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Orphaned Land - The Never Ending Way Of ORwarriOR
( 12344 letture )
מדינת ישראל (Medinat Yisra'el)

Uno stato con confini de facto (ufficiali solo quelli con Egitto e Giordania), con una capitale, Gerusalemme, non riconosciuta dalla comunità internazionale, ed una situazione socio-politica da sempre fertile per conflitti che eccedono la mera distanza ideologica delle popolazioni residenti.
Un luogo affascinante, polimorfo, rischioso.
Abitanti orgogliosi, multietnici, emancipati.
Odio, amore, distruzione, costruzione. Ragione, religione, arte, cultura…
Musica…

Solo dalla consapevolezza dei loro natali è possibile comprendere pienamente la crescita artistica degli Orphaned Land, formazione che rappresenta oramai la realtà tecnico-esecutiva più importante di Israele (i Melechesh ed i Salem hanno una nomea solo lontanamente paragonabile, gli Ephrat ed i Dagor Dagorath sono per ora realtà promettenti ma nulla più, gli Arallu li trascurerei a piè pari); e non parlo solo di rappresentanza: la loro esistenza nel panorama internazionale travalica il ruolo di semplici ambasciatori dell'ebraismo, condizione da cui pure non possono più recedere tanto a livello melodico quanto a quello contenutistico. Inizi promettenti sull'onda dei capostipite Melechesh ed una carriera votata alla ricerca ed al perfezionamento non sono bastate a superare lo status di cult-band apprezzata dalla critica e bistrattata dalle vendite: la crudeltà ed il cinismo di Sahara non ha mai permesso paragoni con le grandi e blasonate macchine da guerra dell'epoca, l'originalissimo e super orientaleggiante approccio melodico di El Norra Alila non ha fatto breccia nei gusti occidentali -padroni assoluti del mercato- e l'architettura stratificata e nobile del capolavoro Mabool ha infine allontanato la grande massa da un progetto che vive più per combattere contro l'indifferenza che per rincorrere una ragionevole fetta di mercato. E di ciò non possiamo che compiacerci, soprattutto considerando che l’erudizione, in paesi dilaniati da conflitti ideologici, diviene spesso un rifugio “carbonaio” di menti fervide ed altrimenti disdicevolmente utilizzate. Gli Orphaned Land, in questo scenario, sono oramai una certezza in fatto di intelligenza artistica ed abilità compositiva, applicando tanto l’intransigenza della dottrina teorica, quanto la spregiudicatezza della propria avanguardia creativa.

