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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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Dimmu Borgir - For All Tid
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( 13891 letture )
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Un castello arroccato su accumuli di marmo, basalto e arenarie, di ineffabile fattura e impossibile da raggiungere; dimenticato da secoli, fiero e splendente in mezzo ai riverberi diurni, tetro ed emaciato fra le folate notturne. Le sue stanze grandi e ormai vuote riecheggiano solo il rintocco del tempo che passa e i solchi di tutti i lustri trascorsi trasudano dal calcare delle mura esterne per rigettarsi nei riarsi cumuli di ciò che rimane di un leggendario e, ormai, abortito paesaggio scabroso. La magnificenza della malinconia; la decrepitezza atlantéa della solitudine. Questa è la visione mi(s)tica evocata dalle sinfonie di Det Nye Riket: esse ascendono trionfali per poi tuffarsi nei contemplativi rivoli di pianoforte che accompagnano la triste nenia dedicata a Satana.
Anno 1994. L'oscura creatura Dimmu Borgir era lontana anni luce dallo status-symbol che oggi sfoggia attraverso pellicce e abiti post-atomici; il mondo del black metal stava velocemente cambiando (c'è chi dice che lo fosse ormai da più di un anno): i Cradle of Filth avevano già fatto conoscere una "nuova formula" di suonare metal estremo, le tastiere e i sintetizzatori erano diventati quel quid in più da aggiungere al resto della strumentazione. Lo avevano già fatto, più che egregiamente, gli Emperor i quali però utilizzavano (ancora) il loro lato sinfonico come semplice accompagnamento. Grazie/a causa di Cradle of Filth e Dimmu Borgir, i synth diventano uno strumento alla pari degli altri se non, in molti casi, il mezzo principale. Prima però che il black metal finisca -a livello artistico/formale- nel baratro (a causa delle effemminatezze incipriate e vestite in latex di molti act di metà anni '90), ci sarebbero voluti ancora un paio di anni, anni nei quali si poté, invece, ammirare la novità di queste nascenti variazioni sul tema. All'epoca, infatti, ben s’intrecciavano la ruvidezza di alcune fatture (al limite dell'autoproduzione) e l’uso sapiente di limpide ed efficaci sinfonie.
Le incalzanti rozzezze delle chitarre di Silenoz e di Tjodalv (il quale, all'epoca, non si era ancora seduto dietro le pelli) incontrano sprazzi di archi e piano in Under Korpens Vinger, riallacciandosi alle tradizioni emperoriane di qualche anno prima (Night of the Graveless Souls) e creando una struggente composizione che viaggia indietro nel tempo, trascinando l'ascoltatore verso quel buio e magico medioevo fantastico. Meravigliose sperimentazioni in voce pulita si altalenano in Over Bleknede Blander Til Dommedag, dove Aldrahn (dei vicini Dødheimsgard) declama le sue biforcute blasfemie emergendo dai bui e secchi bassifondi di quel solitario bastione. Al di là dell'atmosfera criptica, i synth di Årstad riescono a far sognare l'ascoltatore che trascende assieme ai cori per poi ricadere a capofitto sotto i blast-beat di Shagrath (al tempo il batterista della band). Le furie di Stien sembrano seguire la brezza di un vento freddo e arido che fa suonare gli stessi flauti che qualche anno dopo rintoccheranno le cupe melodie di Antikrist (in Stormblåst); gli stessi furori diventano insistenti nell'anomala strumentale Glittertind (nella quale, per l'occasione, Shagrath e Tjodalv si scambiano di ruolo) dove semplici e lineari melodie riescono a costruire un perfetto momento di pausa all'interno dell'album. Il "secondo tempo" di quest'opera riprende con l'omonima traccia subito dopo i rintocchi del ride: le chitarre affliggono acustici arpeggi al suono del vento, mentre le successive distorsioni prestano le melodie alle tastiere e, contemporaneamente, i colpi precisi di Tristan instaurano un ulteriore ma semi-nascosto tappeto melodico. Hunnerkongens Sorgsvarte Ferd Over Steppene è una grezza, ma perfettamente integrata apoteosi del