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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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09/10/2016
( 16682 letture )
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Riavvolgiamo momentaneamente il nastro di un paio d'anni: nella puntata precedente ci eravamo lasciati con un quesito sulle aspettative dell'album che oggi prenderemo in analisi. Altre evoluzioni musicali o una perfetta sintesi fra il gruppo di ieri e di oggi?
Sorceress non rientra in nessuna delle due categorie e, in maniera decisamente schiva, si avvia per una strada non propriamente definita. Il nuovo lavoro degli Opeth è un album -senza ombra di dubbi- ricco di intenti e di spunti interessanti, ma allo stesso tempo altalenante e con una forte tendenza a disorientare ai primi ascolti. Dietro il meraviglioso pavone, protagonista di una copertina che emancipa la forte dicotomia tra il verde acqua e il bordeaux, abbiamo un disco sicuramente più aggressivo e variopinto di Pale Communion. Allo stesso tempo tuttavia non mancano le perplessità su alcune soluzioni adottate, il senso di filler in qualche brano e la percezione che si è perso qualcosa in questo progresso. Tutte queste sensazioni nel precedente lavoro del 2014 non erano sicuramente presenti o -perlomeno- non in maniera così forte. Prima di passare alla disamina del disco c'è un aspetto che va assolutamente trattato, che di solito prendo in analisi dopo le tracce.
Cosa hanno in comune il terremoto di Lituya Bay, l'eruzione del vulcano Tambora, il tifone Tip e la produzione di Sorceress? La risposta è semplice: tutti gli elementi sono delle maledette calamità naturali. Il lavoro alla produzione e al missaggio del platter è uno dei più grossi disastri musicali dei tempi recenti, poiché interamente incentrato sulle frequenze basse e medio-basse. Nella maggior parte delle situazioni, Sorceress risulta inascoltabile se non si è muniti delle classiche cuffie di bassa lega che tranciano di netto ogni profondità del suono e i bassi. Quelle che vengono date in edicola a tre euro e novantanove centesimi di supplemento con il quotidiano, per intenderci. Ora tralasciando l'ironia, che ha lo scopo di sdrammatizzare, ci si chiede come Akerfeldt e compagnia abbiano fatto a fare degli errori così mastodontici nelle fasi finali di lavorazione del disco. I brani distorti come la titletrack o il finale di The Wilde Flowers risultano completamente compromessi da dei bassi profondissimi ed estremamente presenti, che impastano tutto e alla fine della fiera risultano anche fastidiosi. Le sezioni acustiche e in clean invece si salvano, nonostante qualche perplessità rimanga per via della presenza ingombrante delle frequenze precedentemente citate. Svolta questa premessa, della quale capirete quanto prima l'utilità, andiamo ora a scoprire cosa si cela dietro l'inquietante pavone disegnato dalle mani di un sublime -come sempre- Travis Smith.
A beloved name inside my heart A fleeting glance became the start A missing word I am still awaiting A wretched deception I am creating (Persephone)
Una chitarra acustica apre il disco in maniera delicata e solenne, accompagnata da un leggero tappeto orchestrale. La voce di Persefone, prima giovane figlia di Demetra e Zeus, poi regina degli Inferi, si incastra perfettamente fra le note del breve brano. Anche in pochi versi gli Opeth riescono ad emancipare dei testi sempre di qualità, capaci di riportare in auge le sensazioni di qualcuno che ama e al tempo stesso è oppresso da cupe paranoie. La titletrack, primo pezzo anticipato nei mesi precedenti, è per ironia della sorte il manifesto del disco. La prima cosa che risalta è il basso onnipresente di Martin Mendez, in una sezione tipicamente vintage insieme al synth di Joakim Svalberg. Successivamente arrivano le chitarre dalle accordature più basse, con un taglio aggressivo e distorto che negli ultimi anni si era completamente perso. Gli stacchi in clean, i synth anni settanta e la sezione ritmica scandita fanno di Sorceress un buon brano dagli spunti interessanti, che riesce anche a rimanere in testa molto facilmente. Tuttavia non mancano, come nel resto di tutto il disco, delle perplessità anche riguardo alle strutture. L'introduzione e la parte conclusiva sono anche valide volendo, ma risultano completamente slegate dal resto del pezzo e avrebbero reso meglio in altri contesti. The Wilde Flowers rende omaggio a uno dei primi gruppi della scena di Canterbury, dal quale nacquero poi i più noti Caravan. Il brano ha un andamento molto accattivamente e risulta uno dei migliori del lotto, con una prova vocale di Akerfeldt versatile e dinamica. Meritevole di nota è anche l'assolo di Fredrik Akesson, estremamente liquido e pregno di tecnica che spazia dalla fusion di natura shred al progressive. Anche qui abbiamo una sezione finale di troppo, violenta e fastidiosa visto il missaggio, del quale non avremmo sentito la mancanza.
When you're tired of waiting and time is not on your side When you're tired of hating me, you no longer want to hide You're stuck to the failures of your life Marred with the sorrows of your strife And time it waits for no one It heals them when you die And soon you are forgotten A whisper within a sigh (Will o the Wisp)
Le sonorità di Will o the Wisp riconducono rapidamente a quelle dei Jethro Tull, in una ballad acustica dal tipico sapore prog anni settanta. Il pezzo mette in risalto un arrangiamento solare che trasmette delle sensazioni positive, messe in contrapposizione con i versi che emancipano una sorta di rassegnazione per un rapporto deteriorato e irrecuperabile. Ancora una volta sia la voce di Akerfeldt che l'assolo di chitarra finale di Akesson sono i protagonisti indiscussi della traccia, che scivola via in maniera -seppur derivativa- molto piacevole. A parte per qualche accelerazione e per qualche chicca sonora ad opera di Joakim Svalberg, Chrysalis passa senza infamia e senza lode, ricalcando delle strutture progressive note e più aggressive. Gli assoli di organo e chitarra elettrica, insieme al finale, salvano parzialmente un pezzo eccessivamente longevo rispetto alle idee poste sul piatto. Con Sorceress 2 gli Opeth abbracciano in Pink Floyd in un pezzo dal sapore inquietante, pregno di atmosfere spettrali ed eteree. Le sensazioni notturne, quelle di quando tutto si placa e il tempo sembra fermarsi, prendono la scena.
Until I take my final breath In a year or even less I hope you will give me all your time And do not forget me down the line
And I will never ask you if you will stay Or if you will cry when I go away
[...]
And when you take your final breath In many years from now, no less I hope you feel a peace at heart Don't be afraid to kiss the dark
And don't ever wonder if I stayed My love for you can not die away (Sorceress 2)
Come sempre i versi sono, nell'assoluta delicatezza sonora, di una "violenza" inaudita. La sensazione che si ha nell'ascoltare le parole d'amore e di buon auspicio di qualcuno destinato a morire in breve tempo sono un autentico pugno allo stomaco. La dicotomia amore e morte, tanto cara al gruppo dai tempi di Still Life, non ha mai abbandonato Akerfeldt e compagni, trovando spazio anche per pochi versi nel successivo brano. The Seventh Sojourn strizza l'occhio alle atmosfere orientali risultando tuttavia meno convincente. Volendo richiamare il tentativo di miscelare il progressive con le influenze della world music, il gruppo ha sicuramente fatto di meglio con Famine di Heritage. Il risultato è un pezzo quasi del tutto strumentale, con degli arrangiamenti che non hanno nulla di brutto, ma complessivamente poco originali ed scarsamente ispirati. Strange Brew è il brano più longevo di tutto il platter e nasce con i migliori presupposti, mettendo in luce lo stile che ha fatto diventare famosi gli Opeth. Le dilatate e delicate atmosfere iniziali vengono tuttavia sconvolte con sezioni eccessivamente slegate dal contesto, che fanno perdere quell'atmosfera magica. Il nervosismo e la violenza dei synth si attenuano lentamente poi verso una parte prog rock gonfia e con una venatura blues. A parte lo sconvolgimento iniziale il brano va in una direzione abbastanza prevedibile, senza colpire più di tanto per originalità e lasciandoci l'amaro in bocca per qualcosa che sarebbe potuto andare nettamente meglio. Anche la prestazione vocale di Akerfeldt, per quanto buona, risulta troppo carica di effetti ed eccessivamente lavorata. Ci avviciniamo, senza troppo entusiasmo verso il finale di Sorceress, passando per A Fleeting Glance. La ballad in questione si apre con una chitarra acustica molto elegante e classicheggiante, accompagnata successivamente dai tappeti di synth e dalla voce nuovamente filtrata del cantante. Il pezzo, completamente scevro del marchio Opeth, si muove su binari noti e lascia una -neanche troppo vaga- sensazione di filler. Gode delle stesse problematiche anche Era, brano che trasmette poco, dotato tuttavia di una trascinante sezione ritmica veloce e scandita, adornata poi da un buon assolo di Akesson. In chiusura, abbiamo le note di pianoforte di Persephone (Slight Return), che fanno in modo che l'ultimo ricordo di Sorceress non sia il ritornello ruffiano del brano precedente. Il disco va a chiudersi, in un classico tratto di molte opere prog, esattamente dove era iniziato, con le parole di Persephone in sottofondo.
The years went by with disquieting grace A past obsession sunk without a trace I moved into winter and found my home As my boiling blood had turned to chrome (Persephone (Slight Return))
Tirando le somme Sorceress è un album ricco di spunti interessanti nella prima metà, che tuttavia si vanno a perdere in uno strano senso di "incompiuto" nella seconda. Sia chiaro, non si parla di canzoni brutte, ma di brani poco ispirati o che non travolgono di certo per pathos o sensazioni trasmesse. Se al piatto uniamo una produzione catastrofica, che invalida le idee migliori e rende ancora meno fruibili quelle meno riuscite, non è troppo complesso giungere al verdetto finale. Gli Opeth hanno inevitabilmente fatto un passo indietro -anche sostanziale- rispetto a Pale Communion: mancano le orchestrazioni cinematografiche di Voice of Treason, la bellezza musicale di Eternal Rains Will Come, il cupo sapore Opethiano di Moon Above, Sun Below e le mazzate emotive di Faith in Others. Facendo un paragone con il precedente lavoro (puramente voluto poiché sarebbe inutile fare il confronto con il gruppo pre-Heritage) si percepisce l'assenza di dettagli e chicche musicali che hanno reso prezioso il disco del 2014. Bocciare Sorceress, sarebbe sintomo di grande superficialità, nonché di una forte mancanza di sensibilità, tuttavia non si può fare a meno di notare come qualcosa si sia perso. Al terzo disco della svolta prog rock, il gruppo avrebbe dovuto fare il meglio di sé ed invece la terra sotto i loro piedi è tremata paurosamente. Visto il loro percorso storico, la qualità enorme dei musicisti e la profondità delle parole scritte, credo fermamente che gli Opeth abbiano ancora molto da dire. Spero ricomincino a farlo quanto prima, rielaborando e mettendo a fuoco le buone intuizioni che Sorceress ha visto nascere, ma crescere male.
