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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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( 3535 letture )
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Sesto album in sei anni per gli At Vance, all-star band del guitar hero/keyboardist Olaf Lenk, ‘figlio’ di Malmsteen ma che sa sfoggiare, lungo la durata del platter, belle idee compositive ed assoli sempre molto originali. Queste poche righe dovrebbero già darvi un’idea della musica che ci aspetta dentro “Chained”: un bel power melodico, molto ben suonato e magistralmente prodotto, fatto di buone idee e di pochi cali di tensione. I nostri, peraltro, sono già in tour con Brainstorm e Mercenary, una scelta di certo azzeccata dalla label, visto l’enorme valore complessivo dei tre nomi. Ma chi si nasconde, oltre il mastermind Olaf Lenk, dentro gli At Vance “versione 2005”? Alla voce, al posto del bravissimo Oliver Hartmann, c’è un ‘tale’ Mats Leven, già con Malmsteen ai tempi di ‘Facing The Animal’ (1997), un cantante con un’estensione ed un’espressività devastanti! Riesce a cantare divinamente su tutti i registri, possiede grandi acuti di testa ed una interpretazione convincente e (a tratti) aggressiva: riesce a ricordarmi contemporaneamente Glenn Hughes, Mike Vescera, Jorn Lande, a volte persino (con le dovute proporzioni) il miglior Rob Halford. Scelta più che azzeccata. Alla batteria, una new entry mica da poco: l’ex Metalium Helloween-for-a-day Mark Cross, una macchina da guerra! Grandi suoni, uno schiacciasassi, fa egregiamente il suo lavoro, anche in parti tiratissime. Al basso, a completare il four-piece, un altro volto nuovo in casa At Vance: John ABC Smith, bassista non famosissimo (ex Gallow’s Pole) ma dalla tecnica assoluta, e si sente (finalmente!) in moltissimi fraseggi sparsi qua e là. Entriamo nello specifico? Entriamoci, và. 1- Rise from the fall: si parte a mille, un bel brano speed, ottima presentazione per quello che sarà il disco. 2- Heaven: uno dei (pochi) mid-tempos del disco, non il massimo dell’originalità, fa molto Stratovarius di ‘Elements’, quasi AOR in certe soluzioni. Forse un errore dargli il secondo posto in scaletta. 3- Tell me: si riparte a 10.000, Mark Cross è una furia, e gli altri con lui! Mats Leven sfoggia un’interpretazione aggressiva e decisamente esaltante. 4- Chained: si rallenta di nuovo, ma sentite il ritornello: come fa quest’uomo ad avere ‘ste note nei polmoni?! Canzone non eccelsa, resa unica dal grande Mats. 5- Now or Never: Atmosfere à la Kamelot, il tour del 2003 insieme a Kahn e soci deve aver lasciato qualche traccia… Ehm, è una mia impressione o c’è un po’ di ‘Faster than the speed of light’ di Malmsteen nei riffs?? 6- Two hearts: meno d’impatto, il brano dà il giusto respiro ad un album molto tirato. La classe del combo viene fuori nettamente, sembrano quasi gli Europe di “Wings of Tomorrow”. 7- Invention #13: un divertissement solo per chitarra ‘clean’ e basso, un interludio alla Vivaldi, per chi ancora, a metà album avesse dubbi sulla preparazione dei nostri. Fine primo tempo. 8- Run/Leave: si riparte nel più classico dei modi, Mats ci ripropone la sua sempre più versatile voce su un pezzo dal classico trademark At Vance. 9- Live for the scared: intro di sitar, poi si sviluppa un brano epico, molto ‘Nights Of Arabia’ dei Kamelot, se vogliamo. Non dispiace. 10- Vivaldi Winter: allora siete duri! Non avete ancora capito di che pasta è fatto Olaf Lenk? Allora beccatevi questo: direttamente da ‘Le quattro stagioni’ di Vivaldi, una riproposizione del 4° movimento, ‘L’inverno’, appunto. Il brano lo conosciamo per via di una pubblicità, l’arrangiamento power non credo lo abbiate mai sentito. Bello. 11- Run for your life: si chiude a 1000 all’ora, uno dei pezzi più veloci di questo bel platter, costruito ad arte su un motivo di chitarra dal sapore neoclassico.
Non ancora sazi? La versione Japan conterrà due bonus tracks: il lento “Who’s foolin’ Who”, carino ma non il massimo che gli At Vance sanno offrirci, e “Flight of the Bumblebee”, il classico Volo del Calabrone a cura di Lenk & soci. Da sballo!
Tiriamo le somme: Quest’album è: fresco, ben prodotto, ben suonato. Quest’album NON è: originalissimo, monotono. Assomiglia vagamente a: Malmsteen, Kamelot, Stratovarius, Masterplan
Di certo una conferma per gli At Vance: non gridiamo al miracolo, ma la buona musica si trova ancora, eccome. Promossi.
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Rise From The Fall 2. Heaven 3. Tell Me 4. Chained 5. Now Or Never 6. Two Hearts 7. Invention #13 8. Run/Leave 9. Live For The Sacred 10. Vivaldi Winter 11. Run For Your Life
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Line Up
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Mats Levén (Vocals) Olaf Lenk (Guitar) John A.B.C. Smith (Bass) Mark Cross (Drums)
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RECENSIONI |
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