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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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12/12/2023
( 1935 letture )
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I nostrani DGM non hanno certo bisogno di particolari presentazioni. Ormai fanno parte di quelle band affermate, casomai non conosciutissime al di fuori del panorama prog metal (leggasi Dream Theater), ma che comunque sono portabandiera del prodotto di qualità: forse non cambieranno mai il corso della musica con album assimilabili a vere e proprie “pietre miliari”, ma ad ogni uscita hanno dimostrato di mantenere sempre alta l’asticella e raramente si può rimanere delusi da un loro disco. Si potesse tracciare un triangolo ideale fra realtà simili, agli altri due capi si potrebbero piazzare tranquillamente i Redemption e gli Evergrey, per costanza e coerenza, e non è un caso che tutti e tre i gruppi siano da tempo legati dalla condivisione di componenti. Inoltre tutte e tre le band promuovono uno stile non troppo difforme le une dalle altre, attestandosi su un progressive metal molto concreto e spesso veloce, più vicino ad un heavy tecnico moderno che a troppe contaminazioni sul lato prog.
L'ultimo nato Life arriva dopo 2 anni di songwriting da parte della band e più precisamente del mastermind Simone Mularoni, e idealmente vorrebbe essere sia una summa di tutte le influenze presenti e passate della band, sia un nuovo punto di partenza che dovrebbe gettare le basi di una nuova consapevolezza in fase di stesura dei brani. Nelle note di presentazione dell’album, la band stessa conferma infatti “Life è esattamente la somma di tutti gli elementi che hanno costruito il suono dei DGM fino ad ora. Nel corso degli anni ci stiamo concentrando sempre di più sulla qualità delle canzoni piuttosto che sui soliti aspetti tecnici prog-metal, mettendo tutto il nostro impegno negli arrangiamenti e curando ogni piccolo dettaglio di ogni canzone.” Si nota questo aspetto durante l’ascolto? Andiamo a scoprirlo. Innanzi tutto quello che colpisce di Life è l’ottima qualità della registrazione: moderna, piena, calda, ma non bombastica. Ogni strumento ha il suo spazio, ma il tutto risulta ben equilibrato con la parte vocale. Le qualità tecniche dei musicisti non si possono minimamente mettere in discussione, e per quanto concerne la voce, è vero che Marco Basile forse non avrà una timbrica memorabile alla Tom Englund o James LaBrie (ovviamente prima che diventasse James LaLagna, per citare il compianto Richard Benson), però sfrutta molto bene le carte nel suo mazzo giocando con diversi registri e con un’ottima interpretazione, coinvolgente, spinta quando serve, ma senza mai strafare. Il songwriting in effetti è molto curato, e alterna sezioni dove il guitar hero Mularoni la fa giustamente da padrone ad altre in cui anche la sezione ritmica emerge e porta avanti il groove con mano sicura e particolarmente incalzante (già in The Calling se ne avverte un ottimo esempio). Casomai, rimane un po’ in secondo piano e gioca un po’ a riempire i vuoti la tastiera di Casali, che riprende un po’ l’uso dello strumento alla Kevin Moore dei Dream Theater, lasciando in secondo piano assoli funambolici e mettendo invece in luce un elegante tappeto che va a riempire e arricchire le melodie. In generale si passa in maniera abbastanza omogenea da brani veloci e incisi di matrice Redemption ad altri più lenti ed epici di ispirazione Evergrey. Le melodie sono comunque abbastanza “aperte”, anche nei brani più duri, come in To the Core. Eccezione si può fare per la quasi power ballad Find Your Way, vero inno alla resistenza di fronte alle difficoltà, e come tale eseguito da vero “anthem”, la strumentale più pacata Eve, brano atmosferico molto elegante, e la conclusiva e complessa Neuromancer, che prende spunto dal romanzo omonimo di William Gibson.
Per concludere, Life è sicuramente un album piacevole, molto ben suonato, che per chi conosce i DGM rappresenterà una ennesima conferma della qualità della band nostrana, per chi conosce gli altri due lati del triangolo del prog metal citato a inizio articolo una valida alternativa, ma che non si può ascrivere a vero capolavoro. Viste le qualità tecniche e compositive messe in campo, si poteva ricercare qualche soluzione per rendere l’album meno omogeneo e ripetitivo, aspetto che alla lunga potrebbe nuocere all’attenzione dell’ascoltatore e alla voglia di risentirlo sulla lunga distanza.
