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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Folkearth - Rulers of the Sea
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( 2954 letture )
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Folkearth è un progetto particolare, una sorta di all-star band della scena folk: ben nove nazioni coinvolte (Grecia, Francia, Australia, Argentina, Germania, Monaco, Lituania, Svizzera e Italia), per un totale di dodici musicisti che conferiscono all’enseble una buona varietà di stili e influenze. Come rappresentante della nostra beneamata penisola troviamo il cantante Sebastian Algiz, mentre in passato hanno fatto parte del gruppo Becky (ex Folkstone, ora in forza ai Furor Gallico) all’arpa celtica e la violinista Francesca Crotti (guest nei dischi di Death Army e Kenos in ambito metal; Claudio Baglioni e Ivana Spagna in campo pop). Progetto a dir poco ambizioso che in appena sei anni ha pubblicato ben sette album (a breve ne sarà pronto un’altro) e che ha visto coinvolti oltre settanta musicisti, tra i quali spiccano i nomi di Chrigiel Glanzmann degli Eluveitie e Daniel Fredriksson dei mai abbastanza lodati Otyg. Fa quindi veramente strano constatare che nella line-up non ci sia un batterista vero, sostituito dalla drum machine programmata dal francese Loki, bravo nel renderla varia e dinamica tuttavia impossibilitato a farla suonare come una batteria acustica.
A fine 2009 viene pubblicato Rulers Of The Sea, album contenente undici brani (per un totale di 49 minuti) definibili “extreme folk metal”, in cui le sonorità folk (create da strumenti come cornamusa, tin whistle, flauto, mandolino e violino) incontrano ritmiche serrate e growl vocals feroci. Le canzoni sono ben assemblate e sembrano suonate da un gruppo “vero”; lo stile è abbastanza omogeneo e le composizioni sono curate e mai banali, segno di un buon lavoro in fase di arrangiamento. Quello che manca è il brano killer, quello che alla conclusione del CD vai immediatamente a riascoltare, quello che ti si stampa in testa e che, senza neanche pensarci, si canticchia nei momenti più impensabili della giornata. Mi è capitato con Twilight Tavern e Stone Cold Metal dell’ultimo album degli Ensiferum, con Hold The Heathen Hammer High dei Tyr e Viel Feind Viel Ehr dei Varg per rimanere nel recente passato. Non necessariamente le migliori del disco, ma quelle capaci di attirare subito l’attenzione con una melodia azzeccata (Varg), quelle con un ritornello tamarro da cantare a squarciagola (Ensiferum) o, ancora, quelle portatrici di una misteriosa energia che ti obbliga a prendere la spada e a scendere per strada con sguardo truce (Tyr). Le canzoni contenute in Rulers Of The Sea sono invece tutte solamente “carine”, direi quasi innocue, perfette come sottofondo mentre si chatta o si gira su internet, ma incapaci di attirare completamente l’attenzione. Eppure gli spunti interessanti sono diversi: l’inizio di The Doomed Crusade è molto evocativo, l’aggressività dell’opener The Voices Of The Dead (ottima la prova del “nostro” Sebastian) è notevole e le parti folk in The Prince Of Epirus e I Am Fire sono molto belle; piacevole anche la conclusiva Byzantine Princess, delicata canzone acustica dove il cantato non impeccabile di Simon Müller non pregiudica la buona riuscita della ballad. Pensiero mio è che i Folkearth farebbero bene a prendersi più tempo tra un disco e l’altro per cercare (e trovare) quell’efficacia che mai hanno avuto, ma che, ne sono sicuro, avrebbero la capacità di concepire.
Rulers Of The Sea gode di una produzione pulita, gli strumenti sono ben amalgamati tra di loro nonostante ogni musicista abbia registrato per conto suo, per poi spedire il materiale a Thanos, il responsabile del mixaggio, autore di un lavoro più che soddisfacente. La copertina raffigurante un drakkar vichingo è ad opera di Kris Verwimp, il booklet di colore blu è sobriamente elegante e contiene tutti i testi e le informazioni riguardanti nazionalità e strumenti suonati da ogni musicista coinvolto nella registrazione.
Un disco piacevole e poco impegnativo, che però lascia poco dopo l’ascolto. Consigliato ai fans del folk metal perennemente bisognosi di nuove uscite; se non siete tra questi il consiglio è di (ri)scoprire piccole gemme del passato quali i prima citati Otyg.
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Concoro pienamente col recensore nel dire che sono tutte canzoni carine..ma vanno via troppo liscie senza lasciare alcuna impronta come anche i precedenti album... |
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INFORMAZIONI |
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Stygian Crypt Productions
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Tracklist
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1. The Voices of the Dead 2. Rulers of ohe Sea 3. The Doomed Crusade 4. Lord of the Spear 5. The Prince of Epirus 6. Cosmogenesis 7. Folkearth 8. I Am Fire 9. Apollonian Light 10. When the Gods Doth Return 11. Byzantine Princess
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Line Up
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Sebastian Algiz (Voce) Hildr Valkyrie (Voce) Merfolvik (Testi, Voce) Marios Koutsoukos (Testi) Loki (Musica, Chitarra elettrica, Tastiera, Programmazione batteria) Matthew Bell (Musica, Chitarra elettrica, Chitarra acustica, Basso, Liuto) Michaёl Fiori (Musica, Chitarra elettrica, Basso) Emilio Sauto (Mandolino) Pablo Allen (Bagpipes) Ally Storch (Violino) Simon Müller (Musica, Tin whistle, Flauto, Chitarra acustica 12 corde, Mandolino, Sitar, Chitarra elettrica, Basso, Voce) Münggu Beyeler (Deger pipe, Ewi flue, Voce)
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RECENSIONI |
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