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26/04/25
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DARKTHRONE - Slow heavy metal
05/11/2016 (4516 letture)
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A poche settimane dall’uscita di Artic Thunder, atteso ritorno dei norvegesi Darkthrone, il fondatore Fenriz ci ha concesso una piacevole e lunga chiacchierata che ci porta nei meandri più nascosti della band, svelandoci qualche retroscena sulla creazione dell’album e sulla visione che l’iconico e sempre mutevole duo scandinavo ha oggi della musica e del fare musica…
Akaah: Ciao Fenriz, benvenuto su Metallized! Per quest’intervista, vorrei iniziare in un modo un po’ diverso dal solito: che ne diresti se, al posto di cercare di etichettare e presentare io Artic Thunder, fossi tu a parlarne e a descriverlo a modo tuo? Che significato ha questo album per voi, dopo una così lunga carriera? Cosa vi ha ispirato? Fenriz: Dopo una carriera così longeva, siamo onestamente grati che qualcuno ancora ci ascolti e che a qualcuno importi ancora di noi! Ritengo che le band più vecchiotte interessino soprattutto alla stampa, mentre i giovani e i fan del metal trovino invece più eccitante scoprire nuovi gruppi! Quanto all’album, in questa sede non posso parlare a titolo di Ted (Nocturno Culto, NdR). Immagino che lui crei musica ispirato dalla sua stessa mente e da se stesso, sedendosi con la sua chitarra e scrivendola così, ma si tratta solo di una mia mera ipotesi. Quanto a me, avevo un’idea sola in testa, quella che Artic Thunder sarebbe stato un disco più introverso dei precedenti. Il perché? Perché finalmente abbiamo di nuovo il nostro studio (grazie alla volontà di Ted stesso), potendo quindi registrare diverse cose in libertà assoluta, incluse molte canzoni capaci di farci scintillare di gioia gli occhi. In The Underground Resistance, tuttavia, avevamo limato alcuni dei nostri diversi stili, rendendo il tutto più serio, seppur nella sua diversità. Siamo stati molto soddisfatti del risultato e personalmente mi sono lungamente chiesto come riuscire a migliorarlo. Col passare del tempo, il dubbio rimaneva e ci siamo resi conto di avere a che fare con un vero e proprio opprimente album-mammut e di essere di fronte ad un bivio: avremmo dovuto alternativamente o uccidere tale ingombrante mammut, o girarci attorno. Fortunatamente abbiamo optato per la seconda ipotesi e -anche in questo caso, parlo a titolo personale- ho deciso di limare ulteriormente i diversi stili presenti, tra cui quel mio classico modo di scrivere pezzi speed metal ispirato alla scena svedese nel periodo 1983-1985. Cosa mi rimaneva dunque da comporre? Un heavy metal lento. Quando ho poi deciso di iniziare a comporre il disco (all’incirca a metà del 2015), avevo altri quattro full-length in mente. Non intendevo sedermi e copiare qualcosina pari pari da loro, ma utilizzarli piuttosto come guida, scegliendo, al posto di fare una cernita tra i migliaia di album e canzoni che ho ascoltato nella mia vita, escludendo quelli a cui non volevo rifarmi per la mia musica, quelli in cui invece volevo che la mia ispirazione si addentrasse di più. I quattro album in questione erano Journey into Mystery dei Dream Death (1987), Within The Prophecy dei Sacrilege (1987), Mob Rules dei Black Sabbath (1981) e Epicus Doomicus Metallicus dei Candlemass (1986). Dopo aver registrato tutte le tracce, Ted mi ha fornito una copia della release ed è stato lì che mi sono reso conto che nulla di quanto composto mi ricordava i Candlemass, quindi vedi, non ho lavorato come un robot, nulla del genere! Tuttavia, alcuni dei riff mi hanno ricordato gli altri tre album, così come un po’ di Iron Maiden, un po’ di Hellhammer, un po’ dei primi Exodus, un po’ degli Autopsy e dei Necrophagia del 1987, e così via. Un riff per me nasce sempre improvvisamente come un fulmine e devo continuare a canticchiarlo finché non metto le mani sulla mia chitarra o riesco a registrarlo sul mio telefono. Non so come funzioni questo processo in realtà o cosa mi ispiri veramente, so solo che ci siamo io, la mia chitarra e tutta la musica che io abbia mai ascoltato (che, signori e signore, è veramente molta!), seguiti poi da ciò che scelgo e da quel poco che decido alla fine di tenere ed utilizzare.
