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Beyond Twilight - Section X
19/04/2025
( 626 letture )
Il secondo album dei Beyond Twilight rappresenta uno dei picchi più visionari e ambiziosi del progressive metal scandinavo. Pubblicato nel 2005, Section X segna un cambio di rotta rispetto al già eccellente The Devil’s Hall of Fame. La novità più evidente è il cambio dietro al microfono: fuori Jørn Lande, dentro Kelly Sundown Carpenter, interprete dallo stile più mutevole e teatrale, capace di sostenere un concept complesso che affonda le radici in tematiche transumaniste, clonazione e perdita d’identità. Questo secondo disco è un monolite sonoro tanto affascinante quanto ostico, figlio della mente visionaria e quasi dispotica del tastierista e mastermind Finn Zierler.

A livello musicale il disco si muove in territori ancora più strutturati e sperimentali, con un lavoro compositivo che vede il già citato tastierista e polistrumentista in prima linea come architetto sonoro. Le sue orchestrazioni, spesso sinfoniche e maestose, non sono mai fini a sé stesse, ma costruiscono un continuo gioco di tensione e rilascio che sorregge la narrazione concettuale dall’inizio alla fine. L’intera band è compatta e ben bilanciata: le due chitarre di Jacob Hansen e Anders Kragh si dividono tra riff quadrati e assoli taglienti, mentre il basso di Anders Lindgrén e la batteria di Tomas Fredén danno profondità a una sezione ritmica sempre dinamica, mai scontata.

Dimenticate le strutture canoniche, i ritornelli ariosi o le melodie di facile presa. Section X è un'esperienza immersiva, quasi un concept senza trama esplicita, dove la musica stessa è protagonista assoluta. Il disco si apre con Be Careful It’s My Head Too, un’introduzione cinematografica che mette subito in chiaro le coordinate: ambientazioni sci-fi, voci robotiche, tastiere dissonanti. La sensazione è quella di entrare in un laboratorio mentale più che in uno studio di registrazione, è la frase finale lo conferma:

You are in Section X

The Path of Darkness prosegue con un groove serrato e armonie vocali sovrapposte, anticipando uno dei temi ricorrenti dell’album: la dualità tra l’essere e il proprio riflesso distorto. Il metal proposto è potente e cadenzato e la voce di Kelly Sundown Carpenter è una piacevole scoperta, graffiante e maestosa, che riesce nell’impresa complicata di non far rimpiangere Jørn Lande. Shadow Self è probabilmente uno dei brani più intensi e rappresentativi, costruito su un’alternanza tra strofe rarefatte e ritornelli più corposi. Le chitarre lavorano in modo pulito, mai ridondante, mentre Carpenter modula la voce in una gamma ampia, dal sussurrato, al drammatico, all’epico. Lo stesso vale per Sleeping Beauty, che pur presentandosi come la ballad del disco, mantiene un sottotesto sinistro, quasi ipnotico. Le linee melodiche sono volutamente scollegate dal resto dei brani: si percepisce la malinconia, ma non c’è mai vera pace e la voce interpreta bene questo sentimento spiazzante. The Dark Side e Portrait F in Dark Waters proseguono l’esplorazione dell’identità dissociata del protagonista, sia a livello narrativo che musicale. Il primo è uno dei brani più diretti e heavy-oriented, con un riffing serrato, oscuro ed estremamente cadenzato, dalla voce graffiante ma restando sempre nei confini di un cantato pulito e una lunga narrazione con un testo articolato e complesso, nonostante i soli quattro minuti di durata. Il secondo invece lavora più sulle atmosfere, con un grande lavoro sulle sovrapposizioni di tastiere e suoni ambientali, in perfetta sinergia con i cambi di tempo che sono una delle cifre stilistiche della band. Un brano breve ed interamente strumentale con una prova magistrale di Finn Zierler, vero mattatore del disco.

