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Opeth - The Last Will and Testament
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12/12/2024
( 9238 letture )
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Cinque anni e un batterista di distanza da In Cauda Venenum scandiscono il ritorno degli Opeth sulle scene con un album che sancisce la seconda rinascita degli svedesi o, forse, la miglior fusione possibile fra il death (venato di) prog degli inizi e il progressive rock (finto) vintage che ha contrassegnato la discografia di Mikael Åkerfeldt e soci da Heritage in poi.
L’oscura copertina di Travis Smith ci accoglie con la sua tetra e drammatica foto di famiglia che rimanda più ai toni dei lavori degli anni 2000 che agli sgargianti e psichedelici colori degli album post 2010. Ciò che attende l’ascoltatore nei 50 minuti che compongono The Last Will and Testament è un concept album ambientato nel primo dopo guerra che racconta i sordidi segreti di una famiglia abbiente emergenti all’apertura e lettura del testamento del patriarca. Sette canzoni, senza titolo, ma numerate come i sette paragrafi di tale testamento e una conclusione, che andranno a tratteggiare gli intrecci di sangue fra il magnate defunto, la moglie, la figlia poliomelitica adottiva e i due figli gemelli naturali. Ciò che emergerà alla fine è che i gemelli sono figli nati da un donatore quindi non sono imparentati direttamente con il morto, mentre la figlia in realtà è l’unica discendente in quanto concepita in segreto con la cameriera di famiglia.
Venendo alla musica, si può affermare tranquillamente che quanto espresso in The Last Will and Testament sia nettamente superiore alla produzione degli Opeth dal 2010 ad oggi e non solo per il ritorno agognato dai fan del feroce growl di Mikael Åkerfeldt o da un taglio delle composizioni più oscuro e aggressivo, ma proprio a livello di idee, songwriting e produzione. L’iniezione di energia fornita inoltre dal nuovo acquisto Waltteri Väyrynen alle pelli dona una potenza, un impatto ma soprattutto una freschezza tutta nuova alla produzione del combo svedese. Nello specifico Väyrynen (già turnista nei Paradise Lost) si posiziona idealmente a metà strada fra il compianto Martin Lopez e il mai del tutto capito Martin “Axe” Axenrot, con un piglio sicuramente più violento e metallico del primo ma con molta più varietà nelle orchestrazioni e nelle dinamiche del secondo. Il suo drumming è centrale, anche a livello di missaggio, in molti dei brani e con ripetuti ascolti si può notare quanto lavori non tanto di forza ma molto più spesso di cesello per arricchire i passaggi e i tappeti delle canzoni, fra l’altro coordinandosi egregiamente con Mendez al basso, altro tassello fondamentale del sound di questo album.
§1 e §2 rappresentano al loro interno la summa di questo lavoro, fra arrangiamenti stratificati e complessi, improvvisi cambi di ritmo e umore fra il metallo pesante e oscuro delle chitarre e la quiete a volte drammatica e a volte malinconica data da organi Hammond, Mellotron e incursioni orchestrali. Anche il cantato assume connotati interpretativi quasi teatrali, fra il tenore, il falsetto, incastri fra voce principale e cori in controcanto e, come anticipato, il ritorno del growl potente, feroce, ma allo stesso tempo ben scandito di un Mikael Åkerfeldt certamente protagonista, ma dall’interpretazione sempre al servizio delle canzoni. Se l’opener ha il compito di enunciare che ci sono colpe che nel testamento saranno svelate, la seconda traccia mette in luce che il magnate ha ingannato la moglie, non confessandole che il padre della bambina partorita dalla serva all’apparenza sedotta e abbandonata era lui stesso e adottandola così in famiglia. Il tutto non tanto ai fini di mera denuncia, piuttosto da una parte per la ricerca di redenzione, dall’altra nella speranza che svuotare il vaso di Pandora possa spezzare un ciclo di segreti e bugie che hanno minato i vincoli familiari. §3 rappresenta invece l’anello di congiunzione con il passato recente della band, con strutture ritmiche più prevedibili (per chi mastica un po’ di prog) e melodiche, anche se drammatiche e potenti grazie al supporto dell’orchestra, con il singer che rinuncia al growl e le chitarre che svolgono un ruolo più ritmico e di accompagnamento che centrale, tranne in un breve solo centrale. Waltteri Väyrynen dimostra anche un grande gusto melodico nell’accompagnamento, mai banale, coadiuvato alla sezione ritmica da un Lopez particolarmente brillante. Dal punto di vista della narrazione la bambina rimane in famiglia, benvoluta da tutti e il padre allontana la serva mantenendo il segreto per non rovinare il nome della famiglia conservatrice e il vincolo coniugale. La rivelazione di tali segreti sconvolge tutti. La sincopata §4 alterna momenti di furia ad altri di calma, con un pregevole solo di chitarra nella parte strumentale centrale al brano. La complessità degli intrecci sonori e la stratificazione degli arrangiamenti diventano centrali, raggiungendo sia il culmine musicale che narrativo dell’album, con la messa nero su bianco dell’altro sordido segreto di famiglia: la moglie del magnate, forse resasi conto della tresca del marito e quindi per vendetta, forse per disperato desiderio di maternità, tradisce il coniuge con uno sconosciuto e in cambio di denaro si fa mettere incinta, dando alla luce i gemelli. Venuto a conoscenza del fatto, anche in questo caso per amore del suo nome, il capo famiglia ingoia il suo orgoglio e fa finta di nulla tenendo i figli come se fossero suoi. Ora il tutto ricade sulle scelte che i figli faranno e su come intenderanno approcciarsi alla rivelata natura dei rapporti familiari. Una introduzione sinfonica evocativa apre §5, sostenuta anche qui dal groove tentacolare di Väyrynen e da un intreccio di chitarre acustiche e tastiere e fa da contraltare al brano precedente, con una preponderanza di sensazioni tese che rimangono sottotraccia per poi esplodere a tratti accompagnate da un growl cavernoso e gutturale nei momenti più cupi. Gli archi arabeggianti prima e un lungo solo di chitarra dominano la parte centrale prima che ritorni la parte sinfonica e si concluda il