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15
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Ma\' dico io, GESU\' fammi na\' grazia x quelli che scrivono vagonate di MINCHIATE come se\' piovesse !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! |
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14
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Commento numero 10 - inversamente non MINCHIONE !!!!!!!!!!!!!! 😁🤣😂 |
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13
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Bravo Galilee,che poi sia chiaro ognuno ha le sue sensibilità e gusti ma se proprio li devo paragonare a qualcuno a questo punto dico Eldritch,Symphony X,Vanden Plas e compagnia ma con gli Opeth mi dispiace non vedo punti in comune. |
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12
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Me lo stavo chiedendo pure io. Poi comunque saper analizzare dei professionisti o comunque musicisti di codesto livello, per sapere cosa è più difficile e cosa no, bisogna decisamente essere dei navigati conoscitori dello strumento. |
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11
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Mi domando cosa c\'entra tirare fuori due dischi degli Opeth per commentare il disco in questione...mistero. |
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10
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Genere musicale che oramai si e’ fossilizzato da anni..per l’amor de dios…buoni musicisti ma che du marones….E’ naturale che se poi ti capita di ascoltare Still life o Morningrise ti accorgi che non sono neanche sti fenomeni…
2 PALLE |
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9
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Io direi che l’influenza maggiore nelle parti piu’ metal e tirate sono i Symphony X, Romeo da sempre guru di Mularoni |
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8
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Non parlerei di Dream theater o evergrey tra le influenze di Mularoni quanto dai Symphony X, per lo meno nell’uso delle ritmiche e nei suoni di chitarra ma non poteva essere diversamente, da tempo infatti Simone e il buon Romeo sono amici e hanno collaborato insieme svariate volte, compreso nella produzione dell’ultimo album solista di Romeo.
Ma come suona il nuovo life ? non è disco propriamente Pro metal o meglio, spinge di molto il proprio lato melodico assestando un bel destro all’hard rock più melodico a tratti quasi AOR. Assolutamente promossi e forse un posticino nella mia top 10 di fine anno se lo sono proprio meritato. |
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7
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Non ho capito cosa c\'entri la Svezia e la presunta esterofilia. Sono una buona band ma di qui a considerarli dei top players ne corre.
Se poi aggiungiamo la produzione, si perdono nella mediocrità. |
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6
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Anche per me un poco inferiore a Tragic Separation (a sua volta un po’ inferiore a The Passage), ma pur sempre un bell’album, l’ennesima conferma del valore di questa band. Parte alla grande con i primi tre pezzi (forse perché quelli dotati di maggior attrattiva nei refrain), poi forse si appiattisce un poco con lo scorrere del minutaggio, fatto salvo sempre il lato tecnico. Fanno eccezione però la strumentale Eve e la conclusiva Neuromamcer, più ariosa, quella che si distacca maggiormente dal mood generale dell’album. Concordo col voto della rece. |
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5
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Leggermente inferiore a Tragic Separation ma sempre un\' ottima prova visto anche la grandezza dei DGM,insieme a Innervoid degli Eldritch una bella uscita. Voto 80. |
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4
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nelle recensioni dei dischi di gruppi italiani si cerca sempre il pelo nell\'uovo.
Sono una band di professionisti, se venissero dalla Svezia nè si parlerebbe di voce non memorabile (commento pleonastico, proprio a voler trovare una critica), nè, come leggo qui sotto, di produzione piatta... sono gli standard di oggi, produzioni pulitissime, ultracompresse, eleganti e curate. Ci sarà ben un motivo se tutti vogliono i mix di Mularoni |
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3
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Sul fatto che siano bravi, non c\'è nulla da dire. Quello che manca un pò è il pezzo che spicca e ti rimane in testa. Anche la produzione è un pò troppo piatta. Ne paga il prezzo sopratutto il basso, sovrastato da chitarra e tastiere. Copertina di rara bruttezza. Per me 75. |
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2
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Buon album perché stiamo parlando di musicisti e compositori di alto livello, ma hanno fatto e possono anche fare di più. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Unravel the Sorrow 2. To the Core 3. The Calling 4. Second Chance 5. Find Your Way 6. Dominate 7. Eve 8. Journey to Nowhere 9 Leave All Behind 10. Neuromancer
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Line Up
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Marco Basile (Voce) Simone Mularoni (Chitarre) Emanuele Casali (Tastiera) Andrea Arcangeli (Basso) Fabio Costantino (Batteria)
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