|
27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
|
|
|
( 5771 letture )
|
Li avevamo lasciati pochi mesi fa con Stenka Na Stenku, EP rivelatosi piacevole e divertente per merito di qualche cover, un nuovo pezzo e la rifacitura di un brano tradizionale russo. I miei dubbi erano molti dopo quell’uscita discografica e molte domande mi sorgevano spontanee. Sappiamo che Stenka na Stenku è l’unica traccia che troviamo anche in Slovo, e, data la vivacità e la spensieratezza della canzone, mi chiedevo se fosse un segnale di un cambiamento di sound e stile; la mia preoccupazione era quella di trovarmi un album intero di brani carini, veloci, ma scontati. Oppure, speravo che se fosse semplicemente la gemella di Yarilo (presente in Goi, Rode, Goi), ovvero una song scacciapensieri e unica nel suo genere durante tutto lo scorrere del full-length.
Questa annata non è stata di certo splendida, tra album brutti e ripetitivi (Korpiklaani), altri semplicemente poco ispirati (Svartsot) e altri buoni, ma deludenti (Falkenbach). Gli Arkona entrano sul mercato come un fulmine a ciel sereno, intenzionati a lasciare un’impronta indelebile. Un piacere, quindi, ritrovarsi di fronte dischi del genere. Il combo russo, capitanato dalla splendida cantante Masha, si getta in acque inesplorate, dove poche band – di questo genere – avevano osato addentrarsi. Lo scopo è quello di dare nuovo vigore alla scena musicale, dimostrando che il folk può risultare meno canonico di quanto si possa affermare.
Misterioso… criptico… articolato…
Il percorso intrapreso dagli Arkona ci riporta a questi tre aggettivi. Slovo, sesta fatica in studio della formazione russa, non si prospetta affatto un album per tutti. Da sempre questa band ci offre lavori interessanti e mai banali, e, anche questa volta, sono riusciti nell’impresa. È il risultato di una costante dedizione per la musica, pensato e progettato per regalare a noi fan qualcosa di diverso dagli standard abituali del pagan/folk metal. Se qualcuno poteva storcere il naso per il minutaggio della precedente uscita discografica, ora può essere piuttosto soddisfatto riguardo a ciò. La durata, infatti, non raggiunge di poco i sessanta minuti di orologio. Ma tali fattori, come il numero dei minuti appunto, vengono resi irrilevanti dalla complessità artistica sfoggiata da questo album. Dunque, Slovo, è difficile e complicato, da assimilare piano e con calma, senza fretta. In principio credevo di ascoltare l’inizio della fine di questa gloriosa band, non ero in grado di trovare un senso a queste quattordici canzoni; non riuscivo a capacitarmi del fatto che gli Arkona avessero toppato. Fortunatamente mi stavo sbagliando, tutto quello che questo album richiede è una serie continua e costante di ascolti. Al primo impatto potrebbe effettivamente sembrare un’opera scialba e insignificante. È solo una questione di tempo, necessario perché questo CD venga assimilato e capito in tutta la sua interezza.
Prima di addentrarmi nei dettagli, vorrei farvi notare la copertina dell’album. Molti di voi avranno già riconosciuto quello stile inconfondibile. Esatto, è proprio lui, Kris Verwimp, già al lavoro con un gran numero di band di grosso calibro. Un artista sempre più presente nella scena metal mondiale, grazie ai suoi spettacolari disegni che vengono utilizzati come artwork. In questa copertina assistiamo ad un gioco tra tonalità calde e fredde: il grigio delle pietre, l’armatura dei guerrieri e il verde scuro e opaco dell’erba sono un agglomerato di freddezza sotto ad un sinistro, ma caldo, cielo arancione.
L’album ha inizio con Az’, un intro che mischia elementi sinfonici ad elementi tradizionali. Segue Arkaim, rapida e svelta. La componente strumentale mostra sin da subito la capacità di sapere amalgamarsi alla perfezione con le innumerevoli variazioni vocali. Il brano progredisce tra parti veloci e cavalcate in stile heavy, fino a raggiungere un momento di quiete massima, dove i violini possono agire indisturbati. Un arpeggio di chitarra ci introduce Bol’no Mn, brano che esplode grazie a delle tastiere stilisticamente molto vicine al puro symphonic metal. La parte più calma della canzone è particolarmente epica: troviamo dei cori e un lungo, ma non stancante, assolo eseguito molto bene da Lazar; il tutto sempre con un sottofondo tipicamente tradizionale e folkeggiante. Le tastiere creano un’atmosfera quasi drammatica dove il cantato assume i toni di una strofa parlata. Repentinamente un tagliente riff di chitarra e un blast beat imperioso spazzano via ogni traccia del concetto di “calma”. Nel finale si ripresenta l’arpeggio già sentito all’inizio. Notiamo immediatamente come i brani siano, seppur non troppo lunghi, molto sviluppati e, come vedremo successivamente, diversi gli uni dagli altri. Un allegra melodia costituisce l’intro di Leshy, dove il riffing si alterna a momenti più corposi e imponenti, ad altri maggiormente veloci e melodici. Il cantato in growl è ben eseguito e non stona con il resto della canzone. La quinta traccia, Zakliatie, vanta un ritornello che si impossesserà della vostra mente, rischierete (in senso positivo) di canticchiarla spesso e volentieri. Inizialmente il brano è costituito esclusivamente dal cantato in pulito di Masha, accompagnato da parti sussurrate, sempre cantate da lei e montate come sottofondo. Lungo tutti i cinque minuti abbondanti avvertiamo un senso di delicatezza, non sono presenti infatti momenti particolarmente spinti. Anche nel finale, quando i ritmi si alzano vertiginosamente, non si avverte un’eccessiva sensazione di pesantezza, anche grazie all’inserimento costante delle tastiere. La successiva Predok consiste in un monologo sul quale non esprimo alcun tipo di giudizio: a meno che voi non conosciate il russo, considerate questi due minuti come una sorta di pausa. La seguente Nikogda è uno dei tanti pezzi forti dell’album. La canzone parte subito velocissima, ma, il tempo di una rullata del batterista Vlad, e il brano assume una cadenza più epica. Il ritornello è travolgente, come i massicci riff di chitarra. In questo brano, data la sua velocità, non sono presenti lunghe pause dove la componente folkloristica possa esprimersi a pieno, ma quest’ultima riesce a ritagliarsi uno spazio importante anche durante i momenti più estremi.