All’atteggiamento di “continuous improovement” di cui vi ho fatto nota non fa eccezione il nuovo The Never Ending Way Of ORwarriOR. L’album si permette di snobbare definitivamente le mode, le tecniche ed il mercato -per l’appunto: ancora una volta il doom, il death, il folk, il prog -intesi come generi- perdono totalmente di significato all’interno della musica del combo israeliano; le canzoni giocano difatti su intarsi totalmente dedicati alla tradizione semitica efficacemente intrecciati con la matrice tipica dell’heavy metal più estremo: troviamo dunque il riffing potente degli axemen Sa’aron e Svatizky affiancato ai ricami solistici dell’uno ed agli arpeggi classicheggianti dell’altro, le percussioni contrassegnate ora da mid-tempos nitidi ma autorevoli -grazie all’incisivo lavoro ai pedali-, ora da rintocchi complessi e sincopati in cui il sessionist Avi Diamond (unico membro non facente parte della formazione originaria) dimostra il suo grande valore, il mid-growling tagliente sostenuto dai corali ultramelodici e sostituito nei brani dal sapore “popolare” dallo squillante registro femminino della special guest Shlomit Levi; e ancora orchestrazioni, stacchi acustici, armonizzazioni multi linea, contrappunti, visioni folkloristiche ed epiche. Tutto ciò egregiamente completato dagli arrangiamenti certosini e dalla produzione di Steven Wilson (Porcupine Tree, Opeth) che cancella, con straordinaria facilità, la disomogeneità degli innumerevoli contributi timbrici e stilistici. Insomma, un melting pot molto articolato anche se perfettamente montato nelle nuance levantine dei 3 atti che suddividono il concept lungo l’immenso asse temporale di cui dispone il CD.
Proprio a causa di tutte queste caratteristiche il disco è comunque di difficilissima “gestione”: rispetto a Mabool perde un po' in tiro (comunque deflagrante in brani come From Broken Vessels e Codeword: Uprising), e dunque in cattiveria ed immediatezza, ma guadagna, una volta digerita la complessità di alcuni passaggi strumentali e contemplato lo sviluppo a tema, in coinvolgimento psicologico. Per abbassare la pesantezza dei molteplici mutamenti emotivi della narrazione e connettere brani quasi antitetici l’uno dall’altro, gli Orphaned Land hanno inserito nella tracklist ben 4 tracce di “transito”: in passato (vedasi Tales Of Ithiria degli Haggard) avevo criticato i manierismi che spezzano troppo frequentemente l’ascolto e che agiscono, diminuendola, sulla tensione; nello specifico però l’operazione è da ritenersi riuscita, vuoi per le scelte allo spartito mai scarne e banali, vuoi per il timing limitato che impedisce l’effetto noia, vuoi altresì per l’interessante gioco di “alti e bassi” che si viene a creare nel continuum. Ma, ancora una volta, tutto ciò va prima capito e poi metabolizzato.

Il vero ostacolo di questo The Never Ending Way Of ORwarriOR è dunque la godibilità durante i primi ascolti: l’aver estremizzato i dialoghi chitarristici ed il drumming in uno schema simil-prog (soprattutto nella Parte I), l’aver ampliato le porzioni “scariche” accrescendo l’incidenza delle giunture con il riffing più energico (non per forza estremissimo – vedasi The Warrior), e ancora l’aumento della stratificazione degli arrangiamenti (la Parte centrale è zeppa di orchestrazioni), rende poco “decifrabile” il prodotto che appare in prima battuta piuttosto discontinuo. Il rischio è quello di scoraggiare chi non ha familiarità con le composizioni della band; io stesso, che confesso di amarli alla follia (si è già capito?), ho dovuto infatti abusare dell’ascolto promozionale prima di consolidare il giudizio di questi eccezionali 78 minuti. L’altra faccia della medaglia -assolutamente positiva- di questa preventiva inintelligibilità è la considerevole vita utile che mi sento di ipotizzare: così come tutti i suoi predecessori, anche The Never Ending Way Of ORwarriOR non stancherà facilmente, suonando fresco ed appetibile anche dopo moltissimi play.

