|
27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
|
|
|
( 4413 letture )
|
Fondati nel 1997 da Erik Rutan, già chitarrista dei leggendari Morbid Angel in Domination, i floridiani Hate Eternal fanno parte di quei complessi in attività dalla fine degli anni '90 dediti ad un brutal death metal violentissimo e senza fronzoli, tra i quali si contano anche Nile e Origin. Per quanto possa essere estesa la fan-base di un genere così intransigente e, comprensibilmente, poco diffuso, negli anni la band statunitense è riuscita ad accumulare un certo seguito, fino ad essere ormai considerata un cult tra gli appassionati di metal estremo.
A parte Rutan, la formazione originale degli Hate Eternal annoverava anche un altro illustre esponente del death metal a stelle e strisce: Doug Cerrito, chitarrista dei Suffocation fino al loro (momentaneo) scioglimento nel 1998. Ed, effettivamente, l'esordio discografico, intitolato Conquering The Throne e pubblicato nel 1999, ripartiva proprio dai sound caratteristici di questi due pilastri della musica estrema, rappresentando una sorta di punto d'incontro tra Covenant ed Effigy Of The Forgotten, sulla scia di quello che avevano fatto i Nile (in modo, però, più personale) l'anno precedente con Amongst The Catacombs Of Nephren-Ka. Dopo un secondo album (King Of All Kings -2002-) abbastanza simile a Conquering The Throne nonostante la dipartita di Cerrito e la sostituzione del batterista Tim Yeung con il celebre Derek Roddy, il 2005 è stato l'anno della svolta per Rutan e compagni, che rilasciavano l'ultimo della trilogia "monarchica": I, Monarch, la consacrazione definitiva della band tra i punti di riferimento per ogni amante delle sonorità più feroci e la vetta qualitativa della loro discografia, complici, soprattutto, dei riff di chitarra più vari, profondi e claustrofobici, valorizzati anche da una produzione decisamente migliore rispetto ai primi due capitoli, musicalmente ancora piuttosto acerbi e derivativi.
Successivamente ai discreti Fury & Flames -2008- e Phoenix Amongst The Ashes -2011-, che proseguivano più o meno nella stessa direzione intrapresa da I, Monarch (pur senza raggiungerne il livello, nemmeno in termini di produzione), nel 2014 gli Hate Eternal approdano alla Season of Mist e, ad agosto dell'anno successivo, danno alla luce Infernus, l'atteso sesto full-length, con in formazione, oltre al sempre presente Rutan e al riconfermato J.J. Hrubovcak al basso, il batterista Chason Westmoreland al posto di Jade Simonetto. L'album inizia senza grosse novità dal punto di vista musicale: Locust Swarm, è, infatti, un brano in perfetto stile Hate Eternal: brutale, martellante e senza un attimo di respiro; nessun appiglio melodico, nessuna sezione più tecnicamente sofisticata, soltanto il solito "Inferno" sonoro a base di chitarre impazzite, distorsioni claustrofobiche e blast beat a velocità disumane, in cui i singoli strumenti risultano praticamente indistinguibili (eccezion fatta per la batteria, che spicca sia per la buona performance di Westmoreland, sia per la produzione decisamente migliore rispetto a quella dei due precedenti lavori, che ne valorizza molto i suoni). Le successive tre tracce (The Stygian Deep, Pathogenic Apathy e La Tempestad) continuano su questa scia e, pur riuscendo ad impressionare grazie alla violenza espressa, confermano l'impressione iniziale, ovvero di star ascoltando il naturale, e abbastanza scontato, proseguimento di Phoenix Amongst The Ashes.