passato più thrash/death della band che, in questo caso, si piega a favore del mood del disco: i synth raccordano qua e là i riff mentre le chitarre acustiche saranno la vera e propria sorpresa di questo brano (che nel futuro EP Godless Savage Garden sarà prontamente riadattato al nuovo costume dei Dimmu Borgir). Anche Raabjørn Speiler Draugheimens Skodde è un'altra traccia fortunata. Le sue melodie cosmiche verranno riprese ben altre due volte (tanto nell'EP sovracitato quanto nel celebre Enthrone Darkness Triumphant). Nella sua veste originale il brano sfoggia la grezza corposità dei riff e degli scream uniti alle inebrianti musiche degli archi e al profondo rintocco dei tamburi. L'affliggente ed epica Den Gjemte Sannhets Hersker ha il compito di chiudere questa successione di brani: lenti e circolari movimenti di arpeggi su riff ultra-distorti lasciano spazio ad un incedere più incalzante che presto si trasformerà in quel mid-tempo che connota la maggior parte del resto dell'album. Årstad insiste sui lunghi e atonali accompagnamenti, mentre l'interludio in pianoforte fa da pendant all'opening-track, coronando l'ultima infausta sezione strumentale; la chitarra solista, invece, compie un malsano soliloquio come era successo nella precedente Det Nye Riket ricollegandosi, in qualche modo, a quelle stesse atmosfere.
Il presagio che questi "sconosciuti" Dimmu Borgir avrebbero fatto qualcosa di grosso è posizionato (ormai) lungo la coda dell'album. Con la versione ristampata del CD troviamo in finale le due stupende Inn i evighetens mørke pt I e pt II: questa doppietta costituisce il demo della band, che è stato ristampato, sempre nel 94, in una versione più o meno ufficiale sotto la Necromantic Gallery. La prima parte di questa coppia è una traccia strumentale che può riassumere perfettamente l'intero mood di For All Tid: synth e pianoforte in primo piano sotto un cielo ventoso e una struggente pressione creata dalle chitarre acustiche. Con la seconda parte i toni accelerano notevolmente presentando il lato più black metal della band.
For All Tid rappresenta una delle migliori opere prime della storia del black metal; le atmosfere lugubri e affrante descrivono un panorama medievale, satanico e pieno di pregiudizi e suggestioni. Le diversità manichée fra la crudezza del suono e la limpidezza delle tastiere non avevano raggiunto quella sorta di amalgamazione presente nel successivo Stormblåst e la capacità evocativa rimane ancora legata ad un mondo ancora ispido, tagliente e spinoso. È impossibile non rimanerne affascinati.
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VOTO LETTORI
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82.50 su 107 voti [
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22
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Capolavoro.Album coraggioso e ricercato. |
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20
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Rispetto ad Enthrone..., qua abbiamo \"l\'ingenuità dentro il basso ventre\".. Lapalissianamente più spontaneo, genuino.. |
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19
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Che atmosfere glaciali e malinconiche che ti lasciano a bocca aperta.
QUest\' album è l\' essenza dei Dimmu Borgir, tanta atmosfera, chitarre taglienti ma mai fastidiose, tastiere di una struggente bellezza.
Un disco affascinante come pochi e per chi ama il vero black sinfonico questo è da avere assolutamente.
VOTO: 95/100 |
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@Kroenen71. Ma forse devi riascolarlo ricontestualizzandolo. Era il 94, le strumentazioni erano quelle che erano. Shagrath suona la batteria e Tjodalv le chitarre. Erano praticamente solo loro ad aver composto una gemma del genere. |
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17
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Mi trovo molto in imbarazzo nel commentare questo disco, al punto che avevo voglia di confrontarmi con qualcuno e sono piombato qui.