Ma torniamo all’album; come anticipavo qualche riga fa, gli Orphaned Land ricadono nuovamente nel concetto di “concept” (scusate la sgradevole assonanza): incentrato sulla contrapposizione tra “bene trascendente” e “male profano”, The Never Ending Way Of ORwarriOR divide la sua visione metaforica in tre differenti parti che si distinguono anche per forma compositiva.
Part I: Godfrey's Cordial – An ORphan's Life: contiene i 6 brani più progressivi e narra la genesi del Guerriero della Luce (null’altro che l’uomo alla ricerca della fede); la nascita fisica e spirituale vengono cantate -in lingua madre- all’interno dell’overture Sapari, brano in cui a farla da padrone è il dialogo tra l’umano (Kobi), che pone domande sull’esistenza della propria anima, ed il soprannaturale (Shlomit), che ne raccomanda l’assidua ricerca; il batti e ribatti è sottolineato anche dall’atteggiamento strumentale, ora ricercato, ora vigoroso. La traccia non contiene growling ed è estremamente folkish.
In From Broken Vessels l’Uomo (futuro Guerriero) viene a contatto con la miseria del mondo terreno; la carestia di valori ed il disagio di colui che cerca la salvezza sono perfettamente disegnate dallo struggente cantato di Kobi, mai come ora sofferente e realista. Brano denso e commovente che parte spedito e si arzigogola nel finale ultratecnico in cui, tra tempi e controtempi, si perde un po’ della carica accumulata nei primi minuti lasciando scorrere lo splendido leitmotiv. Il titolo, portavoce dello stile nativo degli Orphaned Land, è uno dei migliori dell’album.
La dolce ed acustica Bereft In The Abyss (prima delle 4 tracce di “connessione” di cui vi parlavo) precede il lungo viaggio interiore del guerriero. Il Padre parla al Figlio incitandolo a seguirlo, a non perdersi nello sconforto di un mondo materiale e pertanto caduco; leggera, soffice e rassicurante, rimane subito nel ricordo.
Seguono le due The Path, che si producono per oltre 15 minuti in un ottimo metal progressivo, via via intensificato sia in termini “X”, sia in fatto di impetuosità e caratterizzazione geografica. L’Uomo intraprende il cammino della conoscenza, della fede che si conclude con il pellegrinaggio nella terra della verità, quella Gerusalemme che i nostri chiamano Or Shalem. Entrambe bellissime crescono di valore con l’ascolto: Treading Through Darkness è più corale e folkloristica, anche grazie al maggiore sviluppo cronometrico del cantato (comprensivo di tutte le tecniche utilizzate da Kobi) ed all’uso massivo della tastiera che sostiene le linee chitarristiche impegnati in ornamenti naturali e meno intricati rispetto -ad esempio- alla gemella; la tecnica sopraffina è comunque ben riscontrabile e ne è prova incontrovertibile il drumming, semplicemente eccezionale. The Pilgrimage To Or Shalem è, al contrario, l’esempio più limpido di cosa siano capaci gli Orphaned Land della terza decade (hanno iniziato nientemeno che nel lontano 1991): prog-death di straordinario valore. Dopo l’introduzione cantata di Shlomit Levi, ricomparsa dopo oltre 17 minuti di silenzio, sale eminente il growling di Kobi che lascerebbe intendere una nuova traccia sullo stile From Broken Vessels, cosa che effettivamente accade per i primi attimi, conclusi dal profondo parlato del Padre:

And so you live your life, you rise and fall
You weep, you slip, and you dive into the deep
But will you become the compass who navigates this ship?


Da qui in poi, per oltre 3 minuti, gli intrecci di Yossi Sa'aron e Matti Svatizky (ripresi in forma più leggera anche in Vayehi Or) a metaforizzare l’obiettivo che si materializza con crescente convinzione nella mente del guerriero; di assoluto valore il lavoro di Steven Wilson che con le keyboards sostiene la coppia di axemen impegnata nei complicati dialoghi solisti. Compreso l’obiettivo del suo procedere -la sua missione- egli lo grida, quale atto di liberazione, nella parte finale in cui si re-intensificano e velocizzano i riff e l’impianto vocale. Traccia di una bellezza indescrivibile che necessita tuttavia di moltissimi ascolti per essere pienamente apprezzata.
Con Olat Ha'tamid, si conclude la Part I così come era cominciata, ovvero con una fortissima componente tradizionale ed il cantato (ora solo maschile) in madrelingua. Sul riffing delle 6 corde distorte si adagiano gli strumenti popolari e le percussioni acustiche che realizzano un ensemble vivace e di palese gusto mediorientale. L’Uomo giunge finalmente nella Città Santa, luogo della liberazione definitiva: egli sta per divenire Guerriero della Luce ed è il momento di festeggiare, prima intraprendere l’imminente battaglia contro l’oscurità.