VOTO Prima Recensione: 60
Nel 2009, quando all’epoca avevo quattordici anni e solo da un paio di anni mi ero addentrato nell’oscuro mondo dell’heavy metal ebbi modo di sentire dal vivo per la prima volta gli Opeth. In quell’occasione la band suonava di supporto ai Dream Theater, ma nonostante il breve spazio concesso agli svedesi, la loro musica mi prese l’anima fin da subito, stregandomi e aprendomi gli orizzonti musicali come mai prima era successo. In breve tempo mi procurai tutta la discografia di Akerfeldt e soci, arrivando a conoscere a menadito ogni sfaccettatura del sound della band. Quel sound ibrido tra death metal mortifero, folk acustico e malinconico diventarono una specie di droga. E tutto questo avvenne in pochi mesi di estenuanti ascolti. Poi arrivò la tragedia. Gli Opeth cambiarono stile, passando dal metal estremo, ma comunque raffinato e personalissimo, ad un didascalico progressive rock anni 70, debitore in ogni aspetto a band come Camel o King Crimson. Per il giovane pischello che ero, questa fu una doccia fredda in pieno dicembre. Com’era possibile che una band così geniale avesse buttato nel cestino tutto il proprio talento per dedicarsi ad un genere così lontano dalle proprie corde senza cercare nemmeno di condirlo con il proprio stile personale? Al trauma di Heritage seguì qualche anno dopo il discreto Pale Comunion, che manteneva ovviamente le stesse coordinate stilistiche, ma tuttavia già presentava qualche lievissimo segno di personalizzazione del sound. Ma ripeto, i segni erano debolucci e a malapena si scorgevano all’orizzonte. E giungiamo dunque ai giorni nostri. Quando tempo fa fu ufficializzata l’uscita di Sorceress, all’hype improvviso che è scaturito nella mia mente è seguita una certa diffidenza e -ovviamente anche lo spauracchio di un’ennesima delusione- ha contribuito a farmi approcciare al disco in modo un po’ prevenuto. In poche parole, prima di accostarmi definitivamente al platter ho dovuto lottare interiormente con la parte conservatrice e chiusa mentalmente che era in me, sopita e in attesa di qualche cosa di nuovo targato Opeth. Solo dopo ho potuto ascoltare e valutare nel modo più oggettivo possibile questo album. Scusate la lunga introduzione personale, ma era per far capire a voi lettori quanto sia spinoso trattare l’argomento per il sottoscritto, soprattutto se si è legati emotivamente a certi lavori passati. Tuttavia il passato è passato e di acqua sotto i ponti ne è passata: dunque addentriamoci in questo nuovo lavoro del quintetto svedese più discusso del momento.
Questo nuovo lavoro di casa Opeth, prodotto dalla Nuclear Blast è forse il migliore disco partorito durante il nuovo corso stilistico della band, ma è rovinato parzialmente da un aspetto impossibile da trascurare ossia una produzione confusionaria, evidente fin dal primo ascolto, che esalta il basso in modo eccessivo, coprendo i suoni degli altri strumenti e impastando il tutto, rovinando il potenziale delle canzoni soprattutto nei momenti più heavy. Tutto ciò è un peccato, soprattutto quando si è sotto una casa discografica come la Nuclear Blast, da sempre nota per la produzione cristallina e moderna (talvolta talmente tanto da sembrare plasticosa). Qui il suono, nel suo eccessivo sbilanciamento sembra voler imitare il calore delle produzioni anni 70, ma in realtà intorbidisce la proposta, inficiando la fruibilità del prodotto. Parlando della musica, possiamo dire che c’è già un miglioramento della proposta da pare degli Opeth, che pur partendo sempre da solide radici anni settanta, questa volta hanno cercato di inserire maggiore imprevedibilità e elementi un po’ più personali. Il tentativo è apprezzabile, ma comunque ci sono alti e bassi durante tutto l’ascolto. La nuova fatica in studio del gruppo vede undici brani, compresi intro e outro, intitolati Persephone e Persephone (Slight Return) poste ovviamente ad inizio e fine album. Il primo pezzo è un intro acustica con una voce femminile in sottofondo, mentre la seconda nei suoi cinquantacinque secondi di durata da maggiore risalto al piano. Entrambe hanno il semplice compito di accogliere e salutare l’ascoltatore in questo lungo viaggio, ma nulla di più. La titletrack, è un brano compatto, giocato essenzialmente su un unico riff stoppato e massiccio, dall’incedere cadenzato e alla lunga monotono. In un certo senso la struttura cosi lineare si riallaccia a The Cusp of Eternity, che presentava già (e meglio per giunta) la stessa idea. Questo tappeto strumentale è posto a far risaltare la prova vocale di Akerfeldt, che come sempre è curata nelle linee vocali. La canzone è abbastanza di mestiere, semplice e lineare ed è un buon riscaldamento al resto del disco, ma certamente non è l’episodio meglio riuscito. Allo stesso modo, anche se su lidi sonori totalmente differenti, troviamo la ballad bucolica Will O The Wisp, che potrebbe essere riassunta come un debole crocevia tra le atmosfere sognanti di certi Jethro Tull e le sonorità a cavallo tra un brano come Harvest e Damnation. Insomma un pallido tentativo di recuperare la malinconia del passato, senza però riuscire a esprimerla del tutto. Ora però passiamo ai brani migliori dell’album, che sono proprio quelli più lunghi, dove la band si rifugia in parentesi strumentali interessanti e soluzioni più audaci. Per esempio potrei citare un pezzo heavy come Chrysalis, che rielabora in chiave personale i Deep Purple nella lunga sezione solista posta nella seconda metà del pezzo, o l’ottima e quasi del tutto strumentale The Seventh Sojourn, brano che vede nelle suggestioni arabeggianti il suo punto di forza; o meglio ancora fatevi cullare dai passaggi acustici di Sorceress 2 e dal retro rock lievemente jazzato di A Fleeting Gance; infine concludete l’ascolto prestando attenzione ad piacevolissimo brano come Era, che parte soffuso con le note di un pianoforte e poi esplode in modo convincente in una cavalcata hard rock, penalizzata soltanto dalla produzione che come già detto, a causa dei suoi bassi, copre la distorsione delle chitarre, togliendo così la possibilità alle sei corde di graffiare davvero.
Il disco è finito ed è giunta l’ora di tirare le conclusioni. Collegandomi al discorso introduttivo ne approfitto per affermare che personalmente, gli Opeth non hanno mai pubblicato un album davvero insufficiente, al massimo sotto le aspettative o comunque non centrando perfettamente il bersaglio, cosa che nel primo periodo della carriera del gruppo risultava anche fin troppo palese. Questo è per dire che anche questo album, come i precedenti due presenta dei difetti che inficiano il risultato finale, ma che nel complesso risulta abbastanza convincente. Sorceress è un buon ritorno sulle scene, superiore ad Heritage e Pale Comunion e soprattutto è la dimostrazione che quando Akerfeldt cerca di uscire dai soliti schemi del prog anni 70, inserendo il suo stile personale, la musica prende il volo sul serio. Per riassumere il disco potremmo dire che “Gli Opeth sono gli eroi che i prog snob meritano, ma non quelli di cui hanno bisogno adesso”.
VOTO Seconda Recensione: 70
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VOTO LETTORI
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75.64 su 170 voti [
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Gnapossofà. Provato ad ascoltare ma complice anche la produzione mi è impossibile. Per me un gruppo che cambia e sperimenta è sempre un gruppo intelligente. Ma a me la direzione intrapresa non piace. Peccato per me. Mi fermo a Watershed e sto. In bocca al lupo a loro per questo nuovo e ormai consolidato corso. Per ritrovare le vecchie sonorità mi ascolterò i gruppi che hanno influenzato (mi vengono in mente gli In Mourning...). Buon ascolto agli amanti del prog settantiano. |
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Fra gli ultimi dischi prog-rock, Pale Communion è sicuramente il migliore, nel suo complesso; però, a mio parere, questo contiene il pezzo migliore, che è Era: stupenda. |
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@TheSkullBeneathTheSkin, eeh é qui che ti sbagli invece... magari si parla chessò di Yes, Gentle Giant o dei The Trip e qualcuno non si perché mi consiglia sempre o gli ultimi Opeth o i Porcupine Tree altri addirittura i Dream theater (mai goduti)... sono robe che non c'entrano niente!
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@Area: dubito che ti consigli gli Opeth abbia in testa questo disco. Non li consiglierei ad un amante del prog old style semplicemente perchè è con ben altri album che gli Opeth hanno costruito la loro reputazione, il voto in calce alla recensione lo conferma. Questo non vuol dire che Era non sia un pezzo superbo, vuol dire che consiglierei gli Opeth per la commistione prog innestata sul death quello bello cavernoso, senza scomodare gli esordi, Baying of the hounds è un'altra cosa. La cosa migliore di quest'album, tornando in tema, oltre ad un paio di song è indubbiamente la copertina  |
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Boh mi consigliano tutti questa band... però continuo a non capire... spesso dicono "Se ti piace il Prog anni 70 ascoltati l'ultimo degli Opeth"... boh a parte che i dischi Prog degli anni 70 lo senti proprio che sono registrati in un certo modo e sono figli del loro tempo... qui vale lo stesso discorso per chi si ostina oggi a riproporre il thrash metal americano degli 80 o il black metal con la registrazione minimale o quella ultra pulita e ultra veloce... |
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JETHRO TULL...
BELLO COPIARLI MA RIMANGONO INARRIVABILI CARI OPETHS |
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Oramai mi accorgo che commento con due o tre anni di ritardo...
