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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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( 15006 letture )
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Della biografia dei grandissimi Cream ci siamo già ampiamente, -e brillantemente- occupati qui a cura del nostro impagabile Richard Milella S.PA.M. e ben poco rimane da aggiungere, col presente scritto cercheremo quindi di approfondire un po’ il discorso in relazione a quello che io considero la loro prova migliore, quel Disraeli Gears che così profondamente incise nella scena musicale dell’epoca e che così tante conseguenze ebbe su quella seguente.
Circa i motivi per cui i Cream risultano essere così importanti bisogna tornare con la mente all’epoca cui la band appartiene. Si trattava di un periodo storico in cui il Rock nella sua accezione più primigenia era da poco assurto alle cronache della storia, ma stentava ancora ad imporsi culturalmente nelle menti di una generazione –si, all’epoca si distingueva ancora facilmente tra una generazione e l’altra- che era ancora alle prese con l’istinto di ribellione e rottura di regole stantie e formali aderenti a schemi che non prevedevano un distacco etico-comportamentale da quanto in precedenza codificato dalla società, (apro una piccola parentesi: avete fatto caso al modo di vestire dei giovani fino al 63/64 in Inghilterra e fino al 68 in Italia? Vestito nero, giacchetta, cravattino…..solo un riprendere il vestitino borghese di papà in forma appena un po’ meno ingessata in attesa di passare al…gesso, ed è un esempio a mio parere paradigmatico di come si intendeva il periodo giovanile), e che a livello musicale aveva trovato un suo primigenio equilibrio a seguito dell’emigrazione di giovani “coloreds” che avevano portato nella terra d’Albione ritmi sincopati, liberi, ed il blues, (per il Beat bisognerebbe fare delle precisazioni che esulano dall’oggetto della presente recensione). Quest’ultimo, in una curiosa commistione col Pop, rappresentava il modo di ribellarsi di tanti giovani in cerca di una loro strada nella società e veniva chiamato Blues bianco, dato che i gruppi misti erano un concetto ancora nemmeno abbozzato nelle menti degli europei di allora. E’ appunto questo il merito principale dei Cream, l’aver sdoganato il Blues bianco -considerato solo un scimmiottamento di quello vero- presso case discografiche ufficiali e giornali, il tutto a causa dell’enorme ed inattaccabile fama dei suoi tre componenti, Clapton, Bruce e Baker, musicisti già idolatrati dagli appassionati che si ritrovarono alle prese con una super band da sogno, creando un’aspettativa semplicemente incontrollabile.
Circa la strada che i Cream percorsero prima di giungere a Disraeli Gears vi rimando ancora al più che esaustivo articolo citato nel primo paragrafo e passo pertanto al disco vero e proprio. Nel 1967 già una certa quantità di acqua era passata sotto i ponti, e nonostante il Blues rappresentasse ancora l’asse portante della musica dei Cream non era possibile per loro rimanere immuni dalle influenze delle istanze sociali pre-sessantottine e dalla psichedelia ormai diffusa nell’ambiente musicale con tutti i pro ed i contro della cosa. Il tutto è immediatamente visibile sin dalla cover, un capolavoro di arte lisergica con una foto della band scattata dal celebre Robert Whitaker ed elaborata poi da Martin Sharp e si avverte chiaramente nella musica, si Blues, ma anche acidamente psichedelica, proto-HR, ed in una certa misura Prog, (su quest’ultimo aspetto torneremo brevemente in chiusura), e ben prodotta da Felix Pappalardi, attivo anche come compositore. Aperto da una accattivante e Pop-oriented (ricordo sempre che l’accezione del termine era all’epoca diversa da quella attuale) Strange Brew, l’album trova poi la sua perla con la celeberrima Sunshine of Your Love, uno dei brani più famosi di sempre, uno di quei riff che tutti conoscono, che tutti hanno canticchiato, che tutti i bassisti hanno imparato tra i primi e connotata inoltre da un ottimo solo di Clapton e dalla voce di Bruce.
I'm with you my love, The light's shining through on you. Yes, I'm with you my love, It's the morning and just we two. I'll stay with you darling now, I'll stay with you till my seas are dried up.I've been waiting so long To be where I'm going In the sunshine of your love..
