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DGM - Misplaced
19/02/2022
( 1479 letture )
Diego, Gianfranco e Maurizio, conosciuti in tutto il mondo come i DGM, giungono al quinto album trovandosi già orfani di due terzi dei membri fondatori. Band dal sound genuino, ancorato su stilemi prog power neoclassicheggianti, ricchi di inserti sinfonici e con una tecnica che li ha resi una delle eccellenze e forse l’eccellenza assoluta in questo genere nel nostro paese. Misplaced è in realtà l’ultimo album del gruppo nostrano ad annoverare un membro fondatore tra le proprie fila, infatti, dopo la release del disco qui recensito avvenuta nel 2004, anche l’ultimo baluardo Diego Reali lascerà definitivamente il quintetto, sostituito poi dal talentuosissimo Simone Mularoni, ancora in forza nello schieramento della band. Nonostante i continui cambi che hanno letteralmente vessato il progetto DGM negli anni, il suono è rimasto intatto nel tempo e, per i fedelissimi di allora, non è stato affatto un problema seguire il percorso che ormai dura da un quarto di secolo. Gli amanti del prog metal che in quegli anni si potevano dilettare con Dream Theater, Symphony X, Threshold e Vanden Plas, hanno abbracciato con grande accoglienza ed entusiasmo la proposta italica dei DGM, largamente apprezzati in tutto il mondo fino ad oggi, seppur con una fan base non estremamente nutrita ma nemmeno definibile come band di nicchia, un sano compromesso che si pone nel mezzo tra i mostri sacri del prog e il panorama underground.

Misplaced è il simbolo di una rivoluzione alle tastiere in quanto vede l’uscita di Maurizio Pariotti, membro fondatore, in favore di Fabio Sanges il cui unico album inciso con la band è proprio quello di cui vi stiamo parlando ora. Dopo soli due anni infatti subentrerà Emanuele Casali, il tastierista più longevo del gruppo che ancora oggi figura nella lineup. Il tuffo all’interno di Misplaced è rapido e ci immerge completamente all’interno dello stile caratteristico dei DGM. Livin' on the Edge ne è un manifesto perfetto, fraseggi rapidi di tastiere, riff melodici e ritornelli orecchiabili con il doppio pedale di Fabio Costantino ad accompagnare egregiamente ed indefessamente il brano. L’apice del pezzo lo si trova attorno ai tre minuti quando uno scambio di assoli tra Diego Reali e Fabio Sanges innalza alle stelle la qualità strumentale, buone le strofe marchiate dall’inconfondibile timbro vocale di Titta Tani. Va ricordato che il vocalist inizialmente aveva debuttato nel mondo della musica in una cover band dei Dream Theater, ma di fatto in questa sua prova al microfono non troviamo tracce di citazionismo verso James Labrie. Anzi, tutt’altro, la presa di posizione è forte e netta, soprattutto nella successiva Is Hell Without Love? dove il tono del cantante si fa più greve e graffiante, sposandosi bene con il ritmo più aggressivo e power del pezzo. Aulici e pomposi i cori che arricchiscono bene il brano, dando un quid per nulla ridondante. Abbassiamo i bpm con Through My Tears, più votata ad un metal di stampo anni ’80 che strizza l’occhio al cantabile lasciando da parte per un attimo la tecnica forsennata, elevando la prova di Titta Tani a protagonista indiscusso. Anche qui trova spazio il consueto assolo combinato di tastiere e chitarra ma in un clima differente rispetto alla prima traccia. Still Believe, unica canzone a trovare un coro in italiano al proprio interno, assume i connotati di una ballad soprattutto grazie al piano e alla gradita presenza dei violini che mischiano notevolmente le carte e variopingono l’ascolto. Nel finale si torna sul prog power per riabituarci ai ritmi consueti in vista di Pride che colpisce per l’eccezionale performance alle pelli di Fabio Costantino: preciso, pulito e instancabile nei fill, gran merito per la riuscita del pezzo passa per le sue mani. L’intro di Amazing Journey ci fa compiere un viaggio appunto, come suggerito dal nome, e ci lascia approdare nelle fredde terre scandinave, dove il sound dei DGM incontra quello degli svedesi Andromeda, non solo per l’utilizzo delle tastiere ma anche per il basso di Andrea Arcangeli che emerge qui prepotentemente, un po’ sacrificato dallo spazio concessogli nelle precedenti tracce e sfavorito dal missaggio finale. Se non è questa la traccia migliore del lotto, sfiora di pochissimo la prima posizione. Torniamo sui richiami ottantiani di Through My Tears con la penultima A New Day's Coming, niente che faccia saltare dalla sedia in quanto a novità della proposta. L’ottima prova del vocalist Titta Tani, qui in splendida forma, mantiene ampiamente sopra la sufficienza il brano dai toni radiofonici e commerciali. Siamo giunti al termine e l’ultima, anche per quanto riguarda la lunghezza, è Perennial Quest, un pezzo che spinge subito forte sull’acceleratore, deciso e aggressivo, dovendo esprimersi rapidamente entro i quattro esigui minuti di durata. Magistrale prova alla chitarra di Diego Reali, vero e proprio canto del cigno del suo decennio con i DGM che, sinceramente, non poteva concludersi più degnamente di così.

