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Van Der Graaf Generator - H to He, Who Am the Only One
15/04/2023
( 1415 letture )
Si tende a considerare H to He e Pawn Hearts come le due pietre miliari della discografia degli inglesi Van Der Graaf Generator, i due diamanti più lucenti. Due dischi facenti parte di quell’olimpo progressivo che tra gli anni ’60 e ’70 hanno costituito le fondamenta della musica mondiale presente e futura, insieme alle grandi opere di Genesis, Pink Floyd, King Crimson e compagnia cantante. H to He in particolare, terza opera del gruppo, è un lavoro estremamente eterogeneo che, dunque, sfugge agilmente a definizioni fatte di compartimenti stagni concettuali. Non si parla infatti di un disco granitico con un solo concept o inamovibili scelte compositive, quanto piuttosto di musica che incarna la quintessenza del genere, proponendo un quadro impressionista di svariati leitmotiv incapace di trasudare vecchiaia: non è forse il compito dell’arte quello di andare oltre le rughe?

L’opener “Killer” ci getta in climi subacquei malinconici e al contempo scanzonati. Il pezzo raffigura uno squalo tanto carnefice quanto vittima, vittima delle sue stesse azioni che lo gettano inevitabilmente in una triste solitudine. Ciò si concretizza nei giri iconici di sassofono di Jackson lungo la prima strofe e nei groove eccezionali di Evans, i quali arricchiscono il viaggio squisitamente psichedelico imbastito dal gruppo, che per questo non dimentica di inserire un che di oscuro allo sfondo. House with No Door abbassa invece il tiro e abbraccia la forma della ballata per pianoforte in cui il perno è sicuramente il comparto lirico e le soffici linee strumentali: il sassofono lascia il posto al flauto, le chitarre al basso, ma l’anima dei Van der Graaf permane. Il tema della solitudine creata dalla propria distruttività torna subito nella successiva in The Emperor and his War-Room, ricalcando l’idea già presentata in apertura con Killer ma in un viaggio climatico bipartito in due parti ben caratterizzate -per certi versi agli antipodi tra loro: The Emperor punta ad atmosfere accattivanti in cui i protagonisti sono senza dubbio le tastiere e il cantato tagliente di Hammill, The Room all’orecchiabilità e alla frenesia progressive più pura; il duetto viaggia però come un uno organico, sia da un punto di vista concettuale che compositivo, venendo separato “soltanto” dal grandioso assolo di Robert Fripp -insomma, non il primo che passava di là. Lost, sulla stessa scia della precedente, si suddivide anch’essa in due movimenti. Il percorso è fatto di toni jazz, cambi repentini di registro e linee vocali di grande gusto e maturità. Si parla di uno dei pezzi migliori della band, per costruzione e idee, in cui il romanticismo e il songwriting si mostrano coniugati con estrema naturalezza. Hammill è immenso in più di un’occasione e certe linee al microfono sono realizzate appositamente per imprimersi a vita nella testa degli ascoltatori. Il disco viene chiuso dall’unico pezzo “debole” o, per meglio dire, dell’unico pezzo carente di una forte idea compositiva allo sfondo. Pioneers Over C è difatti un brano che inizia concentrandosi totalmente su un’atmosfera spaziale minimalista e su influenze art-rock, per finire poi in un tripudio di frenetici fraseggi strumentali invero manchevoli di una forte idea melodica o compositiva tout court, sembrando in certi momenti inconcludente. Si parla però di una sbavatura nella coerenza di una delle opere più interessanti del progressive rock di matrice classica e non.

Un platter che seppur sia meno iconico e pioneristico rispetto a lavori limitrofi, ha saputo incidere il proprio nome sulle labbra dei cultori grazie a una freschezza strumentale e un pathos melodico a suo modo indimenticabile, amabile ancora oggi dopo più di cinquant’anni.



