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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Atlantean Kodex - The Golden Bough
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( 6418 letture )
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Piomba sulla scrivania un po' inaspettato, questo The Golden Bough dei tedeschi Atlantean Codex, bavaresi di Vilsek attivi dal 2006 con il loro epic metal solenne e incentrato su mitologia ed episodi lovecraftiani. Inaspettato perché siamo di fronte ad un disco un po' fuori dal comune, che pur essendo catalogato come "epic metal" ha in realtà poco di metallico, chitarre elettriche certamente ma prive di assoli sferzanti e galoppate melodiche. Si tratta di un disco d'esordio, anche se la band ha pubblicato due EP ed un live (The Annihilation of Koenigshofen, datato 2009), ma queste note biografiche poco aggiungono all'ascolto di un lavoro che apparirà, come vedremo, privo di energia, privo di emozioni e privo anche di quell'epicità mozzafiato che invece gli Atlantean Codex pensano di raggiungere infarcendo le loro composizioni di parti lente e melodie malinconiche.
L'atmosfera celebrativa impregna questo The Golden Bough, che però appare un mattone di assimilazione quasi impossibile, privo com'è di ritmi coinvolgenti, riff maestosi o assoli trepidanti: epica ce n'è a bizzeffe, ma ridotta ad uno scialbo retrogusto di solennità decadente, malinconica, senza appeal. Il riffing potente dell'opener Fountain of Nepenthe e la voce molto pulita di Markus Becker sembravano essere il preludio ad un lavoro gradevole che invece, purtroppo, non si rivela affatto tale. Tutte le nove tracce della setlist sono cadenzate, lente e impregnate di un pathos malinconico non troppo emozionante: se i nostri cercano di creare sentimenti struggenti o situazioni da pelle d'oca, non ci riescono praticamente mai. Prevale la noia e il sound non attecchisce mai, la voglia di skippare le tracce è prepotente e solo in parte viene contenuta da qualche solo melodico di stampo decadente. Gli oltre dieci minuti delle prime due tracce, i ritmi lenti e solenni, le vocals noiose e il deperimento generale che alberga tra i solchi del full length lascia presagire un ascolto parecchio deludente, e non basta qualche buon riff qua e là a sollevare la baracca. Tra le tracce salvabili, scegliamo innanzitutto Temple of Katholic Magick, introdotta da cori cupi (alla Sign Of The Cross di maideniana memoria) e da un riff sinitro ed epico molto azzeccato: le trame chitarristiche si fanno più fluide e scorrevoli, gli assoli sono ancora lenti e malinconici ma nel complesso il sound non dispiace, anche se le vocals restano scialbe. Non male anche la successiva Disciples of the Iron Crown, dotata di un riff "addirittura" dinamico ed una ritmica appena appena più veloce (in incipit) sulla solita trama addolorata; melodia intrisa di sofferenza e qualche rintocco di campane prima di un finale in cui Mario Weiss fa sfoggio persino della doppia cassa (senza eccedere, sia chiaro).
Il resto è impalpabile, si perde senza lasciare traccia, e arrivare in fondo è una vera impresa: un'ora e cinque minuti di ascolto è qualcosa di veramente troppo pesante in rapporto ad una musica priva di mordente, fiacca, sopita. Cinque tracce non arrivano ai dieci minuti (la più "breve", escluso l'intermezzo di The White Goddess e la conclusiva titletrack, si assesta sui quattro minuti, ma è un'eccezione a pezzi rispettivamente di otto, sei e sette minuti), ma i quindici minuti esatti di A Prophet in the Forest sono da puro sbadiglio. Nonostante un riff un pò più vivace, presente proprio in A Prophet in the Forest, il disco scivola via con fatica anche dopo diversi ascolti: forse l'arte dei Atlantean Codex è troppo complicata per essere compresa da un non-appassionato di metal 'epico' di questo stampo -lontano dagli eccessi lirico/sonori a qui ci hanno abituati i paladini dell'Acciaio 'true'- perchè sembra strano concentrare tanti sforzi in un prodotto all'apparenza veramente monotono e piatto.
