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Skylark - Divine Gates Part I: Gate of Hell
28/05/2022
( 1239 letture )
Eddy Antonini è un personaggio particolare, amato da pochi e criticato da molti, dal carattere schietto e diretto, che fu in grado di dare alla luce diversi dischi a partire dalla seconda metà degli anni Novanta. Di formazione classica e divenuto grande appassionato di hard rock e metal, nonché penna dell’allora imprescindibile rivista cartacea Flash (rivista diretta dal compianto Klaus Byron), Eddy Antonini diede alla luce la propria creatura Skylark, dedicando tempo e passione in un periodo davvero fiorente per la scena internazionale in generale e tricolore in particolare, si pensi alla circa contemporanea esplosione di bands come Labyrinth, Rhapsody, Eldritch e Secret Sphere. Non era raro imbattersi per le strade di Milano in un ragazzo con una maglietta rossa degli Iron Maiden, ora cantando brani di Bon Jovi a squarciagola con le cuffie in bicicletta o diretto a un concerto al Rolling Stone, al Rainbow o al Binario Zero, allora mete di riferimento per i tanti metalheads del capoluogo lombardo. Eddy costruì un personaggio decisamente discusso e talvolta sopra le righe nei propri commenti diretti e nelle proprie opinioni schiette, ma certamente anche apprezzato da molti specialmente grazie alla volontà di osare e di seguire le proprie ambizioni e passioni.

Gli Skylark nel 1999 giunsero alla terza prova in studio che fu l’inizio di una trilogia a nome Divine Gates, un ambizioso progetto supportato dalla Underground Sym-phony che esordì proprio con questa Part I: Gate Of Hell, in quella che rappresenta una delle primissime se non la prima vera e propria metal opera con diversi personaggi ed ospiti, tra cui ci-tiamo Roberto Tiranti (Labyrinth) e Folco Orlandini (Mesmerize, Time Machine) come interpreti alternati alla voce principale costituita da Fabio Doz-zo. La parte compositiva è saldamente affidata a Eddy Antonini, strumentalmente impe-gnato alle tastiere, piano e clavicembalo, con Fabrizio “Pota” Romani alla chitarra (talvolta assieme all’altro ospite, il compianto Vic Mazzoni), e una sezione ritmica compatta e avvezza al metronomo veloce composta da Roberto “Brodo” Potenti (fedele compagno di avventure musicali di Antonini negli anni) al basso e Federico Ria alla batteria. Undici pezzi, compresivi di intro e brevi intermezzi, per cinquanta minuti di power metal melodico e sinfonico sal-damente ancorato alle tastiere di Antonini, con uno scorrevole alternarsi di voci su trame spes-so richiamanti primi Stratovarius, Helloween e Angra. E’ Fabio Doz-zo a far da principale narratore nei primi brani, tra cui spicca l’opener e neoclassicheggiante Welcome, la power e sinfonica The Triumph che nei nove minuti di durata richiama di-versi elementi che faranno da padrone nella discografia degli Skylark, nonché la sparata e anthemica Belzebù, sorretta da una sezione ritmica veloce su cui le tastiere e il clavi-cembalo di Antonini fanno da padrone, ben condotta da Dozzo tra inserimenti di altre voci ospiti e un finale teatrale. La parte centrale del lavoro è caratterizzata invece da un set di brani più brevi se non addirittura intermezzi, in cui si fa spazio Folco Orlandini specialmente in fran-genti melodici e tastieristici come The Last Question o I Can’t Find Love Tonight, men-tre la velocità torna a farsi vorticosa nei due minuti scarsi di Earthquake, neoclassicheggiante e tirata con buoni duelli tra Antonini e Romani. In chiusura trovano spazio altri due brani significativi dello Skylark sound come Why Did You Kill the Prin-cess e Dance of Stars, molto Helloween e Stratovarius, marchiate da un uso di piano e clavicembalo in combinata con le tastiere di Eddy, vero mastermind del lavoro, nonché da soli di spessore di Vic Mazzoni.

Questo lavoro rappresenta in definitiva il primo lavoro professionalmente e altamente in termini quali-tativi registrato e prodotto dagli Skylark (con addirittura una versione digibook apribile in formato maxi, a dar spazio all’artwork ricercato da parte di Luis Royo), anche gra-zie al lavoro di Frank Andiver in consolle, nonché un ottima rappresentazione della scena power e symphonic metal dell’epoca. La combinazione di ambizione, sfrontatezza e passione, con una buona dose di spontaneità e alcune ingenuità/imperfezioni (si pensi a una pronuncia talvolta approssi-mativa dei cantanti o a volumi di tastiera talvolta fin troppo dominanti) rendono comunque questo la-voro tra i picchi della discografia degli Skylark, se non proprio il loro disco più rappresentativo, perché diede il via a una carriera capace poi di prendere il volo negli anni Duemila grazie a un buon successo raggiunto specialmente in Giappone, con introduzione nel tempo di sonori-tà più melodiche e a un innesto marcato di varie voci femminili che hanno finito per diluire in modo sostanziale il trademark degli Skylark di inizio carriera e portare la band a qual-che scivolone. E il Giappone è proprio la terra in cui Eddy Antonini ha deciso recentemente di trasferirsi pur allontanandosi dal progetto Skylark e dalla scena hard rock e heavy metal in generale. Chissà se ricomparirà prima o poi con l’immarcescibile t-shirt rossa degli Iron Maiden a mettere di nuovo un po’ di pepe e della piccata critica alla scena heavy con-temporanea.



VOTO RECENSORE
77
VOTO LETTORI
62 su 13 voti [ VOTA]
Area
Mercoledì 1 Giugno 2022, 13.41.06
3
In effetti i pezzi migliori degli Skylark che ho sentito vengono da questo disco e dalla seconda parte ovvero il disco dopo. "Why did you kill the princess" fu il loro primo pezzo che ascoltai ed é quasi interamente cantato da Roberto Tiranti... anche questo ha fatto tanto. Sul resto non mi esprimo, visto che ho sempre preferito altri gruppi Power. @Adrian Smith: La cosa di Eddy in Giappone la trovo interessante pure io, mi fa piacere per lui visto che il suo mercato di riferimento é sempre stato quello.
Adrian Smith
Mercoledì 1 Giugno 2022, 13.30.35
2
A mio avviso e assieme al successore, i loro lavori migliori, poi piu’ bassi che alti. Interessante leggere che Eddy Antonini vive ora in Giappone.
Adrian Smith
Mercoledì 1 Giugno 2022, 13.30.28
1
A mio avviso e assieme al successore, i loro lavori migliori, poi piu’ bassi che alti. Interessante leggere che Eddy Antonini vive ora in Giappone.
INFORMAZIONI
1998
Underground Symphony
Symphonic Metal
Tracklist
1. Intro
2. Welcome
3. The Triumph
4. Belzebú
5. The Last Question
6. Earthquake
7. I Can’t Find Love Tonight
8. Satan Arise
9. Why Did You Kill the Princess
10. Lift For the Sky
11. Dance of Stars
Line Up
Fabio Dozzo (Voce)
Fabrizio “Pota” Romani (Chitarra)
Eddy Antonini (Piano, Tastiera, Clavicembalo, Voce)
Roberto “Brodo” Potenti (Basso)
Federico Ria (Batteria)

Musicisti Ospiti:
Folco Orlandini (Voce)
Roberto Tiranti (Voce)
Giovanni De Giorgi (Voce)
Monica Golfetto (Voce)
Marina Maggioni (Voce)
Vic Mazzoni (Chitarra)
 
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