Oggigiorno persino nel Regno Unito, storica patria dell'heavy metal più tradizionale, è difficile trovare nuove release che si ispirino ad un sound più “tradizionale”. Quindi mi stupisce (positivamente, si intende) che i Crystal Viper, band proveniente dalla Polonia, propongano, nel loro disco di esordio The Curse of The Crystal Viper, un metal dai connotati classici basato su ritmi serrati, riff taglienti, cavalcate epiche e facili ritornelli, ottenendo un risultato più che buono, che scalda gli animi in attesa della loro seconda fatica.
Questa formula vincente è il vero filo conduttore che ci guida per tutto il platter, infatti dopo una breve intro ci ritroviamo già di fronte ad uno dei capi saldi di questo lavoro, l'opener Night Prowler, che presenta un sound a cui i Crystal Viper ci abitueranno per tutta la durata della tracklist, in cui si mettono bene in evidenza le chitarre, impegnate a tessere riff potenti, e una sezione ritmica di tutto rispetto, guidata dal batterista Golem che non sembra aver nessuna paura di osare. Sempre sufficiente la prestazione della vocalist Leather Wych, che non tocca vette qualitative davvero degne di nota, ma fa il suo lavoro senza sbavature. Sfoggia una vena melodica quantomeno interessante la successiva Shadow On The Horizon, che non rallenta per niente il ritmo ma mantiene alta l'attenzione dell'ascoltatore e presenta, nella parte finale del pezzo, alcuni cori che verranno sicuramente riproposti in sede live, mentre arriva a ricordare il folk il serrato riff iniziale di City Of The Damned, che se possibile alza ancora di più il tiro, fino a toccare velocità riconducibili al power metal più che all'heavy tradizionalista. La successiva The Last Axeman vede finalmente una prova alla voce della Wych più convincente e coinvolgente, mentre dal punto di vista del sound presenta ancora una volta le stesse caratteristiche delle tracce precedentemente proposte, forse questa volta con tendenze più epiche. Island Of The Silver Skull ha un ritmo più cadenzato e risulta più interessante, grazie a riff originali ed un'altra prova di alto livello della coppia ritmica. I Am Leather Witch rappresenta, pur restando comunque un pezzo accettabile, il punto più basso dell'opera, penalizzata da un refrain non riuscitissimo e da una struttura che a questo punto del platter comincia ad annoiare un poco, ma ci pensa Demon's Dagger, epica fino al midollo, a risollevare subito le sorti. Buona anche la successiva The Fury, graffiante, velocissima e con conturbanti cambi di ritmo, conferma che il songwriting del combo polacco è quanto mai ispirato. A chiudere in bellezza ci pensa Sleeping Swords, il pezzo più lento e pesante dell'intero album che conferma quanto di buono i nostri hanno già dimostrato di saper fare.
Un ottimo esordio insomma, che costringe i Crystal Viper a dimostrare, nelle prossime uscite, di essere all'altezza di questo primo lavoro di tutto rispetto. La vena ispiratrice non viene mai a mancare per tutti i quarantacinque minuti del platter e la formula dei nostri risulta davvero vincente: i pezzi sono scritti bene e suonati meglio. L' unica pecca alla fine risulta la produzione, buona, ma non sempre impeccabile: qualche sovraincisione di più nelle sezioni melodiche avrebbe giovato alla resa finale e i cori, per quanto sporadici, non sono registrati al meglio. In ultima analisi, infine, il sound della band risulta quasi una commistione tra elementi power, folk e sonorità heavy metal tradizionali, ma queste ultime prevalgono, in quanto le influenze di altri generi si presentano più come riff peculiari e sezioni al fulmicotone che come veri e propri stravolgimenti dei collaudatissimi stilemi heavy.
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