brano in fade out, con fratelli e sorella che si trovano a fronteggiare la nuova situazione familiare, e le volontà del padre che l’eredità passi alla femmina e che lei si prenda cura dei fratelli e del futuro della famiglia. Il sesto paragrafo riguarda l’augurio del padre rivolto alla figlia di chiudere con il retaggio passato e forgiare il proprio destino e la musica rispecchia questo invito positivo a non ripercorrere gli errori del passato con una melodia aperta ed evocativa sostenuta dal groove rotolante di basso e batteria fino a un finale melodico e più contemplativo, che fa pari con il consiglio del patriarca alla figlia di affidarsi alla guida di Dio per compiere scelte più avvedute delle sue e spezzare il circolo di inganni e bassezze perpetrato dai genitori. Atmosfere progressive dal post 2010 tornano in §7, ma sempre bilanciate e non inclini a passaggi ridondanti o inseriti in virtù di un sapore vintage forzato e prendono per mano l’ascoltatore verso una conclusione in crescendo drammatica e oscura. Ciò nonostante, il testo segue la narrazione positiva in cui il patriarca decide di lasciare i suoi cimeli alla famiglia perché fungano da connessione con il passato, per rinsaldare i vincoli familiari con simboli e sentimenti piuttosto che attraverso le ricchezze. L’auspicio finale di non piangere sulla sua tomba rimarca la volontà di chiudere con un passato di segreti e menzogne e forgiare qualcosa di migliore e personale per il futuro. Qui si conclude The Last Will And Testament. Poi arriva la “scena post-credit”, come nei film Marvel. Nella testa di Mikael Åkerfeldt A Story Never Told rappresenta una lettera recapitata anni dopo l’apertura del testamento, in cui con un coup de theatre il Patriarca rivela che in realtà la sua ereditiera è veramente figlia di uno sconosciuto. Anche la musica è molto differente da quanto udito finora. Si tratta di una dolente ed elegante ballad ricca di atmosfera che rimanda ad alcuni passaggi di Raven That Refused To Sing e Hand.Cannot.Erase dell’amico di lunga data Steven Wilson (nel sapore agrodolce ricorda molto Drive Home dal primo e forse ancora di più Routine dal secondo) e che chiude in maniera toccante l’album. Questa volta cala davvero il sipario.
Cosa rimane quindi da dire su questa quattordicesima fatica in studio degli Opeth? Che non si tratta di un ritorno ai tempi di Watershed, al death venato di progressive dei tempi che furono, ma d’altro canto nemmeno all’ennesimo album della versione della band 2.0 solo con l’aggiunta del growl e di qualche “schitarrata” in più. Si tratta piuttosto di una fusione ben bilanciata delle due fasi della band, come se finalmente Åkerfeldt e soci avessero trovato una quadra fra le loro origini metalliche e l’amore scoperto nel tempo per il progressive rock. Quello che emoziona positivamente non è il ritorno del growl, che paradossalmente poteva forse anche non comparire per nulla nell’album o essere utilizzato diversamente (ad esempio per caratterizzare un solo personaggio specifico), né l’utilizzo più massiccio di chitarre distorte, non è la presenza di un ospite di eccezione come Ian Anderson al flauto e alla narrazione, ma piuttosto un recuperato grande songwriting, l’abbandono di vuoti tecnicismi fini a sé stessi e dell’uso smodato di sonorità vintage a tutti i costi in vece di una ritrovata personalità che punta in primis al trasmettere sentimenti e raccontare storie. Nonostante un parziale ritorno sui propri passi dal sentiero progressive rock, gli Opeth con The Last Will And Testament consegnano un grande concept album, paradossalmente più complesso e stratificato di quanto espresso in larga misura nelle ultime (per molti deludenti) uscite discografiche. Non un album perfetto, alcuni passaggi forse fin troppo caotici (specialmente in §2 che suona un po’ “frantic”), una costruzione delle liriche che alle volte predilige l’utilizzo forzato di termini ricercati sacrificando le rime e le melodie, con un risultato un po’ straniante, ma se questo album dovesse rappresentare l’inizio della versione 3.0 della band svedese allora si preannunciano cose molto interessanti negli anni a venire.
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VOTO LETTORI
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85.78 su 141 voti [
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116
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Ma che godurià è lo stop & go al minuto 2:12 di §6? |
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Disco ottimo ma difficilmente è e diventerà un capolavoro. Concept album troppo serrato, stretto e non particolamente unico e che non permette nessuno spiraglio e nessuna boccata di aria fresca. Opera che di base fonde la moderna prog era di In Cauda Venenum con un ritorno al growl e alla cattiveria di Watershed, unica vera novità di questo lavoro. Peccato che anche qui non ci sono singoli di punta che spiccano su altri. Questo rende il disco compatto ma poco sorprendente se si conosce il dna della band. Ormai certe cose te le aspetti anche se ogni tanto spicca quel non so che di genialità, come qualche transazione quasi barocca in piccole sequenze come in S5 che ti fanno drizzare capelli, cappelli e cappelle! |
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L\'ultimo album aveva mostrato un pò la corda del loro innamoramento al prog, forse troppo derivativo e impersonale, forse un pò troppo scimmiottante certe sonorità passate, stucchevole e, diciamoci la verità, un pò troppo rompicoglioni. Qui hanno cercato qualche via di fuga, riuscendoci in diverse occasioni. La storia è un pò cosi, un pò stiracchiata. Certo, sembra ormai impossibile per queste band parlare di qualcosa di concreto e che possa indurre le persone che ascoltano ad una vera riflessione su quello che ci circondano, come poteva essere il concept di \"Operation:Mindcrime\". Diciamo che oggi siamo più in linea con la plastificata inutilità delle storie Netflixiane, più adatte ad un popolo di scimmie che di esseri evoluti e senzienti, con più bisogno di intrattenimento che impegno. |
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In confronto i Frozen Crown sono una band per bambini ahah.