Con Ecstasy Arise si entra nel vivo del delirio narrativo: la struttura è imprevedibile, i cambi di tempo sono gestiti con precisione chirurgica e la tensione resta alta fino all’ultimo secondo. Carpenter si destreggia tra falsetti improvvisi, armonizzazioni disturbanti e inserti quasi recitati. Qui emerge chiaramente quanto la sua voce non sia solo uno strumento melodico, ma un vero e proprio veicolo narrativo, concludendosi con una voce parlata, vagamente simile a quella di Finally Free di Metropolis pt.2. Il brano conclusivo, Section X, è una summa di tutto quanto ascoltato finora. Parte quasi in sordina, poi cresce attraverso orchestrazioni complesse e un climax emotivo fortemente influenzato dalle partiture classiche, che sono disseminate lungo tutto l’album. I dialoghi tra chitarre e tastiere si fanno più fitti e i passaggi strumentali centrali sembrano seguire una logica più da colonna sonora che da classica struttura di una canzone prog metal. Riusciamo quasi ad immaginarci una concitata battaglia interstellare di un film sci-fi mentre siamo impegnati con l’ascolto. In generale, è forte il sentore di trovarsi all’interno di un film distopico, in questo i Beyond Twilight sono stati estremamente abili. A fine brano poi la voce torna a essere centrale, chiudendo il cerchio narrativo con una riflessione più intima e disillusa sul concetto di realtà.

In termini tecnici, Section X è un lavoro che brilla per coerenza compositiva. Nonostante la sua struttura labirintica, ogni brano si incastra perfettamente nel quadro generale, contribuendo alla costruzione di un concept tanto affascinante quanto disturbante. I tempi dispari, i cambi metrici e le modulazioni armoniche sono sempre funzionali, mai ostentati. Si potrebbe pensare a certi Arcturus per la teatralità o ai Symphony X più cupi per la complessità, ma l'approccio dei Beyond Twilight rimane unico nel suo genere. Anche la produzione è all’altezza dell’ambizione del progetto, curata dallo stesso Zierler (con Jacob Hansen al mixaggio e al mastering), amplifica questa sensazione di magniloquenza e complessità: il mix restituisce nitidamente ogni dettaglio, dalle sezioni sinfoniche più dense fino ai passaggi vocali più delicati, senza sacrificare la potenza dell’impatto metal. Nonostante il suo indiscusso valore artistico, Section X non è un disco immediato. Richiede ascolti ripetuti, attenzione, voglia di scavare. Ma per chi saprà dedicargli il tempo necessario, rappresenta una delle esperienze più complete e stimolanti del prog metal europeo di metà anni 2000. Un album che rifugge ogni forma di compromesso e che riesce nell’impresa di raccontare una storia fuori dagli schemi, tanto nel contenuto quanto nella forma. Semplicemente magistrale.



VOTO RECENSORE
90
VOTO LETTORI
73 su 3 voti [ VOTA]
Adrian Smith
Mercoledì 23 Aprile 2025, 9.23.00
6
Grazie mille, giusto
Transcendence
Mercoledì 23 Aprile 2025, 8.33.57
5
@Adrian Smith: È una battuta? Perché Kelly Sundown Carpenter è stato nei Adagio, Zierler, Darkology, Outworld e Civil War (formati da membri dei Sabaton), adesso non ha gruppi attivi.
Adrian Smith
Mercoledì 23 Aprile 2025, 7.28.58
4
Grande band., con apice il disco con Lande.Il cantante qui è l’attuale dei Candlemass?
Duke
Lunedì 21 Aprile 2025, 10.18.46
3
...ottimo lavoro......band molto particolare....
LAMBRUSCORE
Sabato 19 Aprile 2025, 16.15.58
2
Non li conoscevo e lo sto ascoltando. Per il momento mi prende bene
JC
Sabato 19 Aprile 2025, 15.27.59
1
I dischi dei Beyond Twilight sono tutti capolavori.
INFORMAZIONI
2005
Massacre Records
Prog Metal
Tracklist
1. Be Careful It's My Head Too
2. The Path Of Darkness
3. Shadow Self
4. Sleeping Beauty
5. The Dark Side
6. Portrait F In Dark Waters
7. Ecstasy Arise
8. Section X
Line Up
Kelly Sundown Carpenter (Voce)
Anders Exo Kragh (Chitarra)
Jacob Hansen (Chitarra)
Finn Zierler (Tastiere)
Anders Devillian Lindgrén (Basso)
Tomas Fredén (Batteria)
 
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