A questo punto possiamo parlare della produzione, che, come si può ben vedere, non è assolutamente laccata e plasticosa. Per esempio le chitarre suonano, spesso e volentieri, piuttosto grezze e “sporche”. Anche i molteplici strumenti sono facilmente percettibili e non rischiano di mischiarsi malamente con altri.
Ripartiamo con Tam Za Tumanami, che si presenta molto tranquilla e pacata, non troviamo traccia di parti vocali in growl, up-tempo o quant’altro; sembra fatta esclusivamente per concedere all’ascoltatore un attimo di respiro dopo la canzone precedente. Segue Potomok, un secondo monologo dove, a parlare, è una bambina. Anche in questo caso in sottofondo è presente la voce di Masha. Slovo, la title track, è costituita da un malinconico riff portante. Il brano è molto lineare anche nelle pause, da notare è l’inserimento regolare del violino o di strumenti a fiato. Un’altra punta di diamante dell’album è costituita da Odna, dove la melodia portante della canzone è costituita da una cornamusa. Su questa base si sviluppano tutti i sei minuti della traccia: diversi cambi di tempo, pause di riflessione e momenti musicalmente più aggressivi, con il perenne supporto del cantato in growl. A seguire abbiamo Vo Moiom Sadochke, un brano acustico dove prevale il cantato in clean, accompagnato semplicemente da strumenti a fiato, percussioni, e altri strumenti a corde tipicamente russi. Ci avviciniamo così alla conclusione di Slovo: la penultima traccia è la conosciuta Stenka na Stenku, canzone scacciapensieri e goliardica che scorre senza problemi. Il finale, costituito da Zimushka, assomiglia quasi ad un marcia solenne. È infatti una canzone lenta e particolarmente leggera in ogni singolo aspetto – musicale e vocale –.
Per concludere non posso evitare di dire che, se gli Arkona non vi sono mai piaciuti, non inizieranno certo a essere di vostro gradimento grazie a Slovo. Questo album piacerà esclusivamente a chi avrà voglia di capirlo riascoltandolo parecchie volte. Io ve lo consiglio, poi… de gustibus!
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
6
|
Di loro ho solo questo....bell'album davvero...a sto punto dovro buttarmi su i precedenti...meritano" |
|
|
|
|
|
|
5
|
ho faticato parecchio a farmelo piacere...un po' come goi, rode, goi! però dopo è un ascolto continuo...  |
|
|
|
|
|
|
4
|
non avevo mai ascoltato gli Arkona prima di questo Slovo, ma mi è piaciuto subito. sentirò il resto |
|
|
|
|
|
|
3
|
Band di spessore, visti recentemente all'hellfest e devo dire che sono uno spettacolo. Un bel 90 al disco e un voto altrettanto alto a questa recensione. Così si recensiscono gli album, bravissimo Giacomo. |
|
|
|
|
|
|
2
|
Band fenomenale, appena ci metto le 'recchie sopra lo voto senz'altro!!! |
|
|
|
|
|
|
1
|
spettacolari come sempre, il declino è ancora lontano, se mai ci sarà..... |
|
|
|
|
|
INFORMAZIONI |
 |
 |
|
|
|
Tracklist
|
1. Az’ 2. Arkaim 3. Bol’no Mne 4. Leshiy 5. Zakliatie 6. Predok 7. Nikogda 8. Tam Za Tumanami 9. Potomok 10. Slovo 11. Odna 12. Vo Moiom Sadochke 13. Stenka Na Stenku 14. Zimushka
|
|
Line Up
|
Masha “Scream”: voce Sergej “Lazar”: chitarra Rusian “Kniaz”: basso Vlad “Artist”: batteria
|
|
|
|
RECENSIONI |
 |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
ARTICOLI |
 |
|
|
|
|
|
|
|
|
|