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Darkthrone - Plaguewielder
25/11/2023
( 1285 letture )
Completiamo finalmente la disamina di Metallized della discografia di uno dei più importanti gruppi black metal di sempre e torniamo quindi a parlare dei Darkthrone. Stavolta non ci soffermeremo però sulle fatiche più recenti che sempre creano dibattito tra gli appassionati, ma andremo un po’ a ritroso e tratteremo nuovamente della fase “di mezzo” della carriera del duo; una fase spesso trascurata, certo del tutto differente nello stile e nell’immaginario rispetto a ciò che aveva reso leggendaria la band, ma che, come abbiamo già avuto modo di analizzare, non rinnegava l’anima old-school e riservava ancora ottime soluzioni.

Plaguewielder, uscito nel 2001 per la Moonfog, seguiva a grandi linee le coordinate già tracciate dal precedente Ravishing Grimness: il songwriting, non a caso, fu ancora una volta curato principalmente da Nocturno Culto. Si tratta dunque nuovamente di un disco dall’anima intimamente black metal, ma che, in linea con molte altre uscite coeve, abbandona le atmosfere arcane e notturne dei classici degli anni precedenti, in questo caso in favore di un sound crudo, scarno, primitivo. La produzione risulta altrettanto scarna, ricca di riverberi: la batteria è secca e la distorsione della chitarra grezza ed aggressiva, più che in Ravishing Grimness.
E infatti questo rispecchia anche lo stile, che in generale è più feroce, complesso e ricco di tempi veloci rispetto al predecessore, questo anche grazie ad una specifica richiesta di Nocturno Culto a Fenriz di suonare più aggressivo e “tecnico” rispetto a quanto fatto sul disco precedente; su Ravishing Grimness, infatti, il drummer aveva optato per uno stile minimale che ben si confaceva alla sua particolare concezione musicale ma che rendeva le composizioni un po’ più rocciose, “statiche”.
I testi furono curati come sempre da Fenriz e le tematiche principali, morte, dolore, suicidio, nichilismo, sono influenzate da un particolare periodo di depressione che all’epoca stava attraversando il batterista e paroliere della band: forse non sono i versi più ispirati che abbia ideato, ma certo non sono mai banali o dall’interpretazione scontata.
Il disco ci accoglie subito con due schegge di puro black metal, ovvero Weakling Avenger e Raining Murder: tra riff taglienti, up-tempos, accelerazioni con tanto di blast-beat, e rallentamenti carichi di doppia cassa come non si sentiva forse dai tempi di Soulside Journey, troviamo alcuni dei momenti più violenti dell’intera discografia dei Darkthrone. Le sezioni mid-tempo più “quadrati” e rockeggianti ricordano soprattutto i Satyricon dell’epoca, a cavallo tra Rebel Extravaganza e Volcano. Una differenza che si nota subito rispetto al passato della band, e quindi ad un periodo in cui la composizione era ad appannaggio quasi del solo Fenriz, è la varietà che caratterizza i brani, che al loro interno vedono svilupparsi molti riff differenti, spesso relativamente complessi, e numerosi cambi di tempo anche repentini, caratteristiche che certo prima non potevano essere associate alla musica del duo di Oslo. Discorso che si applica infatti in misura minore a Sin Origin, l’unico brano curato da Fenriz: un mid-tempo dal sapore black ‘n roll, che si destreggia tra un incipit che ricorda gli Hellhammer e dissonanze quasi à la Voivod, prima di concludersi con il lento e deprimente arpeggiare di poche note della chitarra distorta. Command comincia severa, dall’andamento quasi marziale, per poi abbandonarsi ad atmosfere epiche e malinconiche che richiamano il black metal degli albori, e concludersi quindi con un energico refrain in up-tempo in cui la solita prova magistrale di Nocturno Culto al microfono, è coadiuvata dai “cori” di Apollyon degli Aura Noir e Sverre Daehli degli Audiopain. I, Voidhanger è forse il pezzo meno ispirato del lotto, costruito quasi interamente su un riff non memorabile, esplode però piacevolmente nel finale con una melodia più avvincente e la batteria a gettarsi nuovamente in blast-beat serrati. Conclude l’opera Wreak, brano più lungo e forse più complesso del disco, nel suo incedere feroce e thrashy dell’incipit ricorda quasi gli Aura Noir, per poi tornare su coordinate più classicamente black e intrinsecamente Darkthrone.