Posto che mi sono avvicinato ai DB da poco, spinto anche dai commenti in generale molto positivi, specie su questo disco, io purtroppo mi sono scoperto in assoluta controtendenza.
Pur considerando la cifra stilistica del genere, io l'ho trovata una cosa di una noia mortale: piatto, ripetitivo, privo di ogni complessità, arrangiato male e qui mi fermo.
Probabilmente mi sfugge qualcosa. Capita.
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16
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Il mio rapporto con quest'album è sempre stato molto particolare..... a tratti mi sembra d'odiarlo per la sua banalità e forzatura specialmente di alcune parti e per i troppi filler!!!... e poi la voce di Silenoz mi è sempre sembrata unpo finta..... pero tutte le volte che ce l' ho sotto mano ho sempre una strana voglia d'ascoltarlo come se ci volessi scoprire sempre qualcosa di piu.... non so come spiegare... Aiuto!! scherzo è un disco comunque molto atmosferico e interessante ma manca di qualcosa secondo me.. per questo lo voto 85 |
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15
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Album assolutamente da avere. Ci sono arrivato a ritroso (e non nel 1994 ma attorno al 2005...sorry) e proveniendo dal capolavoro Stormblåst. Già quindi, comunque, non sorpreso dall'originalissimo sound delle band e nonostante questo, mi ha emozionato tantissimo. Bellissime composizioni e grandi idee, poi, in seguito verranno sviluppate in maniera più professionale ma l'emozione rimane. Notevole anche la copertina (io avevo visto solo quella a colori). Au revoir. |
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Fantastico! Insieme a stormblast il migliore dei dimmu. Atmosfere medievali e crudezza Black metal. |
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Quando i D.B. erano una grande band. L'ho consumato da ragazzo, assieme al successivo "Stormblåst". Voto 90. |
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Atmosfere e suoni da pelle d'oca. Stupendo. Il primo dei 4 capolavori dei Dimmu |
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L'album mi piace, molto cupo e nostalgico. Peccato che dal quarto album i Dimmu Borgir abbiano iniziato a produrre ciofeche. Voto: 85 |
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10
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Secondo solo a Enthrone, però è davvero glaciale.. |
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Superbo, nient'altro da aggiungere. |
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Mi sono avvicinato da poco al black e ai DB, dei quali ho già diversi album, ma questo non ancora. Colmerò presto la lacuna perchè sono una band strepitosa..... |
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7
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bellissimo black(-folk, oserei dire!)! vanto anche la stampa originale dell'epoca in b/n. Over bleknede blåners fjeeeeell! |
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Disco cupo e cattivo al punto giusto.concordo con il voto del recensore . |
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Sì, la versione a colori in digipack è la ristampa della Nuclear Blast del '97. Disco strepitoso, questa volta il voto ci sta tutto. |
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@Justice: Potrei sbagliarmi, ma mi pare che la versione a colori sia quella della ristampa curata dalla Nuclear Blast... |
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Comunque bisogna ammettere che la copertina è molto bella, l'avevo vista anche a colore, spettacolare! |
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1
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Uno dei pezzi da Novanta dei Dimmu, quest'album è fantastico e le atmosfere sono ancestrali e oscure, concordo con il Moro. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Det Nye Riket 2. Under Korpens Vinger 3. Over Bleknede Blåner Til Dommedag 4. Stien 5. Glittertind 6. For All Tid 7. Hunnerkongens Sorgsvarte Ferd Over Steppene 8. Raabjørn Speiler Draugheimens Skodde 9. Den Gjemte Sannhets Hersker -bonus tracks- 10. Inn I Evighetens Mørke pt I 11. Inn I Evighetens Mørke pt II
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Line Up
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Silenoz (Voce, chitarre) Stian Årstad (Sintetizzatori, tastiere) Brynjard Tristan (Basso) Shagrath (Batteria, seconda voce, chitarre in Glittertind)
Musicisti ospiti: Vicotnick (Seconda voce) Aldrahn (Voce in Over Bleknede Blåner Til Dommedag)
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