Secondo me questa nuova era e´ buona. Quello che manca e´ secondo me quell´atmosfera malinconica che poteva salvare magari anche qualche traccia meno riuscita della vecchia stagione.
Heritage ci stava se era caso a se´. Vedi Damnation che resta il mio secondo preferito della band dopo Still Life. Ma in generale non hanno mai palesemente toppato. Se ricordo nel video del making of di Deliverance Mikael parlo´ a proposito di un concept che avrebbe sfiorato il black. Ecco diciamo che se dopo Heritage avessero fatto una roba del genere parleremmo di altro. Il problema e´proprio questo. Sorceress non e´brutto e che e´prolisso roba che magari anche Deliverance in qualche punto poteva esserlo ma come detto la "Malinconia" spingeva anche qualche roba meno riuscita. Qui tagliando un paio di tracce parleremmo di un altro disco e ne parleremmo in bene. 70 secondo me.
De Gustibus ovviamente.
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Della nuova era prog questo è probabilmente il migliore, ma a me sembra comunque che - capacità tecnico/compisitive date per scontate - gli standard qualitativi degli ultimi tre album degli Opeth siano parecchio più bassi di ciò che hanno fatto fino a Watershed. E ciò a prescindere da disquisizioni sullo stile o ancor più sulla produzione. Se questo fosse stato un album ispirato staremmo a parlare della produzione?!? Dai... Comunque qui qualche spunto (non molti per la verità) da grande band mi è sembrato di ritrovarlo... diluito però in tanta tanta noia. 75 ad esser buoni. |
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commenti inutili, a me piacevano prima ed anche adesso, fanno musica diversa? ok, ma io ascolto di tutto, e questa mi sembra buona musica rispetto alle schifezze che si sentono in giro. Se non piacciono piu' non si ascoltano piu', punto. Considerazione finale, uno suona quello che vuole non quello che vogliono i fans.
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@Shadowplay72 Concordo,in questo di death non c'è nulla.Mi riferivo agli album prima di "Heritage".Questo è prog anni '70.Tra le influenze senz'altro i Crimson ma anche altre,un pezzo sembra una cover dei Jethro Tull........Voto:75. |
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Comunque ascoltando ogni genere musicale,dall'opera al grindcore,e adorando il progressive rock,cosi come tanta altra musica,devo dire che non mi dispiace la svolta degli opeth! |
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@roviston beh quest'album di death ha ben poco o niente.sembrano i king crimson! |
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Meglio sarebbe dire death-prog.Anche nel loro album forse più noto o comunque tra i più apprezzati "Morningrise"nelle note di copertina si ringrazia per l'ispirazione il chitarrista Andy Latimer dei Camel,uno dei più importanti gruppi prog anni '70(anche se di minore popolarità rispetto a mostri sacri come Genesis,King Crimson,Yes o E.L.P). |
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Gli Opeth erano "prog-metal" anche negli album della prima fase.Lo erano assai di più di molti gruppi che si definivano tali.Non inganni l'uso del growl e la maggiore aggressività;i preziosismi tecnici,i delicati arpeggi,le atmosfere sognanti sebbene sempre cupe e malinconiche,sono sempre state tipiche del prog,almeno di quello più valido.Avete mai ascoltato "Lark's tongue in aspic" dei King Crimson?Gran pezzo, per me anticipatore di certo metal tecnico. |
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Dalle stelle alle stalle... |
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Questa linea prog '70 che Mikael Akerfeldt sta dando al gruppo non mi piace...preferivo più quella fino a Watershed. Almeno avevano idee chiare e poi quelle atmosfere dark... |
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La questione è semplice. Se ti è piaciuto Pale Communion, ti piacerà anche questo, se no no. Io Pale Communion, a tutt'oggi, non sono ancora riuscito ad ascoltarlo una sola volta per intero. Ho provato anche con questo e, guarda un po', stesso risultato. Addio Opeth, continuerò a ricordarvi come eravate riascoltando per sempre blackwater e watershed, mentre voi continuerete a dilettarvi nella più pura prog-masturbazione old style. Tristezza a palate. |
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A me invece è piaciuto parecchio; pezzi come Chrysalis, Era, Strange Brew, A Fleeting Gance etc. li trovo veramente notevoli. Voto 85. |
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Mi e' piaciuta molto la prima recensione. Sono assolutamente d'accordo sulla sensazione di "lavoro incompiuto", un po' meno sul mixaggio che a me e' sembrato buono. L'era "prog" degli Opeth mi sembra quasi un passaggio naturale della loro carriera e la condivido appieno. Tuttavia non hanno trovato ancora la loro formula giusta, nonostante alcuni brani eccellenti. Le soluzioni compositive sono ancora troppo "un riff dopo l'altro", e la nuova scelta di stile non agevola queste brusche transizioni. Ma c'e' da essere contenti, la creativita' non manca e nel futuro potrebbe arrivare il "capolavoro prog" degli "Opeth" |
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A me piace molto, come mi era piaciuto Pale communion, belle canzoni, bravi. |
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Disco mediocre, da loro mi sarei aspettato altro Brani indigeribili musicalmente, album palloso |
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Altro pippone monotono e prolisso, suoni finto vintage, bassi che fanno molto anni 70 senza esserlo, voce spersonalizzata. La cosa migliore per me è l'intro....voto 50 |
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Ciao a tutti, come al solito arrivo molto in ritardo ad "imbrattare" il forum, ma essendomici imbattuto di recente, non ho potuto partecipare per tempo alle varie conversazioni. Prima di esprimere la mia opinione, mi scuso in anticipo se ripeterò concetti già ampiamente approfonditi da altri, ma non ho, francamente, letto tutto. Io credo che , al di là di una valutazione tecnica, la musica, come qualsiasi altra forma d'arte, debba trasmettere emozioni; ovviamente puo capitare che l'aspetto tecnico alimenti il fascino di un'opera, ma solo in un secondo tempo, dopo averla digerita, perché se qualcosa non piace e non attrae, nessuno si sogna di approfondire. Questo disco, così come il suo predecessore, non mi piace a tal punto da non essere mai riuscito a completarne l'ascolto in un' unica sessione. Mentre Heritage (stroncato da molti) mi ha appassionato per via di elementi nuovi (almeno per gli Opeth) E di quell'atmosfera particolare rinvenuta direttamente dagli anni 70, i due successivi lavori, che avrebbero dovuto rappresentare il completamento della "metamorfosi" musicale del gruppo, risultano piatti, monocorde è decisamente troppo noiosi. Una delle regole della comunicazione, impone ad un qualsiasi relatore di modulare il tono della voce per mantenere vivo l'interesse della platea; quello che questo album non fa. Composizioni ultra tecniche, prolissamente fini a se stesse che non regalano nessuna sorpresa ne "colpo di scena" alla Opeth. Trovo che sia tutto davvero poco ispirato; sembra di ascoltare una lezione di chitarra più che un' opera musicale. Forse sono semplicemente io a non aver capito questo album, ma per quanto mi riguarda, ed è una questione soggettiva, "sotto il vestito niente".... di niente.... |
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Lavoro molto al di sotto degli elevatissimi standard del gruppo...per me han chiuso o quasi con Watershed, poi si vede che Mikael Akerfeldt deve esserci rimasto sotto con qualche funghetto allucinogeno ed adesso si crede un musicista progressive anni '70...peccato che non basta impastare il suono di bassi mettere na distorsione delle balle e fare pipponi a base di hammond. Deludente assai, anche poi qualche buono spunto talvolta salta fuori, solo che non si possono sentire sti suoni di merda...a ripjate Mikael!!! E non fare troppo il radical chic, lo sai anche tu che il tuo successo è arrivato grazie a noi metalloni brutti e cattivi...non tirartela troppo! |
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Recupero arretrati parte 10: potrei terminare il commento, dicendo di trovarmi d'accordo con il voto finale della seconda recensione, ovvero 70. Preferisco spiegare il perché. Il problema minore del lavoro è la produzione: leggevo sotto di gente che si lamentava. Io l'ho ascoltato sia su Ipad Air, rigorosamente in cuffia, e su un impianto stereo, apprezzando il suono limpido e vintage delle chitarre, dell'hammond e questi bassi preponderanti. Ora, la nota più dolente, cioè il cosa NON va: premettendo che ascolto l'album da circa un mese e prima di dare un giudizio scritto l'avrò ascoltato per intero non meno di 20 volte, ho constatato che grandi pezzi si alternano a pezzi inutilmente prolissi, monocorde e negativi per la qualità finale dell'album. E le canzoni in questione sono la 5,6,7,8, quindi il corpo centrale dell'opera. Nemmeno dopo un mese di ascolti sono riuscito a memorizzarle, non una singola nota. Anonimato più totale. Il problema, sì, è un problema, è ciò che viene prima e dopo: Persephone (traccia d'apertura di un minuto scarso!) è gia di per sé un piccolo, grande capolavoro, la title-track necessita di più ascolti ma quell'unico accordo entra in testa che è una meraviglia, The Wilde Flowers ha un assolo pazzesco, di settantiana memoria e insieme alla successiva è la miglior traccia dell'album. Will of the Grace è anche diventata una delle mie canzoni preferite degli Opeth, seppur sfiori il plagio a ciò che i Jethro Tull facevano già 45 anni fa. Saltiamo il corpo centrale e giungiamo a "A Fleeting Grace", altra traccia lunghetta che precede la cavalcata catchy "Era", non un capolavoro ma ottima per spezzare il ritmo generale del lavoro e rallegrarlo pure. Poi Persephone, nulla di memorabile ma piacevole. Molto, molto buone le bonus tracks. Aggiunte queste e tolte il corpo centrale, ne sarebbe uscito un (semi)capolavoro del prog contemporaneo e non avrei esitato a votare attorno al 90. In definitiva, un 70 che lascia l'amaro in bocca. |
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Con gli ultimi 3 album, tranne qualche eccezione qua e là, hanno sprecato il loro genio |
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Beh insomma, questa volta sono alla fine piuttosto sulla stessa linea di axoras. L'album non è da gettare nel secchio, ma non decolla, manca sicuramente un qualcosa. Direi 66 e ringraziare. Comunque la produzione mi piace molto, quello lo confermo! Evviva! |
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Io devo dire, ma è questione ovviamente di predisposizione e di gusti, che fino ad ora non ho mai condiviso una valutazione di axoras... e mi sa che anche questa volta... l'ho ascoltato quattro volte e lo sto ancora studiando. Non mi sentivo di bocciarlo e non i sentivo di promuoverlo. L'ultimo ascolto, più attento, ha rivelato ottimi spunti che valorizzano l'opera nel complesso. Credo abbia potenzialità e punti di forza. È un lavoro intenso e impegnativo, credo, ma devo ancora capire bene. Un appunto sulle produzione: ottima e assolutamente calzante rispetto alla musica. Evviva! |