La title-track, però, rimescola le carte in tavola: Infernus, con la sua cadenza più groove che death e i suoi riff meno annichilenti rispetto agli standard della band, si discosta, in parte, dal loro ormai auto-abusato modus operandi, pur restando un pezzo incredibilmente distruttivo. Il brano omonimo non è, però, l'unico episodio "anomalo" del disco: se la successiva e velocissima The Chosen One ritorna su binari più canonici per il gruppo, risultando comunque più convincente dei primi quattro pezzi, in particolare grazie al bell'assolo di chitarra di stampo azagthothiano (influenza, quella del leader dei Morbid Angel, presente praticamente in ogni canzone e soprattutto nelle parti solistiche di Rutan), Zealot, Crusader Of War è un mid-tempo in cui il quasi costante tappeto di doppio pedale di Westmoreland, alternato a devastanti blast beat, accompagna il profondo growl di Rutan e un susseguirsi di parti di chitarra più acide e stridenti che mai, al punto da ricordare (almeno i primi 2 minuti) persino il post-death metal degli Ulcerate. Superata Order of the Arcane Scripture, si arriva al punto più alto dell'album: la strumentale Chaos Theory, che, per via della sua struttura abbastanza elaborata, mette finalmente in luce le doti tecniche dei musicisti, in un'alternanza tra rapidissime sfuriate e tempi più complessi, dove i fill di Westmoreland e le dissonanze chitarristiche di Rutan (che, ancora una volta, sembrano far virare gli Hate Eternal verso lidi post-metal) si amalgamano in maniera ottima.
Pur ripartendo da uno stile già abbondantemente sviscerato in passato, con Infernus gli Hate Eternal partoriscono un lavoro più che convincente, sfoderando dei colpi tra i migliori dai tempi di I, Monarch e dimostrando di essere ancora in grado di dare qualcosa alla scena estrema attuale.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
8
|
Io quoto bradipo666, di sicuro impatto questo album e che cancella i precedenti con una produzione finalmente perfetta. |
|
|
|
|
|
|
7
|
L' unico disco degli Hate Eternal che mi piace, come già detto in vari commenti qui sotto è un disco più dinamico, inoltre tutti gli strumenti si sentono in modo perfetto e la produzione stavolta è azzeccata in pieno.....ma già c' erano stati dei segnali positivi col precedente comunque io degli hate eternal considero solo questo disco!!!
Non capisco il caos dei precedenti soprattutto "fury & flames" e "I monarch"!!!!
Menzione particolare per il batterista di questo "Infernus", disumano e perfetto anche nei momenti più ricchi di pathos.
|
|
|
|
|
|
|
6
|
Per me tra le migliori uscite death del 2015. Violento e claustrofobico, conferma come gli hate eternal in termini di cattiveria sonora abbiano pochi eguali al mondo. Rispetto al precedente album, comunque buono, i mid tempo sono meglio elaborati e più dinamici, con Rutan che macina riff tra i migliori della sua carriera. Laddove esiste un abisso privo di speranza e segnato dalla disperazione, 'infernus' è la perfetta colonna sonora. Voto 83/100 |
|
|
|
|
|
|
5
|
io alzo il voto a 85! mi ha preso un sacco, lo preferisco ai lavori precedenti in quanto meno caotico e con un minimo di dinamica (quasi completamente assente nei lavori precedenti....) |
|
|
|
|
|
|
4
|
Voto che ci può stare, io abbasso anche di 5/10 punti, per me questo è un gruppo ultra osannato su molte testate ma non ne ho mai compreso il motivo, se non la presenza di Rutan che forse incute reverenza. Discreto il primo album, forse il migliore, poi per me noia assoluta |
|
|
|
|
|
|
3
|
Ho controllato e l'artwork è fatto apposta per il disco e non è un qualche dipinto di chissà chi. Il disco è meno bello ma comunque molto valido, giusta la votazione e la recensione. |
|
|
|
|
|
|
2
|
Mi é piaciuto parecchio, non solo violenza tout court come in passato, voto 84 |
|
|
|
|
|
|
1
|
Incuriosito di ascoltarlo, soprattutto per le ultime tracce. Bellissimo l'artwork, immagiino non sia loro, giusto?! |
|
|
|
|
|
INFORMAZIONI |
 |
 |
|
|
|
Tracklist
|
1. Locust Swarm 2. The Stygian Deep 3. Pathogenic Apathy 4. La Tempestad 5. Infernus 6. The Chosen One 7. Zealot, Crusader of War 8. Order of the Arcane Scripture 9. Chaos Theory 10. O' Majestic Being, Hear My Call
|
|
Line Up
|
Erik Rutan (Voce, Chitarra) J.J. Hrubovcak (Basso) Chason Westmoreland (Batteria)
|
|
|
|
RECENSIONI |
 |
|
|
|
|
|
|
|
|
ARTICOLI |
 |
|
|
|
|
|
|