Ti voglio rivelare ora un segreto: ciò che sto cercando di scrivere ora è ciò che avrei voluto scrivere nel 1988, se all’epoca avessi avuto l’esperienza necessaria, sia scrittoria che alla batteria, e se non ci fossimo così tanto sospinti verso il death metal, come invece abbiamo fatto tra 1988 e 1989. Ciò che sto scrivendo ora è la vera musica dei Darkthrone, il vero ritorno alle origini. Nelle biografie che ci riguardano che puoi trovare online, dicono tutti che siamo partiti come una formazione death metal, mentre è evidente che non è vero, avevamo già allora moltissime ispirazioni diverse.
Akaah: È stato dunque questo ad aver portato il sound di Artic Thunder ad essere così primitivo, con quei riff doom metal mai così tanto presenti prima? Fenriz: Ottimo spirito di osservazione, è proprio così! Si tratta sostanzialmente del mio tentativo di creare, in questa sede, un heavy metal più lento che in passato.
Akaah: Titolo ed artwork di questa nuova fatica sono stati scelti da te personalmente, mentre, al contrario dei precedenti lavori, in Artic Thunder tutti i vocals sono di Ted. Si tratta di decisioni che avete preso fin dall’inizio o di qualcosa di più improvvisato? Fenriz: Tra 2003 e 2013 ho fatto circa 200 escursioni in campeggio in circa 120 posti diversi in una vasta area di oltre 300 kmq attorno ad Oslo. Non sono il tipo da fare molte foto ai falò, ma questo era speciale, con un peculiare sfondo e particolare cielo alle spalle. Appena l’ho visto, ho capito che sarebbe diventato la copertina del disco. In seguito, ho anche scoperto che avrei potuto utilizzare il nome Artic Thunder (già nome di una band thrash/heavy norvegese attiva negli anni Ottanta, NdR) per il nuovo album. Non troppo tempo dopo, mi sono reso conto che con The Underground Resistance eravamo come giunti al capolinea: eravamo ancora soddisfattissimi del risultato, ma necessitavamo di un cambiamento. Pertanto, ho messo da parte la mia smania di cantare e ho voluto che fosse esclusivamente Ted a farlo, anche per dare maggiore compattezza e fluidità alla release, mentre io mi sarei esclusivamente concentrato sulla creazione di metal lento.
Akaah: In passato, hai dichiarato che una larga parte della vostra discografia è stata composta in maniera separata da te e Ted, a volte dividendovi il lavoro a metà, a volte con uno dei due ad occuparsi di più della produzione del nuovo platter, ma sempre in un’atmosfera dove la libertà abbonda e le critiche sono vietate. È stato questo il caso anche questa volta? Fenriz: Sì, esattamente, dopo A Blaze in the Northern Sky, che per altro è stato registrato a pochi isolati da qui, io dissi agli altri: “D’ora in poi ognuno comporrà le canzoni per conto proprio! Tutto verrà poi registrato e non ci dovranno essere critiche!”. E così è stato ed è ancora oggi.
Akaah: Sono ormai passati 25 anni da Soulside Journey e di certo quanto proposto dai Darkthrone si è evoluto ed è cambiato un bel po’. Tuttavia, c’è qualcosa che, da musicista d’esperienza, ti penti sia sparito lungo i tanti anni della tua carriera o che, viceversa, sei felice non sussista più? Fenriz: Gli anni Ottanta sono stati il meglio per il metal e lo saranno per sempre. Gli anni Novanta viceversa hanno rovinato ogni tipo di musica degli Ottanta che mi piaceva e da allora vedo me e molti altri tentare di ricostruire proprio quella magnificenza andata perduta. E penso che stia andando alla grande, la scena è migliorata in particolare dal 2004 e in generale il mondo metal si è ampliato e ha spazio per tutti gli stili e i paesaggi sonori. Ma di certo molto va anche perduto, specialmente tra le tecniche usate per creare un certo sound. Ho nostalgia per esempio di quel combo basso Rickenbacker/batteria usato in diverse uscite tra il 1970 e il 1972, per esempio da gruppi come gli Yes.
