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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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( 4702 letture )
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Una cosa si può dire con assoluta certezza degli Arthemis: la band originaria di Bovolone ha ormai raggiunto una maturità espressiva notevole, frutto di anni di militanza ed applicazione che trova adesso il suo compendio nel nuovo lavoro intitolato Heroes, Cd “aiutato” anche da una ottima produzione. Basta tutto questo per giudicare positivamente l’album? In generale direi di si, ma con riserva.
L’analisi dei dieci pezzi che costituiscono la tracklist di Heroes deve partire a mio parere proprio dalla produzione. Si tratta indubbiamente di un lavoro molto azzeccato, che presenta suoni chiari, potenti, ben bilanciati e distinguibili, con la conseguente possibilità per l’ascoltatore di gustare e/o analizzare con cognizione di causa la prestazione dei singoli musicisti e l’amalgama del gruppo. In questo quadro buone sia dal punto di vista tecnico che da quello espressivo appaiono le prove della sezione ritmica Perazzini/Rontani, del chitarrista Andrea Martongelli -sempre “sul pezzo” sia come solista che come autore di riffs- e del singer Fabio Dessi, recentemente entrato a far parte della line-up.
Al di là di questo però sono i contenuti artistici che bisogna in primis valutare, ed a questo proposito ho trovato l’album complessivamente buono, ma il lavoro sconta una tracklist dalla qualità altalenante, con i pezzi migliori a mio avviso concentrati nella prima metà, con l’ovvia conseguenza di una seconda parte che scorre via un po’ anonima e priva degli spunti di interesse che invece caratterizzano la prima. L’apertura è affidata a Scars on Scars, un brano che sintetizza in sé i pregi ed i difetti che ho evidenziato nelle righe precedenti. Si tratta infatti di un pezzo quadrato e possente, probabilmente in grado di offrire un’ottima resa live, ma senza spunti di originalità che lo facciano apprezzare più di tanto. Poco fluido il ritornello. Migliore senza dubbio la successiva Vortex essenzialmente a causa dei cori che gli conferiscono un’aura possente, ma non banale. Con 7 Days si ritorna un po’ sui canoni del pezzo d’apertura, ossia buona qualità generale, ma anche un senso di già sentito che non contribuisce molto a far stimare il brano come in grado di resistere al tempo. Decisamente meglio This is Revolution, la quale pur non presentando spunti di rilievo assoluto nel songwriting, può però contare su una prova vocale e su un chorus che non fanno prigionieri, stampandosi inesorabilmente in testa anche a causa della resa acustica ottimale. Buona anche Home, song dal sapore Nord Europeo anche stavolta non molto originale, ma assolutamente godibile.
Da qui in poi la mancanza di spunti particolari rende il Cd un po’ pesante, facendo inesorabilmente calare la soglia d’attenzione pur potendo contare su altri cinque pezzi non certo brutti, ma forse relativamente poco ispirati. Crossfire è uno strumentale breve e piacevole che può anche contare su un bel solo, (se vi piace la roba un po’ ridondante), ma nulla più, mentre la title-track è una song rocciosa ed impreziosita da un certo sapore orientaleggiante. Il mid Until the End scorre via senza sussulti, mentre Resurrection cerca poi di risollevare le quotazioni di questa parte del platter. A chiudere uno strumentale malinconico e dall’inizio singolarmente simile ad Until the End. Ancora una volta piacevole, ma nulla più.
Al tirar delle somme gli Arthemis confezionano un lavoro con molti pregi, ma privo di quella scintilla capace di elevare un disco dalla condizione di discreto/buon album a quella di lavoro imperdibile. I soldi eventualmente spesi per Heroes non sono certo buttati per gli appassionati del settore, ma non aspettatevi un capolavoro. Un buon disco si, ma non di più.
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7
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io questo album l'ho trovato forse il migliore della discografia della band...più roccioso con una voce più potente....in questo lavoro viene fuori maggiormente la parte heavy/thrash della band che già stava uscendo nel precedente lavoro....quindi...secondo me disco veramente ottimo....  |
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6
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Io invece ho trovato quest'album molto bello! forse perchè è più duro degli altri lavori...boh! sarà perchè ho apprezzato moltissimo le linee vocali di Fabio Dessi, ma non direi che è un lavoro discreto questo. sicuramente è superiore a molti altri album del genere... |
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5
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album in linea col precedente forse un po meno ispirato. resta il fatto che il nuovo corso non mi piace. ricordo che alla sua uscita, black society, venne salutato come l'album della maturazione...per me maturazione un corno...gli Arthemis facevano bene power metal ultra melodico e un gioiello come Golden Dawn lo dimostra, quello era il loro genere...non certo questa roba!!! |
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4
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Il disco è ben fatto e suonato. Solo non inventa nulla e dopo un po' annoia. Però evidentemente questo non va giù al signor Arthemis. |
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3
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Vedremo, per ora non ci sono commenti in tal senso, se arriveranno se ne discuterà pacatamente, (almeno spero), In ogni caso il disco a me è discretamente piaciuto se non si fosse capito, solo non è certo esente da critiche. |
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2
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Attento Francesco, con questa recensione sarai definito "incompetente". Io, che ho dato una valutazione simile alla tua con le stesse giustificazioni, ne sono già stato accusato. Evidentemente non capiamo la sublime arte degli Arthemis. |
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1
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sempre contento di vedere i miei quasi compaesani. il precedente lavoro black society era certamente di un altro livello |
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INFORMAZIONI |
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Helvete & Hate/Crash n Burn
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Tracklist
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1. Scars On Scars 2. Vortex 3. 7Days 4. This Is Revolution 5. Home 6. Crossfire 7. Heroes 8. Until The End 9. Resurrection 10. Road To Nowhere
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Line Up
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Fabio Dessi - Vocals Andrea Martognelli - Guitars Damiano Perazzini - Bass Corrado Rontani - Drums
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