|
27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
|
|
Babymetal - The Other One
|
26/05/2023
( 1803 letture )
|
Le paladine del kawaii metal sono tornate ed il primo aprile è passato quindi niente scherzi… Le Babymetal hanno pubblicato il loro quarto album, The Other One, via Cooking Vinyl il 24 marzo 2023. Potremmo definire il trio giapponese una perfetta trovata commerciale e in effetti lo è, ma sarebbe superficiale ridurre a questo il successo riscosso nelle scene di tutto il mondo con la loro combinazione, per noi occidentali poco convenzionale, di heavy metal e j-pop. Tale tipo di sperimentazione in realtà non dovrebbe stupire molto perché non è così originale o recente: ormai da tempo il metal ha subito le contaminazioni (più disparate e più o meno riuscite) di varie e diverse sonorità; non è stato fatto altro che miscelare il metal al genere Idol giapponese con la sovrapposizione di tematiche zuccherose e talvolta infantili alle basi heavy o "core".
È invece molto interessante capire come si è arrivato a questo accostamento e per fare un'analisi più approfondita bisogna tornare alla subcultura gyaru, nata negli anni ’70 ed esplosa tra le teenager solo negli anni ’90, ma divenuta una delle più longeve e prolifiche del Giappone. Le subculture sono il modo migliore per scoprire gli aspetti più nascosti di una società e sono spesso il riflesso della situazione generale di un paese, dei suoi modi e costumi, e tale movimento è riuscito a mutare, evolversi e adattarsi a livello generazionale riuscendo a rinnovarsi attraverso la formazione trasversale di altre piccole subculture ben distinte che si sono susseguite negli anni e che hanno permesso alle gyaru di continuare a sopravvivere come struttura portante delle liceali giapponesi. La moda era il fulcro di queste ragazzine che si distinguevano in due tenute intercambiabili: le uniformi scolastiche (inizialmente rigurgitate e divenute invece poi simbolo di vanto giovanile) ed un look chic, pacchiano e appariscente fatto di minigonne, abbronzature, unghie elaborate, capelli tinti, accessori griffati il cui “quartier generale” era collocato nella famosa torre 109 di Shibuya, famoso centro commerciale ed epicentro della moda giovanile di Tokyo. Tale cultura è stata resa famosa da riviste diffuse in tutto il Paese come Egg, Cawaii o Happie (corrispettive del nostro Cioè per capirci). Il termine “ombrello” è rimasto, ma si è evoluto e distinto nelle caratteristiche e nei vari ambiti della società: ha influenzato incredibilmente la cultura manga, serie televisive, videogiochi, spot commerciali, nonché la scena musicale che ha portato ad una proliferazione di band pop che abbracciavano molti generi introducendo elettronica, dance, hip-hop, soft rock, soul ed il metal non poteva certo rimanerne escluso. Il termine kawaii poi, nato negli anni ’80, è un aggettivo traducibile in “grazioso”, accostabile soprattutto alla cultura manga ed ai simpatici pupazzetti, come Hello Kitty, simboli fondamentali nella cultura giapponese. Essa è ormai entrata da tempo nel linguaggio comune del paese del Sol Levante ed è stata poi accostata al termine Idol, teenagers popolari nel mondo dello spettacolo, modelli l’ispirazione per le giovani generazioni che dovevano apparire perennemente belle senza difetti e con sorrisi smaglianti. Lo scopo era dare un’immagine di una vita perfetta, fatta di fama e lusso, guidata però dalle agenzie discografiche, che ne controllano persino la dieta da seguire per risultare perennemente impeccabili. Agenda piena, fatta di prove su prove, live, apparizioni su media nazionali, eventi social, meet & greet, con iniziali guadagni da fame e impossibilità di avere una vita privata o dichiarare una relazione sentimentale per poter mantenere un’apparente senso di raggiungibilità verso fans talvolta ossessionati ai limiti dello stalking. Se poi vediamo un seguito adolescenziale verso le boy band, quando parliamo dei girl group l’età media dei sostenitori maschili si alza considerevolmente nei confronti di ragazzine che iniziano la loro carriera Idol intorno ai 15 anni circa. Ci siamo capiti no?