VOTO RECENSORE
86
VOTO LETTORI
89.12 su 16 voti [ VOTA]
Renaissance53
Mercoledì 21 Agosto 2024, 19.26.45
6
H to He è il primo album dei VDGG che ho comprato e ho consumato per i ripetuti ascolti. A distanza di tanti anni scopro sempre qualcosa di nuovo in questo lavoro (beh, forse sarà il lavoro di rimasterizzazione che ha reso più distinti i suoni degli strumenti e della voce). Tutti i brani sono di un livello altissimo, ma House With No Door è davvero toccante; qui Peter Hammill si supera sia nel canto che nelle liriche. A mio avviso H to He si pone a livello dei capolavori del prog, insieme a In the Court dei King Crimson, Nursery Crime dei Genesis, Aquiring the Taste dei Gentle Giant, Tick as a Brick dei Jethro Tull, Close to the Edge degli Yes qualche altro (Caravan - In the Land of Pink and Grey, Renassaince - Renassaince first album 1970 etc)
Philosopher3185
Martedì 3 Ottobre 2023, 19.58.53
5
House with no door,mi ha cambiato la vita...non riesco piu\' a levarmela dalla testa.Il Doom e il gothic metal prima che questi generi nascessero.Impressionante!
Lele 13,5 DiAnnṏ
Martedì 18 Aprile 2023, 9.55.47
4
Una cover di Killer è già stata incisa, non da un gruppo metal ma da una band prog (italiana) non più in attività
Mauroe20
Martedì 18 Aprile 2023, 0.48.42
3
Pietra miliare che non può di certo mancare nella propria collezione di dischi.Voto 90
TubifeX
Lunedì 17 Aprile 2023, 23.22.31
2
@Le Marquis de Fremont: ci hanno pensato i Death SS in Black Mass, che riprende pari pari la fine di White Hammer da The Last We Can Do. Tornando al disco, dei Van der Graaf amo tutto. E\' il loro modo di concepire la musica che mi affascina: pochi o nulla tecnicismi rispetto ai colleghi del periodo e una drammaticità che ti devasta. Hammill mostro di bravura canora poco celebrato, capace di passare dalle ninna nanne ad urla sguaiate che tanto ispireranno Johnny Rotten (lo dice lui!). Come essere complessi sfruttando la tecnica emotiva invece di quella strumentale.
Le Marquis de Fremont
Lunedì 17 Aprile 2023, 16.43.07
1
Beh, dire che è \"meno iconico e pionieristico rispetto a lavori limitrofi\", anche no. Lo metto alla pari di Pawn Hearts e poco sopra \"The Least...\". Mi ricordo che Killer era uno dei pezzi più richiesti ed acclamati in sede live e mi piacerebbe che qualche metal band facesse con le chitarre in distorsione quello che fa Jackson con i sax, sarebbe interessante come cover. Per il resto, splendida la ballad House with No Door del testo disperato come pochi e Lost, una storia d\'amore finita e rivissuta con grande coinvolgimento, quasi teatrale. E non trovo Pioneers Over C \"debole\" ma sullo stesso livello delle altre composizioni. Qui siamo al top del progressive Inglese anche se sul lato più cupo e condivido il temine del recensore \"impressionista\". Non si può non avere questo capolavoro. Au revoir.
INFORMAZIONI
1970
Charisma Records
Prog Rock
Tracklist
1. Killer
2. House with no Door
3. The Emperor in his War-Room
- a) The Emperor
- b) The Room
4. Lost
- a) The Dance in Sand and Sea
- b) The Dance in the Frost
5. Pioneers Over C
Line Up
Peter Hammill (Voce, Chitarra, Piano)
Hugh Banton (Voce, Organo, Piano, Basso)
David Jackson (Voce, Sassofono, Flauto)
Guy Evans (Batteria, Timpani, Percussioni)

Musicisti ospiti
Nic Potter (Basso nelle tracce 1, 3 e 4)
Robert Fripp (Chitarra elettrica nella traccia 3)
 
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