chi è in cerca di un metal che sappia realmente proporre qualcosa di nuovo senza scadere in sperimentazioni al limite del non-musicale. Tosin Abasi, dal canto suo, fa di certo parte di una realtà di musicisti non troppo nutrita che riescono da soli a rinnovare il nostro genere preferito in salse sempre nuove e questo è il motivo per cui non possiamo apprezzarlo o quantomeno ammirarlo. Certamente, qui non si parla di nuovi Beethoven, ma di una forma realmente sensata ed elegante di un metal che oggi stenta e singhiozza nel fondersi con l’elettronica e con strutture sempre più cervellotiche. Forse non il perfetto punto di partenza per chi si volesse approcciare alla formazione, ma bisogna anche dire che se non dovesse piacere questo Weightless difficilmente si potranno amare le altre release, di poco al di sopra di esso ma con la medesima formula.
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4
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Molto bello,alzerei un po' il voto a 85. Abasi e' un chitarrista spettacolare,talento incredibile. |
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3
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un disco incredibile, ai tempi lo consumai.90 |
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2
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Grande album, grande band. Per me un 90 questo disco |
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1
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...che tecnica.......voto giusto.... |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. An Infinite Regression 2. Odessa 3. Somnarium 4. Earth Departure 5. Isolated Incidents 6. Do Not Go Gently 7. New Eden 8. Cylindrical Sea 9. Espera 10. To Lead You to an Overwhelming Question 11. Weightless 12. David
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Line Up
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Tosin Abasi (Chitarra) Javier Reyes (Chitarra) Navene Koperweis (Batteria)
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RECENSIONI |
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