Akaah: Sei ancora orgoglioso di tutto quanto prodotto dai Darkthrone? E, dovessi scegliere, ci sono parti della vostra discografia che preferisci in modo particolare? Fenriz: Quando stavo lavorando al cofanetto best of Black Death and Beyond, ho dovuto dare un voto a tutte le nostre produzioni, un po’ come faccio con i promo che voglio tenere per riascoltarli interamente in seguito. Ne è saltato fuori che, statisticamente, i nostri migliori album sono Under a Funeral Moon e The Cult is Alive. Penso che il mio preferito sia proprio Under a Funeral Moon, con il suo freddo ed eccentrico paesaggio sonoro. Non mi piace invece affatto il mio songwriting in Total Death.
Akaah: Qual è il tuo rapporto con la Rete e i social media? Sei attivo sulla pagina Facebook della band e di recente i Darkthrone sono sbarcati su Instagram, ma è qualcosa dopo tutto che ti interessa, anche come modo di rimanere in contatto con i vostri fan, o che piuttosto ti trovi costretto a gestire? Fenriz: Delle foto non me ne frega niente, un nostro fan voleva aprire una profilo ufficiale Darkthrone su Instagram perché era stanco di tutte le pagine fake e Ted gliel’ha permesso, a me non frega nulla. Ho invece diverse pagine su Facebook, due dedicate al calcio, una per dei tornei e una per gli allenamenti settimanali, anche se il calcio in tv non mi interessa, seguo giusto i campionati europei e mondiali, anche se devo dire che assisto ad ogni gara in casa del Kolbotn Fotball Kvinner, una squadra di calcio femminile tra le più vincenti di Norvegia. Inoltre, gestisco la mia pagina BAND of the WEEK e come hai detto la pagina ufficiale della band (quando Ted e la Peaceville l’hanno creata, mi hanno obbligato a iscrivermi a Facebook per poterla gestire!). Sono quindi su FB da soli due anni e sul mio profilo personale ho una cerchia ristretta di amici, che include giornalisti, esperti di musica e qualche fan per mantenere bilanciato il tutto. Ma inrealtà non ho molto tempo per queste cose, al momento ho i soldi, ma non ho tempo per fare quasi niente!
Akaah: Rimanendo in tema, come fai a gestirti tra la vita di musicista impegnato, giornalista musicale, impiegato nell'industria postale, conduttore di uno show radio e ultimamente anche occupato a tuo malgrado in politica e la vita privata? Fenriz: Come detto, il tempo mi manca sempre e non passa giorno in cui non pensi ad andare in pensione, o dal mio lavoro quotidiano o da quello di musicista. Tuttavia, tra due anni non avrò più debiti e avrò bisogno di metà dei soldi che necessito al momento, quindi vedrò al tempo… Akaah: Visto che abbiamo già parlato del tuo sconfinato interesse per la musica, e in particolare quella underground, c’è qualche gruppo che ti sentiresti di consigliarci? C’è niente di italiano che ha catturato la tua attenzione ultimamente? Fenriz: Va detto che io ricevo oltre mille promo l’anno, di cui solo il 25% passa allo stadio successivo, che significa che non li cancello direttamente, bensì decido di ascoltarli per intero e valutarli uno ad uno. Siamo quindi a quota 250 e, diciamo, brani da circa metà di questi riescono a passare su Radio Fenriz. Ma di questi, mi chiedi, quanti mi piacciono a sufficienza da portarmi a comprare la versione in vinile? Non molti in verità, anche perché la mia collezione di vinili è già molto vasta e il tempo per ascoltarli rilassandomi è davvero ridotto. Finora quest’anno ho acquistato i vinili dei Vulture, dei cileni Ripper, Hexvessel, Blood Ceremony, Naevus, Spell, Tarot