ma è vero che fanno un\' altro genere ma la sostanza non cambia. |
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Che siano tornati alla forma originaria mi fa piacere, l\'ho ignorato fino a qualche giorno fa, poi gli ho dato un paio di ascolti. Non mi è piaciuto molto. |
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Dovere Mikmar. Album registrato malissimo che però cresce con gli ascolti se si ha la pazienza di lasciarlo arrivare. Prog psichedelico su basamento stoner come direbbero quelli che ne sanno e le influenze sono parecchie, figurati che io ci sento anche Ozzy Osbourne nelle parti cantate... non sto bene me ne rendo conto!!! 😅 |
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No, lo sto ascoltando ora che me l\'hai suggerito. Mi suona non male al primo superficiale ascolto. Mi sembra di trovare qualche influenza di Tool (soprattutto in riferimento al chitarrista) condita con un prog nuova e vecchia scuola e non so bene cos\'altro. Interessante. Grazie |
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@mikmar: l\'hai mai sentitto l\'ultimo degli Elder? Innate Passage? |
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Gavin Harrison piace molto anche a me, ha dei colpi non da poco... |
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@Awake #105 : Non lo conoscevo, ma dopo averlo ascoltato in questo album, è subito balzato nei top 5 della mia personale classifica. In particolare mi piace il suo giusto , eleganza, classe ed originalità forse addirittura quasi al livello di Gavin Harrison, il batterista per me più elegante e raffinato del panorama rock e non solo, tanto che io lo chiamo il batterista in frac. |
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@deicidio bello quando i leoni da tastiera , i sentenziatori del metallo scrivono “bella merda “ che poi senza argomentare.
È poi anche bello capire gli argomenti del dissenso, pour parler no? Che uno non ne abbia poi è un’altra storia , solo perché gli prude il pube . |
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@mikmar: §6 - Waltteri Väyrynen... non aggiungo altro.... 😉 |
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Come i Beatles su Sgt. Pepper\'s. |
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Eh sì Awake, questo disco per come la vedo io è come un piatto gourmet, ingredienti di grande qualità e massima attenzione ad ogni dettaglio, compresa la presentazione. Delizioso !! |
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Figata anche le loro facce in copertina che fanno capolino in mezzo alle altre persone... |
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Per me è assolutamente il miglior disco degli opeth dai tempi di damnation. Goduria allo stato puro
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Leggo diversi Commenti che sembra quasi che pur di non dire che l\' Album non sia piaciuto, fanno giri immensi di parole.. Non c\'è l\' obbligo di frequenza.. Su pena! Io ascolto Blackwater Park e via.. |
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Dopo ripetuti ascolti “provo” (non è stato per me un album facile all’ascolto) a dire qualcosa su quest’album. Premessa: il post Watershed non mi ha mai preso, non perché non mi piaccia il prog (anzi!), semplicemente quegli album mi hanno sempre annoiato (un po’ meno il precedente In Cauda Venenum), a differenza per esempio di Damnation, che adoro; oggi posso dire: finalmente dopo tanto tempo gli Opeth hanno pubblicato un album che mi piace! Il recensore, negli ultimi paragrafi, ha inquadrato secondo me molto puntualmente la situazione stilistica della band in questo momento. Il ritorno del growl è la cosa che meno conta, il vero recupero sta nel ritorno (parere ovviamente soggettivo) ad un songwriting assolutamente convincente. Certo che, allo stesso tempo, c’è anche un po’ di cattiveria in più rispetto al passato: il growl è qualche schitarrata in più alla fine ci sono. Sicché alla fine viene sì da pensare che - per un verso - quest’album non possa prescindere da quanto fatto con i quattro album precedenti, di cui conserva molte sonorità; ma che allo stesso tempo, se fosse uscito dopo Watershed, sarebbe potuta sembrare anche una conseguenza abbastanza “normale”, visto che quell’album contiene comunque germi della cosiddetta “fase prog”. Songwriting di alto livello dicevo: a trovare un difetto, forse qualche parte è sin troppo cangiante e complessa, un po’ sovrabbondante (per le mie orecchie ovviamente), ma credo che nel complesso sia veramente difficile non riconoscere la qualità (alta) di questa nuova fatica degli Opeth. Voto 83 |
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@Psyc... no ma lo sopporto eh? poi quello di Akerfeldt spacca, diciamo che se quello che c\'è sotto al growl è musicalmente valido ce la faccio, non sono così allergico al riguardo .. poi molte volte mi soffermo a pensare che se non ci fosse il growl certe sonorità non avrebbero lo stesso impatto, certo che è respingente per chi si appresta ad approcciarsi per la prima volta con la musica che amiamo... @Lizard: sono il re dell\'Off Topic, non solo su questi lidi, ho questa tendenza a seguire il flusso dei pensieri e ad andare fuori tema... infatti vengo sempre preso a male parole... 😆 |
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Vogliamo aspettare gli articoli retrospettivi del 2024 per parlare del meglio del 2024? Non mi sembra questo lo spazio adatto... grazie mille  |
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@Awake. Se il growl ti fa cacare allora il 90% di quello che ti ho scritto in lista ti farà cacare XD |
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Vero, questo album è bello a prescindere dal growl, che personalmente mi fa cacare (il growl intendo), meno ce n\'è meglio sto. |
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IL Commento 55 mi pare che non non abbia tutti i torti.. Ascoltato diverse volte e ritengo che sia un Album che possa essere goduto appieno dai Cultori delle Sonorità Prog ed affini.. Un \"growl\" non fa primavera. |
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E si, sono una trentina XD Prego Awake
Li avevo messi a mo di lista, ma una volta pubblicato il commento me li ha raggruppati così. |
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Oddio quanti, grazie Psyc... |
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Saxon - Hell, Fire and Damnation
Necrowretch - Swords of Dajjal
Brodequin - Harbinger of Woe
Morbid Saint - Swallowed by Hell
Job for a Cowboy - Moon Healer
Judas Priest - Invincible Shield
Slimelord - Slimelord
Coffins - Sinister Oath
Engulfed - Unearthly Litanies of Despair
Deicide - Banished By Sin
Benighted - Ekbom
High on Fire - Cometh the Storm
Knocked Loose - You Won’t Go Before You’re Supposed To
Skeletal Remains - Fragments of the Ageless
Necrot - Lifeless Birth
Hyperdontia - Harvest of Malevolence
Tzompantli - Beating the Drums of Ancestral Force
Ulcerate - Cutting the Throat of God
200 Stab Wounds - Manual Manic Procedures
Akhlys - House of the Black Geminus
Ulcerate - Cutting the Throat of God
Vanhelgd - Atropos Doctrina
Orange Goblin - Science, Not Fiction
Spectral Wound - Songs of Blood and Mire
Nile - The Underworld Awaits Us All
Nails - Every Bridge Burning
Fulci - Duck Face Killings
Wormwitch - Wormwitch
Chat Pile - Cool World
Immortal Bird - Sin Querencia
Mitochondrion - Vitriseptome
Blood Incantation - Absolute Elsewhere
Black Curse - Burning in Celestial Poison
Drowned - Procul His |
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@Awake
Saxon - Hell, Fire and Damnation