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22
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Premetto che l'epic metal non è il genere che seguo maggiormente, lo seguivo maggiormente quando ero ragazzino, ma a leggere 50 sotto un disco del genere mi sanguinano gli occhi. A me questo disco piace parecchio e credo proprio che gli Atlantean Kodex abbiano dimostrato la loro caratura anche negli album seguenti, per me ad oggi il migliore rimane il secondo ma questo è quasi alla pari dell'ultimo che è un piccolo capolavoro a detta di molti... |
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21
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HAHAHAHHA 50? MA PER FAVORE... STO DISCO MINIMO VALE 90 |
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20
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Infatti quest'album non meritava assolutamente un voto così, neanche per scherzo. E comunque l'ultimo è un capolavoro di vero epic heavy doom, da non lasciarsi sfuggire. |
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19
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Lo stesso gruppo che qui prese 50 ora, con l'ultimo capolavoro, the course of empire, è universalmente riconosciuto come uno dei migliori in campo internazionale nell'ambito epic Metal. |
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Non l'avevo ancora vista questa recensione, mi accorgo solo adesso. Beh forse un pó troppo severa come responso, ma perdonabile per la serietà di Rino Gissi da recensore. Mi sembra che sia stata una delle migliori uscite del 2010 in campo epic. Un 78 ci sta |
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Guarda, Bobby, la mia biografia dice poco in realtà, a riguardo, xk io apprezzo anche il doom classico o l'epic doom, non penso che sia un limite dovuto ai miei gusti. il fatto che il mio pseudonimo sia 'thrasher' e che straveda per thrash, death e power metal non significa per forza che non ami anche il doom, seppur in misura leggermente minore!  |
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16
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Lungi dal volere polemizzare, ma un disco come questo andrebbe fatto recensire a qualcuno che ne capisca del genere recensito...non metto in dubbio la bravura del recensore, ma tutto ciò che per lui rende noioso il disco è ciò che invece fa la felicità di chi ama l'epic doom metal...se io fossi un potenziale fruitore degli Atlantean Kodex e leggessi questa recensione senza andare poi a vedere la biografia dl recensore, crederei alle sue parole e starei lontano da questo disco |
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15
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Se si esclude "The Pilgrim", che è un gran bel pezzo, nonostante il plagio dei Deep Purple verso il finale, il resto del disco è davvero noioso. Il voto della recensione è condivisibile. In altri siti hanno beccato voti folli. Mi viene da chiedermi che disco abbiano ascoltato certi recensori. |
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14
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Riascoltato poche sera fa, per me è un ottimo album, non un capolavoro, perchè tale parola va 'sprecata' solo per i capostipiti del genere che in questo caso potrebbero essere i Cirith Ungol. Insomma qualcuno parla di pesantezza....della ragione aggiungerei. Questo suono è una parte importante dell'heavy metal. |
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sicuramente è un mattone....ma dargli cinquanta è veramente ingiusto a mio giudizio. voto:80 |
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12
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Mi associo agli ultimi 2 commenti. Disco fantastico! Certo va ascoltato un po' di volte, non è proprio di facile assimilazione diciamo, ma fantastico. |
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11
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Avete veramente dato 50 a questo disco? |
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10
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Disco STRE-PI-TO-SO, il recensore deve aver ascoltato il disco sbagliato non c'è alternativa "ma prive di assoli sferzanti e galoppate melodiche. " ", ma ridotta ad uno scialbo retrogusto di solennità decadente, malinconica, " "Tutte le nove tracce della setlist sono cadenzate, lente e impregnate di un pathos malinconico non troppo emozionante" sembra che gli fai una colpa che sia lento, mai sentito parlare di epic doom? mah..... |
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9
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@ Thrasher: mai mi permetterei di "insegnarti" il mestiere (e mi scuso in anticipo se si fosse capito ciò...), ma credo che la bravura del recensore sia esattamente quella di essere super-partes...badare certamente a ciò che un disco gli provoca, ma riuscire anche ad immedesimarsi il più possibile nella mente di un pubblico vario. Personalmente credo che sia tra le migliori uscite discografiche dell' anno. Un disco bellissimo, capace veramente di emozionare. chapeau |
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8
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secondo me questo album è bellissimo!!! |
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7
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Concordo pienamente con la recensione, una palla assurda! E' triste ascoltare un CD e non vedere l'ora di arrivare alla fine, nevvero? Questo Atlantean Kodex è un'accozzaglia disordinata, ed assai poco ispirata, di stereotipi epic/power: dai cori gregoriani al rumore dell'acqua che cade, da un incidere maestoso che non convince alle parti recitate che fanno molto - molto poco, e molto male - Manowar. A volte sembra di trovarsi al cospetto di una One Man Band, tanto il tutto suona costruito frettolosamente, ed impacchettato ad arte per l'ascoltatore più frettoloso. Ma risulta da subito che questo Kodex non offre melodie vocali di nessun tipo, e riserva alcuni inoffensivi coretti agli ultimi minuti di qualche brano qua e là. Lento ma NON epico, pretenzioso, ridondante ed assai poco convinto: una delle cose più inutili che mi sia capitato di ascoltare recentemente. |
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6
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@Undercover: a me semplicemente non è piaciuto. non intendo massacrare nessuno nè ho detto che dovevano fare delle canzoni diverse... solo non mi è piaciuto e mi è sembrato noioso. un altro recensore avrebbe potuto dargli un voto molto più alto, ma non si può pretendere che tutti abbiano gli stessi gusti. non voglio dire che i miei gusti siano la verità assoluta, ma se il disco non mi è piaciuto non posso assegnarli un voto alto.. ciò non esclude che ad altri possa piacere molto insomma |
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5
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'azz, grazie luca! - spero sia l'unico gusto in comune con hitler! |
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4
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Disco decisamente sopra la media come qualità e in cui l'epic retrò rivive alla grande, non capisco davvero dove sia la noia? Qui si parla di un album che fa della pesantezza pachidermica ostentata un approccio vero e proprio. Non si può massacrare così un disco simile e come se i Doomsword per piacere alla gente debbano far uscire un album con tracce solo di tre minuti per far sì che si possano ritenere fruibili. Se si ama l'epic quest'album come l'ep precedente sono da comprare a occhi chiusi. |
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3
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E' intitolato 'L'isola dei morti' di Boecklin. Era il dipinto favorito di Hitler |
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2
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mah, non saprei rispondere a questa domanda sinceramente.. chi sappia parli! |
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1
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scusate il commento un po' infantile ma del disco mi frega poco ma la copertina è bellissima! mi ricorda la rocca del castello di miramare... sarei curioso di sapere di che dipinto si tratta. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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01 Fountain of Nepenthe 02 Pilgrim 03 The White Goddess 04 Temple of Katholic Magick 05 Disciples of the Iron Crown 06 Vesperal Hymn 07 The Atlantean Kodex 08 A Prophet in the Forest 09 The Golden Bough
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Line Up
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Markus Becker - Voce Manuel Trummer - Chitarra Michael Koch - Chitarra Florian Kreuzer - Basso Mario Weiss - Batteria
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