e comprerò presto quelli dei Virus, Eternal Champion, Sumerlands e pochi altri. Ah, e anche i Black Viper! Da quello che ricordo, nonostante la mole e la velocità con cui i demo si alternano di questi tempi di fronte a me, per gli italiani vorrei citare lo split tra Bunker 66 e Morbo ( Into the Morbid Bunker, NdR), fantastico! Akaah: La nostra intervista volge ora al termine, c’è qualcos’altro di cui vorresti parlarci o qualcosa che vuoi aggiungere per i nostri lettori e i vostri fan italiani? Fenriz: Vorrei parlare ancora un po’ della genesi di Artic Thunder. Quando sono tornato a casa, qui a Kolbotn/Tårnåsen tra 2013 e 2014, mi sono trasferito a circa 200 metri dal nostro vecchio studio. A quei tempi, ai nostri esordi, c’era la guerra fredda ed ogni località con almeno 350 abitanti doveva avere il suo proprio rifugio antiaereo, grande a sufficienza per poter ospitare tutti in caso di guerra nucleare. All’epoca, riuscii a stabilire alcuni contatti con della gente del posto, ottenendo così le chiavi del bunker per usarlo per le prove. Pertanto, ogni singola volta con la band ci incontravamo per provare, dovevamo spostare tutto il nostro equipaggiamento e gli strumenti da un piccolo magazzino situato al piano terra, vicino ai garage, fin giù nel bunker e, una volta finito, smontare il tutto e riportarlo su nel magazzino. Quando nel 1990 abbiamo firmato con la Peaceville, ho detto ai miei genitori: “Guardate, ora abbiamo un contratto, non possiamo più continuare a provare così, dobbiamo farlo qui a casa!” e me lo permisero, finalmente. Grazie mamma, grazie papà! Peccato che pochi mesi dopo la guerra fredda finì e avremmo dunque potuto continuare a provare nel bunker senza lo sbattimento di rimontare e smontare tutto ogni volta! Nel 2015, io e Ted siamo tornati in studio, abbiamo preso tutto il nostro equipaggiamento e l’abbiamo portato al rifugio antiaereo. Molto era rimasto come allora, anche l’odore era lo stesso, anche se due differenze ci sono saltate subito all’occhio: che al giorno d’oggi molte band utilizzavano quello spazio per provare e che il vecchio poster di Chet Atkins per l’album Me and My Guitar era sparito. L’addetto alle pulizie ci disse che l’aveva dovuto rimuovere a causa di alcune infiltrazioni d’acqua. Al che sono andato a casa, ho cercato la cover dell’album online, l’ho trovata, stampata e riappesa dov’era. Da quel momento sì che potevamo cominciare! Ci siamo incontrati lì a settembre per registrare due canzoni a testa, poi di nuovo a dicembre. Per registrare Artic Thunder abbiamo fatto così: abbiamo microfonato la batteria e l’amplificatore della chitarra, in uno spazio senza un muro tra i due strumenti, affinché il suono di entrambi si mescolasse vicendevolmente. Da lì, abbiamo iniziato a registrare, continuando a suonare finché non siamo stati soddisfatti del risultato. Dopo di che, non abbiamo fatto più molto lì, lo studio era molto primitivo, bensì Ted ha portato tutto a casa sua, dove ha registrato basso, assoli e voce. Al che ho ricevuto una copia della registrazione per potervi dare un giudizio (ricordo di aver detto “Ma Ted, suona tutto così smorzato, sistema un po’ i livelli degli altri prima di mandarlo al mastering”), che poi è stata di nuovo girata a Jack Control dello studio Enormous Door in Texas. E infine abbiamo ricevuto il prodotto finito, in due soli master, uno per il cd, l’altro per il vinile. Ah, e mi raccomando, non scordatevi di ascoltare i Malokarpatan, ottimo album, il loro!