Part II: Lips Acquire Stains – The WarriOR Awakens: parte centrale epica e fastosa. Nei 6 brani contenuti il growling è limitato alla sola Disciples Of The Sacred Oath II ed anche l’atteggiamento progressive è meno esasperato, altresì avvicendato da apporti orchestrali pieni e raffinati che fungono tanto da arrangiamenti quanto da veri e propri dispositivi melodici.
The Warrior apre il nuovo capitolo ricordandomi il modus operandi dei Virgin Black di Requiem – Mezzo Forte, miglior esperimento di integrazione orchestrale nel panorama metal. Il brano è semplice, orecchiabile ed estremamente canterino, nonostante gli sviluppi orizzontali seguano imperterriti le regole della musica locale. Il Guerriero è ormai tale, pronto a dispensare luce e verità.
His Leaf Shall Not Wither è la trasposizione cantata di un salmo biblico in onore dell’uomo che abbraccia la strada di Dio. La strumentistica è impostata sulla chitarra classica, sostenuta a livello armonico dalle orchestrazioni e dal sinth.
Altro brivido lungo la schiena con Disciples Of The Sacred Oath II che a fronte di un avvio carico a livello chitarristico procede con una varietà impressionante di melodie e cori. Eloquente lo stacco arabeggiante in cui Kobi, dopo aver stornellato a riguardo di Abraham e Ishmael, si produce in un’iperbole di Allah utilizzando l’idioma arabo: una celebrazione quasi apologica che aumenta di significato considerando la trama sociale in cui si muovono gli Orphaned Land, che con The Never Ending Way Of ORwarriOR veicolano ancora una volta (lo avevano già fatto nei dischi precedenti) l’utopia di un solo, grande universo religioso che possa guidare l’umanità fuori dalla propria apatia. Il concetto è altresì evidente nell’immagine d’accompagno al promozionale in cui i membri della formazione compaiono adornati con le vesti delle tre grandi religioni monoteiste. Quello degli Orphaned Land è dunque un messaggio di speranza che si dipana da una musica che oggigiorno ha pochi pari e che trasuda intelligenza in ogni singola componente, strumentale o contenutistica che sia. Il brano prosegue con uno dei momenti più emozionanti del disco tra incroci di sciabola, urla di guerra e cavalcate maideniane, prima di riposizionare riffoni monolitici e distorsioni death-style sulla ritmica veloce e lineare di Diamond. Altra perla che rimarrà nella storia della band.
E se in Disciples Of The Sacred Oath II la metafora è ancora di criptica interpretazione, con New Jerusalem, titolo viscerale ai limiti del folk/epic rock, ogni dubbio sul significato della materia lirica scompare: la Terra Santa è teatro di sangue in cui l’uomo subisce le divisioni ideologiche e solo con la redenzione e la presa di coscienza nel Dio unico il Guerriero (l’uomo comune) riuscirà a ricostruire una società priva di barriere e di violenza.

Behold memories of wars
Are rising as we're building the New Jerusalem
Men and children toil in the blazing sun
Mortar and brick, no walls between father and son


Vayehi Or nonostante il timing risicato è un buon pezzo di transito. Non ha né il tiro degli episodi carichi né lo sviluppo intrigante di quelli leggeri, ma possiede elementi chitarristici di valore ed un buon chorus: assolutamente non trascurabile.
M I ? conclude la Parte II richiamando, in modo molto light, alcuni temi di queste 12 tracce. La costruzione, sfumata in chiusura, è quella di una vera e propria outro che invece nasconde un altro, intrigante capitolo.

Part III: Barakah – Enlightening the Cimmerian: ultima porzione di questo incredibile The Never Ending Way Of ORwarriOR, incentrata sulla battaglia del Guerriero. Le 3 tracce di chiusura sono piuttosto variegate tra loro: Barakah, che si apre con spari e tonate di bombe dell’era moderna, alterna vision thrasheggianti a momenti di alternative-metal piuttosto spinto guidate da arpeggi e interventi dei sinth, mentre Codeword: Uprising sceglie di pestare durissimo con palm-muting e riffing death-style: il brano, che riprende scaglie di Sapari, sembra un po’ decontestualizzato e mi risulta ancora un po’ indigesto.
Infine In Thy Never Ending Way (Epilogue), stupendo tracciante melodic-rock che parte sviluppando un dialogo chitarristico (acustico/elettrico) tra Yossi e Matti terminato da un assolo pianistico strappalacrime in cui Kobi pronuncia la formula finale di questo chimerico concept.