Necrowretch - Swords of Dajjal
Brodequin - Harbinger of Woe
Morbid Saint - Swallowed by Hell
Job for a Cowboy - Moon Healer
Judas Priest - Invincible Shield
Slimelord - Slimelord
Coffins - Sinister Oath
Engulfed - Unearthly Litanies of Despair
Deicide - Banished By Sin
Benighted - Ekbom
High on Fire - Cometh the Storm
Knocked Loose - You Won’t Go Before You’re Supposed To
Skeletal Remains - Fragments of the Ageless
Necrot - Lifeless Birth
Hyperdontia - Harvest of Malevolence
Tzompantli - Beating the Drums of Ancestral Force
Ulcerate - Cutting the Throat of God
200 Stab Wounds - Manual Manic Procedures
Akhlys - House of the Black Geminus
Ulcerate - Cutting the Throat of God
Vanhelgd - Atropos Doctrina
Orange Goblin - Science, Not Fiction
Spectral Wound - Songs of Blood and Mire
Nile - The Underworld Awaits Us All
Nails - Every Bridge Burning
Fulci - Duck Face Killings
Wormwitch - Wormwitch
Chat Pile - Cool World
Immortal Bird - Sin Querencia
Mitochondrion - Vitriseptome
Blood Incantation - Absolute Elsewhere
Black Curse - Burning in Celestial Poison
Drowned - Procul His |
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@Transcendence: segnato 😉 |
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@Awake: Provato con l\'ultimo degli Austere? |
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Kinship? L\'ho ascoltato per la prima volta un paio di giorni fa, pensa te... 😅 |
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@Awake L\'ultimo degli Iotunn l\'ho trovato meraviglioso (ma siamo nella recensione degli Opeth, quindi mi autocensuro) |
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Vado fuori tema: cosa mi consigliate dei tanti dischi fatti nel 24 che valgono la pena di darci un\'ascoltata? @Viking, anche io sono particolarmente legato agli Opeth, posso comprendere quindi a tua partigianeria 😉 |
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#82, sono d\'accordo. Niente male il disco per come è suonato ma alla fine è il solito album a la Opeth. Si presenta abbastanza compatto, non ha pezzi mal riusciti ma nemmeno pezzi che fanno gridare al miracolo. Penso che tutto sto entusiasmo sia dovuto più per la ripresa di certi stilemi che per altro. Non basta \"tornare al growl\" o \"tornare al metal\" per fare bei dischi. |
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Mi trovo d\'accordissimo con Lacroix! Discreto ritorno, ma non uno dei migliori del 2024, come molti scrivono. |
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Per quello che vuole essere alla fine è un discreto disco. Chiaramente chi magari si aspettava un ritorno in gran stile sulla scia di lavori come Still Life non potrà che rimanerne deluso. Se gli Opeth di inizio carriera erano una band estrema con influenze progressive, ora sono un band prog con reminiscenze metal, se così si può dire. I pezzi presi singolarmente hanno poco senso, tutto gira intorno a questo diluvio di tastiere, arrangiamenti certosini allo scopo di creare questa atmosfera arcana, orientaleggiante ma di riff davvero significativi non vi è traccia. Ed è un peccato perché Akerfeld è stato un grande riff maker. Se non altro questo parziale indurimento del sound rende il tutto meno stucchevole rispetto agli ultimi anni , un po’ più personale. Non so se sia l’inizio di una nuova fase oppure un primo timido tentativo di rivolgersi al proprio passato, in ogni caso a questo giro non mi sento di infierire. Un album discreto ma per il sottoscritto gli Opeth erano un’altra cosa. |
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Pur apprezzando tantissimo gli Opeth, capisco il discorso di Awake. Credo anche che negli Opeth, il musicista più di spicco sia Åkerfeldt, e credo sia naturale, vista la sua centralità nella band da tutti i punti di vista, e dato che il suo growl è forse il migliore al mondo in assoluto, e la sua voce è molto bella.
Ma è proprio il tipo di musica degli Opeth che secondo me è incentrata sul cantante, pur avendo dei musicisti bravissimi in formazione (io d\'ora in poi sono un megafan del batterista) |
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Yess,Awake capisco..E\' che gli Opeth sono la mia band preferita in assoluto di tutti i tempi ce li ho praticamente tatuati dentro nel cuore indi sono un po di parte.. |
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Che Akesson abbia un\'ottima tecnica non si discute, in quanto al feel ne preferisco altri... ah, gli Opeth sono la band a me più cara, giusto per far capire in che posizione li colloco sulla scala delle preferenze relativamente ai miei gusti musicali... ribadisco, tecnica sopraffina ma poco feel e poco leggibile (confusionario?) in alcune parti e con questo non si vuole affermare che non abbia per niente feel e che non scriva ottimi assoli eh? scrivo questo ovviamente sotto dettatura del mio intimo sentire che non è in alcun modo sovrapponibile a quello di qualcun\'altro e che rispetto senza se e senza ma... sto sottolineando l\'ovvio, me ne rendo conto, ma è sempre meglio essere chiari onde evitare di inviaschiarsi in inutili polemiche che non porterebbero alcun contributo utile alla discussione e nei confronti delle quali me ne tirerò immediatamente fuori al benché minimo sentore... augh!!! |
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Bellissimo disco acquistato il cd originale nel negozio di dischi come un vero fan della band deve fare!Gli Opeth a differenza di altre band piu\' blasonate (potete immaginare quali siano ..)non hanno mai cannato un disco,mai!Ok Heritage potrebbe non piacere ai fedeli del growl(anche io preferisco la prima era Orchid in primis ma sono tutti stupendi CAPOLAVORI DI UNA BAND UNICA E INIMITABILE e sopratutto tutti diversi uno dall\'altro!)Non esiste al mondo una band migliore degli Opeth.Per me attualmente possono essere tranquillamente paragonati(con stili ed epoche diverse ovviamente)alle migliori band del passato come Led Zeppelin,Jimi Hendrix,Black Sabbath e Pink Floyd ovvero il meglio del meglio!Akesson ha un ottimo feel sound tecnica e tutto non bestemmiamo per cortesia che siamo sotto Natale!Akerfeldt genio assoluto cosi come Mendez e tutti gli altri.Disco da 87/90 questo.Fantastico ,con gli Opeth vado sempre sul sicuro!Per gli haters della band ...vedete di andare a..... |
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non ha molto feel, ecco... |
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Personalmente trovo l\'Akesson solista il punto debole della catena, non mi ha mai fatto impazzire come chitarrista, non solo in questo album, in alcune parti lo percepisco confusionario... ma sarà il mio orecchio, questo è poco ma sicuro. |
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Un disco prodotto benissimo e suonato da dio (che dietro le pelli ci fosse un lavoro immenso lo si era capito dal primo singolo). Si percepisce che dietro questo album ci sia un lavoro di stesura incredibile e ho molto gradito le partecipazioni di Anderson e Tempest. Il fatto è che mi ha emozionato poco, non l\'ho apprezzato in tutta la sua interezza. Ci sono alcune parti interlocutorie che sicuramente sono funzionali al concept , ma che moderano gli entusiasmi (perlomeno i miei). Menzione particolare per gli assolo di chitarra , bellissimi. Per me 75
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Non mi nascondo dietro un dito: come molti ho avuto l\'impressione che il nuovo percorso degli Opeth abbia rappresentato un passo indietro a livello qualitativo. Però ho apprezzato molto lo stesso i dischi da Heritage a In Cauda Venenum.