Ancora Bruce in evidenza in World of Pain, mentre Dance the Night Away ci consegna un Clapton in vena di visioni oniriche, ben assecondato in ciò da Baker. Ironici riverberi Blues e Country per Blue Condition. Grandi contenuti tecnici sia dal punto di vista chitarristico che per ciò che attiene al drumming in Tales of Brave Ulysses, da rimarcare specialmente l’uso del wah-wah che rende memorabile il solo di Clapton, (altra parentesi: è in questi anni che Clapton si costruisce la sua fama, chi lo ha conosciuto dopo fatica giustamente a rendersi conto del motivo della sua così elevata considerazione). Swlabr non può essere classificata se non come HR, e chi ama il genere e non conosce il brano può magari procurarselo e divertirsi a cercare di capire chi è stato da questo influenzato e quanto; estremamente ammaliante We’re Going Wrong, con un tribale lavoro di Baker ed un cantato di Bruce veramente destabilizzante, una specie di Blues allucinato che lascia spiazzati ed incerti. Il disco si chiude in maniera più tradizionalmente Blues seppur declinato in tre modi diversi: quello roccioso di Outside Woman Blues, quello Folk di Take it Back e quello in coro sguaiato old-style di Mother’s Lament. Per tutto l’album i tre si rincorrono cercando di superarsi dal punto di vista tecnico toccando vette notevolissime, ed il tutto veniva enormemente dilatato dal vivo, quando ognuno cominciava una assolo completamente improvvisato, dilatando e stravolgendo la linea musicale che in quel momento veniva seguita e costringendo gli altri a seguirlo per poi rendere pan per focaccia al compagno appena questo terminava, portando ad un limite indefinito lo sviluppo e la durata di un brano. Vi sembra che questa descrizione vi ricordi qualcosa? Si, si tratta della prima forma di Progressive, un'altra invenzione dei Cream poi codificata e sviluppata in seguito cui la musica ed i musicofili devono molto. Le personalità dei tre ed i loro eccessi erano troppo forti per tenerli insieme a lungo, ma per saperne di più ancora una volta non posso che rimandarvi ulteriormente all’articolo del nostro Richard, dal canto mio aggiungo solo che Disraeli Gears deve stare sullo scaffale di ogni appassionato di musica, e per citare Peppino De Filippo: “ho detto tutto”.
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27
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Grandissimo album.
Pitra miliare ma...
Blue condition la trovo una lagna insopportabile |
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26
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Uno dei miei primissimi acquisti in un mercatino, quando gli LP costavano 3000 lire....un'altra epoca. Allora con i magrissimi risparmi di studente di liceo si poteva aspirare nel migliore dei casi a un album al mese. Pertanto le scelte dovevano essere molto oculate e gli ascolti erano talmente ripetuti da conoscere a memoria ogni nota. Dopo questi remoti ricordi, devo dire che amo ancora Disraeli Gears, ma ha perso un po' del suo fascino dopo tanti anni. Indubbiamente l'importanza storica è considerevole, ma non tutti i brani sono al medesimo livello. I miei preferiti, oltre a Sunshine of Your Love, naturalmente, elencherei anche i successivi due, ovvero World of Pain e Dance The Night e poi Tales of Brave Ulysses dal deciso sapore psichedelico. Voto: 85 |
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25
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...una colonna del rock.....semplicemente spettacolari....da avere nella propria collezioni di dischi..... |
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Probabilmente il miglior album in assoluto di Clapton, davanti a Wheels of Fire (secondo), Fresh Cream e Layla and Other Assorted Love Songs (terzi a pari merito). |
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Album bello ma soprattutto fondamentale per la nascita e l'evoluzione dell'hard rock: Led Zeppelin e compagnia. voto 90 |
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Bello, peccato che Strange Brew mi faccia schifo. Il resto è di altissimo livello 85 |
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Meno blues dell'esordio, ma strepitoso |
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20
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Altro ottimo album,forse il voto è un po' alto,ma qui cè uno dei piu' grandi riff della storia del rock:"Sunshine Of Your Love",che insieme a smoke on the water e' celebre..sublime anche strange brew,che dimostra ancora una volta la vena eclettica dei Cream. |
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19