Go in peace, and find thy faith
Evolve thy self, and lose all hate
So a heaven you may create


Che altro…
Chiudo rapidamente ribadendo il grande valore di The Never Ending Way Of ORwarriOR. Il consiglio, oltre quello di comprare senza riserve, è quello non spaventarsi alle prime, ovvie difficoltà. Gli Orphaned Land propongono musica veramente nuova ed interessante, non un ensemble riarrangiato di idee altrui, e meritano dunque attenzione e rispetto.
A proposito di quest’ultimo: non downloadate una simile preziosità; oltre ad un reato sarebbe un insulto a chi non si arrende al lato commerciale della musica.
Entrate invece nel vostro negozio di fiducia e chiedete -fieri- di poter tenere tra le mani il 4° full-lenght del più importante gruppo israeliano di tutti i tempi.
Dire che l’album è un capolavoro mi pare scontato.
Dirlo coi numeri significa andare sopra il 90…

שלום עליכם (Shalom Aleichem)



VOTO RECENSORE
93
VOTO LETTORI
82.95 su 118 voti [ VOTA]
Dani77
Lunedì 2 Settembre 2024, 19.03.32
41
Album impegnativo, richiede qualche ascolto per essere apprezzato, ma alla fine ne vale la pena.
Rob Fleming
Martedì 18 Luglio 2023, 10.48.14
40
Ok, d\'accordo, io per primo ci sono arrivato tardi, grazie al cofanetto numerato di qualche anno fa. Dopo essermi vissuto in tempo reale i primi due li avevo abbandonati. Però nessun commento dal 2015 per uno dei dischi più belli che ascoltato negli ultimi anni?!? Recensione lunga, ma fondamentale per comprendere la storia; un album che non annoia mai, un susseguirsi di stili, emozioni, atmosfere. Un album straordinario dove tutto è perfetto. 90
MorphineChild
Lunedì 26 Gennaio 2015, 21.09.11
39
una delle recensioni più belle che abbia mai letto su questo sito (e visto il livello è un bel complimento), che mi vede concordare praticamente su tutto. il disco è un capolavoro, per quanto mi riguarda tranquillamente tra le migliori cose uscite nel nuovo millennio. meno istintivo e lineare di Mabool, forse anche meno "geniale" (il solo di tastiera alla fine di Norra El Norra, le chitarre che si sovrappongono come onde per tutta la durata Mabool - The Flood e l'intero MCD acustico dell'edizione estesa) ma con una profondità di arrangiamento che rende ogni ascolto speciale. nota a margine, la produzione di Wilson su materiale tanto eterogeneo è fenomenale, forse la migliore che abbia mai sentito su un disco metal. in assoluto
Master
Giovedì 21 Giugno 2012, 13.23.27
38
preso ieri! la mia preferita per ora è Barakah...sbaglio o citano anche the divine wings of tragedy dei SX con l'arpeggio di chitarra in quella canzone? album che merita...
Rashomon
Giovedì 16 Giugno 2011, 22.45.27
37
Davvero bravi, anche se il disco può apparire meno immediato e più dispersivo del suo illustre predecessore. Rimangono una delle pochissime band in circolazione che non andrebbero subito messe al muro.
Raven
Domenica 2 Gennaio 2011, 19.13.14
36
Preso adesso. Favoloso!!!
Nikolas
Giovedì 2 Dicembre 2010, 18.53.52
35
Dopo 10 mesi di ascolto al cosa che mi colpisce è una: la freschezza. Ancora oggi riesce ancora a stupirmi in ogni passaggio, come se fossi al secondo ascolto. Ha una longevità praticamente infinita, incredibile!
Room 101
Lunedì 12 Luglio 2010, 0.42.01
34
