|
27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
|
|
Motionless in White - Scoring the End of the World
|
14/06/2022
( 2191 letture )
|
Musicare la fine del mondo non è mai stato così pirotecnico e seducente: mettetevi comodi e godetevi le ultime ore sulla Terra, lo spettacolo sta per iniziare. La visione artistica di Chris “Motionless” Cerulli in Scoring the End of the World raggiunge con ogni probabilità il suo apice creativo, dipingendo un cyber affresco di pixel synth-etici destinato a stupire mediante audaci e provocanti abbinamenti cromatici. Invisibili cavi in fibra ottica tracciano un ponte hi-tech tra il passato e gli infausti segnali dell’imminente apocalisse digitale ma il presente -a dispetto della natura transeunte a cui è condannato- ha ancora la capacità di ergersi in mezzo ai due estremi sprigionando una dirompente forza vitale che lascerà una testimonianza indelebile anche nell’universo post-catastrofe.
Un gruppo irrequieto come i Motionless in White ha sempre considerato l’appartenere alla scena metalcore una limitazione, uno scomodo vincolo foriero di odiosi pregiudizi legati non di rado ad un mero fattore estetico totalmente slegato dall’effettiva qualità della proposta sonora. In veste di “pecore nere”, gli americani non si sono lasciati attrarre dalle facili sirene dell’emo preferendo orientarsi sin dal debutto Creatures sul cosiddetto industrial/gothic metalcore, una ramificazione dark del genere base che fonde gli insegnamenti dei vari Bleeding Through, Orgy, Rob Zombie e soprattutto Marilyn Manson. Dopo Infamous e lo sbilanciamento industrializzato di Reincarnate, i cinque di Scranton (Pennsylvania) sono approdati sulla sponda dell’alternative/modern metal con Graveyard Shift (2017) e Disguise (2019), lavori che hanno fatto uscire allo scoperto l’amore per il nu metal senza ovviamente rinunciare al background metalcore e all’assortimento gotico-industriale presente fin dagli esordi. Il nuovo Scoring the End of the World segna un’ulteriore evoluzione nel percorso stilistico della band e va delineandosi come la loro opera più ambiziosa, paragonabile non ad un semplice full-length bensì al fedele ritratto del cantante/mastermind Chris Cerulli, pronto a traghettare la sua creatura in una dimensione che rifugge prevedibili scelte classificatorie per abbracciare indistintamente una gamma di sottogeneri tenuti insieme da un songwriting brillante e senza alcun dubbio ultra-contemporaneo. Sarebbe un affronto parlare di solo metalcore, in quanto nei solchi dei tredici brani coesistono in perfetta armonia tappeti elettronici votati all’industrial, eleganti soluzioni melodiche di stampo alternative metal, frangenti di pura attitudine -core e gradazioni che richiamano in causa la mai ripudiata anima gotica. Il catalizzatore di ogni singolo pezzo è come da copione mister “Motionless”, frontman protagonista negli anni di una crescita impressionante che lo vede ora padroneggiare con disinvoltura le turbolente harsh vocals e in misura persino maggiore il registro pulito, riconoscibile al primo istante grazie a un dispiego di linee melodiche squisite che, nell’assecondare il mood delle composizioni, si rivelano di volta in volta enfatiche, intime o maledettamente accattivanti se filtrate in un’ottica easy-listening.
3, Trigger the countdown 2, Run up the head count 1, We're all invitеd, invited to the meltdown.
Neanche il tempo di indossare gli occhiali 3D che viene sganciata una bomba di industrial metalcore infarcita di synth digitalizzati, breakdown cibernetici e vibrazioni glitch: è Meltdown con il suo mix di Code Orange e i BMTH di Parasite Eve a schiudere le porte dell’Armaggeddon e a prenderne il testimone ci pensa Sign of Life, illuminata da un pomposo refrain à la Breaking Benjamin che si inserisce egregiamente in una solida cornice modern metal. Lascive pulsioni elettroniche reznoriane avvolgono il fascino oscuro di Werewolf, trailer cinematografico facente scorrere sullo schermo frame di Nine Inch Nails, Muse e perfino Michael Jackson; qui davvero si può toccare con mano l’abilità della band nel saper rielaborare disparate influenze piegandole al proprio credo stilistico.
I held a wrecking ball and you were porcelain.