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Anche per me vecchio peccatore i Cream, non primeggiano nel senso che hai detto tu, ma stiamo parlando di capolavori. Sempre ottimo Raven ad evidenziare la vena pop, ed e' proprio questa la carta vincente, a mio avviso, contrapposta alla base dei riffs. ' strange brew' e' firmata anche da Pappalardi ( così facciamo contento Le Marquis ). Pero' non avendo vissuto quei momenti direttamente, ma recuperandoli, spero di non dire stupidate |
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18
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Ben detto Raven, mi piacerebbe discutere su un grande disco uscito quest'anno (alla fine a questo lavoro ho messo 85) dicendo che comunque ce ne sono almeno 5 migliori... Mai dire mai, comunque, chissà cosa può uscire anche solo domani... L'importante è non farseli sfuggire, i capolavori. |
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CI potrebbero essere 5 dischi da 98-100, cosa che non inficerebbe il 97 a questo in ogni caso grande anno e grandi anni. |
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Rispondo in ritardissimo, essendo tornato su questa recensione solo oggi... Beh per me sono ben superiori l'omonimo e "Strange days" dei Doors, "Are you experienced?" della Jimi Hendrix Experience, "Safe as milk" di Captain Beefheart e "The piper at the gates of dawn" dei Pink Floyd. 5 dischi migliori solo in quell'anno... Ottimo lavoro dei Cream comunque (e pure la tua recensione) |
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E quali sarebbero questi dischi che lo fanno addirittura impallidire? |
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97 è esagerato, impallidisce di fronte ad altri dischi dello stesso anno, un 85 è il mio voto, bel disco di Blues/Rock, ed anche molto influente, per carità, ma non mi pare 'sto gran capolavoro |
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No, è solo che certa gente, evidentemente poco contenta del nostro successo, perde giornate intere ad abbassare le medie lettori, in modo da indurre -nei loro ragionamenti bacati- chi si avvicina a noi a credere che il sito sia frequentatato da poveri ignoranti e scoraggiarne la lettura. Poveri illusi...  |
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47 di media? Se è uno scherzo non fa ridere, se non è uno scherzo c'è da piangere. |
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Non è più una novità ormai, questa storia va avanti da mesi... Meglio ignorare certa gente, anche se comprendo e condivido il fastidio... L'importante però è la sostanza, che nel materiale presente in questa webzine non manca di certo. Probabilmente tale evidenza provoca invidia: a mio parere i voti bassi ed altri episodi poco civili e irrispettosi non fanno che confermare la validità di Metallized (del resto, chi se la prenderebbe con i mediocri o i signori nessuno?).  |
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10
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Idioti, figli di una cagna bastarda...perdere tempo ad abbassare le medie.. |
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che tanta gente passa il tempo ad infastidirci sperando di crearci problemi. |
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COSA CAZZO VUOL DIRE QUEL 49 DI MEDIA? |
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A pensare che a quell'epoca si creavano band a tavolino come i Cream e oggi invece creiamo le boyband...Disco epocale e imprescindibile, da ascoltare fino alla nausea |
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Questa è storia...l'ho regalato a mio padre a Natale di un paio di anni fa |
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4
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Un album pazzesco. Cmq dei Cream ho sempre preferito il successivo Wheels Of Fire del 1968. |
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3
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gruppo importante x la nascita dei nostri generi preferiti. non capisco come baker riesca ad essere ancora cosi' in forma, guardate i video di 40 e oltre anni fa, sembrava già un cadavere! |
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1
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ottima recensione. Il disco è un capolavoro,grazie Eric Clapton di esistere. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Strange Brew 2. Sunshine of Your Love 3. World of Pain 4. Dance the Night Away 5. Blue Condition 6. Tales of Brave Ulysses 7. Swlabr 8. We’re Going Wrong 9. Outside Woman Blues 10. Take It Back 11. Mother’s Lament
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Line Up
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Eric Clapton - Chitarra, Voce, Cori Jack Bruce - Basso, Armonica, Voce, Cori Ginger Baker - Batteria, Percussioni, Voce
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