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Sono stato al loro live ieri all'Alcatraz di Milano. Ottimo spettacolo, scaletta ben bilanciata che ha compreso buona parte della loro discografia. Brani suonati alla perfezione e con un tiro pazzesco; veramente buona la resa audio, eccetto per le tastiere perennemente soffocate dalle chitarre, soprattutto nei passaggi più incazzati. E' una band tutt'altro che finita, anzi, ma a parer mio dal punto di vista delle composizioni ieri sera è apparso più che mai evidente il netto calo tra i pezzi dell'ultimo Sorceress e quelli dei dischi più vecchi come Deliverance e Watershed ad esempio. Il death che hanno realizzato fino a poco prima di Heritage era superbo, il prog che stanno portando avanti da Pale Communion un po' meno, diciamo così... Ultima nota: la guest band erano i Sahg, i quali hanno eseguito ottimamente poco più di mezz'ora di repertorio tratto dal nuovo bell'album Memento Mori e dai precedenti. Nel complesso, ottima serata di musica come si deve, ben suonata e ben resa. |
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A me piace...molto seventies,certamente diverso ma comunque un ottimo album |
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Il disco nel suo complesso lo trovo di OTTIMA fattura. In Sorceress c'è ogni genere di sfacciettatura che dovrebbe per lo meno caratterizzare il prog-rock fatto bene. Ottimi testi (come sempre uno dei punti forti degli Opeth), utilizzo abbondante di chitarre acustiche, voci pulite malinconiche, pianoforti e synth vintage, riff spacca cemento ma con un sound molto pieno e molto vintage (presenza di molte freq. medio/basse), basso sempre in risalto che caratterizza un utilizzo dello strumento più completo, batterie "volanti" ma utilizzate con parsimonia (niente sbrodoloni egocentrici), pochi assoli ma fatti e messi nei posti giusti (niente virtuosismi alla cazzo per fare i fighi per poi risultare INUTILI o LOGORROICI)...insomma, stile "vintage" da vendere! Ovviamente per chi cerca qualcosa di assolutamente INNOVATIVO E MODERNO, QUESTO DISCO NON FUNZIONERA' PERCHE' E' L'OPPOSTO, questo lavoro è un ritorno ad uno stile vintage ma con stile! In definitiva Sorceress è l'unione dei 2 dischi precedenti. Nota dolente è la produzione e il missaggio che per me risultano fin TROPPO vintage. Sentendolo sembra più un demo che un disco. Il suono è davvero TROPPO ruvido. Discone comunque! |
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2 pall is megl' che uan |
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Ciao, volevo anche io dire la mia. Sorceress è un bel disco. La produzione è fortemente virata sui bassi (cosa che fa si che i momenti più tirati e "violenti" finiscano per risultare confusionari), ma siccome i momenti di cui sopra sono relativamente pochi, non è una cosa che ammazzi l'ascolto e la godibilità del disco (anche in cuffia ). Quello che mi colpisce è che, come molti hanno detto, c'è talmente tanta maniera da risultare come una bella scatola elegantemente drappeggiata (stile pavone della copertina) ma desolantemente vuota. La sensazione che si prova è di ascoltare musica molto piacevole (specialmente per gli appassionati del rock progressivo degli anni'70 o dei nostalgici dello stesso) ma priva di una direzione. Ci sono dei bei momenti in quasi tutte le canzooni del disco, ma risultano slegati e quasi "fini a se stessi" (eresia, visto che stiamo parlando di composizioni di Akerfeldt). Non so, sono contrastato da questo disco. Non si può non dargli la sufficienza, ma se vogliamo ascoltare del buon rock progressivo direi che bisogna rivolgersi altrove. Ah, un grazie ai due recensori, perchè le loro recensioni sono davvero ben scritte e efficaci. |
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poi, sia chiaro, stiamo parlando di musica, non di terremoti. La delusione all'ascolto degli ultimi lavori degli Opeth è solo direttamente proporzionale alla stima enorme che si aveva di loro, il che si traduceva in grandi aspettative, purtroppo deluse. Se a molti Sorceress piace, tanto meglio. |
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concordo pienamente con draKe. Ben vengano i cambiamenti quando sono sensati ed elevano la qualità musicale. L'introduzione di elementi nuovi nella miusica degli Opeth era certamente desiderabile, proprio per non attenersi in maniera pedissequa a schemi ormai ben esplorati. Del resto questo stava già avvenendo nelle ultime opere prima di Heritage, e l'esperimento di Damnation era stato tutt'altro che disprezzabile. Il problema è che attualmente Akerfeldt sembra aver perso ispirazione ed emotività a favore dell'adesione a un progetto più mentale che artistico, da cui trasuda freddezza. E' come se volesse cimentarsi per partito preso in un campo che gli appartiene più da fan che da musicista |
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@Pink Christ mi trovi in completo disaccordo perchè hai frainteso le parole che sono state scritte: i commenti sotto il tuo non bocciano quest'album perchè gli Opeth hanno cambiato genere o perchè si ha una mentalità chiusa e prevenuta ma per le ragioni che sono state scritte, prova a rileggerli! Mi piacerebbe anche sapere perchè ritieni "schifezze varie" e una evoluzione in peggio una serie di intere contaminazioni (metalcore,deathcore,djent) che hanno invece dato nuova linfa ad un genere sempre in progress...capisco trovarsi in disappunto con un album in particolare per una questione di gusti, ma segare interi sottogeneri è come dici tu stesso da chiusura mentale! |
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Cmq mi sembra un pò esagerato paragonare quest'album a calamità naturale o infangarlo in questo modo solo perchè è fuori dai soliti schemi Opeth. Come sempre siete chiusi e se un gruppo cambia genere gli sparate merda addosso senza nemmeno cercare di capire il vero valore dell'album. A me piace sempre di più, cresce con gli ascolti. E' un sound diverso, bisogna abituarsi, ma quando questo accade, si capisce che quest'album è un altra perla firmata Opeth. Diversa dalle altre perle, diversa dal passato ma pur sempre un grandissimo album e invece no...sputate sentenze negative come sempre quando una band cambia strada. FANNO BENE. Hanno il coraggio di sperimentare, di cambiare, di provare cose nuove. E' solo cosi che evolve la musica. A volte in meglio, a volte in peggio (prendi metalcore,deathcore,djent e schifezze varie) ma ai metallari non va bene, devono sempre sentire le stesse cose. 10 Reign in blood, 10 The number of the beast, 10 Master of puppets o 10 Blacwater park...se no è merda. Che tanto fra 10 anni tutti questi album saranno rirecensiti in maniera positiva com'è gia successo per altri album. E allora tutti cambierete opinione. Storie già viste negli anni 90. |
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Mah, Pale Communion lo trovo per niente derivativo a differenza del Pavone e di Heritage (e qui te ne dò atto Andrea). PC e' un ottimo album di prog rock dove Akerfeldt ha tentato (più o meno consapevolmente) di miscelare e convogliare le tante influenze cercando di incamerarle in uno stile unico e personale. PC era un opera in embrione che personalmente mi faceva ben sperare in tal senso. Poi vabbè il presente ha smentito impietosamente tutto ciò (e anche qui te ne dò atto a parte sporadici episodi). |
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spezzo una lancia a favore di steven wilson, citato implicitamente in qualche commento qua sotto, il quale , quanto meno, riesce a omaggiare il prog ricreandone la magia con una buona dose di ispirazione e di fantasia, e sopratutto scrivendo melodie di grandissimo pathos, in cui l'anima c'è e si sente, vedasi sopratutto The Raven that refused to sing' |
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Diciamo che, al di là delle sensazioni personali, in Sorceress si sente un po' di tutto, e l'effetto miniestrone è indubbio. Ora , che un gruppo peculiare come gli Opeth si sia trasformato in una antologia del prog che fu non depone certo a favore della loro attuale proposta, derivativa in un modo imbarazzante, anche perché è un effetto fortemente voluto da akerfeldt in base a un gusto tutto suo. Legittimo, come legittimo è non apprezzarlo |
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In Sorceress 2 si sentono sopprattutto i Genesis, i Pink Floyd si rilevano più che altro in Strange Brew. Sempre secondo me e col massimo rispetto per il sentire altrui. |
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Boh, personalmente in sorceress 2 i Pink Floyd non ce li sento proprio, ma nemmeno da lontano.. puntualizzo su questo perchè l'ho letto da un paio di utenti, ma proprio no! Comunque, mi sono già espresso sul disco in una news sulla band qualche giorno fa, la mia idea resta la medesima, quella di un disco noioso e soporifero, che pesca da piu' parti cose già scritte, già sentite e per niente geniali, cosa che gli Opeth in passato ci avevano abituato, eccome! Mikael a forza di frequentare l'altro tizio inglese, che pure lui pesca di qua e di la dai grandi del prog rock, si è rincoglionito mi sa. Per me una delusione. |
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Cribbio...ritratto tutto, se AlbertOne dice che è un capolavoro assoluto e che il recensore è un impastato, allora deve esserlo per forza...sorceress disco dell'anno!!!!!...come no, ma va a ciapà i ratt!!!!  |
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ho ascoltato proprio oggi Il Paese dei Balocchi. E' vero che precorre qualcosas di Contaminazione del RdM, uscito l'anno dopo, ma la compattezza e l'ispirazione di quest'ultimo gli sono superiori, complice anche l'apporto di Lus Bacalov, immenso arrangiatore. In ogni caso quello che continua a mancare agli Opeth è la capacità di 'essere' prog, non essendo sufficiente la propensione a farne proprie le forme estetiche. Peraltro, il fenomeno prog in Italia è stato tnato intenso quanto relativamente breve, e sopratutto legato a un momento storico e culturale molto specifico. Difficile se non impossibile ricrearlo ai giorni nostri senza viverlo. Per certi versi, alcuni esempi di metal moderno sono molto più prog, in senso musicale e contenutistico, di quanto possano esserlo gli Opeth facendo calligrafismo. Per dirla in latri termini, considero Deliverance infinitamente più prog di Heritage, Pale Communion e Sorceress. |
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Il prog italiano è stato il primo al mondo per qualità ed il Paese uno dei gruppi meno conosciuti. Sinfonico prima del Rovescio. |