Un capolavoro....pensare che ho vissuto tutti sti anni senza conoscerli!! comunque..sarò un criminale io XD ma mi piace un sacco Codeword...è un pò fuori contesto, molto più cattiva di Halo Dies in Mabool, però è trascinante..
Nikolas
Lunedì 7 Giugno 2010, 21.35.14
33
Ascoltato ormai 1000 volte.... finalmente lo dico, anche se soffro molto... è meglio di Mabool! Il mio voto è 95, e se non ci fosse stata Codeword, che mi convince un po' meno del resto, avrei dato anche 97/98... Capolavoro assoluto!
Giasse
Giovedì 20 Maggio 2010, 21.52.12
32
Verissimo. Spiego subito il problema: la promovesion digitale non aveva la tracklist e quella che ho preso come riferimento invertiva MI? con Vayehi Or... sorry sorry
LaSte
Venerdì 9 Aprile 2010, 19.18.12
31
IMMENSO!!! Cd semplicemente strepitoso, non riesco più a farne a meno!!! Lo consiglio di cuore...Anche secondo me è superiore a Mabool, che pure resta ben saldo tra i miei preferiti di sempre! E tanti complimenti a Giasse x la recensione strabella! Unica annotazione pignolerrima: la ripresa di The Pilgrimage To Or Shalem è in MI?, non in Vayehi Or! Besooos!
jappy
Sabato 13 Marzo 2010, 13.35.33
30
Una parola che sintetizza il mio giudizio: FOTONICI :=)
Er Trucido
Domenica 28 Febbraio 2010, 20.43.52
29
Comprato ieri...che dire penso che siano la più bella realtà metal, devo ancora finirlo di ascoltarlo (sono all'ultima canzone) ma ho già voglia di risentirlo! Meglio questo o Mabool? Boh! so solo che dovrebbero uscire più dischi ispirati e caleidoscopici come questo!
tribal axis
Domenica 21 Febbraio 2010, 19.36.40
28
lo ritengo superiore a Mabool: questo disco è, se il migliori, uno dei migliori di questo 2010 appena iniziato (sfido chiunque a fare meglio nel corso di quest'anno).
dark shadow
Giovedì 11 Febbraio 2010, 13.02.08
27
@ Giasse: ce l'hai ancora la foto di Emilio Fede in camera?
Giasse
Domenica 7 Febbraio 2010, 12.03.09
26
Parli di Disciples Of The Sacred Oath II, ovviamente... quel passaggio l'avrò riascoltato 10000 volte. Molto epico!!
Arakness
Domenica 7 Febbraio 2010, 11.54.15
25
...ragazzi, non so voi, ma quando sento il rumore delle spade sguainate mi galvanizzo come un fanatico
ixo
Domenica 7 Febbraio 2010, 11.41.04
24
Anche a me sembra inferiore a Mabool
Giasse
Sabato 6 Febbraio 2010, 19.47.18
23
Intanto la primissima differenza: rispetto a Mabool gli arrangiamenti sono molto più profondi (nel senso "fisico" del termine). La cosa chiaramente "pompa" molto il risultato in cui -va detto- ha un grandissimo merito la produzione. Ciò, chiaramente, toglie una buona dose di immediatezza alla proposta, ma questo si era già capito...
Nikolas
Giovedì 4 Febbraio 2010, 22.58.23
22
@Coconuts: leggo solo ora il tuo commento, chiedo scusa. L'edizione deluxe non è ricchissima, contiene un dvd con una bonus track e un making of della durata di 40 minuti con le varie interviste ai mnembri della band, più ovviamente un poster e gli autografi dei membri della band Comunque, col passare del tempo il disco sta continuando a crescere, è sicuramente un disco complesso e al momento non sarei ancora in grado di confrontarlo con Mabool, col quale ha tante cose in comune quante differenze...
MegaSimo
Giovedì 4 Febbraio 2010, 9.46.47
21
L'avevo detto io che venivano al Gods!!!