Qui c\'è un ritorno del vecchio sound death mixato con quello prog rock del percorso precedente. Funziona, per me funziona alla grande. Varietà, virtuosismi non fini a sé stessi, teatralità super gustosa e atmosfere alla Watershed insieme al sound vintage ben equilibrate. Che altro aggiungere? Bravi bravi bravi! |
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Disco dell\'anno, per me |
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Ovviamente rispondevo al commento n.68 di Remedy |
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De gustibus. Bel disco anche quello, abbastanza originale, ma quando partono col black, le atmosfere sulfuree e i blast-beat insistiti mi stucca troppo per i miei gusti. Ma al di là dei gusti personali, mi sembra più un collage tra musica psichedelica alla Pink Floyd, e black-death, per me meno amalgamato che questo disco degli Opeth, che reputo molto più organico e superiore sotto tutti i punti di vista (personali). |
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Noto che questa volta c\'è una sola recensione. Probabilmente la fase \"prog\" richiedeva più approfondimenti mentre l\'essere ritornati verso le sonorità anni \'90, più consone al moniker Opeth, da più la sensazione di un terreno più consolidato e conosciuto. Non mi era dispiaciuta la fase prog ma qui hanno fatto un deciso salto di qualità. Sia nel songwriting, sia con qualche venatura di prog che da una certa originalità al tutto. Mi è piaciuto. Intrigante anche il concept (la RAI potrebbe ricavarne una fiction...). Ma soprattutto conta il ritorno di Åkerfeldt a sonorità che si definiscono \"Opeth\" dove si sente che è suo agio. Infine, intrigante la presenza di Jan Anderson... forse il salmone scozzese è un elisir di lunga e proficua vita. Au revoir. |
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bello ma il disco prog dell\'anno è Absolute elshewhere dei Blood Incantation |
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Davvero un bel disco, non c\'è che dire. L\'ho ascoltato in questi giorni e con l\'aumentare degli ascolti migliora solamente (cosa che con i dischi degli Opeth - uno dei miei gruppi preferiti in assoluto - non capitava spesso, sebbene tutta la fase prog anni 70 l\'ho adorata).
Mi sembra che le parti più estreme, talvolta, richiamino troppo le sonorità passate senza una vera e propria rielaborazione. Non so, ci ho visto un po\' di \"fan service\", visto che In cauda Venenum aveva abbastanza toppato. In ogni caso, per me abbondantemente sopra l\'80 di voto. |
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@Clifford: non l\'hai sparata grossa per niente, anzi... |
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Da brividi veramente Dani... anche per me la cima. |
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@Awake quello per me è l’apice del disco, goduria assoluta, da brividi. |
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La sparo grossa: disco prog più bello degli ultimi 10 anni.
Era dai tempi di “Hand.Cannot.Erase” di Steven Wilson che una nuova uscita non mi prendeva così tanto, per me é già un classico. |
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A me il finalone di §4 fa impazzire, da subito dopo il flauto di Anderson a finire. Spettacolo... tutto il pezzo è cmq strepitoso, tutto l\'album è cmq strepitoso, tutta la band è cmq strepitosa, così... giusto per mettere i puntini sulle i... 😝 |
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Curioso di ascoltarlo. Anch\'io li ho persi dopo watershed, vedremo. |
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Io dopo Watershed ho fatto veramente fatica ad ascoltarli, questo a mio avviso e\' un capolavoro, lo metterei tra i primi 5 loro.
Non è tanto il growl, il songwriting, il concept, la produzione, il nuovo batterista che offre una prova incredibile, l\'atmosfera. Veramente tutto al top.