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non mi piace e non so nulla di prog, ma mikael ha detto sull'ultimo rock hard che questo disco prende spunto da un gruppo italiano che si chiama paese dei balocchi. |
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e se non sono gentle giant, area, king crimson, jethro tull, ecco i pink floyd ( vedi sorceress 2 ) ...... |
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più provo ad ascoltarlo, più mi annoia a morte. qualunque disco prog italiano di serie B anni '70 lo batte di parecchio. le parti orientaleggianti sono di una insipienza clamorosa. the sevent sojour è puro calligrafismo esotico di una banalità sconcertante. strange brew, considerato uno dei pezzi migliori, è inascoltabile. A fleeting flance sembra uno scarto dei Gentle Giant annacquati di fine carriera, e probabilmente è il pezzo meno sgradevole dell'album. Idem vale per 'Era', cavalcata fin troppo aggressiva basata su due accordi due. 'Sorceress' ? Scopiazzatura mal riuscita degli Area. E via discorrendo. Ora, capisco la devozione per il passato, ma qui veleggiamo dalle parti di una cover band. Mi chiedo il senso di una operazione come questa. Manca completamente una visione musicale autonoma, un trait d'union che non sia il mero desiderio di 'assomigliare' a cose fatte meglio decenni fa. Boh |
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A me piace. Ovvio che non ha la potenza emotiva dei primi (tanti) capolavori. Però il cuore si sente sempre. Lo sto ascoltando molto volentieri voto 80 |
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Più lo ascolto e più mi piace. |
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ndeeejojo..colpa delle scie chimiche!!doh!! |
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Sti qua più invecchiano e più il cervello si sbriciola, by by Opet a non rivederci ne sentirci più. |
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Abbiate pazienza miscredenti..cresce con gli ascolti!!Stiamo parlando degli Opeth ...non di una band qualsiasi eh!!!A me piace parecchio il fiore selvaggio.. e cmq le altre vanno assimilate x bene nel tempo.. come ogni buon vecchio album dei divini invecchiando migliora come il vino buono!p.s.a proposito.. qualcuno ha assaggiato la birra degli Opeth?!ahah  |
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@Axoras Io invece ti invito io a pensare e a riflettere prima di scrivere la prossima volta. La tua risposta è veramente arrogante ed infantile, oltre che polemica. Non capisco perchè la prendi sul personale. Io dal mio canto, sono qui per la musica, esprimere le mie idee, leggere quelle di altri lettori e non per farmi insultare da un bimbo permaloso. A proposito di ironia, stai pur sereno, che non sarà con questa recensione che vincerai il premio Pulitzer! E per me la cosa finisce qui. |
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@AlbertOne: Prima di saper ascoltare bisognerebbe saper leggere e ancora prima, saper pensare. Dal commento si evince palesemente che mancano tutte e tre le facoltà. Ma non perché la pensi differentemente da me, semplicemente per il modo in cui hai espresso quello che pensi. Non penso tu abbia colto né l'ironia della battuta delle cuffiette, né tantomeno tu sappia come è stato ascoltato e giudicato il disco. Pertanto ti invito nuovamente a pensare e a leggere. Non è tempo buttato, fidati  |
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Questo è un album 100% Opeth. E' anzi la perfetta evoluzione di una band mai fine a se stessa. Che possa piacere ai "prog snob" - ma chi cazzo sono poi sti prog snob, di cosa ascoltino e cosa snobbino, francamente me ne fotto - non sposta il mio giudizio di una virgola, per me può piacere (o non piacere) pure ai pompieri o ai prestinai, che diavolo c'entra con le emozioni che regala la musica? Belle sensazioni, si ce ne sono, io ne ho trovate. Questa è l'unica cosa che conta. Seguo gli Opeth dagli inizi e di certo sono diversi, ma anche io sono una persona diversa di quando ascoltavo per la prima volta Orchid. Mangio cose che 20 anni fa non avrei mai neanche assaggiato, ma ascolto musica con la stessa passione. Questo Sorceress, mi piace fin dal primo ascolto, e più lo sento più mi piace. Le critiche al mixaggio francamente poi non le condivido proprio nella maniera più assoluta. La musica nelle cuffia da 3 euro te la ascolti tu forse, io ho un ottimo impianto di riproduzione e i bassi sono spettacolari, altro che impastati...gli impastati sono quelli che scrivono mentre ascoltano un mp3 o un flac da diffusore bluetooth, ma comprati uno stereo con un paio di casse decente ... "o va a ciapà i ratt". |
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I pezzo più bello secondo me è la bonus track The Ward |
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Skippare e' indice di poca pazienza e segno principe di una ricerca finalizzata solo ed esclusivamente a ciò che si vuole sentire. Un'attitudine immatura che non aiuta certo la comprensione oggettiva al di là del proprio immaginifico musicale. E lo dico da pseudo detrattore del Pavone (nel senso che ci sono alcune cose che mi intrigano, ma nel complesso storgo il naso pure io). |
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quoto in toto commento 35, ho perso 10 minuti per sentire tutto il disco skippando quasi tutti pezzi, per nulla avvincente rimane ben poco tecnicamente apprezzabile, pensavo di vederli all'Alcatraz, ho cambiato idea. |
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Lopez e Lindgren erano di un altro pianeta...non confondiamo il profitterol con la cacca per favore..... |
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Cmq Strange Brew pezzaccio della madonna... |
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@QPR mi sa che lo dissi proprio io riguardo l'album precedente. Ps. Non ho nemmeno voglia di ascoltarlo, questo... |
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A me è rimasto un sacco...e soprattutto la voglia di risentirlo ancora e ancora. Le melodie dei brani le ho memorizzate praticamente all'istante, tanto sono belle ed accattivanti, e gli assoli sono più che significativi. A leggere i commenti sembrerebbe che una parte dei lettori abbia ascoltato un altro disco. Il bello della vita. |
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In Heritage qualche pezzo veramente bello c'era ancora (Folklore ad esempio), i brani di Pale Communion erano già delle sontuose e raffinate confezioni vuote. In questo Sorceress le confezioni oltre ad essere vuote non sono più neanche belle (mamma mia che mixaggio....). Da ascoltatore abbastanza allenato di rock progressivo, metal e tutte le contaminazioni, decisamente gli Opeth hanno dato il meglio con il death metal, con buona pace di chi non sopporta il growl. Questo tipo di prog vacuo non porta a nulla, non lascia niente in chi ascolta, non ti resta in testa una melodia o un assolo significativo... scuoti la testa a ritmo nelle parti più heavy, ok, e poi? Quando il disco è finito che ti è rimasto? |
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Chiaramente non sono più lo stesso gruppo di cui mi innamorai anni fa, ma questo "Sorceress" rappresenta il migliore disco della triade del "nuovo corso". Non ho letto i commenti qui sotto, ma ci terrei a precisare che "Ghost Reveries" ( pur non essendo il mio disco preferito del gruppo ) è stato il manifesto del suono della band. Chieder loro ( o ad Akerfeldt ) di continuare su quella strada sarebbe stato l'equivalente di attendersi fotocopie di dischi già sentiti. Francamente, da un artista che adoro, preferisco attendermi sempre qualcosa di nuovo e che incarni la creatività e la libertà concettuale dell'artista in questione. Voto numerico: 70/100 |
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Qualcuno diceva!!! Piu' che progressive anni 70, mi sembra regressive anni 2000 |
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quindi dal vivo sentiremo sta roba qua? |
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Da super ignorante quale sono che ascolta metal e prog da 20 anni quasi, senza capire molti dei discorsi che fate voi esperti fra nomi e dati tecnici, dico che sto album a me piace parecchio anche se Pale era un gradino più su, ma cmq quando lo metto sullo stereo mi partono un sacco di belle sensazioni ed emozioni positive che scendono in tutto il corpo, mi rilassano e mi fanno bene. E ame basta, perchè a questo mi serve la musica, per provare emozioni. Quest'album mi ricorda molto divinità della musica seventies come Jethro Tull o ELP e per certi versi anche qualcosa dei miei amati Pink Floyd. Poi lascio a voi giudicare tecnica, produzione e cazzate varie. Per me la musica è emozioni e stop. 75 |
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Condivido entrambe le recensioni. Ho gradito anche il modo di tentare di proporre un'analisi accurata e l'interesse nel voler trovare "un qualcosa" oltre la foschia che può lasciare questo nuovo lavoro discografico. Per Gusti personali, devo ammettere che a me vanno bene così. In sorceress Ci sono buone note musicali, armonizzate bene, ovviamente molti con la carta carbone, con idee sufficienti, ma non vi sono forme di eccesso che infastidisce (voluto, non riuscito, non saprei) anche se non arrivo ad ascoltarlo mai fino alla fine. I suoni sono sempre ben fatti come gli inconfondibili giri armonici di chitarre di Akerfeldt che si amalgamano sempre bene alla sua inequivocabile timbrica. Non entro nel merito del mastering perché ovvi motivi non posso saperlo quali scelte siano state fatte sulle dinamiche, ma il suono d'insieme che ne viene fuori a me non non dispiace. Sembra che riproduca lo stesso suono degli amplificatori valvolari quando ci si collegava di tutto, compreso vari mircrofoni voce e cori e tirando a manetta il "gain" e il "tone" del pedale e le "padelle" delle testate si raggiungeva, dopo un pò di smanazzamento, quella inaspettata dinamica sui toni molto cupi e bassi spinti dello stadio saturo delle valvole. Ma è solo una mia considerazione dettata da un gusto molto personale. Grazie per le belle recensioni. Jimi TG. |
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non riesco proprio ad arrivare in fondo al disco.....con tutta la buona volontà ma per quanto mi riguarda passo la mano. Ci vediamo comunque a Milano il 17 novembre ...Alcatraz.. |
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come i commetatori delle partite di calcio... |
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Il pianeta invaso da un'orda di fonici e tecnici del suono... |
