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Mournful Congregation - The Exuviae of Gods Part II
14/07/2023
( 1175 letture )
La pubblicazione a solo un anno di distanza del gemello oscuro e seguito dell’EP The Exuviae of Gods Part I, sempre per Osmose Productions/20 Buck Spin Records, non può che fare festeggiare e gioire (con morigerato e flemmatico entusiasmo) i fan dei Mournnful Congregation, abituati ad attendere tempi ben più lunghi per le nuove produzioni della band australiana, non esattamente prolifica nell’immettere sul mercato materiale inedito. La seconda e complementare parte di un ambizioso progetto, The Exuviae of Gods Part II, ad opera della stessa identica formazione del primo capitolo, riflette in tutto e per tutto il suo predecessore nella struttura, costituito da due brani inediti e da una vecchia demo riarrangiata e risuonata per l’occasione, il tutto racchiuso ancora una volta da una copertina ad opera dell’illustratore Karmazid. Come la muta della pelle citata nel titolo anche questo nuovo capitolo si confronta con il passato remoto della band, riportando alla luce una delle radici oscure che hanno permesso la crescita e la metamorfosi della creatura che sono oggi i Mournnful Congretation.

Non a caso l’onore di aprire The Exuviae of Gods Part II spetta proprio a Heads Bowed, traccia risuonata e riesumata dalla demo del 1995, An Epic Dream of Desire. Il brano si attesta su ritmi lenti e marziali; la sezione ritmica condotta da Ben Newsome al basso e da Tim Call alla batteria scandisce inesorabile il tempo che accompagna l’incedere delle chitarre. Le asce di Justin Hartwig, Ben Petch e Damon Good si sdoppiano in un percorso parallelo giocato sui contrasti tra luce e tenebra, dividendosi tra i fraseggi melodici e ariosi e i riff portanti, profondi e sulfurei. A domare queste onde cupe e tumultuose c’è la voce, a volte sussurrata e a volte ruggente di Damon Good, che dona ulteriore spessore ad una composizione che, nonostante tragga origine da una vecchia demo, mostra come, fin dagli albori, i Mournnful Congregation fossero già maestri di un songwriting di grande spessore. Un arrangiamento più curato nel dare risalto a tutti i membri della band, ma comunque rispettoso del brano originale, ed una produzione potente e all’altezza fanno il resto, conferiscono nuovo splendore ad un antico gioiello che rischiava di venire sepolto dalle sabbie del tempo. The Forbidden Abysm riprende invece lo stile di alcune delle ultime produzioni della band australiana, vicine al doom più canonico. Le atmosfere di liturgico raccoglimento fanno spazio ad un brano più compatto e massiccio, relativamente breve per gli standard dei Mournnful Congregation (meno di nove minuti), dove i cinque musicisti danno sfogo ad una furia primordiale che esplode in repentine e sinistre accelerazioni di matrice death doom. A The Paling Crest, lunga suite di diciotto minuti, spetta il compito di chiudere The Exuviae of Gods Part II e lo fa nel migliore dei modi: quando si tratta di gestire e colmare tempi lunghi e dilatati i Mournnful Congregation dimostrano ancora una volta di essere tra le migliori realtà del genere. Lunghe sezioni melodiche condite da intermezzi interamente acustici che riconducono al folclore popolare, si alternano a riff armonizzati, molto più vicini in questo caso all’epic doom. Si viene a creare così un movimento ondivago che alterna momenti di solenne raccoglimento crepuscolare ad altri di pathos eroico, sui quali svetta la chitarra solista, vera protagonista del brano, a ricamare e dipingere, ancora più che il canto, trame e suggestioni attraverso melodie senza tempo.

L’insieme dei due capitoli di The Exuviae of Gods ci mostra una band indubbiamente padrona del proprio destino e incapace di sbagliare, anche quando si tratta di recuperare e riproporre composizioni degli albori ed integrarle nel tessuto connettivo di opere recenti. Rimane il mistero, per ora imperscrutabile, di capire come suoneranno i Mournnful Congregation nelle prossime pubblicazioni di materiale inedito, se chiuderanno il cerchio che li lega al passato delle prime demo o se saranno ancora una volta autori di suite magniloquenti, articolate e complesse, dove rocciose architetture elettriche emergono come titani nella melodia di orchestrazioni epiche e di intimi ed introspettivi intermezzi acustici. Qualunque sarà la strada intrapresa dalla band di Adelaide, ad attenderli all’arrivo della nuova tappa ci saranno ancora una volta i fedelissimi, incuranti di mode effimere e per nulla scoraggiati dalle lunghe pause tra una pubblicazione e l’altra, consci che ancora una volta l’attesa sarà ampiamente ripagata.



VOTO RECENSORE
82
VOTO LETTORI
93.66 su 3 voti [ VOTA]
d.r.i.
Martedì 25 Luglio 2023, 21.59.52
4
Altra ottima uscita per un grande gruppo
LUCIO 77
Martedì 25 Luglio 2023, 21.55.39
3
Grande Ep questo.. Effettivamente il Gruppo ha la capacità di suonare Brani dal minutaggio dilatato, che non stancano all\'ascolto.. Andrò sicuramente a sentire l\'Ep precedente..
Pete over the world
Venerdì 21 Luglio 2023, 8.14.49
2
La mia band preferita. 100.
Ezio
Sabato 15 Luglio 2023, 13.40.00
1
Sempre sul pezzo, album all\'altezza del loro nome che portano,bravi anche stavolta
INFORMAZIONI
2023
Osmose Productions / 20 Bucks Spin Records
Doom
Tracklist
1. Heads Bowed
2. The Forbidden Abysm
3. The Paling Crest
Line Up
Damon Good (Voce, Chitarra, Tastiera)
Justin Hartwig (Chitarra)
Ben Petch (Chitarra)
Ben Newsome (Basso)
Tim Call (Batteria)
 
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