Dal cinema al teatro con la melodrammatica Porcelain, esempio di alternative metal da “gran galà” impreziosito dal pianoforte e da scorci orchestrali che amplificano la sbalorditiva performance di Chris. Togliete veloci l’abito da sera perché Slaughterhouse è un dito medio insaguinato rivolto alla politica americana e la concatenazione di breakdown metallic hardcore/scream perforanti come trapani (c’è ospite Bryan Garris dei Knocked Loose, cosa vi aspettavate?) anticipa una violenta guerriglia urbana impossibile da rinviare. Il cuore dei Breaking Benjamin, unito ad un break di puro nu metal, torna a battere nel peana Masterpiece, invece il symphonic metalcore di Cause of Death e le spruzzate horror/goth di We Become the Night fanno l’occhiolino agli ultimi Ice Nine Kills e al buon vecchio Manson. La ricchissima scaletta, oltre a regalare il degno sequel Burned at Both Ends II (l’originale fa parte di Infamous) e un nuovo episodio della serie B.F.B.T.G. (anch’esso molto iceninekills-iano), ha in serbo ancora maestosi fuochi d’artificio che iniziano ad esplodere in Cyberhex, mega hit che già dal titolo promette uno spettacolo cyber metal imbastito da sintetizzatori alla Matrix, ritmiche compresse/breakdown filo-djent, orchestrazioni apocalittiche e ritornelli melodici da far girare la testa. La stravagante Red, White & Boom, complice l’ospitata di Caleb Shomo, non può evitare l’ombra dei Beartooth, mentre la produzione futuristica di Mick Gordon pone il sigillo sulla title-track, chiusura hollywoodiana all’insegna di un industrial metalcore da brividi con le limpide melodie di Chris e della seconda voce Ricky “Horror” a scolpire l’epitaffio di un’umanità ormai condannata al Giorno del Giudizio.
I Motionless in White con Scoring the End of the World danno alla luce un album di sfavillante modern metal in cui le angolazioni sperimentate nel corso della carriera vanno a confluire in una tracklist eterogenea e multiforme, adatta a contemperare le numerose fonti di ispirazione in un continuum sonoro che avvince l’ascoltatore per tutti i cinquanta minuti. I seguaci delle correnti alternative/metalcore alimentate da un main core industrial hanno l’obbligo di fermarsi davanti a questo gioiello artificiale, i cui neon ad alto voltaggio riverberano a grande distanza le peculiarità del metal nella sua versione (attualmente) più aggiornata.
Don't fall back, orchestrate the fallout Score the ending of the world on this battleground.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
5
|
Mi piacciono tutte le canzoni, tranne Masterpiece che trovo troppo mielosa e inconsistente, ma per il resto grandi canzoni. Voto 90 |
|
|
|
|
|
|
4
|
Ascolterò il disco perchè sono incuriosito dagli ingredienti qui descritti, voglio sottolineare la recensione, ottima e fluida, complimenti davvero. |
|
|
|
|
|
|
3
|
È un ritorno col botto per loro. Disguise mi era piaciuto ma non mi aveva coinvolto allo stesso modo. Qui si sentono un sacco di idee, tanta carne al fuoco. Da Graveyard Shift è iniziato per loro un percorso che sta andando in crescendo e pare inarrestabile. |
|
|
|
|
|
|
2
|
Pensavo che questo gruppo fosse uno dei tanti ....core oggi in circolazione, ma vedendo la recensione di Indigo dalla curiosità ho provato ad ascoltarlo e, sorpresa, mi piace parecchio. Niente di nuovo sotto il sole ma tutto ben fatto. Oltretutto la diversità dei brani fa scorrere il disco in modo piacevole. L'unica cosa è che potevano risparmiare l'ennesima "cover" di Beautifull people, ma per il resto un bel disco. |
|
|
|
|
|
|
1
|
Album veramente valido. Al pari di Disguise che, però, aveva ballate più convincenti. Parere personale lo scream di Bryan Garris per me è inascoltabile. Voto: 80. |
|
|
|
|
|
INFORMAZIONI |
 |
 |
|
|
|
Tracklist
|
1. Meltdown 2. Sign of Life 3. Werewolf 4. Porcelain 5. Slaughterhouse 6. Masterpiece 7. Cause of Death 8. We Become the Night 9. Burned at Both Ends 2 10. Broadcasting from Beyond the Grave: Corpse Nation 11. Cyberhex 12. Red, White & Boom 13. Scoring the End of the World
|
|
Line Up
|
Chris “Motionless” Cerulli (Voce) Ryan Sitkowski (Chitarra) Ricky “Horror” Olson (Chitarra, Voce) Justin Morrow (Basso, Cori) Vinny Mauro (Batteria)
Musicisti Ospiti: Bryan Garris (Voce su traccia 5) Lindsay Schoolcraft (Voce su traccia 11) Caleb Shomo (Voce su traccia 12) Mick Gordon (Produzione su traccia 13)
|
|
|
|
RECENSIONI |
 |
|
|
|
ARTICOLI |
 |
|
|
|
|
|