Il contatto con il mondo della moda è connivente, esibendo spesso le tipiche uniforme giapponesi e allacciandosi quindi alla subcultura ko-gyaru sopracitata. Arrivando al punto, il mix di pop giapponese e heavy metal era inevitabile ed ha dato vita al kawaii metal di cui le Babymetal sono precursori. Il progetto è stato fondato come sotto-unità del gruppo femminile giapponese a tema scolastico Sakura Gakuin, dall’idea del produttore Key "Kobametal" Kobayashi che nel 2009 ebbe l’idea di reclutare tre bambine che non avevano nemmeno la più pallida idea di cosa fosse il metal per formare un gruppo intorno alla figura di Suzuka Nakamoto “Su-metal”, affiancata da Yui Mizuno “Yui-metal” e Moa Kikuchi “Moa-metal”; età media 12 anni. Il loro primo singolo Doki Doki Morning fu lanciato nel 2011. Il successo arriva qualche anno dopo, nel 2014, quando le Babymetal hanno caricato su Youtube il loro primo singolo Gimme Chocolate e da quell’esordio sono arrivati altri due Lp, Metal Resistance del 2016 e Metal Galaxy del 2019, oltre all’abbandono del gruppo, per motivi personali o di salute, di Yui Mizuno e la sua sostituzione con la neoentrata Momoko Okazaki “Momo-metal”. La sostituzione non dovrebbe nemmeno essere un problema, in quanto pratica nella norma per un gruppo di Idol giapponese.
The Other One è un disco pensato come concept, definito Metalverse, e descrive 10 mondi paralleli diversi rappresentati in modo estremamente melodico, ma con dei punti djent esaltanti, liriche quasi interamente in giapponese che continuano a dare un target preciso del pubblico a cui si rivolge ma con spunti incredibilmente anni ’90 che sfiorano le T.a.t.u. (nella robotica Believing) e persino gli Aqua, rendendole perfette per sigle anime. La traccia introduttiva, METAL KINGDOM, è sicuramente evocativa rispetto al tema puntando sull’epicità, la seguente Divine Attack risulta piatta oltre ad avere di buono i riff metalcore, un po' come i tecnici e velocissimi avvitamenti progressive-djent di Mirror Mirror in cui però la voce citofonata di Su-metal risulta al limite del fastidioso; ciononostante è in continuo miglioramento, negli acuti e nei vibrati, così come il suo inglese, ma nessun brano contiene melodie memorabili capaci di agganciarsi alla memoria. MAYA è un altro brano accattivante tra gli oltre 41 minuti, una pioggia elettrica alla Disturbed in cui gli incisi continuano a premere tasti caramellosi tipici dell’Idol-singing nipponico; il picco assoluto è la techno-metal-dance METALIZM, arabeggiante nell’idea vocale e nel solo, tirata nella ritmica e profonda nell’EDM mentre, insieme a Time Wave, i brani finali sono probabilmente i più scarsi, in cui si annaspa tra l’incomprensibile lingua giapponese e la noia vocale del trio. La traccia di chiusura, THE LEGEND, non si fa mancare nemmeno un sostegno di sax per essere, oltremodo, banale. La cosa paradossale nonché il problema più grande tuttavia è che le Babymetal si sono avvicinate più che mai all'egemonia occidentale dell'alternative metal mainstream sputando fuori un disco maturo e ben impacchettato, ma che non riesce quasi mai a fare colpo, portando il pubblico occidentale ad usufruire del disco con un ascolto passivo e poco entusiasmante. La produzione è assolutamente di alto livello anche se a volte troppo omogenea e la qualità degli strumentisti è sempre eccellente, con la parte kawaii ovviamente sempre in primo piano, in cui Su-metal è l’assoluta protagonista e le due compagne ne sono solo il supporto, che però fatica sempre a rendersi riconoscibile e memorizzabile nei ganci melodici in un disco leggermente più cupo, maturo e meno bambinesco.
