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27/04/25
THE LUMINEERS
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Martyr - Planet Metalhead
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29/08/2022
( 1266 letture )
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Non è certo la prima volta che affrontiamo questo discorso e non sarà certo l’ultima, ma sulla scena odierna è presente un numero davvero incredibile di band nate negli anni 80, tornate in attività dopo un periodo di stop. Complice il rinnovato interesse verso il settore da parte di una fetta di pubblico sempre maggiore. Questa è composta in larga parte da appassionati che non hanno mai abbandonato la loro fede musicale, da altri che vi si sono riavvicinati magari dopo anni di “ateismo imposto” (famiglia, lavoro, figli, etc.) e da un po’ di giovani con la voglia di ascoltare qualcosa di puro rispetto alle correnti moderni. Così, anche i gloriosi Martyr hanno fatto questa scelta.
Nati nel 1982 e rapidamente accreditati dagli addetti ai lavori come una delle migliori band sulla scena, hanno fatto la stessa strada di molti gruppi che non hanno raccolto in proporzione a quanto meritato. Dopo la bellezza di sette demo e due album più altre uscite minori, gli olandesi decisero di sciogliersi nel 1989 coi componenti che confluirono in vari gruppi (Medallion, Mindscape, Syrenade, Vangouw, Hot Legs e Wild Ride), salvo tornare attivi nel 2005. Da lì in poi tre album e alcuni singoli, fino a giungere adesso a Planet Metalhead. Chiaramente, viste le premesse, l’impianto di un lavoro come questo non può che essere basato un heavy metal classico che però, vuoi per la convinzione con cui viene suonato, vuoi per la sicurezza con cui le canzoni sono state scritte, riesce lo stesso a suonare fresco. La formazione conserva 2/5 di quella originale (il cantante Robert van Haren e il chitarrista Rick Bouwman, il nucleo centrale), cui si affiancano adesso tre musicisti esperti e ben calati nella realtà Martyr. Quello che ci si aspetta dall’ascolto è quindi una serie di metal anthem in pieno stile anni 80 e i Martyr soddisfano in pieno le aspettative fin dai titoli dei brani. Dieci belle canzoni che inevitabilmente ricordano i grandi del periodo (a loro volta in buona parte ancora attivi), tra inni dotati di ritornello da cantare sotto il palco come Raise Your Horns, Unite! - con un titolo simile lo si intuisce senza nemmeno ascoltare il pezzo - altri più epici come Demon Hammer e altri ancora più tipicamente concepiti per sbattere la testa durante i concerti (Children of the Night, Metal Overdrive, La Diabla!, Diary of a Sinner), con il pugno destro alzato e un bicchiere di birra nella sinistra. Molte le canzoni contenenti richiami al power anni 80, per esempio Fire of Rebellions, uno dei singoli estratti, o Church of Steel. Non mancano ovviamente la power ballad, che in questo caso è pure piuttosto oscura, intitolata No Time for Goodbyes (altro singolo) e un finale semi-acustico, malinconico e bene arrangiato come Wings in a Darkened Soul.
I Martyr sono bravi, Planet Metalhead è un buon disco e anche se il momento topico per il gruppo è passato da tempo e non gli ha riservato le soddisfazioni che avrebbero meritato (sono comunque famosi in Giappone e hanno suonato con Manilla Road, Lizzy Borden, Saxon, Iced Earth e Trivium), questi musicisti di Utrecht dimostrano di poter reggere tranquillamente la scena odierna di riferimento. L’album in analisi è concepito e suonato bene, le canzoni sono gradevoli e qualche buon momento si vive anche dal punto di vista tecnico. Insomma: gli appassionati di metal classico possono trovare - o ritrovare - un gruppo valido cui interessarsi e una proposta musicale da preservare. Forse fuori tempo massimo per tanti, ma non per chi con certi suoni è cresciuto.
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Raise Your Horns, Unite! 2. Demon Hammer 3. Children of the Night 4. Fire of Rebellions 5. No Time for Goodbyes 6. Metal Overdrive 7. La Diabla! 8. Diary of a Sinner 9. Church of Steel 10. Wings in a Darkened Soul
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Line Up
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Rop van Haren (Voce) Rick Bouwman (Chitarra) Geoffrey Maas (Chitarra) Vinnie Wassink (Basso) Rick Valcon (Batteria)
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