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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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20/08/2022
( 1986 letture )
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Che tra Italia e Francia non corra spesso buon sangue non lo scopriamo davvero adesso: dalle continue invasioni galliche in Italia a Cesare e Vercingetorige (con buona pace di Asterix), da Carlo Magno a Napoleone, dalla disfida di Barletta alle sfide calcistiche, si può dire che il rapporto con i cugini transalpini scorre felicemente nella più completa discordia e nei reciproci sfottò. Eppure, un legame inscindibile, praticamente familiare, ci lega a loro, forse anche più che agli iberici e ai greci, verso i quali nutriamo tutt’altra simpatia. Per una volta, proporremo di lasciar perdere ogni ulteriore e inutile rivalità nazionalistica e di concentrarci invece su un gran gruppo che viene proprio dalla Francia, un trio dal nome anglosassone, Birdstone, che col primo album Seer nel 2019 aveva letteralmente fatto gridare al miracolo e che torna in questo 2022 con il proprio secondo lavoro, Loss, chiamato a rilanciare ulteriormente le ambizioni di questo splendido trio.
Nelle parole di presentazione della band troviamo già tutto l’universo di riferimento: I Birdstone nascono nel 2015, dal fiero desiderio di unire il potere spirituale del blues con ricchezza musicale del rock psichedelico. Facendo interagire tematiche mitologiche, esoterismo e semplici passioni umane, l’universo del trio raccoglie gli struggimenti interiori dell’umanità, così come le sue aspirazioni mistiche.
Un vero e proprio manifesto quello dichiarato dai tre ragazzi francesi, che corrisponde in effetti esattamente alla proposta musicale contenuta tanto nel debutto quanto in questo Loss che, in effetti, oltre ai due elementi citati potrebbe vantarne anche un terzo e un quarto, latenti, ma chiaramente percepibili: il progressive e l’alternative rock. Sì, perché i brani composti dai Birdstone nascono palesemente dallo spiritual blues, al quale si affianca appunto la poliedricità del rock psichedelico e delle sue visioni mistiche, desertiche e, appunto, psichedeliche, ma il tutto viene amalgamato non in chiave stoner, seppure in qualche episodio anch’esso faccia capolino, ma appunto in chiave vicina al prog, con qualche soluzione presa in prestito all’alternative. Canzoni lunghe, piuttosto personali e originali, che sanno essere ruvide e propriamente rock, quanto ricercate e pregne di diverse influenze (vedasi ad esempio l’aperta citazione dei Radiohead e del grunge nella bellissima Golden Veil), con un approccio libero e che tiene in grande considerazione le dinamiche ascendenti e discendenti, a confezionare tracce emozionanti e ricche di colori. Le qualità strumentali del trio sono di altissimo spessore e cariche di feeling, ma non sorprenderà che a tenere le fila sia la bellissima voce di Basile Chevalier-Coudrain, vero e proprio acrobata delle corde vocali e chitarrista eclettico quanto concreto e dotato di buon gusto. A scanso di equivoci, non ci troviamo di fronte dei novelli The Mars Volta, in quanto la musica dei Birdstone per quanto poliedrica e personale, non vuole stupire l’ascoltatore né creare qualcosa di nuovo o muoversi su terreni avanguardistici. Gli elementi fondanti il suono del gruppo sono tutti facilmente identificabili, ma è il modo di accostarli a rendere i brani imprevedibili, tanto che risulta difficile immaginare cosa ci aspetta di passaggio in passaggio, seppure poi ci siano sempre refrain e melodie facilmente intellegibili e, come detto, siano blues e psichedelia a farci da guide. Ma quello che conta, ancora una volta, è l’atmosfera di fondo, carica di spiritualità ed elementi esoterici, che fanno qua e là da veri padroni di casa, come nell’opener Pyre, già baciata dal crisma del capolavoro o nella spettacolare Heaven, tribale, ossessiva, stralunata e nella conclusiva titletrack, otto minuti di puro godimento musicale, che se pure non raggiungono i livelli di intensità di Seer, non lasciano spazio a dubbi sullo spessore dei tre, con un finale che sembra citare i migliori Muse. Se invece volete togliervi il dubbio su cosa si intenda per "eclettismo" all'interno di Loss, provate ad ascoltare Lies e la sua continua mutevolezza mai forzata. Nel mezzo i due singoli Madness e The Trail, due ottime finestre sulle qualità di questo piccolo quanto grande gruppo.
Non tragga in inganno la natura di autoprodotto: Loss è un disco professionale in tutto e la qualità della produzione, naturale quanto ricercata e profonda, col basso in evidenza e la batteria non coperta dai trigger, rende merito alle qualità strumentali e vocali dei Birdstone. Si potrebbe dire che si tratta di un disco antico nello spirito e al contempo atemporale nel risultato. Nulla è lasciato al caso e difficilmente si è sentita musica più ispirata in questo anno. Come detto, forse i picchi emotivi raggiunti in Seer non sono stati raggiunti, ma nel complesso Loss è un disco omogeneo e qualitativamente di altissimo valore, praticamente senza punti deboli, se non forse il non essere musica per tutti. Ci sarà infatti chi preferirà un approccio più semplice e istintivo a quello dei francesi, ma se cercate un gruppo con personalità, capace di scrivere grandi canzoni eclettiche e al tempo stesso melodiche e di toccare corde anche profonde, allora non potete farveli sfuggire, in alcun modo. Anche se sono francesi.
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4
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questi sono bravi. Spaccano!!. |
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3
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@lizard
Grazie a te. A differenza di Seer, questo album è meno immediato e richiede più ascolti, ma alcune tracce come Heaven, Loss e Pyre mi sono piaciute molto. I singoli estratti un pò meno ma resta un bel disco. |
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2
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Ciao giulio70! Grazie per il tuo commento condivido tutto l’entusiasmo anche per Seer e spero che in molti si accorgano di loro! |
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1
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Questi ragazzini spaccano davvero di brutto, e Seer l'album precedente a questo è meravigliso. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Pyre 2. Madness 3. Golden Veil 4. The Trail 5. Lies 6. Heaven 7. Loss
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Line Up
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Basile Chevalier-Coudrain (Voce, Chitarra, Mandolino, Tastiera) Edwige Thirion (Basso, Cori) Léo Gaufreteau (Batteria, Cori)
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RECENSIONI |
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