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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Klimt 1918 - Just In Case We'll Never Meet Again
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( 4392 letture )
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Con Just In Case We’ll Never Meet Again la band capitolina Klimt 1918 arriva al fatidico esame del terzo disco, quello chiamato a comprovare l'effettiva consistenza artistica nella carriera di un gruppo. L'esame, diciamolo subito, è ampiamente superato: dopo la defezione del chitarrista Alessandro Pace e la successiva introduzione di Francesco Conte, il gruppo capitanato dai fratelli Soellner dà seguito a Dopoguerra con un lavoro in cui la vena metal viene leggermente stemperata in favore di sonorità maggiormente improntate all'indie rock ed allo shoegaze.
Laddove il già magnifico Dopoguerra si presentava come un album stilisticamente piuttosto disomogeneo (con riferimenti a U2, Katatonia e Interpol, giusto per citare i più evidenti), Just In Case We’ll Never Meet Again segna il ritrovamento di un'identità musicale ben definita ed originale, in cui i Klimt 1918 sembrano aver trovato la quadratura del cerchio, il perfetto punto d'incontro tra le sonorità da loro più amate. Il marchio di fabbrica resta però sempre lo stesso: un rock sognante ed etereo, avvolto da una struggente malinconia, che canta la nostalgia, i ricordi, la lontananza, istantanee di volti e luoghi persi in un tempo che ormai non c'è più. La musica, di conseguenza, è un fiume in piena che travolge l'ascoltatore in un susseguirsi di brani dall'alto tasso emozionale, a partire dall'opener The Breathtaking Days, passando per veri e propri gioielli quali Ghost Of A Tape Listener, The Graduate e Skygazer. Non mancano ad onor del vero episodi meno riusciti (nella seconda metà del disco si nota un certo calo nel songwriting ed in certi frangenti la “maniera” fa spesso capolino), ma in generale tutto l'album brilla di luce propria: il classico caso in cui il risultato finale è maggiore della semplice somma delle parti.
Se devo muovere una critica mi sento di farla alla produzione: seppur effettuata da due veterani quali Castillo (mixaggio) e Bogren (mastering) ed in linea con le più blasonate produzioni internazionali, in certi frangenti mi è sembrata fin troppo artefatta e stucchevole; avrei preferito qualcosa di più genuino e di meno “sofisticato”, ma sarebbe come cercare il pelo nell'uovo.
Con questo lavoro i Klimt 1918 sanciscono una volta ancora la loro superiorità tra i colleghi della scena italiana e non; una magnifica realtà che aspetta solo la giusta consacrazione. Perciò se anche voi amate “quel sentimento nostalgico e malinconico che con dolcezza aiuta ad affrontare i problemi della vita” fatelo vostro senza neanche pensarci.
Per tutti gli altri dategli una chance, nel caso non doveste incontrarli mai più.
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8
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Bellissimo, ma dopoguerra è superiore. |
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6
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Benvenuto tra noi Stefano !. I Klimt sono un grande gruppo |
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5
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I primi lavori erano capolavori! Questo è solo stupendo! |
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4
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Anch'io penso che questo sia il disco meno ispirato della loro carriera, ma nonostante tutto i Klimt non perdono neanche un briciolo della loro forza comunicativa e della loro carica emozionale, quindi voto alto anche per me e benvenuto stefano! |
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3
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...più che stemperata direi abbattuta. I connotati metal si sono dileguati a favore di una verve shoegaze e dark wave sempre più dominante. Oramai il paragone con i My Bloody Valentine mi viene facile (senza dimenticare i maestri Cure e Dredge). SIcuramente un buon episodio, significativo, ma nel complesso il meno ispirato della loro straordinaria carriera. |
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2
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Ciao Stefano, benvenuto tra di noi e complimenti per la bella recensione e per la cultura che dimostri  |
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1
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Purtroppo non ho potuto vederli quando hanno suonato qua vicino, avrei davvero voluto sentirli perchè sono un gruppo validissimo! P.S. Benvenuto Stefano! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. The Breathtaking Days (via lactea) 2. Skygazer 3. Ghost of a Tape Listener 4. The Graduate 5. Just an Interlude in Your Life 6. Just in Case We'll Never Meet Again 7. Suspense Music 8. Disco Awayness 9. Atget 10. All Summer Long 11. True Love is the Oldest Fear
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Line Up
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Marco Soellner: voce, chitarra Francesco Conte: chitarra Davide Pesola: basso Paolo Soellner: batteria
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