Il fatto che The Other One sia un prodotto commercialmente costruito è indubbio, ma questo è un concetto ormai sdoganato in Giappone e, se è pur vero che sono evidenti i limiti “etici” e musicali del progetto, le Babymetal si dimostrano un progetto concreto e consolidato di un genere ormai florido e interessante (soprattutto quello "core", vedi Hanabie e Hysteric Panic), oltre ad offrire degli spettacoli live di prim’ordine con mega effetti di luce e coreografie tematizzate. Per chi fosse interessato è atteso il loro ritorno in Italia, l’8 dicembre 2023 al Fabrique di Milano. Nel frattempo non ci resta che tenerci qualche pezzo esaltante e tralasciare tutto il resto senza però vedere queste ragazze come il male assoluto. Il metal non è nostro, non ne possediamo i diritti e non è detto che debba essere difeso. Sta a noi distinguere la qualità dalla melma, supportando la prima e scansando la seconda, affinando, con gli ascolti, il nostro spirito critico, vivendo la musica come acquisizione di pura energia benefica e non come qualcosa che deve rimanere immacolato. Quest’ultima strada non farà che tenerci bloccati al passato, come fossili di dinosauri rinchiusi nell’ambra.
In conclusione, quindi, possiamo scegliere di comprendere e analizzare le cause della questione per saperci arrabattare tra le proposte commerciali che ci vengono propinate dal mainstream nel tentativo di indirizzare correttamente le nostre scelte e quindi i nostri acquisti, oppure possiamo anche decidere di vivere nella nostra utopica Metal-land fittizia facendoci, come Jack Black in Tenacious D, paladini morali dei valori e del destino del rock, rifiutando di guardare “il mostro” negli occhi. La realtà è che il mondo gira diversamente. Che ci piaccia o no, esso gira in direzione dei like e del Dio denaro. Si chiama capitalismo, bellezza…
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
4
|
Quello delle BabyMetal che oggi sono tre ventenni e quindi mica più tanto Baby, nonostante le critiche é sempre stato un progetto TRASPARENTE, nel senso che fin dall\'inizio si é trattato di un progetto creato \"a tavolino\".
E\' un prodotto pensato in primis per il mercato J Pop - JRock Giapponese e che poi é piaciuto anche nel resto del mondo, magari non al metallaro trucido o al purista, ma comunque anche a una parte di pubblico Metal che ama e conosce il mondo Giapponese.
Ma comunque non vi pensate che a chiunque in Giappone piacciano... andatevi a leggere qualche intervista dei Sigh per farvi un idea.
Tuttavia ci sono diversi gruppi simili in Giappone e anche nella Corea del Sud e a Taiwan credo ci sia qualcosa.
C\'è più di una persona che vorrebbe che si \"occidentalizzassero\", ma in questo modo verrebbero meno quei tratti che fuori dalla zona della estremo oriente le caratterizza in quanto prodotto Giapponese.
Io di questo ho sentito soltanto i singoli e personalmente li trovo piacevoli e ben prodotti. |
|
|
|
|
|
|
3
|
La tua recensione è migliore rispetto a quella di altri siti metal dove si limitano a percularle. Detto questo, per me sto disco è una bomba. A me è piaciuto parecchio. Ok, non son gli Endon o i Funeral Moth, ma rispetto al precedente è più serio, con tematiche mature, grandinate di metal martellante e le melodie zuccherose son ridotte al minimo. Sinceramente per me il migliore.
|
|
|
|
|
|
|
2
|
Mi piacerebbe un bel loghetto sul cd con scritto \"entertainment system\". Tutto ciò va preso così. Qui è tutto costruito in maniera metodica e con nazional disciplina. A quando una confezione con le mutandine usate? |
|
|
|
|
|
|
1
|
...folkloristici....difficile dare un giudizio...comunque divertenti....ottima recensione con spiegazione della cultura giapponese..... |
|
|
|
|
|
INFORMAZIONI |
 |
 |
|
|
|
Tracklist
|
1. METAL KINGDOM 2. Divine Attack – Shingeki 3. Mirror Mirror 4. MAYA 5. Time Wave 6. Believing 7. METALIZM 8. Monochrome 9. Light and Darkness 10. THE LEGEND
|
|
Line Up
|
Su-metal/Suzuka Nakamoto (Voce) Moa-metal/Moa Kikuchi (Voce, Cori) Momo-metal/Momoko Okazaki (Voce, Cori) ISAO (Chitarra) Takayoshi Ohmura (Chitarra) Leda Cygnus (Chitarra) BOH (Basso) Aoyama Hideki (Batteria)
|
|
|
|
RECENSIONI |
 |
|
|
|
|
|