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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Hate Eternal - Phoenix Among The Ashes
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( 5320 letture )
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Per certi aspetti è inutile girarci intorno: teoricamente la musica estrema in quanto tale, per definizione, deve necessariamente essere elitaria, sia da parte di chi l'ascolta che da parte di chi la suona e compone. Da questo punto di vista, interpretando liberamente i titoli degli album, Eric Rutan ha manifestato con gli Hate Eternal il suo pensiero: faccio parte di una elite di cui rappresento il massimo esponente assoluto, avendone conquistato il trono sono il re di tutti i re, il monarca. Detto questo, che gli Hate Eternal siano o siano stati un gruppo che ha fatto gridare al miracolo non c'è alcun dubbio (il debut del millennio scorso è stato entusiasmante), e di certo non possiamo definire Eric Rutan un novellino (basta andare a sentire cosa ha suonato e cosa ha prodotto in tutti gli anni di totale dedizione al metal). Rutan è consapevole di ciò che è stato e continua ancora ad essere per tutto un determinato movimento e, per uno specifico mercato, rappresenta un marchio dal valore indiscusso. Dai Morbid Angel agli Hate Eternal, con una carriera di produttore non da poco (chi non conosce i Mana Studios?), il buon Eric ha contribuito a segnare la strada per molti; questo "ruolo" nelle intenzioni di Rutan dovrebbe continuare anche con l'ultimo nato in casa Hate Eternal, Phoenix Among The Ashes, composto da 10 tracce per una durata complessiva di 40 minuti. A mio avviso, nonostante Conquering The Throne e I, Monarch, la carriera complessiva degli Hate Eternal non si pone sul gradino più alto del podio del death metal, e Phoenix Among The Ashes conferma le aspettative di un buon album. Ma non basta per l'eccellenza. Pur con i suoi pregi, questo nuovo nato nella casa dell'odio eterno manca spesso di un aspetto fondamentale: il coinvolgimento. Magari ci sono decine e decine di riffs che si susseguono in pochi minuti ad una velocità pazzesca, ma spesso non ne rimane in testa neanche uno.
Probabilmente la storia degli Hate Eternal va divisa in a.C. ed in una d.C., dove C non sta per Cristo ma per Cerrito. Infatti con la dipartita dell'ex Suffocation tutto il guitar work si è progressivamente modificato, divenendo maggiormente complesso, ma perdendo in coinvolgimento e immediatezza (elementi di chiara matrice "suffocationeggiante"). Dal debut in poi, il suono degli Hate Eternal si è ulteriormente estremizzato, certificando un impegno abnorme alla causa. L'evoluzione da Conquering ad I Monarch è lapalissiana, e i primi tre album degli Hate Eternal centrano più o meno il bersaglio. A dispetto del lavoro enorme, il successivo Fury and Flames aveva lasciato qualche perplessità risultando a molti come un prodotto confusionale, ma forse di transizione. Dalle fiamme è dunque risorta la fenice? non ancora del tutto. Ci troviamo di fronte ad un lavoro mastodontico, dove il guitar work risulta densissimo, il drumming incessante, la voce indemoniata, i solos pregevoli. Ricco di dissonanze, l'intero album è zeppo di assoli al fulmicotone, momenti di una certa potenza e tecnicismi elevati. Tra i brani migliori sicuramente The Fire Of Resurrection, Hatesworm e Haunting Abound, dall'incedere possente e decisamente più atmosferiche rispetto agli altri brani. Monolitici e inquadrati nel discorso personale che Eric Rutan sta sviluppando da anni, con il quinto full lenght i nostri dimostrano di avere però sempre lo stesso limite, da ricercare nella difficoltà di sviluppare partiture che riescano a rimanere impresse nell'ascoltatore. Spiace dirlo perchè è assurdo, anche se ormai sembra essere una costante nelle produzioni di Rutan per Rutan, ma anche la produzione non fa gridare al miracolo e non aiuta il prodotto. Un album che a tratti stravolge ma non sempre travolge. Ad esempio, ascoltate l'inizio di The Art Of Redemption: tecnicamente sarà anche bestiale (almeno per chi non ha ancora ascoltato i primi 12 secondi di Expusion Of Fury degli Origin), ma a conti fatti la mia opinione al riguardo è simile a quella del buon ragioner Fantozzi circa la Corazzata Potemkin. Il brano si riprende nello sviluppo, ma durante tutto il platter l'efficacia di certi momenti non emerge come dovrebbe. La tecnica appare per lo più esibita, fine a se stessa, più un fine (appunto) che un mezzo. Dubbi che fanno capolino più di una volta durante l'ascolto reiterato di Phoenix Among The Ashes, come anche è accaduto in passato ascoltando le altre produzioni dei floridiani. Dubbi che comunque in definitiva non cambiano il giudizio sul prodotto, che deve necessariamente essere ascoltato molte volte prima di riuscire ad "entrarvi" in testa. Ammesso che lo vogliate.
