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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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Folkearth - Sons of the North
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( 4302 letture )
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Recensire tre volte in poco più di un anno lo stesso gruppo, soprattutto quando si tratta di tre dischi veramente molto simili tra di loro, non è cosa facile. Il compito del critico musicale è quello di descrivere in maniera precisa il contenuto dell’album, esponendo, quando ci sono, sia i pregi che i difetti e motivando le proprie parole. In questo caso però, le cose da dire sono – purtroppo – sempre le stesse: il progetto Folkearth non riesce a decollare, nonostante le buone intenzioni dei tanti musicisti coinvolti provenienti dai paesi più disparati. Anzi, con il passar del tempo, dato anche l’elevato numero di dischi che i nostri riversano nel mercato, la noia inizia a farla da padrona, vista la scarsità d’idee che gli strumentisti riescono a mettono insieme. Da qui l’idea di pubblicare quelli che altro non risultano essere gli appunti presi in treno sul mio block notes durante l’ennesimo ascolto di Sons of the North, nona fatica dei Folkearth.
Elementi di carattere generale: -10 tracce, 44 minuti -Progetto internazionale avviato nel 2004 -I musicisti "principali" sono gli stessi da diversi album, quindi si sente subito il "classico" sound Folkearth: gli ultimi tre full length sono eccessivamente simili tra di loro -Terzo disco in 19 mesi (troppi, neanche i Korpiklaani ne fanno così tanti!) -Copertina di Kris Verwimp -Ma il basso c’è??? -Per fortuna dura poco
Elementi derivati dall’ascolto della tracklist (in rigoroso ordine d’apparizione): 1) Title track; ritmi serrati; growl durante tutta la canzone; assalto frontale; brano molto incazzato; 7 minuti di durata 2) Maggiormente folk; assolo fin troppo tecnico (quindi fuori luogo); dice nulla 3) Canzone insulsa; c’è anche una voce femminile 4) Buona prima parte, poi "che palle" 5) Inizio con fisarmonica; ritmo sostenuto; simile alle tre precedenti canzoni 6) Growl che ricorda quello di Johan Hegg degli Amon Amarth; tirata fino alla comparsa della voce femminile (1.40 circa); nel complesso non male 7) Che cavolo di titolo! NOIA allo stato puro, veramente brutta 8) A tratti danzereccia; voce pulita (unica volta); arpeggio finale non male; canzone carina 9) Ennesima rottura 10) Neanche me ne sono accorto…
Molto probabilmente, chi ha la forza di arrivare alla fine di Sons of the North, si andrà subito a "rifarsi le orecchie" pescando canzoni a caso da Finntroll, Ensiferum, Korpiklaani, Trollfest e altri gruppi tosti della scena folk metal. Qualcuno dovrebbe dire ai Folkearth di prendersi una (lunga) pausa per ricaricare le pile, o, meglio ancora, chiudere definitivamente i battenti di un progetto che alla buona idea iniziale (unire musicisti di paesi e culture differenti) non è riuscito a dare un seguito musicale altrettanto interessante. Il songwriting del disco è piatto, scontato e banale, a tratti soporifero: Sons of the North è un album povero d’idee, suonato benino e prodotto in maniera discreta, che non aggiunge nulla al genere, se non un maldestro tentativo di creare qualcosa di fresco, fallendo miseramente. Sconsigliatissimo.
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9
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finalmente uno che dice la verità su un gruppo inutile e noioso. Bravo!!! |
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8
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In tutta sincerità il disco mi piace, un 65 glielo do senza paura. Non mi sembra che il recensore ci abbia azzecato molto, anzi, qui l'unica cosa maldestra mi sembra la recensione! Le persone che denigrano gratuitamente la band forse non sono riuscite a scorgere appieno il significato dell'album. Ripeto: il disco mi piace ma non lo considero chissà che cosa, tuttavia in ogni caso non mi sembra giusto denigrare gratuitamente un lavoro che, come ha giustamente sottolineato Simo qui sotto, ha richiesto sforzi in fase di registrazione. Una sufficienza la merita senza dubbio! |
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7
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Secondo me non è male come disco, non è facile progettare e organizzare un lavoro cosi tra più persone. Secondo me chi da il commento negativo non comprende il lavoro che c'è dietro, e soprattutto i Folkearth dimostrano più di altre band, di non essere la solita band di rock star del cavolo del quale tutti ormai ne abbiamo le p**** piene! |
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6
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3 volte in un anno? LOL |
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5
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Voto 50 ai Folkearth...Voto 100 al recensore!  |
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4
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ammazza 20 e rotte persone per tirare fuori sta cagata? ma neanche gli slipknot  |
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3
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Mah, io nn m'intendo di folk, xò "Drakkars in the mist" era un capolavoro...quindi qualcosa di utile l'anno fatto anche loro. |
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2
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gruppo, progetto, non ho ben capito come si considerano, totalmente inutile, utile giusto a rubar spazio ad altri gruppi ben più meritevoli di contratto mi piacerebbe sapere di cuore, come han fatto ad arrivare al 10!!!!!! full e trovare gente disposta a pubblicarglielo |
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1
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Non ho ascoltato il disco, e neanche credo che lo farò, però concordo sulle dichiarazioni generali riguardo alla band e... bella recensione  |
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INFORMAZIONI |
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Stygian Crypt Productions
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Tracklist
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1. Sons of the North 2. Rider on the Winds 3. Taking Arms 4. Lord of Serpents 5. Wind of Conquest 6. Ravens on the Wing 7. Odin Wills It 8. Black Knights 9. To Vinland We Sail 10. Defying the Storm
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Line Up
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Filip Vučković (Voce) Metfolvik (Voce) Rhode Rachel (Voce) Hildr Valkyrie (Voce) Anaïs Chevallier (Voce) Emily Cooper (Voce) Michaël Fiori (Testi, Voce, Basso, Chitarra) Jaco (Chitarra, Basso) Gianluca Tamburini (Chitarra, Basso) Robert Downing (Violino) Nostarion (Violoncello) Juan Pablo “Juskko” Churruarin (Fisarmonica) Dennis Schwachhofer (Batteria) Kyle Freese (Batteria) Marios Koutsoukos: testi
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RECENSIONI |
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