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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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Mournful Congregation - The Exuviae of Gods Part I
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17/09/2022
( 1393 letture )
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Chi ama il doom e le sue declinazioni è abituato ad attendere anche parecchi anni una nuova pubblicazione dei propri artisti preferiti. Un genere per antonomasia refrattario alle mode è di rimando anche incurante dei tempi regolari e cadenzati che scandiscono le uscite musicali in altri ambiti. Il fascino arcano di questi musicisti, abituati a muoversi perennemente nell’ombra di generi maggiormente in voga, è in parte originato da un’integrità artistica lontana da ogni concetto di successo o appagamento personale, dove la ricerca dei propri ideali di perfezione può comportare una dilatazione estrema delle uscite discografiche. Non a caso i Mournnful Congretation avevano dato alla luce il loro ultimo full legth nel 2018, The Incubus of Karma, ben sette anni dopo The Book of Kings, facendo soffrire non poco i fan in spasmodica attesa. Così l’annuncio della pubblicazione, nell’arco di 2022, di ben due EP ha fatto sorridere coloro che erano rassegnati ad attendere ere geologiche per l’arrivo di nuovo materiale inedito della compagine doom australiana. Non esattamente una cadenza frenetica, certo, ma nemmeno l’ennesimo stillicidio intervallato da lunghi ed inquietanti silenzi. La pubblicazione di The Exuviae of Gods Part I vuole essere dunque un segnale forte e chiaro che i Mournful Congregation sono vivi e vegeti e che del nuovo materiale è pronto per l’ascolto di chi è rimasto deliziato dall’ultimo clamoroso ed imperdibile album.
Un EP lungo la bellezza di 37 minuti, contenente due inediti e un brano riregistrato per l’occasione, The Exuviae of Gods Part I si articola e si muove sulle linee guida di The Incubus of Karma, mantenendone lo stile e gli arrangiamenti. L’opener, Mountainous Shadows, Cast Through Time, suite di quasi quindici minuti, esemplifica il livello qualitativo eccelso raggiunto dalla band, sfoggiando quella capacità maturata nel tempo di coniugare il doom in tutte le sue sfumature, dai riff rocciosi alle sezioni più lente e dilatate dove suggestivi paesaggi sonori e le atmosfere evocate dalla musica, la fanno da padrone. Come per molti componimenti di The Incubus of Karma, il brano si dipana su uno schema rodato, dove la base portante dei riff lascia spazio ai fraseggi che ne riprendono ed articolano il pattern, per poi sfociare infine in lunghi assoli che amplificano ulteriormente la portata evocativa della composizione, in una naturale progressione verso la melodia e ritorno. La voce greve di Damon Good scandisce ed accompagna questi passaggi, mutevole e fluida nell’adattarsi al registro a volte duro e cupo, a volte solare della canzone. The Exuviae of Gods, title track strumentale, lascia spazio al lavoro delle chitarre di Justin Hartwig, Damon Good e Ben Petch a loro agio sia nei passaggi più ariosi e malinconici, appannaggio delle partiture acustiche, che nei momenti più massicci e granitici dove l’elettricità cavalca un brano in perfetta sincronia e risonanza con la composizione The Incubus of Karma, guarda caso title track del full length precedente. An Epic Dream of Desire, posta in chiusura, è la riregistrazione dell’omonimo demo del 1995, pubblicato agli albori della carriera della band di Adelaide. Rispetto all’originale, grezza e poco rifinita, la nuova versione nasce a nuova vita grazie ad una band più matura e consapevole, congiuntamente ad una produzione più raffinata, seppur rispettosa, che permette ad una gemma sepolta nel passato recondito della band, di brillare di nuova luce. Chitarre ancora una volta sugli scudi grazie ad un intreccio che coniuga malinconia e trasporto epico. Interessante la scelta di mantenere le parti vocali sospese tra lo spoken word ed il sussurro. Una decisione che rispetta gli arrangiamenti della versione originale, ma che forse rinuncia alla carica interpretativa e alla progressiva crescita espressiva di Damon Good negli anni, a suo agio ormai in tutti registri della musica estrema.
In soli tre brani, i Mournful Congregation tornano a scalare vette qualitative che in pochi sono stati in grado di raggiungere con questa regolare e naturale frequenza. Le composizioni inedite, come era già avvenuto in The Incubus of Karma, allontanano la band australiana ulteriormente dal funeral doom degli esordi, facendola approdare ad un doom più tradizionale, ma sempre e comunque fortemente connotato dal dna unico di artisti che nell’arco di una carriera trentennale, non hanno mai commesso un passo falso. Se The Exuviae of Gods Part II saprà mantenere questo livello, ancora una volta ci troveremo a ribadire una verità ovvia e scontata: il doom contemporaneo ha da anni ormai trovato uno dei suoi più carismatici protagonisti; per troppo tempo relegati ingiustamente nelle retrovie, i Mournful Congregation possono e devono divenire appannaggio dei numerosi appassionati del metal in generale, che ancora non li conoscono. E’ giunto il momento che la congregazione diventi un popolo.
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7
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Ascoltato anche questo dopo aver sentito il Successore.. Ho fatto il cammino inverso ma il risultato non cambia.. Due Ep interscambiabili.. Qualità sempre alta della Proposta.. Francamente, rivolgendomi in maniera pacata al Recensore, avendo dato 85 alla Prima parte, avrei confermato il Voto anche al secondo Ep dal momento che non trovo differenze sostanziali. |
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6
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Band ingiustamente relegata per anni nelle retrovie del Metal estremo, forse anche a causa della provenienza geografica.
In realtà una band tra i pilastri del Funeral Doom e che, a differenza di altre band, ha saputo rendere il proprio sound sempre più personale e riconoscibile.
Questo EP porta avanti questa evoluzione, tanto negli inediti quanto nella rivisitazione del brano demo.
Tale musica può piacere o no, ma nessuno può negare la grandezza di questa band. |
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5
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devo ancora assimilare il precedente disco, ottima band |
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1
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Band, nel suo genere, veramente eccellente.. Unica. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Mountainous Shadows, Cast Through Time 2. The Exuviae of Gods 3. An Epic Dream of Desire
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Line Up
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Damon Good (Voce, Chitarra, Tastiera) Justin Hartwig (Chitarra) Ben Petch (Chitarra) Ben Newsome (Basso) Tim Call (Drums)
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