Broken Dream
Martedì 2 Febbraio 2010, 23.17.26
20
Molto bello, ma imho inferiore a Mabool.
Moro
Martedì 2 Febbraio 2010, 16.09.03
19
minchia che disco ! veramente ben fatto. credo che qualche anno fa avrei storto il naso per certe orchestrazioni/cori/palesi richiami folkloristici ripresi così tanto con le chitarre. Il disco mi ha preso un casino e pur non essendo di facile impatto, si fa ascoltare molte volte per caricarsi del giusto merito. voto: 82
six
Venerdì 29 Gennaio 2010, 22.03.29
18
E' un album veramente bello e direi anche unico nel suo genere in quanto heavy o black metal che sia si intreccia con una sonorità semita ,nenie israeliane miste e contrapposte a metal ,ottimo ,ma ho paura che i gruppi di nazioni non conosciute rimarranno nel dimenticatoio a causa o per colpa delle case discografiche che le emarginano,prendete ad esempio i polacchi SATELLITE e se riuscite a comprare ,a me ci sono voluti 3 mesi per aspettare il CD, Into the night,e vi renderete conto come gruppi come i satellite per esempio ribattezati da tutti quelli che li conoscono i nuovi genesis ,finiscano nel dimenticatoio e non per demeriti ,ma perchè le case discografische sono troppo impegnate a produrre musica spazzatura.
Autumn
Venerdì 29 Gennaio 2010, 15.05.10
17
Che non ci siano ancora nè location nè un misero nome...
MegaSimo
Venerdì 29 Gennaio 2010, 13.41.47
16
cosa ti fa pensare il contrario Autumn?
Autumn
Venerdì 29 Gennaio 2010, 13.15.22
15
Non sarebbe male, ma ci sarà un gods quest'anno?
MegaSimo
Venerdì 29 Gennaio 2010, 12.53.59
14
ho visto che sn stati invitati al Wacken e al Summer Breeze... se facessero anche una capatina al GoM????
MegaSimo
Venerdì 29 Gennaio 2010, 12.45.37
13
Mamma mia che bravi!
Renaz
Mercoledì 27 Gennaio 2010, 9.46.08
12
Ho appena cominciato ad ascoltarlo, e finora è nettamente superiore a Mabool, il che tutto sommato conferma il rapporto di Metallized di 88 a 93...
Pandemonium
Mercoledì 27 Gennaio 2010, 8.47.42
11
Li ho visti al Brutal Assault l'anno scorso, ho sentito le loro canzoni su myspace e youtube: non fanno per me, ma sono indubbiamente GENIALI!!! La tua recensione Giasse è incredibile, complimenti!
mimi
Martedì 26 Gennaio 2010, 19.16.55
10
Ovviamente Renaz
Giasse
Lunedì 25 Gennaio 2010, 21.49.29
9
Ci ho tenuto ad apostrofare Mabool come capolavoro perchè effettivamente lo è. 6 anni di ascolto ininterrotto possono tranquillamente confermare questa tesi. Però, come dici tu, The Never Ending Way Of ORwarriOR fa un passo oltre, rasentando la perfezione. Solo il tempo mi dirà quale dei due prevarrà sul mio gusto personale, cosa probabilmente irrilevante a livelli così alti. Certo è che queste votazioni stratosferiche consegnano alla storia una band spettacolare. E pensare che molti ancora li ignorano totalmente...
Arakness
Lunedì 25 Gennaio 2010, 16.19.52
8