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15
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secondo me questo è unalbum eccezionale; soprattutto rispetto al precedente io ci sento un gigantesco passo avanti in termini di produzione, soprattutto i suoni di batteria: nitidi, organici e senza i piatti che impastano tutto come su f & f |
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14
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Buon cd per carità.... Ma per favore cambiate l'etichitta sulla recensione... tecnical death metal???? chi? gli hate eternal??? no!!!...mai... forse Death/Brutal death... ma penso che il tecn/death metal non lo avete mai sentito!!! senza rancore eh!!! |
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13
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Quello che manca a quest'album è il cuore. Era emerso il talento di Rutan, in quel fantastico Domination, ma il pathos l'aveva portato Azagthoth. La buona musica si forgia con la passione, la tenacia, la tecnica, la registrazione... ma senza coivolgimento emotivo non si va da nessuna parte. Gli Hate Eternal, a differenza di Suffocation, giusto per citarne uno... non l'hanno mai avuto. |
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12
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mmm... Disco ben concepito a mio avviso...non un capolavoro come fù I, monarch, ma ben strutturato...a differenza dello schifo sentito in fury & flames... E poi volendo e nolendo dietro al microfono e al computer c'è sempre Erick Rutan...uno che questo mestiere lo fà da decadi... voto 70 pulito pulito... |
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11
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ahahah perdonami allora avevo frainteso il tono del messaggio  |
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10
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No ma non era accusatorio ragazzi eh, semplicemente volevo dargli un ascolto anche io XD |
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9
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Per rispondere a Nagash, grazie a un amico dispongo diciamo delle preview che utilizzate anche voi evitando di farle girare , non sono abituato a scaricare un album a meno che non sia la stessa band a darmi il permesso di farlo per un eventuale ascolto prematuro. |
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8
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@ Undercover: hai ragione, infatti ho scritto di densità del guitar work, anzichè di qualità; @ Maiden: grazie mille! |
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7
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Grazie Maiden, cercato e sentito, spero sia molto compresso dalla qualità streaming perchè la produzione pare piuttosto deficitaria. Sul disco non mi esprimo, ho dato un ascolto superficiale, il problema è che non penso lo riascolterò più... |
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6
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@ Nagash: l'album è interamente disponibile in streaming. @ Mika: recensione da 10 e lode!! |
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5
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Non dico te mika...  |
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4
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Eh Nagash, cosa possono i potenti mezzi di Metallized... |
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3
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Ma il disco non esce settimana prossima? |
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2
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I.monarch è una masterpiece non considerato i suoi riff si stampano benissimo in mente e bastano 3-4 ascolto per farlo diventare droga,F&F era buono si ma niente di straordinario. Questo nuovo cd dopo circa 10 ascolto posso dire che è il più quadrato e meno sparato a mille della band infatti presenta almeno 4mezzi mid tempo (hunting unbound,The fire of resurrection,Thorns of acacia,la title track) e quindi non mi venite a dire che sono SOLO riff sparati a mille,perchè questa volta gioca anche sul groove,voto mio 80 |
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1
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Mah, onestemente se parliamo di qualità del songwriting il precedente questo lo surclassa, li era solo la produzione a fare dei reali e immensi danni, in questo invece non convince né l'uno, né l'altro aspetto e vedersi rifilato da Rutan un ennesimo disco nella media non è proprio il massimo. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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01 - Rebirth 02 - The eternal ruler 03 - Thorns of acacia 04 - Haunting abound 05 - The art of redemption 06 - Phoenix amongst the ashes 07 - Deathvell 08 - Hatesworm 09 - Lake ablaze 10 - The fire of resurrection
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Line Up
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Erik Rutan - chitarra / voce Jade Simonetto - batteria J.J. Hrubovcak - basso
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