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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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( 5787 letture )
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Capita spesso -a tutti noi, nessuno escluso- di cadere nella pozza fangosa dell'apprezzamento pregiudiziale nei confronti di qualsiasi “prodotto” acquistabile. Quando ci troviamo di fronte a qualcosa che ci interessa, che sia un disco, un libro o qualsiasi cosa non debba essere usato per fini estetici, istintivamente traiamo conclusioni e decidiamo di acquistare o non, sulla base dell'immediatezza di queste conclusioni.
La bravura o l'incapacità di chi studia un progetto per attirare clientela sta nell'associare un progetto grafico od una composizione di vetrina, mantenendo coerenza tra il contenuto di ciò che stiamo per acquistare con le sensazioni che provoca ciò che stiamo mirando.
Mi diverte molto fare questi tipi di associazioni, vedere e scoprire se il mio pregiudizio corrisponde al cuore di ciò che ho in mano e questa volta è toccato al debut album dei capitolini Stardishwashers, sotto contratto per la veneta Red Pony Records.
Quando ho sfilato Cool dall'ermetica busta trovata nella buca delle lettere, la grafica minimalista e dai profumi lievemente retrò mi hanno fatto subito agganciare il front con una musica legata ad un sound new garage e post rock. Evidentemente, chi ha studiato il progetto grafico non si è posto le mie stesse domande ed ha creato un qualcosa stilisticamente ed artisticamente apprezzabile, ma assolutamente non associabile al sound dell'album.
Gli Stardishwashers hanno avuto buona lungimiranza, scostandosi dagli standard di stile ormai strarodati ed inflazionati, creando una miscela fresca e molto apprezzabile. Quello che sentirete sarà una fusione tra profonde derivazioni glam/street rock -soprattutto per le linee vocali- un equilibrato pizzico di hair metal e stili completamente opposti quali il crossover -decisamente presente nelle linee ritmiche di chitarra. Strane combinazioni vero? Paura di rimanere delusi? Non correrete rischi, questa esordiente band capitolina è riuscita -con una facilità quasi imbarazzante- ad instaurare un valido e lineare connubio tra vaste influenze stilistiche, che apparentemente potrebbero cozzare tra di loro, creando dieci tracce leggere e convincenti. Altro neo, oltre la grafica poco coerente, risulta la pronuncia dei testi, rigorosamente in inglese, ma che non gode del sufficiente slang per spingere la band oltre confine. In parole povere, si sente lontano un miglio che sono italiani, ma questo non va ad incidere sul giudizio finale, anche se deve restare uno scatto d'allarme per poter migliore una “nota stonata”, se ritenuta tale.
Cool cambia progressivamente, sviluppa ed evolve in soluzioni sempre più contrapposte; apre con la leggerezza ed il divertimento dello Street Rock per procedere nella elegante miscelazione di un sound duro e compatto della sessione ritmica. Quando arriverete ad ascoltare le ultime 3 tracce, vi renderete conto che in mano terrete un platter completamente ribaltato rispetto allo stile d'apertura, cosa che spero rimanga gradita. L'album dura solamente 32 minuti e 45 secondi, ma la ponderata ed aggraziata mutazione risulterà di un'agilità impercettibile ed impeccabile, rilasciando nel sangue una piacevole sensazione adrenalinica e penserete: “Finalmente qualcuno che prova ad uscire dai soliti schemi, cercando originalità”. Questo non vuol dire che Cool sia il disco del secolo che mi stravolgerà l'esistenza, ma sarà sicuramente una buona aspettativa per poter ascoltare una band tricolore nello sviluppo di un percorso artistico distinguibile.
Il groove risulta genuino e compatto, ottimo il tiro delle chitarre che improntano riffs importanti e di carattere che aprono a soli potenti e tecnicamente validi; l'aspetto compositivo non contiene molta innovazione ma fonda le sue basi sulla ricerca di un motivo personale e qualificante; buona la timbrica vocale, adeguata ai temi ed equilibrata in molte sue parti -anche se una voce più scura avrebbe dato ancora più compattezza al combo- e per finire un elogio agli studi di registrazione che hanno prodotto un platter impeccabile e privo di sbavature.
Ottime prospettive per gli Stardishwashers, ancora acerbi per essere definiti grande band, ma dalla forte personalità che li renderà più visibili rispetto quanto lo siano adesso. Ascoltateli, vi divertiranno.
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INFORMAZIONI |
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Red Pony Records/Audioglobe
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Tracklist
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01 - Johnny Vs The Yokels 02 - Neighbour's Daughter 03 - Hot Rods 04 - Little Shandi 05 - Hardworking Man 06 - A Glass Of You 07 - My Endless Wait 08 - Sister M 09 - Love For Sale 10 - Bad Granma
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Line Up
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Stefano Pinci – Lead Vocals Matteo Cenciarelli – Guitars + Back Vocals Michele Caldaro – Bass On Tracks 3, 7, 8, 9, 10 Marco Colaiacomo – Bass On Tracks 1, 2, 4, 5, 6 Valerio Galassi – Drums
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