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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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( 7929 letture )
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Ascoltare i Sabaton mantiene sempre quel senso di “Rhapsody sotto steroidi maniaci di Guerra” che ce li ha fatti apprezzare negli scorsi anni, questo è poco ma sicuro. Tuttavia la riproposizione dei propri canoni non avviene secondo un pedissequo autoreferenzialismo, ma cerca di giocare nuove carte; come i giocatori di poker, però, il sestetto svedese tende a riposare su strategie consolidate. Certo, il passaggio a Nuclear Blast ha notevolmente aumentato la dose di steroidi presente nella loro musica (come la chiamiamo ora? Macho-war power epic metal?), e il suono si è saturato forse anche oltre determinati limiti, tanto che a volte la qualità delle melodie appare soffocata sotto un uragano di suoni indistinti ma che fanno tanto guerra, e quindi via così.
Coat of Arms apre con la title-track, che si apre con un riffone reso “larger than life” da tastiere roboanti oltre ogni immaginazione e pudore. Le linee vocali sono assai agili, seppur in unica funzione di portare all’immancabile coro da battaglia, ed il testo è stracolmo di riferimenti storici intrecciati (per farla breve, i partigiani greci sono visti come dei novelli Leonida): sono questi i Sabaton, e non si smentiscono. Midway è insolitamente breve, ma non per questo -non sia mai!- priva di un coro da cantare e ricordare; forse non basta, dato che alcune linee non sono propriamente esaltanti. Uprising già dal primo ascolto risulta familiare ai fan di lunga data della band, e non è un bene; ma funziona quanto necessario, e quanto si desidera da un brano targato Sabaton. Il vero passo avanti è Screaming Eagles, il cui coro grida Rhapsody of Fire a gran voce, e chiama un headbanging a mulinello difficile da arrestare. Se volete sensazione epiche, forti, in pratica quello che tanti pioneri del genere non forniscono più, troppo impegnati a leccarsi le ferite o a programmare un festival per infrangere il muro del suono, è qui che dovete bussare, perché i nostri svedesoni sapranno fare una cosa sola, ma diavolo se la fanno bene. The Final Solution è un altro pezzo da novanta, con il suo lieve pathos tragico e ottime soluzioni individuali -e le tastiere di Myhr giocano un ruolo fondamentale, per una volta che non devono urlare per non essere soffocate dal muro chitarristico. Aces in Exile è ancora fin troppo familiare, e capisco che per i Sabaton sia facile scrivere questo tipo di canzone, ma le melodie adatte non sono infinite; qualche buono spunto salva dal votaccio il brano, ma è chiaro che per il futuro è necessario tirar fuori qualche coniglio dal cilindro. Saboteurs è su tutt’altro livello di creatività, e spicca per salti di nota coraggiosi e avvincenti, ma sarà anche merito di una sezione strumentale a volumi compressi? Anche Wehrmacht tiene l’ascoltatore incollato allo stereo, con suggestioni elettroniche e cori minacciosissimi, buoni controcanti e una struttura assai agile nonostante il sound monolitico. The White Death cancella infine le ombre lasciate da qualche traccia più indietro, ancora lasciando una buona impressione e un refrain in più da cantare. Chiude come al solito una traccia infarcita di citazioni di metal classico (Metal Ripper), tradizione di ogni disco dei Sabaton.
Le qualità del combo svedese sono poche, ma indiscutibili: sanno creare un coro e un riff, e di questo si nutrono. Per ora l’effetto resta esaltante, ma si guarda al futuro con pesanti riserve verso una band che potrebbe avere difficoltà nell’innovare i propri trademark, che già oggi mostrano qualche segno di usura. Il rischio è che il prossimo album sia una caduta in grado di rovinare quanto di ottimo fatto finora, ma aspetteremo e vedremo. Fino ad allora, che il metallo sia con voi e vi parli di guerra notte e giorno.
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14
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A me è parso (forse causa il cambio della label) di sentire in questo disco un leggero distaccamento dal Power Metal, e una lieve predilezione per l'Heavy classico. I pezzi sono più diretti e tirati, ed anche nel minutaggio tendono ad essere più corti rispetto al passato, il che aiuta a non annoiare l'ascoltatore. Io l'ho trovato migliore dei precedenti lavori. Manca la "Unbreakable" di turno sia chiaro, ma brani come White Death, Screaming Eagles e la title track risultanno davvero efficaci. Voto: 75 |
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13
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Il mio preferito dei sabaton.Una bomba ad orologeria |
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12
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Disco godibilissimo, il migliore della discografia dei Svedesi...Voto: 85 |
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11
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Grande album: pezzi tirati, brevi e potenti: Belli i cori e i testi. Questi ragazzi ci sanno fare, magari con qualche parte strumentale un pó piú lunga e qualche cambio di tempo in piú le canzoni sarebbero ancora meglio e durerebbero un pó di piú( in media durano 4 minuti). Comunque bravi Sabaton! |
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10
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Title-track e Uprising scusate. |
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9
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Bella recensione, molto vera. Secondo me i Sabaton sono uno delle migliori band power della seconda ondata dal 2000 in poi, se non la migliore. Potenti, veloci, con diversi stacchi melodici ben fatti. Secondo me meritano, e i live lo dimostrano. Si un 78 ci può stare: la title-track e Midway secondo me se la giocano come traccia migliore del lotto. |
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8
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The art of war era un grande disco di power epico ma con questo cd i Sabaton hanno sfornato il loro capolavoro. Potente ,epico e con melodie vincenti. Uno dei migliori dischi del 2010. |
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7
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Ma chi lo dice che il rinnovamento garantisca la qualità! Guardate che fine hanno fatto Metallica ed altri grandi, per la loro voglia di rinnovarsi. Si parla sempre dei loro albums che furono...quasi mai di quelli attuali (ho volutamente scomodato un mostro sacro). I Sabaton rappresentano quello di cui i veri metallers hanno bisogno: puro, duro, veloce e pesante metal, senza contaminazioni, rallentamenti o rinnovamenti. A me sta bene così, ma ricordiamocelo, si chiama power metal: se é troppo "potente"...ci sono saempre i cugini di campagna...coat of arms reading freedom or death!!!! |
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6
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Come detto,apparte alcune tracce non azzeccatissime,disco veramente bello pieno,potente e maestoso.Compiaciuto. |
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5
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a me è piaciuto moltissimo,le traccie a esclusione di un paio son delle mine,grandissimi,ora spero solo di poterli vedere live nel loro tour quest'autunno |
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4
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Il mio voto è 70, non arriva ai livelli di primo victoria che ritengo il migliore della loro discografia!!! |
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3
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Metallizer è praticamente una riedizione del primo Fist For Fight. Personalmente amo tutti e cinque i dischi. I chorus sono il punto forte degli svedesi, ti entrano in testa e non ti sfuggono più. Lo scheletro atomico e bombastico dei brani completa l'opera  |
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2
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Il vecchio Metallizer non mi fa impazzire, Primo Victoria se la gioca con questo per un posto in una top 20 di power/epic/vattelapesca. |
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1
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Cinque dischi stilisticamente uguali, cinque bombe atomiche. Monolitici. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Coat of Arms 2. Midway 3. Uprising 4. Screaming Eagles 5. The Final Solution 6. Aces in Exile 7. Saboteurs 8. Wermacht 9. White Death 10. Metal Ripper
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Line Up
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Joakim Broden (Vocals) Rikard Sunden (Guitar) Oskar Montelius (Guitar) Daniel Mÿhr (Keyboards) Par Sundstrom (Bass Guitar) Daniel Mullback (Drums)
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