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Ah... Se la perdita di Lopez e Lindgren si sente? Nel caso non li aveste visti, se siete curiosi guardatevi tutti i "Making Of " dei loro cd, a partire da quello di Blackwater Park, in rigoroso ordine temporale. Alla luce di quello che sono diventati oggi, ho trovato interessante fare questo viaggio a ritroso, vederli in studio giovani e sbarbati, sentire le parole di un Akerfeldt che già 16 anni fa affermava audacemente che gli Opeth non avrebbero mai presentato minestre riscaldate "come fanno tanti gruppi metal famosi" quando raggiungono una saturazione creativa. E' interessante vedere come cambi (?), al passare delle pubblicazioni, il pensiero di Akerfeldt e la sua visione della musica, sentire come giustifichi anche quest'ultimo cambiamento. Secondo me aiuta molto a comprendere il lungo percorso musicale che gli Opeth hanno fatto sino ad oggi. Percorso che non è facile da compiere, e le ultime loro opere lo dimostrano. Quello che traspare da queste interviste, alla fine di tutto ed indipendentemente dai risultati odierni che possono far discutere, è coerenza e professionalità a livello musicale e spontaneità e sincerità a livello umano, oserei dire. Quanto a Lopez, sarebbe un grave errore sottovalutare l'importanza delle sue influenze jazz-fusion nel songwriting degli Opeth (lui stesso tra le sue influenze non per caso cita un Akira Jimbo oltre ad altre più metal come Gene Hoglan). Mio giudizio personalissimo: un batterista metal insostituibile ed atipicissimo, perché negli Opeth (non parlerò dei Soen) sapeva essere tecnico e brutale come una macchina, ma allo stesso tempo eccezionalmente musicale e dotato di finezza. Questo connubio è stata la sua forza. Senza dimenticare che nel momento in cui subentrò a Nordin proveniva dall'esperienza con gli Amon Amarth; in questo senso -lo dice Akerfeldt stesso- il suo drumming ha contribuito sin da "My Arms, Your Hearse" a rendere più aggressivo il sound del gruppo. Per quanto riguarda il suo abbandono -argomentato in modo interessante anche nel "Making Of" di "Ghost Reveries"- fu dovuto a problemi di salute dello stesso Lopez. Loro attesero per un periodo che si riprendesse, periodo durante il quale per le date in cui dovevano suonare ebbero come turnista addirittura proprio lo stesso Gene Hoglan, ma purtroppo non ci fu mai una piena ripresa. Fu un grande dispiacere per la perdita musicale ma non solo, erano tutti grandi amici, in particolar modo Lopez e Mendez che agli esordi delle loro carriere musicali lasciarono assieme l'Uruguay per la terra svedese. Quando parlo di spontaneità e di sincerità intendo quella che sembra trasparire genuinamente nei momenti in cui loro parlano di episodi come questo; un altro episodio che lascia decifrare il carattere di Akerfeldt è quello in cui si racconta il motivo per cui Per Wilberg (imho superiore a Svalberg) si separò dal gruppo. Comunque per farla breve, alla fine per "Watershed" venne assoldato Axenrot, svedese e già conosciuto nei Bloodbath. Ho rivalutato moltissimo Axe negli ultimi cd e lo stimo molto come batterista (tecnicamente impressionante); ma per me Lopez ha dato al metal degli Opeth quel "qualcosa" in più, quella musicalità ritmica che non si può acquisire, o ce l'hai o non ce l'hai. Non lo sto sopravvalutando più del dovuto. Non ripete mai un pattern cassa-rullante-ride identico al precedente! Una "Wreath", una "Deliverance" o una "Windowpane" sono solo alcuni degli esempi schiaccianti di tecnica, musicalità e pulizia del suono di cui Lopez è dotato. Quanto all'abbandono di Lindgren, che ho sempre apprezzato per serietà e dedizione, fu una scelta volontaria; anche se ufficialmente non è questa la motivazione dell'abbandono, a me piace pensare che lasciò il gruppo appena intuì che nel giro di poco tempo il sound sarebbe mutato radicalmente... Fatto sta che l'alchimia che c'era in quella formazione non si è più ricreata successivamente. |
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Il caso ha voluto che proprio pochi giorni fa, dopo l'uscita di Sorceress, mi imbattessi nella versione 2015 di Deliverance & Damnation, quella remixata da Bruce Soord per il 25° anniversario... Magnifici. Con il nuovo mixaggio si sentono tutte (ma proprio tutte) le ghost notes del "Mestro" Martin Lopez, il growl è di una sfacciataggine inaudita e basso e chitarre sono dotati di nuova linfa. Riascoltare D&D in questo modo è stato come sentirli per la prima volta. Paradossalmente per me la nuova uscita degli Opeth sono stati i D&D remixati, che in questi giorni sto ascoltando a ruota libera quasi come fossero inediti. Quanto a Sorceress, ho poco da dire: sono in linea con la recensione ed il voto di Axoras. Forse potrà crescere con gli ascolti |
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sicuramente i due cambi di line-up e l'ingresso di un tastierista fisso hanno scosso gli equilibri interni e di conseguenza il songwriting che fino a "watershed" ha tenuto....poi l'accentramento delle redini della band nelle mani di Akerfeldt ha ad oggi creato un terremoto che ha trasformato una band originale e geniale in una anonima ed inutile. Se il problema era il growl potevano benissimo trovare un cantante; con la dipartita di un musicista fuori dal normale come Lopez (ascoltatevi i Soen se non l'avete ancora fatto!!) e del quasi cofondatore Lindgren poco più tardi era lecito aspettarsi un cambiamento...e in fondo ci sta, la famosa "evoluzione" per un musicista è quasi obbligatoria...il problema sono i risultati! Ci sono band (paradise lost, anathema, katatonia, sentenced, the gathering, amorphis, dark tranquillity...) che cambiando stile col tempo hanno saputo sfornare ottimi dischi e credo questo è quello che oggi la maggior parte dei fan degli Opeth si aspetta e purtroppo non riscontra! |
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Inizio col dire che musicalmente sono sempre dei grandi ho apprezzato molto i due vecchi album Heritage e Pale Communion però questo a parte qualche canzone è veramente scadente pezzi che inziano bene e poi si evolvono male peccato sono abbastanza deluso almeno tre passi indietro rispetto ai due vecchi album |
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NN voglio entrare nel merito del disco e neanche degli ultimi 3 lavori....... Mi chiedo solo questo, ma se la media della produzione pre prog era testata sul 90 circa e la media voto era prog è attestata sui 65 circa ( voto recensione + voto lettori) le cose sono 2, o siamo tutti stronzi oppure sti 3 diechi sono veramente quello che sono!!!!! |
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Dopo aver dato parecchi ascolti a questo Sorceress direi che è una spanna inferiore a Pale Communion, dove il sound Opeth era riscontrabile, seppur ormai derivativo del prog anni 70, e ciò mi era sembrato un netto passo avanti rispetto a Heritage. Con questo album sembrano essere tornati al punto di partenza e francamente non mi spiego il perché. Voto 55 |
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Concordo con tino e come ho scritto anch'io poche righe sotto, la perdita di quei due elementi (che peraltro va però sottolineato che se ne sono andati loro...) ha tolto quel quid che faceva la differenza, oggettivamente Akesson e Axenrot si limitano al compitino e si sente parecchio. |
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Secondo me la perdita di lindgren e lopez è stata molto importante per gli equilibri della band, specie il chitarrista che faceva da contrappeso alla personalità esuberante di mika. Mi sembra un po’ il film di de garmo fuori dai queensryche, il veicolo ha cominciato a tirare da una parte e quando ciò succede se non stai attento e correggi il tiro vai a sbattere. Akesson è un ottimo professionista, con i talisman ha fatto molto bene, ma qua mi sembra un gregario di lusso mentre il batterista secondo me è ininfluente sul piano creativo della band. Detto questo c’è comunque da dire che sono diventati un altro gruppo, hanno perso potenza e aggressività ed era uno dei pregi della band, al di là del growl che comunque era un (piacevole) marchio di fabbrica. Di questa band mi sono sempre piaciuti i passaggi repentini dalle melodie oniriche e sognanti ai cupi passaggi death. Quando viene a mancare uno di questi due elementi il risultato può risultare indigesto. Io ho amato ghost reveries che rappresentava per me l’equilibrio perfetto, forse più di blackwater o deliverance, ho comprato heritage per amore della band e mi sono sforzato dell’ascolto diverse volte, ma non è mai arrivato. Io comunque non faccio testo perché il prog rock, vecchio e nuovo, non mi ha mai detto niente e non mi è mai piaciuto. Se capitano dal vivo li andrò a vedere sicuramente perché comunque certe sonorità live acquistano forza e impatto, ma da disco mi fermo qui. |
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"Heritage" lo considero un grande album nonostante le critiche immeritate. Era una cosa nuova per loro che andava premiata. "Pale Communion" un gradino sotto, se non altro per il fatto di aver ricalcato il sentiero dell'album precedente, ma con qualche inspiegabile ingenuità, vedi un pezzo come "River", che ha delle inspiegabili reminescenze con gli Screaming Trees (?!). Ma ricalca oggi e ricalca domani, alla fine la linea s'ingrossa, sbava, infastidisce. L'effetto piacevolmente vintage lascia il posto ad una tribute band del prog 70 manieristico, con sprazzi Jethro Tulliani disseminati, e con tutti il clichè del genere, anche nell'uso dei suoni del tempo, a rendere il tutto questa volta più stucchevole. Mi dispiace, quest'album andà bene a chi ascolterà gli Opeth tra vent'anni, con un album ben suonato , prodotto ecc. ecc. ma attualmente mi da l'idea di una band che ha mostrato la corda per la primissima volta. |
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Nessun voto e nessuna valutazione, sarebbe irrispettoso, per un gruppo geniale e unico fino al 2008. Inutili ad oggi, mischiati nel pentolone prog anni 70. Qualcuno ha parlato di 5 anni e poi fine. 5 anni sono altri 2 lavori, troppi per questi opeth così inutili e insipidi |
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Non so quale fosse il loro ruolo all'epoca, ma secondo me la perdita di Lopez e Lindgren si sente eccome...l'alchimia di una volta è andata perduta. Ringrazio chi tra di voi(non ricordo il nome del buon utente in questione) mi ha fatto scoprire i Whiterscape del grande Dan Swano,gruppo che attualmente è in cima alle mie preferenze e che non ha nulla da invidiare agli Opeth. |
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Ahahahahahaha d'accordissimo col Dottor Willet, frase del cazzo che più del cazzo non si può |
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Me lo diceva alle medie una compagna di classe meridionale a proposito di Nino d'angelo |
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"non vi piace perché non lo capite" é la frase più irritante, spocchiosa e cafona che si possa dire. E se fosse "VI PIACE perché non capite?" Non mi permetterei mai di dire una cosa del genere, ma qualcuno se lo meriterebbe |
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Di gran lunga meglio i nuovi gruppi del prog italiano che nasconde diverse perle ...sentite quelli invece degli opeth a meno che non siate quei tipi di persone che appena non capiscono una canzone dicono che è soporifera. |
