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27/04/25
THE LUMINEERS
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Praying Mantis - Katharsis
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28/02/2022
( 1268 letture )
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Chi segue le vicende musicali dei Praying Mantis, noterà che per questa undicesima fatica in studio, Katharsis, la band dei fratelli Troy ha deciso di rinnovare la confezione estetica del prodotto, abbandonando una volta tanto la storica mantide religiosa in favore di un’illustrazione, ad opera di Rainer Kalwitz, dominata da un’energia radiante che brucia delle figure umane riflettendo il titolo, che comunque contrasta rispetto all'atteggiamento positivo ed ottimista dell'album. Per la terza volta consecutiva la formazione a cinque rimane invariata, con il cantante John Cuijpers, il chitarrista Andy Burgess e il batterista Hans In ’t Zandt ad affiancare Tino e Chris Troy, rispettivamente alla chitarra e al basso. Evidentemente il vocalist ha finalmente convinto i due leader, piuttosto avvezzi in passato al cambio di frontman. Sarebbe in effetti strano il contrario, poiché Cuijpers possiede davvero tutte le doti necessarie all’interpretazione del rock melodico e dell’AOR marchi di fabbrica dei nostri nell’ultimo decennio; da quando cioè è iniziato il sodalizio con la tricolore Frontiers Records, alla quale va sicuramente un plauso per il contributo alla sopravvivenza di un genere spesso ingiustamente tacciato come superato o anacronistico.
I cinquantatré minuti di Katharsis scorrono via piacevolmente, senza particolari pretese se non quelle di intrattenere con pochi fronzoli e tanta qualità. Si comincia con Cry for the Nations, pezzo che ha tutte le carte in regola per diventare uno dei classici del gruppo britannico: orecchiabile, trascinante e potente quanto basta, qualche richiamo prog, melodia attraente e voce più che convincente. Un grande opener. Si prosegue con Closer to Heaven, né più né meno che un raffinato omaggio alle atmosfere anni ottanta tipiche dei leggendari Toto; Cuijpers si cala benissimo nei panni di novello Bobby Kimball e, con gli opportuni distinguo, nell’occasione non ha troppo da invidiare a quest’ultimo. Brano decisamente accattivante, nonostante sappia ineluttabilmente di già sentito. La contrapposizione tra paradiso e inferno viene ulteriormente proposta nell’inno da puro headbanging Ain’t No Rock ‘n’ Roll in Heaven, nonché nella traccia conclusiva, The Devil Never Changes, ritmicamente accostabile a quella d’apertura, seppur lievemente inferiore come resa nonostante i riusciti riff old-school e un comparto vocale di tutto rispetto. In mezzo coesistono episodi indubbiamente interessanti che faranno la felicità degli appassionati di heavy melodico. Dalle convincenti armonie di Non Omnis Moriar allo scanzonato boogie di Long Time Coming e alla rigenerante Wheels in Motion (cantata da Tino Troy e anch’essa fortemente debitrice dei Toto, periodo Isolation), dall’ottimo mid-tempo Masquerade, dove l’interpretazione di Cuijpers ricorda moltissimo quella di un certo Ian Astbury, inarrivabile frontman dei Cult, all’ottimistico pezzo a tinte gospel Find Our Way Back Home, gli estimatori di hard rock di stampo marcatamente AOR avranno pane per i loro denti. A completare l’opera ci sono forse i due brani migliori. L’epica Don’t Call Us Now spicca principalmente per un esaltante cambio di tempo finale e per una lunga e notevole parte strumentale di chiara matrice prog, aspetto questo che, visti i risultati, andrebbe forse sfruttato maggiormente. Caratteristiche inoltre che la fanno competere in bellezza con la semi-ballata Sacrifice, nella quale una superba melodia portatrice di tranquillità, benessere e catarsi (giusto per rifarsi al titolo del full-length, ma sempre in chiave rock, si intende), viene impreziosita dall’efficacissimo lavoro del basso di Chris Troy e soprattutto da un superlativo assolo di chitarra.
Se consideriamo la corroborante freschezza di Katharsis, non si direbbe che i Praying Mantis abbiano sul groppone quasi cinquant’anni di attività. Ne è davvero passata di acqua sotto i ponti dalla lunghissima gavetta degli esordi e da quel Time Tells No Lies giustamente considerato uno dei dischi cardine dell’ala più “moderata” della New Wave of British Heavy Metal. La band ha oramai intrapreso la strada dell’hard melodico in salsa un po’ prog e un po’ AOR e lo sta facendo con la consueta perizia tecnica e con grande valore e serietà. È chiaro che si tratta di territori riesplorati più volte da decine di altri artisti, tuttavia la proposta della mantide religiosa riesce a mantenersi agevolmente su livelli di buona qualità. Nonostante l’inevitabile profumo di già sentito, difficilmente si può pretendere dai fratelli Troy qualcosa di più di queste sane e rassicuranti atmosfere.
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2
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Pur mostrando assoluto rispetto per questa band...preferivo il cantante precedente a questi 2 dischi....comunque sia 80 anche questo se lo merita. |
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1
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Disco elegante e melodie raffinate, davvero un piacere ascoltarlo dalla prima all'ultima nota. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Cry for the Nations 2. Closer to Heaven 3. Ain’t No Rock ‘n’ Roll in Heaven 4. Non Omnis Moriar 5. Long Time Coming 6. Sacrifice 7. Wheels in Motion 8. Masquerade 9. Find Our Way Back Home 10. Don’t Call Us Now 11. The Devil Never Changes
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Line Up
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John Cuijpers (Voce) Tino Troy (Chitarra, Voce) Andy Burgess (Chitarra, Cori) Chris Troy (Basso, Cori) Hans In ’t Zandt (Batteria)
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