Tra i momenti migliori cito l\'apertura strumentale con relativo assolo sulla quarta traccia e l\'assolo di chitarra di A Story never Told
90 |
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@Awerk: personalmente non ho totalmente disprezzato la svolta prog al tempo di Heritage, ma fino a In Cauda non ho trovato la stessa ispirazione, né il carattere che emerge qui: sono 4 album sicuramente ben suonati ma molto di maniera personalmente, per non tacere della produzione finto vintage che proprio risulta artefatta. Qua IMO siamo su un piano ben diverso come qualità, non tanto come genere. |
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io ad es ho apprezzato moltissimo In Cauda Venenum, in cui si nota un cambio di passo dal punto di vista del songwriting, con gli anni e con più ascolti ho rivalutato tantissimo Heritage, Pale Communion sulla lunga distanza mi è invece scaduto di brutto, Sorceress lo trovo bruttino, anche per via di una registrazione pessima (benché contenga Strange Brew che è un pezzo meraviglioso). |
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Sono d’accordo su un leggero indurimento dei suoni ma personalmente non trovo tutta questa differenza. Io adoro questo album. Ma allo stesso modo apprezzo anche tutta la discografia progressive della band, Non credo che la bellezza dii un disco dipenda dal fatto di essere più o meno metal. Comunque ognuno ha gusti diversi e tutti sono meritevoli di rispetto. |
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A mio parere in questo album è principalmente il songwriting a fare la differenza rispetto agli album precedenti (stiamo parlando della svolta prog ovviamente), trovo che Akerfeldt a sto giro sia stato ispiratissimo nella composizione dei brani. Seconda cosa è il fatto che nelle parti più spinte hanno indurito il suono, sono tornati più metal diciamo, infatti nella recensione alla voce genere è stato scritto (giustamente) prog metal e non più prog rock. Mi taccio sul grande lavoro del batterista che ha reso l\'insieme più arioso e dinamico. Anche il tastierista però e anche il bassista però e anche il chitarrista però...  |
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Mi spiegate per quale motivo avete recensito Heritage con un voto 60 e questo album, a mio avviso IDENTICO nelle sonorità lo definite un capolavoro? Onestamente da quel disco in poi per me il suono non è cambiato di una virgola. Qui ci sono anche qualche growl sparsi nel disco ma sono d’accordo con un commento precedente di un altro utente. Bastano per giustificare tutto questo entusiasmo. A mio avviso tutti i dischi dopo Heritage suonano allo stesso modo. Io gli Opeth li adoro ma devo capire il perché finora è stata gettata m…sui loro dischi progressi e e adesso improvvisamente sono diventati fenomeni |
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Di secondo nome faccio DAMIANO, pensa un po\'. |
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Album suonato bene, arrangiato da dio, produzione stratosferica, veri geni musicali, ma che avete da criticare? Un gruppo che da lustro ad un genere musicale.
ps: commento 39: ma quanti anni hai? non credo piu\' di 12 senno\' stati messo proprio male |
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LAMBRUSCONE!!!!! LAMBRUSCONE!!!! fai piu’ attenzione all’utilizzo delle parole!! |
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Tanta roba. Si respira il concept. Sono sempre una garanzia come in tutte le fasi della loro carriera. Voto 90. |
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Non sono un fan degli opeth ma questo è un bellissimo disco, voto giusto. Qualità musicale ben sopra la media ma non è certo una novità. Per quanto riguarda la trama del concept e a dir poco inquietante, il patriarca è l\'unica vittima di questa storia |
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Non li ho mai seguiti più di tanto, tuttavia questo concept mi ha preso molto. Mi piace , suonato bene , fruibile all\'ascolto , particolare....., complimenti agli Opeth hanno saputo conquistarmi ! 80 pieno. |
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Come SEMPRE, vai a fare una critica al gruppo preferito di tanti e loro se la prendono come bimbi, mi diverto troppo su questo sito, da parecchi anni  |
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MPS, fenomeno, ho forse detto che non sanno suonare? |
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A me è piaciuto, tanto. E sono uno di quelli che non ha mai sopportato la svolta prog rock. Ma questo disco mi ha dato l\'impressione, dopo tanto tempo, di essere un qualcosa di personale e riconoscibile; basta un estratto di un minuto a caso per capire immediatamente \"questi sono gli Opeth\". Finalmente acquisterò di nuovo un loro disco. Voto tra 85 e 90. |
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Niente di nuovo da Heritage ad oggi. Chi apprezza la svolta progressive rock ama alla follia questo disco. Chi ama i vecchi Opeth non credo amerà questo lavoro. Personalmente non ho pregiudizi sulla musica attuale degli Opeth ma li trovo troppo freddi, troppo tecnici e autocelebrativi. Non mi trasmettono feeeling ed emozioni. |
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Lambruscone!!! che questo lavoro faccia cagare come gli altri in salsa prog rock non si discute!! MA METTERE IN DISCUSSIONE LA MAESTRIA ELA GRANDEZZA DEGLI OPETH E’ DA NEURO PSICHIATRIA! |
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..ritorno in grande stile...degli opeth...davvero bel disco.... |
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@Nu Metal Head: Ma quale cancellare, ogni ci tanto ci vuole un po\' di sana boutade per raffreddare gli animi, basta non insultare nessuno, già l\'avevo capito da quando ho visto il messaggio che: 1) Ti avevano rubato il nickname o 2) Era per scherzare, in altre recensioni e in altre webzine si sfiorano pure le minacce personali... Ma io ve lo dico sempre di ignorare i troll che scrivono ripetutamente, che poi si stancano, ma se continuiamo tutti a dare loro corda... |