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Per quanto mi riguarda gli Opeth, purtroppo, hanno smesso di esistere da "Heritage". Ormai non compongono più canzoni "opethiane". A livello tecnico nulla da eccepire, ma non riescono più a colpirti nell'anima. Di originalità veramente poca e gli ultimi album sembrano un mero esercizio per mostrare la loro bravura strumentale. Sulla scelta di abbandonare il cantato in growl si può pure essere d'accordo, anche perchè credo che il buon Akerfeldt non abbia più la voce per farlo (come sembra da alcuni live visti in rete). Ma porca......, perchè abbandonare le atmosfere e la musicalità presenti in tutte le parti in clean degli album pre-heritage?!? Canzoni come "To bid you farewell", "Patterns Ivy II","Face of Melinda", "Isolation years", "Burden", solo per citarne alcune, sono di 10 spanne sopra gli ultimi lavori. Da una delle più grandi band metal degli ultimi 25 anni, sono diventati una delle tante "cover" progressive band. P.S.: scusate per lo sfogo, ma quando ci vuole.....;D |
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Mannaggia...gli Opeth sono il mio gruppo preferito xero questo disco l'ho sentito ieri in cuffia e devo dire che mi ha fatto proprio dormire bene..soporifero.Mi duole molto dire questo xke li amo troppo ma porca miseria sara' che lo devo ancora assimilare e si sa che i dischi degli Opeth migliorano con il tempo come un buon vino ...ma era meglio Pale Communion mi pare..siamo ad Ottobre ..torniamo ad ascoltarci Orchid con Forest of October vala'!!(secondo me il loro disco migliore o meglio quello che mi fa provare + emozioni)nonostante tutto rimangono(erano..) sempre i migliori. |
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X Andrea. Penso che il tuo punto di vista sia un pò snob. L'artista è quello che crea, noi siamo quelli che umilmente ci approcciamo alla sua creazione. È vero che si va verso ciò che ci dà più emozioni, però molti dischi hanno iniziato a dirmi qualcosa proprio perchè mi sono imposto di ascoltarli. Non sempre il nostro orecchio e il nostro cervello sono subito predisposti ad assimilare qualsiasi cosa venga loro proposto. Va anche a stato d'animo tra l'altro. Insomma meglio dedicarsi a più ascolti e anche a distanza di tempo, tutto ciò potrebbe regalarci infinite sorprese. Ma tutti voi credo lo sappiate già. |
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Bocciato. Dico una cosa forte, ma per me entro 5 anni non esisteranno più |
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Quoto in pieno il commento 35 ...almeno potevano cambiare nome,(Akerfeldt's Opeth?) così da non confondersi con quello che avevano creato prima di Heritage, che se fosse rimasto un capitolo a sé (come lo fu Damnation), avrebbe avuto un senso. Comunque visto che con i "se" e con i "ma" la storia non si scrive, non ha più senso sperare che gli Opeth ritornino sui loro passi, e a me il loro cambiamento non è piaciuto (e lo dico da estimatore di musica prog/rock). |
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Sta merda 65/100? AHAHAHA |
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Leggendo i commenti di parecchi di voi noto come cercate di trovare qualcosa nella musica che vi piaccia. Secondo me non sono io che devo farmi piacere la musica, ma è la musica che mi deve trasportare e farmi schiacciare il tasto play con piacere |
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Nn son più quelli di una volta è vero. Ma fanno ancora musica sublime e fantastica. 82 |
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Trovo molto più ispirato Pale Communion rispetto al Pavone, entro il quale mi trovo inoltre a sperimentare a più riprese un senso di filler che nel precedente album era inesistente. Poi trovo che pezzi come Sorceress 2, Strange Brew e la seconda parte di The Wilde Flowers, siano composizioni eccelse da un punto di vista del songwriting. Un album certamente da non condannare in toto, che da un punto di vista numerico può oscillare tra il 6 e il 7, ma che non aggiunge niente alla produzione opethiana e, anzi, spezza il percorso che si intravedeva in PC e che, almeno per il sottoscritto, faceva ben sperare. |
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Se agli opeth togli growl, doppia cassa, riff metal, chitarre distorte e produzione "metal" mi spiegate cosa resta?? No, questi non sono gli opeth ma un progetto parallelo. . .a qualcuno piacerà ma non sono più la band originale che erano. Punto! |
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Io non sono mai riuscito a sopportare Pale Communion, dopo averlo comprato ho provato ad ascoltarlo varie volte, ma niente. Questo Sorceress invece, dopo un inizio difficoltoso sono riuscito ad apprezzarlo. Non che tutti i brani siano di altissimo livello, ma trovo che almeno ci sia un'ispirazione maggiore rispetto alle ultime prove in studio. E' anche fisiologico che una band dopo parecchi anni di carriera e un elevato numero di dischi alle spalle non possa essere sempre a livelli eccelsi, ma per come si erano messe le cose quest'album va più che bene e fa ben sperare per il futuro. Concordo sul discorso produzione, piuttosto "strana". Poi ci si fa anche l'orecchio, ma poteva sicuramente essere migliore. |
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@MetalHeart: complimenti anche a te; sia per averci preso sulla mia ignoranza, sia per l'educazione e la pacatezza del commento. |
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Naoto, Commento 33: "...componenti metal, il che, inutile growl a parte...": complimenti per non aver mai capito un cazzo degli Opeth... |
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assolutamente in disaccordo su tutto. Produzione più che buona, con un bel paio di cuffie si sente tutto perfettamente. disco ben suonato e nettamente superiore a Pale Communion. Chi non vorrebbe nemmeno la recensione su questo sito evidentemente non conosce lo stesso e non lo ha mai letto, oltre a non avere una visione generale della musica e del progressive rock. Sorceress è decisamente più duro nel sound dei due precedenti. voto: 85 |
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Bravo Ridolfi, finalmente una recensione giusta seguita da un voto altrettanto giusto. I miei complimenti! |
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Non capisco perche continuino a sfornare album con il moniker opeth. Un altra cosa che non capisco è come mai questi album non metal vengano ancora recensiti in siti dove si parla di heavy metal |
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Heritage=morte degli opeth Sorceress=sepoltura degli opeth nella fossa comune io ERO un fan,ma heritage me li ha fatti davvero scadere in maniera aberrante...spero nessuno si offenda,è solo una mia opinione... |
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Sia Miky che Ste hanno fatto un grande lavoro di cesello. Analisi molto, molto valide. |
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Recensioni a mio avviso (specie la prma) un po' troppo severe. E' difficile di questi tempi produrre un album progressive di questa qualità. La produzione e il downtuning delle chitarre, in particolare, credo siano feature volute e ricercate, per quanto discutibili, al fine di ricreare una suggestione vintage nel sound. Il che si adatta assai bene al contenuto dei brani. Il "problema" dell'album è nella longevità, diretta conseguenza dello sfaldamento del linguaggio originalissimo che gli Opeth avevano creato nel tempo. Quello che resta è un disco bellissimo e magnificamente prodotto (tante, tantissime le sfumature presenti ad un ascolto attento) ma che sembra voler concedere un tributo eccessivo ai personali eroi musicali di Akerfeldt. A mio modo di vedere sono gli Opeth di sempre, spogliati delle componenti metal; il che, inutile growl a parte, era ciò che contribuiva a rendere la loro proposta innovativa e affascinante. |
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Disco suonato alla perfezione, con alcuni notevoli sprazzi compositivi... il problema è da una parte l'improbo confronto col materiale storico, molto più significativo, come portata artistica, e dall'altra l'estrema derivatività e autoreferenzialità di un sound che, a dirla tutta, non è molto più che un divertente bignami del prog-rock settantiano per le giovani generazioni... |
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Oddio lux chaos non è che sia sto capolavoro, ma qualche svisata più aggressiva qua e la sbuca e ad esempio a differenza di molti trovo Will o the wisp una ballad stupenda, son gusti e nient'altro. Però pur apprezandone la libertà artistica vorrei capire perchè dopo avere praticamente creato un genere il buon Akerfeldt si auto limita propinando una minestra riscaldata. Lo salva la classe soppraffina e parecchi spunti interessanti ci sono, ma volete mettere una Ghost of perdition paragonata ai pezzi odierni? |
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Molto d'accordo con la prima recensione quando si parla dei suoni. Un album che sarebbe più che discreto funestato da una produzione assassina. 70. |
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@il Cinico: vorrei trovarlo bello come te, non sai quanto... cmq l'ho sentito 3 volte, gli darò ancora qualche chance (se sopravvivo ) |
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Proprio vero che i gusti sono personali e relativi... io invece lo trovo decisamente più interessante degli altri due del "nuovo corso", mi mancano ancora un po di ascolti per assimilarlo bene, ma non lo trovo affatto così disastroso come lo descrivono alcuni. Il vero problema sta nella produzione che oggettivamente non è il massimo e nell' economia della quale le chitarre sono parecchio sacrificate. La dice giusta Flv, se avessero pompato di più le chitarre sarebbe stato molto meglio. Il fatto però è che questo disco lo reputo buono solo se lo paragono con gli altri due della chiamiamola "svolta", non regge certo il confronto coi dischi più datati ma del resto Akerfeldt ormai lider maximo assoluto pare si sia fumato roba strana ed è ormai perso in questo suo trip alla ricerca dei favolosi anni '70...voto 70 |
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Secondo me questo disco è ucciso dal fatto che è una palla al cazzo di dimensioni abnormi, come dice Deris, insisti con gli ascolti alla disperata ricerca di qualche passaggio, qualche riff, qualche cazzo di cosa non dico "esaltante", ma almeno una minima coinvolgente...e nulla, niente che per più di 30 secondi ti soprenda, ti risvegli...soporifero, il pezzo meno noioso è la bellissima intro persephone...che tristezza dio mio |
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secondo me questo disco e' ucciso dalla produzione e dalla scelta di usare suoni poco incisivi per le chitarre come se ci fosse la volonta' ferrea di non lambire nemmeno lontanamente quella grossa componente sonora ed identificativa che hanno deciso di accantonare . Perche' poi dal vivo con il loro suono tradizionale anche i brani del nuovo corso prendono una nuova ( vecchia) vita ,cercate i video delle date che stanno facendo ora e sentirete |