Plaguewielder, come il suo “fratello gemello” Ravishing Grimness rappresenta dunque un disco sicuramente sottovalutato e ingiustamente criticato soprattutto all’epoca della sua uscita: il fatto che un sound differente da quello dei vari Under a Funeral Moon, Transilvanian Hunger ecc. ma certamente ancora fortemente old-school fosse scambiato per un sound “moderno” e che addirittura venisse criticata la copertina perché “colorata” o comunque dissimile dalle copertine dei dischi storici, fotografa una fan base e una critica allora probabilmente non pronta, in larga parte, a metabolizzare i cambiamenti che attraversavano la scena black metal.
Avendo però noi il privilegio di poter guardare a quest’opera in retrospettiva, possiamo senza dubbio concludere che Plaguewielder è un disco che riserva dei momenti di puro black e di pura essenza Darkthrone, e perciò merita di essere riscoperto e rivalutato.



VOTO RECENSORE
75
VOTO LETTORI
84.33 su 12 voti [ VOTA]
Ezio
Lunedì 27 Novembre 2023, 18.46.37
10
Album che adoro, grazie per la recensione.
No Fun
Lunedì 27 Novembre 2023, 18.39.00
9
Questo non ce l'ho, come diversi della fase intermedia. Li avevo ascoltati, in particolare questo dato che ero incuriosito dalla traccia I, Voidhanger perché è il nome di una ottima label italiana e pensavo quindi che la canzone fosse degna di nota. Ci torno sopra. Mi piacciono parecchio quelli successivi, in particolare Cult, Black Flags (Norway in September è una delle mie preferite dei Darkthrone) e Artic Thunder sono dei gran dischi, quelli dopo invece non mi hanno entusiasmato.
Spirit of the forest
Lunedì 27 Novembre 2023, 18.24.46
8
Io li apprezzo per i lavori degli anni 90,che simboleggiano perfettamente l'autentico significato del black metal.Le produzioni successive non mi stimolano.
dariomet
Lunedì 27 Novembre 2023, 18.00.39
7
sottoscrivo i dischi citati da Galilee e aggiungo underground resistance
Galilee
Lunedì 27 Novembre 2023, 15.50.07
6
Secondo me questo, esclusi gli ultimi arrivati, appartiene al periodo meno a fuoco della band. Poi per fortuna si sono ripresi di brutto sfornando 4 titoli che definirei quasi i migliori di tutta la loro carriera. Cult, FOAD, Black flags e circle. Prima però ci sarà il mediocre sardonic wrath
Aceshigh
Lunedì 27 Novembre 2023, 15.01.17
5
Escludendo il periodo fino al ‘95, questo è con ampia probabilità il loro album che preferisco, anche più del precedente (comunque molto bello). Plaguewielder ha forse qualche accelerazione e un pizzico di varietà in più rispetto a Ravishing, il che me lo fa preferire… al fotofinish. Voto 82
DaveHC
Sabato 25 Novembre 2023, 23.08.41
4
Preferisco Ravishing Grimness, ma devo ammettere che questa fase dei Darkthrone è quella che riascolto sempre più volentieri, anche rispetto ai capolavori dei primi anni 90.
Tino
Sabato 25 Novembre 2023, 21.52.13
3
Grande disco anche se in questa fase si assomigliano un po\' tutti. Band leggendaria
Legalisedrugsandmurder
Sabato 25 Novembre 2023, 21.16.29
2
Il periodo 1991-1995 è insuperabile, ma anche dopo hanno ottime cose tipo questo. Forse alzerei un po\' il voto
azaghtoth84
Sabato 25 Novembre 2023, 21.02.59
1
85 per me, questo disco risulta più centrato di ravishing grimness sia a livello di atmosfere che di songwriting. Sin Origin con la sua parte finale ipnotica risulta il brano simbolo dell\' album, ma anche qui è difficile sceglierne uno che spicca sugli altri. 80/100 a Ravishing..... 85/100 a plaguewielder se penso che dopo hanno fatto \"Hate them\" altro disco bomba che chiude una sorta di trilogia coi 2 sopra commentati allora lunga vita ai Darkthrone. Bella rispolverata ma voto troppo basso......peccato
INFORMAZIONI
2001
Moonfog Productions
Black
Tracklist
1. Weakling Avenger
2. Raining Murder
3. Sin Origin
4. Command
5. I, Voidhanger
6. Wreak
Line Up
Nocturno Culto (Voce, Chitarra, Basso)
Fenriz (Batteria)
 
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