Album estremamente complesso, se possibile ancor più sfaccettato e meno diretto del precedente capolavoro. Ho impiegato oltre un mese per farlo mio, e non so più nemmeno quanti ascolti. Poco dire, perchè Max ha detto in modo superlativo tutto: The Never Ending Way Of ORwarriOR è ottimo, conferma che gli Orphaned Land sono un delle (se non LA) realtà più incredibile che il metal può vantare. Le differenze con Mabool sono tante (per fortuna perchè, pur adorandolo, preferisco un nuovo capitolo piuttosto che la parafrasi del precedente), a partire dalle Vocals - meno estreme e con un importante impiego della controparte femminile - passando per la componente folkloristica (a mio avviso ancor più accentuata tanto da strizzare l'occhio ai primi lavori), fino al songwriting decisamente più ricercato, meno deflagrante, ma sempre magnetico e avvolgente. In buona sostanza un'altra perla di grande qualità; ciò non toglie che se costretto ad una scelta, continuo a preferire Mabool, seppur meno "perfetto" e pompato del quì presente The Never Ending Way Of ORwarriOR, eppure che a conti fatti difetta di quella rabbia controllata, emotività continua, furia tecnica, peculiarità regionali, etc... che hanno consegnato l'antenato alla storia. Voto: 85
coconuts blood
Lunedì 25 Gennaio 2010, 15.58.02
7
@ Nikolas: che c'è di bello nella versione deluxe? se non sbaglio nella versione deluxe del precedente c'era un secondo bonus cd con versioni live acustiche..anche in questo?
Flv
Lunedì 25 Gennaio 2010, 14.07.41
6
belle recensione . Album incredibile , ascoltarlo la notte in cuffia e' un vero e' proprio viaggio ... musica senza frontiere emozionante , splendida e rara ! Un saluto e ancora complimenti ! Flavio
Autumn
Lunedì 25 Gennaio 2010, 13.46.18
5
Lo aspetto con trepidazione!
Renaz
Lunedì 25 Gennaio 2010, 13.41.53
4
Cerchiamolo nei negozi, vero mimi?
mimi
Lunedì 25 Gennaio 2010, 12.54.14
3
Se l'album è bello come la rece ......cerchiaMOLO.
Renaz
Lunedì 25 Gennaio 2010, 12.21.56
2
Anch'io voglio l'edizione deluxe, sia chiaro...
Nikolas
Lunedì 25 Gennaio 2010, 11.23.35
1
Oggi mi spediscono la versione deluxe... giusto per dire la fiducia che avevo negli OL che sarebbe stato un capolavoro, comprato a scatola chiusa Però devo ammettere che non ho resistito e, ebbene, l'ho scaricato per ascoltarlo prima. Il primo approccio è stato un po' difficile, la tua recensione, caro Giasse, non poteva descriverlo meglio! Sono stato un po' in difficoltà senza brani trascinanti come lo furono Halo Dies o Birth Of The Tree, e con la netta riduzione del growl, ma passati questi problemi il disco rapisce trasformandosi in un capolavoro assoluto. Non voto ancora perché voglio assimilarlo bene, ma è davvero magnifico!
INFORMAZIONI
2010
Century Media Records
Inclassificabile
Tracklist
[Part I: Godfrey's Cordial - An ORphan's Life]
1. Sapari
2. From Broken Vessels
3. Bereft In The Abyss
4. The Path Part 1 - Treading Through Darkness
5. The Path Part 2 - The Pilgrimage To Or Shalem
6. Olat Ha'tamid

[Part II: Lips Acquire Stains - The WarriOR Awakens]
7. The Warrior
8. His Leaf Shall Not Wither
9. Disciples Of The Sacred Oath II
10. New Jerusalem
11. Vayehi Or
12. M I ?

[Part III: Barakah - Enlightening The Cimmerian]
13. Barakah
14. Codeword: Uprising
15. In Thy Never Ending Way (Epilogue)
Line Up
Kobi Farhi - Vocals
Yossi Sa'aron (Sassi) - Lead Guitars, Acoustic Guitars, Saz, Bouzouki, Oud
Matti Svatizky - Rhythm Guitars, Acoustic Guitars
Uri Zelcha - Bass, Fretless Bass

Session members:
Shlomit Levi - Female Vocals
Avi Diamond - Drums

Guest members:
Steven Wilson – Keyboards
 
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