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@Nu Metal Head: Ma quale cancellare, ogni ci tanto ci vuole un po\' di sana boutade per raffreddare gli animi, basta non insultare nessuno, già l\'avevo capito da quando ho visto il messaggio che: 1) Ti avevano rubato il nickname o 2) Era per scherzare, in altre recensioni e in altre webzine si sfiorano pure le minacce personali... Ma io ve lo dico sempre di ignorare i troll che scrivono ripetutamente, che poi si stancano, ma se continuiamo tutti a dare loro corda... |
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Nu Metal Head,ero vicino a risponderti ma mi sono trattenuto  |
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Prima di tutto volevo dire, siccome è capitato in passato, che il commento n. 22 non è un troll, ma sono davvero io, il vero Nu Metal Head, che per una volta ha giocato a fare il troll e ha \"invaso\" un campo che non è il suo, insultando gratuitamente a casaccio, per provare l\'effetto che fa... In secondo luogo sono rimasto un po\' deluso, mi aspettavo più reazioni inferocite, invece mi avete pressoché ignorato... Bravi, avete superato l\'esame... Solo @Gabrydrummer ha intuito il vero scopo del mio intervento, ma comunque il mio principale obiettivo (lui sa chi è) non ha tardato a dire per l\'ennesima volta la sua, e ciò mi basta... Poco più sopra dicevo: \"Per provare l\'effetto che fa\", e sinceramente devo dire che non mi ha fatto nessun effetto, non ci ho trovato nessun divertimento, quindi continuo a non capire chi viene apposta nelle recensioni nu metal a insultare gratuitamente (soprattutto uno)... Quindi dico alla redazione che se vuole può cancellare tranquillamente il n. 22, è stato uno scherzo che non corrisponde al mio reale pensiero, anche perché il disco non l\'ho ascoltato, e più in generale il gruppo lo conosco pochissimo, forse addirittura nulla, e quindi non posso permettermi di esprimere giudizi... La redazione se vuole potrà cancellare anche questo che ho appena scritto, magari dopo qualche ora, così chi dovrà leggere (sempre lui) avrà il tempo di farlo. |
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Tool e Meshuggah, altre 2 band che non concepisco Aggiungo Ministry, Soilwork dopo il terzo album, tutto il movimento deathcore, diciamo che nel metal e nel punk mi stanno sui maroni le cosiddette \"sperimentazioni\", mentre nei generi tipo prog anni \'70 le adoro. |
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Vi dò ragione, a gusti miei fra i tool e i meshuggah l\'unico album che mi piace è obzen, tutto il resto lo trovo una grande noia. |
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Capita. Anch\'io non trovo belli i pezzi dei Tool pur reputandoli musicisti fuori dal comune. Lo stesso succede ad altri con i Meshuggah...tutti virtuosi a loro modo ma poi ognuno di noi ha il proprio filtro e ciò che per uno è oro per altri è lecito che non lo sia. Io quando metto su Ghost reveries e premo play godo!! |
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Concordo con LAMBRUSCORE. |
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Mai capito il loro successo. Sicuramente ottimi musicisti, alcuni me ne parlavano bene fin dagli esordi. Ho provato ad ascoltarli sia quando erano più sul death che quando hanno sperimentato col prog. A me non dicono niente  |
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@Drake: grazie della segnalazione, ho fatto un lapsus. |
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Dal mio punto di vista questo album è sotto solo agli inarrivabili (Still Life, BWP, My Arms, Your Hearse, Ghost Reveries). Penso che la grande alchimia che c\'è nell\'album lo renda anche migliore di Deliverance (nonostante alcuni pezzi presi singolarmente rimangano migliori) e di Watershed.
Una giusta evoluzione delle due fasi della loro carriera. 92 per me |
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Sono sostanzialmente d\'accordo con le parole dell\'ultimo paragrafo del recensore che raffigurano perfettamente la situazione attuale della band e vorrei rimarcare che di death metal non c\'è nulla a parte il growl e le atmosfere più cattive come nel primo pezzo. Non sono d\'accordo sul considerare il nuovo batterista come una via di mezzo tra Lopez e Axenrot, mi sembra più vicino al batterista dell\'ultimo dei cynic o di Kolstad dei Leprous come modo di suonare; personalmente lo trovo pesantino alla lunga e avrei preferito un approccio più di sostanza, meno spezzettato e più fluido, ma sicuramente ci sta benissimo nel contesto globale ed ha fatto un lavoro pazzesco. Per i miei gusti prediligo gli Opeth in versione death piuttosto che questi, ma è innegabile che questa prog-opera sia un\'opera d\'arte su tutti i fronti, e non ultimo quello del concept. Impressionante poi la produzione e il mix che finalmente rendono giustizia alla musica suonata, un equilibrio pindarico tra i vari strumenti. Sicuramente un disco che resterà a ragione negli annali del genere!!... segnalo un errore nel testo (ad un certo punto si menziona Lopez mentre ci si riferisce a a Mendez). |
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@Nu Metal Head mi hai steso!! 🤣 poi sul pagliaccio con 2 neuroni... da che pulpito viene la predica! Il disco non l\'ho ancora sentito ma gli Opeth mi hanno dato tantissimo anche se non ho seguito la loro l\'ultima fase Prog Rock. |
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Comunque sicuramente nei TOP di questo 2024 insieme a Ihsahn, Judas Priest, Witherfall, Blood Incantation, Iotunn e Ulcerate. |
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Grandissimo disco. Ma d\'altronde parliamo degli Opeth e di sua Maestà Mikael. Però effettivamente stona leggere, da alcune parti, entusiasmo per questo album da parte di chi sottostima la produzione degli ultimi anni da Heritage in poi. Anche questo disco è progressive, con un parziale ritorno delle chitarre dure e del growl di Åkerfeldt, ma lo stile è il medesimo di tutto il post Watershed. |
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Ci sarebbe quello di Ihsahn |
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Quante minchiate leggo nei commenti presenti, frasi messe li tanto per farsi leggere...dei detrattori di questo album...
A loro chiedo; ditemi un album vicino o dello stesso genere migliore di questo uscito quest\'anno ?
Opera strabiliante, complessa, originale e musicalmente eccelsa !!!
serve altro ?
alloraaa esempi di album migliri di questo di quest\'anno ???