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A me l'ultimo lavoro piace ma non ci vado matta..i Darkthrone che preferisco ormai sono un ricordo pure loro. |
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Comunque pur ammirando fenriz ed essendo fan dei darkthrone, devo a malincuore ammettere che l'ultimo lavoro, pur buono, ha la longevità di uno yogurt fuori dal frigo (a Tunisi). |
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È un piacere leggere la sua genuina passione per la musica. Mi ha impressionato molto il passaggio del ritorno alle origini: la musica che avrebbe voluto suonare nel 1988 non è quella che sarebbe venuta fuori da SJ... ma quella che suona oggi. |
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Comunque il "vecchio" Fenriz difficilmente si sbaglia quando parla di Underground, sono andato a recuperarmi i Malokarpatan...tranne la prima traccia in cui non si capisce bene su cosa stia suonando il batterista ( sembrano colpi su tinozze da bagno) ..l'album mi piace..bello grezzo e vecchia scuola. Mi hanno ricordato i primi Master's hammer, ma meno black e più thrashaggianti! |
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Fenriz é sempre un mito! |
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per'altro il penultimo disco Underground Resistance è strabello,grezzo al punto giusto, ha detto bene galilee |
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Infatti infatti,per questo ho scritto per me |
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X Fabio, ognuno ha i propri gusti. Io stravedo per quei due dischi. Ascoltati a nastro. Dal mio punto di vista il peggio dei Darkthrone viene fuori da Total death a the cult is alive, esclusi. |
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Anche perchè Fuck Off And Die e The Cult Is Alive per me sono forse anche migliori |
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si fermano a Total Death perchè da lì non ha più ascoltato niente, è quello che voleva dire |
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FAn sfegatato della band curioso di ascoltare ma allo stesso tempo MAI stato amante della roba death/black in mid tempos....vedremo vedremo... |
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Poi il debutto dei Bathory, mi piace cosi tanto che neanche mi pongo il problema di che genere sia..boh..per me è leggenda. |
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Galilee..va bene ti dico i "vecchi Darkthrone" i miei non è il termine giusto, ragazzi si parla in base al gusto personale, nulla di più. Ascoltero' Arctic Thunder con piacere, senza paraocchi, per me è lo stesso. |
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Io non vi capisco... Ecco ora è giusto.  |
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Lisa, pe carità rispetto i gusti di tutti, ma frasi tipo i veri Darkthrone non si possono leggere. I tuoi Darkthrone finiscono con Total death. I miei continuano e mi daranno sempre più soddisfazioni. Se non ti è piaciuto underground difficile che questo ti dica qualcosa. Comunque in my opinion la musica la ascoltate troppo prevenuti. Siete sempre legati ai generi. Per me concepire la musica in questa maniera è come ucciderla. In verità i Darkthrone hanno sempre suonato Black metal. A volte più old school a volte più moderno, a volte più HC, altre più NWOBHM etc etc.. E se vi ascoltate bene il debutto dei Bathory potrete notare con non troppa difficoltà che queste sonorità facevano già ampiamente parte di questo genere. Solo che sotto un nome stanno bene, sotto un altro no.. Mah.. Io non capisco... . Soulside journey a me fa godere assai invece...un disco death Metal cn influenze Black old school eccezionale. |
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Per me soulside journey e' orribile. |
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Galilee..non ti scordare che sono fan pure io e anche tanto!! I vecchi Darkthrone a me piacciono di più, perché il black è uno dei miei generi preferiti e loro in questo hanno fatto capolavori. Anche Soulside journey è un grande album death..spesso offuscato dagli altri. Ora aspetto di ascoltare Artic Thunder..tra l'altro non mi è ancora( purtroppo) arrivato. |
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Quei dischi li ho ascoltati, ma non mi hanno entusiasmato fino a comprarli, questo invece già dal primo ascolto,come per l'ultimo Destroyer 666, altro must assoluto dell'old school per il 2016 e band tra le mie preferite del sottogenere.Certo che mi piacciono Bathory e Celtic Frost, soprattutto i primi album thrash/black, e adoro pure i Tryptikon! |
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Beh, allora fai che prenderti anche gli altri, perché se ti è piaciuto questo, fidati ti garberanno pure i precedenti. Ovvio non tutti sono il top. Tipo un Sardonic wrath non è il loro miglior disco, ma da the cult or alive in poi sono tutti da super godimento, sempre che ti piacciano i primi Bathory e Celtic Frost. |
