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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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( 5322 letture )
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Ci sono molti dischi che, persi nel mare delle proposte musicali odierne, passano tra le ombre dei riflettori senza lasciare traccia. Difficile controllare, difficile stare dietro ad ogni nuova uscita musicale in un mondo contemporaneo che ha fondato la propria ragion d’essere nella schizofrenica rincorsa alla novità. Non mi stupisco quindi di essermi perso il secondo lavoro dei romani Graal, uscito due anni fa per la Bloodrock Records - sorella minore della genovese Black Widow - sequel del buon Realm Of Fantasy del 2005. I Graal sono una di quelle band che ripropongono sonorità decisamente classiche per la nostra musica; un hard rock solido sulle orme di band quali Uriah Heep, Deep Purple, Led Zeppelin e Black Sabbath, ma con decise influenze progressive rock e soprattutto AOR . Quest’ultima componente si respira ampiamente nel gusto per gli arrangiamenti puliti e nei refrain corali; proprio per questo nella musica dei nostri spiccano la pulizia esecutiva e il paziente lavoro delle tastiere - precise ed eleganti e mai invadenti – e soprattutto delle ottime capacità compositive maturate nel corso di anni di dura gavetta.
Dopo un intro dai sapori vagamente folk con un buon lavoro di completamento da parte della chitarra solista entriamo subito nel vivo dell’album con due pezzi decisamente canonici: After e Two in a World. Questi due brani smuovono subito l’interesse dell’ascoltatore, rimandando ai mostri sacri del genere sopracitati in maniera netta ed inequivocabile; ma la bravura dei Graal risiede nel saperli rileggere con una personalità ed un gusto invidiabili. In Silver Wings la perizia degli arrangiamenti culmina in sfavillanti refrain, ottimi passaggi acustici e tastiere ammalianti, prima di culminare in reminescenze prog rock. Fairyland è una vera e propria fiaba sonora intessuta da arpeggi e vocalizzi armonizzati alla perfezione, i quali ci introducono ad una cavalcata al limite del folk metal stemperata solo dal solismo raffinato delle chitarre. Dopo un breve intro acustico ascoltiamo Last Days, e le coordinate sonore tornano a quelle dei primi brani; chitarre deeppurpleiane ma con un generale mood umbratile à la Black Sabbath. Knife Edge mantiene un’ottima carica grazie ai ritmi stoppati delle chitarre che ben si alternano agli intrecci melodici di alcuni passaggi, ma il pezzo forte è il refrain di questo brano che definire rock è poco. In Broken Heroes gli Uriah Heep rivivono tra chitarre avvolgenti e tastiere protagoniste assolute; pezzo di grande impatto. Chiude il lavoro la breve Walk Of Clouds; e con le sue atmosfere ovattate in note di chitarra acustica e violino si chiudono le storie non narrate del combo romano. Tales Untold è uno di quegli album che, essendo totalmente fedeli a delle sonorità ben consolidate, potrebbe far storcere il naso ad alcuni, ma far gioire moltissimi altri. Escludendo quindi il fattore personale nell’accoglimento di questo tipo di proposte, ribadisco solo la grande qualità del lavoro, appuntando come tratti negativi solamente qualche passaggio un poco prolisso – qualche taglio in alcuni pezzi non avrebbe recato danno – e alcune parti che, seppur tecnicamente impeccabili, ho trovato poco coinvolgenti.
Love is a woodland love is a golden change
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1 - Misty Morning 2 - After 3 - Two In A World 4 - Silver Wings 5 - Fairyland 6 - Tales Untold 7 - Last Days 8 - Knife Edge 9 - Broken heroes 10 - Walk Of Clouds
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Line Up
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Andrea Ciccomartino (voce e chitarra) Francesco Zagarese (chitarra) Danilo Petrelli (tastiere) Michele Raspanti (basso) Alessio Sarcinelli (batteria)
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RECENSIONI |
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