Forse l’unica pecca di questo Misplaced, se proprio dobbiamo trovarne una, è la durata. Certo, è apprezzabile arrivare al fondo del disco vogliosi ancora di sentire un buon assolo e non esserne affatto annoiati. Però va anche detto che i brani oscillano tutti tra i 4 e i 5 minuti di lunghezza e questo, in alcuni casi, limita la potenzialità espressiva di alcuni musicisti, che sono visibilmente costretti a tirare il freno a mano sul momento migliore, tagliando forzatamente alcuni brani che se fossero durati quel paio di minuti in più sarebbero stati memorabili. Pensiamo ad esempio all’accoppiata The Secret Part 1-The Secret Part 2 ad aprire The Passage, uno dei lavori più maturi della band italiana, per capire meglio di cosa si parla. Un capolavoro di tecnica e produzione sopraffina, grazie soprattutto al genio creativo di Simone Mularoni, il quale arriverà successivamente. Ai DGM avremmo chiesto solo qualche minuto in più e una produzione più pulita ed efficiente, ma arriverà anche quella, e con essa la definitiva consacrazione di una band che in questi 25 anni di carriera non ci ha mai deluso né finito di stupire.



VOTO RECENSORE
79
VOTO LETTORI
82.54 su 22 voti [ VOTA]
Metaldog
Giovedì 14 Novembre 2024, 15.18.33
3
Da fan di lunga data della band non mi perdo in chiacchiere inutili. QUESTO È IN ASSOLUTO IL MIGLIOR DISCO DEI CAPITOLINI… quando si usava l’Intercalare “ I GRUPPI DE ROMA SO I MEJO “ 8 canzoni spettacolari, no filler, una sola parola, Bellissimo
Aceshigh
Domenica 20 Febbraio 2022, 20.29.34
2
Gran bel disco. Anche per me Hidden Place è il loro picco massimo, ma di album bellissimi ne hanno fatti sia prima che dopo. Questo pure infatti non fa eccezione, basta già Livin’ On The Edge per farlo partire col botto e il resto non è da meno. Bellissimo (forse pure di più) anche il successivo Different Shapes e comunque i Dgm vanno ancora alla grande, gli ultimi due meritano parecchio. Voto 83
Galilee
Sabato 19 Febbraio 2022, 13.45.25
1
Gran discone. Forse il migliore della band assieme a Hidden place Che Rimane imbattibile. Anche secondo me i brani sono un pò corti. La fantasie è le soluzioni ritmiche e melodiche sono tantissime quindi perché non farle durare un pò di più? Mica devono passare su radio deejay i pezzi no? E al massimo si fa una radio edit. Non ricordo se è questo il seguente che comprai direttamente da loro ad una bancarella al Day at the borders a Milano. Difatti c'è l'ho autografato da tutti i componenti della band
INFORMAZIONI
2004
Scarlet Records
Prog Metal
Tracklist
1. Livin' on the Edge
2. Is Hell Without Love?
3. Through My Tears
4. Still Believe
5. Pride
6. Amazing Journey
7. A New Day's Coming
8. Perennial Quest
Line Up
Titta Tani (Voce)
Diego Reali (Chitarra)
Fabio Sanges (Tastiera)
Andrea Arcangeli (Basso)
Fabio Costantino (Batteria)
 
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