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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Slammer - Work Of Idle Hands
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( 2913 letture )
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British Thrash. C'è un periodo storico, nella grande cronologia heavy metal, spesso sconosciuto se non dimenticato: quello in cui le etichette discografiche inglesi si misero in testa di voler emulare il successo che, Oltreoceano, stava avendo il nascente movimento del thrash. Scritturando band giovani e inesperte con lo scopo di farle suonare più duro e più veloce di tutti, le case discografiche cercavano di snaturare il sound classico insito nei geni di una generazione figlia della NWOBHM, che difficilmente avrebbe poi conseguito risultati avvicinabili a quelli dei titani del thrash. Evidentemente, non era nel sangue di una Nazione che si è sempre trovata meglio, di gran lunga, con l'heavy tradizionale. Gli esiti, come detto, furono altalenanti e 'provinciali', con i soli Onslaught in grado di fare veramente qualcosa di concreto a livello internazionale. Gli Slammer provenivano da Bradford e si erano formati tardi, nel 1987: il primo Ep, Born For War, era uscito nel 1989, anno di pubblicazione anche del debut album, quel Work of Idle Hands dai più ritenuto il masterpiece assoluto della band, che pubblicherà soltanto un altro album -Nightmare Scenario, 1991- prima di un prematuro ma inevitabile scioglimento.
Ebbero vita dura e difficile, le band dell'UK thrash. Work of Idle Hands, della durata di cinquanta minuti scarsi e contraddistinto da un artwork bruttino (eufemismo) esce sotto l'egida della Warner e rimane uno dei migliori esempi di quanto saputo fare dai thrashers della Regina. Come la miglior tradizione del genere esige, peculiarità sostanziali del sound della band britannica sono la ritmica incalzante, i riff a rincorsa e il classico tupa-tupa incessante, abbinati però alla timbrica vocale 'pulita' di Paul Tunnicliffe, una sorta di Belladonna dei poveri. Non è un caso, forse, che nelle (poche) thrash metal bands nelle quali il cantante non suona nessuno strumento, questi possieda una voce più heavy-oriented, disdegnando completamente ruggiti e toni particolarmente aggressivi, con tutte le ovvie eccezioni del caso. Si tratta di un thrash piacevole e trascinante, non estremo, musicalmente affine al suono della Bay Area, ricco di rallentamenti, cambi di tempo e ripartenze, ma affatto contraddistinto da tratti devastanti o scariche telluriche; attraverso uno stile modulato e melodico, anche nelle strutture -abbastanza 'ragionate' pur tenendosi ben lungi dall'oltrepassare il confine del technical- i cinque thrashers attaccano con un occhio di riguardo per l'efficace e morbida sezione solista. Nulla a che vedere con le frecciate lancinanti del thrash estremo, quanto più un fluido rifacimento delle sonorità classic heavy, senza mai venir meno in energia e velocità: c'è tanto di buono in questo disco, uno dei migliori mai sfornati dall'UK thrash, anche se non paragonabile ai capolavori dei 'mammasantissima' tedeschi o americani. Valutando le singole prestazioni, spicca l'ottima prestazione del drummer Andy Gagic, con la ritmica capace di catturare l'attenzione ancora più del lavoro delle chitarre, discreto ma non eccezionale. Meno incisiva appare invece la prova del singer, che talvolta non decolla nei refrain -peraltro spesso poco riconoscibili tra loro- o fa trasparire poca aggressività: i dieci pezzi in scaletta sono compatti, ma manca il gancio decisivo per fare la differenza, si lasciano ascoltare ma scivolano via abbastanza rapidamente. Pare evidente il tentativo di emulazione nei confronti dei Metallica, pur con un taglio meno tetro, meno potente e amalgamato in maniera, ovviamente, meno magistrale.
Uno dei pezzi più travolgenti è l'opener Tenement Zone, incalzante sia nelle linee vocali che nella ritmica da headbanging; superata la gradevole If Thine Eye, apprezziamo le fulminanti ripartenze in assolo di Johnny's Home o i cori e la dinamica tipici del thrash nella 'saltellante' Hunt You Down, ma anche i riff taglienti di Fight or Fall, No Excuses e Born for War, che non saranno all'altezza delle celebri schegge scoccate in California ma si candidano tra i momenti più esaltanti del platter. Artefici di un thrash compatto e valido, ma di livello non primario, gli Slammer applicano con fedeltà ritmiche e dinamiche tipiche del thrash di serie A, cosa che non sempre riusciva agli emulatori britannici, concentrati più sulla foga martellante fine a sé stessa che sulla perizia esecutoria chirurgica. Dove molti annegavano il tupa-tupa a discapito di una ritmica feroce e grossolana, i Nostri ripropongono efficacemente i parametri ritmici più consoni al genere che, tra l'altro, proprio in Inghilterra poggiava le proprie radici. Con una voce più forzuta ed un riffing più eccitante l'album in questione avrebbe certamente meritato molta più gloria. Piacerà agli amanti del thrash melodico, robusto ed elastico nello stile degli Anthrax.
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4
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A me il cantante piace molto ...tipico bay area style...non lo trovo scarsino...anzi ..il cantato è molto sinuoso... quasi..magnetico.. |
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3
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Migliore di molti albums di Metallica e Testament Per me gia' basso il voto del recensore figuriamoci quello di chi ha votato, tra l altro una band valida come gli xentrix in Kin tornano qui |
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2
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Recensione esatta per questo album che avevo su tdk e oggi mi sono andato a riascoltare. Un album sicuramente valido che fa parte di quella seconda ondata a cavallo tra la fine degli ottanta e l'inizio dei 90, che a prodotto diversi lavori di band valide, ma che visto il periodo sono rimaste nel limbo, quindi in pratica semisconosciuti! Niente di clamoroso..affatto, ma cmq ascoltabilissimo e con una buona esecuzione. Thrash molto Testamentiano (primi due) con una spruzzata si Anthrax qui e' li. Anche per me un buon 7. |
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1
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Credo di essere uno dei pochi ad avere la versione originale in CD (almeno in Italia). Pagata a caro prezzo. Thrash su major? All'epoca si pensava di fare i soldi col thrash. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Tenement Zone 2. If Thine Eye 3. Johnny's Home 4. Razor's Edge 5. Hellbound 6. Hunt You Down 7. God's Prey 8. Fight Or Fall 9. No Excuses 10. Born For War
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Line Up
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Stuart Morrow (Basso) Andy Gagic (Batteria) Enzo Ennecchini (Chitarra) Milo Zivanovic (Chitarra) Paul Tunnicliffe (Voce)
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RECENSIONI |
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