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Si può dire che siamo arrivati alla "cinesata"? |
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disco ridondante e superfluo. |
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Io sono uno alla vecchia maniera.Quando ascolto un album mi piace andare in sala,mettermi le cuffie ed ascoltare l album da solo,cercando di godermi tutte le sfumature.Quando ascolto gli opeth di oggi il disco termina,e nemmeno me ne sono accorto,ho pensato ad altro...non c'e' niente che mi attira,che mi sorprenda,un passaggio un riff....niente.Vogliono fare musica anni 70 ma se si ascolta una qualsiasi band di quegli anni, ci si rende conto che se fossero vissuti negli anni 70,non avrebbero avuto nemmeno un contratto. |
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Lascio a voi che avete pazienza e orecchio musicale questo lavoro, io torno ad ascoltare tutto cio' che gli Opeth ci hanno regalato in passato Senza voto, ingiudicabile ma solo per una questione di rispetto |
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al terzo ascolto mi son detto : "bene, basta" 50 è anche troppo come voto dato che non ho alcuna voglia di riascoltarlo |
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Quoto BlackSoul, Pale Communion molto meglio, il gruppo stava personalizzando la propria proposta prog, che in Heritage era ancora in fase embrionale e in Sorceress purtroppo si è persa del tutto. Non è sbagliato dire che nel Pavone ci sono veri e propri filler che vanno a discapito della ricerca di un proprio percorso intrinseco relativamente al genere (il prog) in cui si sono calati. Ci sono anche cose interessanti a mio avviso e la classe non è acqua come si suol dire, ma preso nella sua interezza questo Sorceress mi lascia un po' con l'amaro in bocca viste le premesse dell'album che lo ha preceduto. |
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Io personalmente mi sono appassionato ai vecchi Opeth dell'abbinamento Rock Prog-Death Metal, ma anche da quando hanno abbandonato il growl e i riff distorti con l'uscita di Heritage, da buon amante del prog rock classico, ho continuato a seguirli e ad apprezzarli riconoscendo la loro classe come intatta. Anche secondo me questo è il loro miglior lavoro del nuovo corso, superiore ai pur discreti Heritage e pale Comunion, che al contrario di questo presentavano troppe prolissità in diverse sezioni. Questo è il piu vario e il più ricco di idee. Per quanto riguarda la produzione io credo che si tratta di una scelta per rendere il prodotto più vintage , perché non credo che artisti come loro siano così sprovveduti. |
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La produzione non mi è sembrata così disastrosa, un po' troppo sbilanciata verso i bassi ma non inascoltabile. Per quanto riguarda le canzoni è molto altalenante, con una bella dose di raffinatezza e qualità che non vengono mai meno. La titletrack, Will o the wisp e The wilde flowers le migliori. Peccato per la seconda parte del disco meno ispirata e un po' monotona. Un 70 se lo merita tutto. |
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65 mi sembra un voto più che giusto |
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Comunque neanche paragonabile a Pale Communion, quello sta due-tre spanne sopra |
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Disco da 82 per me. Tutto molto bello, ma la produzione fa letteralmente schifo e alcuni pezzi erano evitabili |
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Disco da 65 al massimo. |
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Disco da 80 come minimo. |
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Come al solito grande disamina del recensore Michele Ridolfi Axoras, senza dubbio il mio recensore preferito e non solo su Metallized.  |
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@Entropy: Grazie delle spiegazione sulla frase incriminata, ho dato per scontato una cosa che mi sembrava veramente basilare. |
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@entropy; @Alex Cavani: ovviamente non voglio dire che d'ora innanzi non si possano più usare parole, aggettivi o frasi che possano essere riconducibili a eventi drammatici (frasi dell'uso comune quali "sto morendo di fame"; o "tagliare la testa" dovrebbero essere bandite. Il che è ridicolo). Sarebbe / Sarei di un'ipocrisia senza scusanti. Ma occorre leggere l'intera mia frase; io facevo riferimento ai precisi disastri citati nella recensione (Lituya Bay, Tambora, il tifone Tip) che venivano accostati alla produzione di questo cd. Il che secondo me è diverso. O quanto meno lo è alle mie orecchie, senza pretendere che sia la verità assoluta o che abbia per forza ragione. La recensione in questione peraltro è scritta bene e fa capire bene le motivazioni del voto. |
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Quanto amavo questo gruppo.. . |
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Concordo pienamente su quanto detto sulla produzione; la quale mi ha lasciato veramente perplesso. Il disco è pure buono, ma ci stanno quei due - tre filer fastidiosi che proprio non mi vanno a genio (The seventh soujorn e Fleeting Glance), ed è un peccato perché il resto è di alto livello. In particolare ho apprezzato tantissimo Chrisalys, che mi ricorda gli Opeth di Watershed, e poi la bellissima ballad Will of Wisp. Però dai, opera più che apprezzabile. |
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Premessa: ho cominciato a seguire gli Opeth solo da Heritage. Non amo il growling e il death metal e sono invece un appassionato di progressive. Il disco, come i due precedenti, tende al manierismo ma comunque di grande qualità. La personalità, comunque, c'é. Pur in una operazione che si potrebbe definire filologica. O nostalgica. Il sound é molto pastoso e valvolare, a me piace. Consigliato: agli amanti del prog settantiano. Giudizio: di maniera ma con fascino. |
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Concordo in parte con entropy... E lo dico a malincuore, dato che ho amato alla follia i due album precedenti. Ed è proprio la produzione che qui mi fa imbestialire. Non posso ascoltare il disco né in macchina né nel mio stero fidato, perché le frequenze in molti punti rendono le canzoni quasi incomprensibili. Gli Opeth rimangono dei maestri nei loro bozzetti più bucolici (l'intro è un capolavoro, così come Sorceress 2 e Will o The Wisp), mentre i brani elettrici mi risultano proprio noiosi.. Anche il brano più apprezzato in generale - Strange Brew - dopo un'introduzione molto bella si perde completamente per i miei gusti. The Seventh Sojourn poteva essere un bel pezzo, ma alla fine ripropone la stessa struttura due volte di seguito senza variazioni. Mai un sussulto. Ed è così un po' in tutto il disco. Apprezzo quasi di più le tracce bonus dell'edizione deluxe. Mi dispiace proprio dirlo, ma per la prima volta sono rimasto davvero deluso e non so quante altre volte riascolterò questo disco... Mi limiterò a guardare l'artwork comunque meraviglioso. E pensare che Akerfeldt ha citato come ispirazione Il Paese dei Balocchi (pensavo di conoscere solo io questo gruppo) col loro album stupendo... Mi fa un po' rabbrividire. Che peccato. Davvero. |
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@rob flemming, per carità ma cosa dici? davvero pensi che sia insensibile dire "uno dei più grossi disastri dei tempi recenti? ma per carità, che ipocirisa!! allora con tutti bimbi che muoiono in africa da decenni? non dovremmo mai aprire bocca, mai dire che una cosa è una tragedia? ci sarà sempre qualcosa di peggio! e questo in assoluto , se poi lo riportiamo alla recensione è chiaro che questo è un sito di musica e la frase va rapportata a quell'ambito!! Venendo all'album... per me il più noioso dei tre "prog rock", produzione fastidiosa. Devo ammettere che ho dato solo 4 ascolti, ma il problema è proprio quello, non ho alcuna voglia di rimettere su il disco! Non dico che voglio i vecchi opeth (in fodno damation è il mio album preferito, non proprio classic operh), ma speravo che in questo loro nuovo stile potessero spiccare il volo, invece mi sembra abbiano esaurito le idee. |
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Premettendo che mi sono fermato a "Heritage", ma che darò appena possibile un ascolto a questa uscita mi permetto solo di sottolineare che accostare autentiche tragedie come quelle di Lituya Bay, Tambora (60.000 morti), il tifone Tip alla produzione di Sorceress definito "uno dei più grossi disastri dei tempi recenti" mi sembra quanto meno discutibile. Soprattutto alla luce dei terremoti estivi di casa nostra o quanto sta succedendo ad Haiti in queste ore. |
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A me è piaciuto parecchio e lo sto ascoltando molto in questo periodo; personalemnte trovo che tra i 3 album prog rock, questo Sorceress sia quello più a fuoco, anche per l'assenza di tracce eccessivamente derivative e per la presenza di una buona eterogenità nelle tracce. E' sicuramente l'album più atipico degli Opeth, assenza di growl (ma a questo siamo già in parte abituati), chitarre forse troppo sacrificate (probabilmente una scelta nella fase di missaggio), svariate ballad e sapori mediorientali. L'album ha senza dubbio un'anima acustica, che ad alcuni potrà risultare noiosa, ma se si pensa agli album prog rock del passato vi erano ben più passaggi acustici ed orchestrali (si pensi ai Paese dei Balocchi che per questo album sono stati la principale inspirazione) . Voto 80 |
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2
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disco mal riuscito, c'è poco da fare e i motivi sono molteplici: produzione non appropriata per un disco che contiene tracce che toccano generi disparati (esempio su tutti: Chrysalis che sarebbe la più Opeth "old style" del disco con questi suoni non si può sentire!) e che rendono debole il valore di integrità complessiva del disco, brani poco ispirati nel songwriting e pesanti all'ascolto, poche melodie orecchiabili....tecnicamente non gli si può dire nulla, ma a me questo genere ammazza dalla noia...il peggiore mai partorito dalla band. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Persephone 2. Sorceress 3. The Wilde Flowers 4. Will o the Wisp 5. Chrysalis 6. Sorceress 2 7. The Seventh Sojourn 8. Strange Brew 9. A Fleeting Glance 10. Era 11. Persephone (Slight Return)
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Line Up
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Mikael Akerfeldt (Voce, Chitarra) Fredrik Akesson (Chitarra) Joakim Svalberg (Tastiera, Organo, Mellotron e Pianoforte) Martin Mendez (Basso) Martin Axenrot (Batteria)
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RECENSIONI |
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