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Ecco la dimostrazione che certe frasi funzionano, perché qualcuno ci crede (facendo bene se lo pensa) ed eccitato dall'occasione di ascoltare i true Darkthrone compra l'album. Il disco l'ho preso pure io perché mi é piaciuto molto, era dal 2006 non compravo un loro cd! |
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Bah più che i veri darkthrone i vecchi darkthrone. Io amo i lavori storici caratterizzati da minimalismo e velocità, ma ormai sono un capitolo passato, ho apprezzato molto la svolta sonora di ravishing grimness e hate them, sull’ultimo disco c’è un recupero di queste sonorità con forti richiami all’heavy più tradizionale. Il risultato di questa involuzione pilotata è un disco fresco e coinvolgente finto vintage ottimo da ascoltare in ogni situazione, sia in tenda davanti a salsicce e birra con fenriz, oppure in macchina d’estate con il braccio fuori dal finestrino da cafonissimo. Loro sicuramente hanno coraggio e sono tutto tranne che immobili come il duomo. |
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Da fan.. Lisa.. Non diciamo castronerie....... :/ |
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X Pacino. In realtà è tutt' altro che una banalissima frase per promuovere il disco. Il fatto è che ora hanno le conoscenze e la consapevolezza giusta per mischiare a loro piacimento tutte le sonorità con le quali sono cresciuti. Cosa che 20 anni fa non erano in grado di fare. |
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I veri Darkthrone si fermano a Total Death |
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Bella intervista, anche se da lui non mi aspettavo "questi sono i veri Darkthrone", banalissima frase per promuovere il disco detta da un uomo mai banale, o almeno credevo... |
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Non mi piacciono i Darkthrone, pero` adoro i popoli nordici ed avendo passato tre stupende settimane in Norvegia li invidio tantissimo. |
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Buono a sapersi ma mi andava bene anche se si fosse sposato con nocturno culto |
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@terzo menati Fenriz si è risposato nel 2013 con una norvegese chiamata Marte, trasferendosi con lei a Kolbotn nel periodo immediatamente successivo, come citato nell'intervista. Se siano ancora sposati o meno, penso siano affari loro  |
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Riservati e timidi come tutti i popoli del nord |
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un po' riservati i norvegesi....l'opposto degli italiani |
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Mah lo so anche io che anche se va con ted e' lo stesso, però qualche domanda stile novella 2000 me la sono fatta spesso |
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Semplici, diretti, veri. Questi sono i Darkthrone. Ah ah.. Anch'io per comporre i pezzi faccio così...  |
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Andrà da solo magari..... Reflex+lettore MP3 what else?! |
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Con Ted o con una donna è lo stesso.. |
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Io sinceramente non ho ancora capito se ha una donna. Il campeggio con chi lo fa, con ted? |
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Intervista che ho letto con piacere, fatta bene. Quando dice: "Grazie mamma, grazie papà!", ti viene da pensare..ma che tenerone, ahah.. |
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"Delle foto non me ne frega niente" ahahah uguale a me...ormai è riduttivo definirlo un batterista,questo è un artista totale che vive la musica,così come è giusto che sia |
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Davvero bella intervista, Gruppo che ha scritto pagine indelebili nella storia del metal estremo, mi ha colpito molto la frase "cio' che sto scrivendo ora è la vera musica dei Darkthrone, segno penso che Fenriz si rimette sempre in gioco e cerca nuovi traguardi, l'ultimo non ce l'ho, proverò in qualche modo ad aquistarlo, interessanti i gruppi citati.Grande Fenriz. |
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Sicuramente il metallaro purosangue...come negli anni 80,James |
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un vero mito herr nagell. Un manifesto all'heavy metal più puro e genuino. L'ultimo album poi è veramente ispirato. |
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Noto con piacere la citazione dei miei concittadini Bunker 66  |
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Anche per me, bella intervista. |
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è sempre un piacere ascoltare il buon Fenriz. |
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