(seri però, non caxxate) |
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Forse MPS è stato eccessivo nel giudizio ma questo album viaggia sulla stessa linea di Sorcereress e In Cauda Venenum. Dischi che qui sono stati considerati sia dai recensori che dal pubblico come album non riuscitissimi. Per quale motivo questo disco, uguale nelle sonorità agli altri due, sarebbe un capolavoro?? Forse per qualche growl sparso qua e là? Boh….omestamente questo disco è da 65 come voto. Non brutto ma non certo un capolavoro come descritto |
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Il pagliaccio si e\' palesato anche questa volta....ma stavolta non commento! lo lascio alla tristezza dei suoi 2 neuroni.... |
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cagata travestita da “capavoro” pensa cosa sono capaci di fare gli Opeth!!! Fuck…torno alle origini e me li sparo a manetta!! |
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Ma cos\'è sta roba?!? Gruppo inutile, come sono inutili i loro inutili fans... Molto meglio i quasi omonimi Otep... W IL NU METAL PER SEMPRE!!! |
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Ma che piacere, sono tornati gli Opeth! voto 90, potrebbe aumentare nel tempo |
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@GT_Oro verissimo. Entrambi batteristi non banali, forse in questo disco c\'è una registrazione talmente inarrivabile che si sente pure la marca delle bacchette che ha usato il batterista. Incredibile !! |
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@mikmar commento 16: provocazione, la butto lì: ma non è che anche il povero Axe, se registrato e mixato a dovere, avrebbe detto altrettanto la sua? Nel modo di suonare di Väyrynen ci vedo molto approccio simile, però i suoni sono estremamente migliori e la performance ne guadagna parecchio. Riascoltavo Heritage ieri sera, e non trovo poi Axenrot così scandaloso, anzi |
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Dimenticavo il mio voto : 99. Disco da antologia |
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C’è una correzione da fare, l’ultimo disco degli Opeth risale a 16 anni fa, nel frattempo sono usciti dei dischi tributo di un omonimo side project. |
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Disco eccelso, tutti i pezzi, anche presi singolarmente, sono un\'opera nell\'opera tale è la complessità e il livello di dettaglio dei suoni, delle composizioni e delle interpretazioni dei singoli musicisti, in particolare del batterista che da pestatore di pelli amatoriale a me ha deliziato come pochi. Degno di nota in particolare il pezzo finale, A Story Never Told, che è l\'unico pezzo che, pur mantenendo una certa complessità, risulta fruibile più facilmente anche a chi non è un ascoltatore metallico. Un pezzo che trascende i sotto-generi e si candida ad essere una delle migliori ballad rock della storia della musica secondo me. |
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Testamatta ride,io faccio parte dei pochi che apprezzano anche In Cauda Venenum...insomma una mosca bianca ,ma sia chiaro che i migliori sono quelli che conosciamo tutti. |
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Non sono un fan della loro cosiddetta \"fase prog anni 70\", per niente proprio. Vabè lo sappiamo, quasi nessuno di noi lo è, quindi ho apprezzato moltissimo il ritorno a un certo modo di fare musica. L\'album è molto bello e lo sto ascoltando moltissimo, tuttavia in alcuni momenti avverto qualcosa che potrei definire \"ruggine\", ma in ogni caso parleremmo sempre di ruggine di alto livello e gran classe. Del resto Watershed sembra ieri ma son passati ben 16 anni e quindi ci può stare. Di acqua sotto i ponti ne è passata per tutti: per loro così come per noi, l\'unica cosa immutata rimane lo stadio 😁 Comunque battute a parte, ribadisco, album veramente molto bello. Il prossimo, semmai ci sarà, lo sarà ancora di più. |
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Prog Opera. Album impressionante e di una complessità enorme, che richiede millemila ascolti per riuscire ad assimilarne le tante strutture melodiche, le linee vocali e tutti gli strumenti che, a un orecchio superficiale, sembrano andare ognuno per la propria direzione, creando un senso di straniamento che disorienta l\'ascoltatore ma che ascolto dopo ascolto ci trasporta in un\'esperienza musicale che lascia esterefatti tanta è la perizia tecnica dei musicisti e la capacità di scrittura di Akerfeldt. Il lavoro meno derivativo della svolta prog a meno che non si consideri derivativo attingere da se stessi. Album originale e di grande spessore tecnico/compositivo che conferma ancora una volta la grandezza del combo di Stoccolma. Capolavoro è già stato detto? |
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12
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Bellissimo album. Ho letto in giro delle critiche che trovo semplicemente incomprensibili... Qui c\'é tutto arrangiamenti, grande musica e musicisti con gusto sopraffino. É tornato anche il growl ma in tutta questa beltà é solo la ciliegina sulla torta. Album del anno |
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11
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A livello di amalgama tra death/prog e prog sembra uscito dopo Watershed.
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10
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Anzitutto premetto che stavolta ho sentito veramente la pressione nello scrivere questa recensione Comunque, dovendo assimilare appieno l\'album con ripetuti ascolti mi trovo d\'accordo con chi dice che nonostante l\'album sia bello già al primo impatto necessiti di più approcci per essere pienamente apprezzato. Un plauso a margine va al tecnico del suono della batteria perché ha fatto un lavoro IMHO esagerato. Svestendo i panni del redattore, personalmente ho sempre trovato il growl di Akerfeldt anche troppo \"cattivo\" per la proposta degli Opeth (almeno da Blackwater Park in poi, cioè da dove ho iniziato a seguirli io), e pure qui avrei spinto meno in quella direzione, casomai facendo \"parlare\" di più i personaggi in prima persona e utilizzandolo per uno di loro |
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9
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Scenes gli piscia in testa. A parte l\'ultimo in questo i pezzi non si riconoscono nemmeno. Nel capolavoro dei Dream Theater erano uno diverso dall\'altro... |
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8
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Semplicemente spettacolare! Spero che \' l\'esperimento\' heritage-sorceress-in cauda sia solo un brutto ricordo.
Questi sono gli Opeth che amo e che vuole la stragrande maggioranza dei numerosi fans nel mondo...e i dati delle vendite lo dimostrano! |
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Terzadose, anche a me è piaciuto al primo ascolto, se non fosse stato così lo avrei immediatamente riposto sullo scaffale, ma è innegabile che è un ascolto poco immediato, naturalmente al primo ascolto capisci le potenzialità con i successivi capisci la grandezza. |
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6
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Idn, leggo spesso della \"poca immediatezza\" del disco: boh, sarò strano io, ma me ne sono innamorato dal primo ascolto. Già dal primo singolo è scoccata subito quella scintilla che mi ha fatto capire che stavo sentendo qualcosa di fuori dal comune. Poi, naturalmente, con ripetuti passaggi ho colto anche altri dettagli e il disco è ulteriormente cresciuto, però mi è piaciuto immediatamente e non ho fatto alcuna fatica a metabolizzarlo. |
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5
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Il Scenes from a Memory del progressive death metal. Capolavoro! |
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4
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Il disco non è immediato, ai primi ascolti capisci poco o nulla, cresce tantissimo col tempo, io ci messo più di una settimana, oggi posso dire che è un grandissimo album. |
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3
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Uno degli album più belli ascoltati quest\'anno, ma direi tranquillamente anche negli ultimi anni. E io non sono un fan degli Opeth, giusto per chiarire. |
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2
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Le sfumature all\'interno dell\'album sono incredibili...questo è tra i dischi migliori degli Opeth,lo ascolto spesso ed ogni volta mi accorgo di qualche particolare sfuggito in precedenza...per me disco dell\'anno e per quanto mi riguarda si merita un 95. |
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1
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In generale riesco a ragionare poco oggettivamente parlando degli opeth, amo tutti i loro lavori, anche quelli prog rock. Disco che ho amato sin dal primo ascolto, con dei pezzi davvero eccezionali. Anche per me 85 |
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