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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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Alice In Chains - Alice In Chains
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( 19295 letture )
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In the darkest hole, You’d be well advised Not to plan my funeral Before the body dies
Alice In Chains, conosciuto anche come Tripod, è il terzo album in studio della famosa band di Seattle, l’ultimo realizzato fino al ritorno con Black Gives Way To Blue nel 2009. Nato in un periodo tutt'altro che semplice, l'album porta dentro di sé, inevitabilmente, tutti i segni ed i contrasti che stavano minando l'esistenza stessa del gruppo e dei suoi membri. Non che in passato gli Alice In Chains avessero mai negato questa realtà, elevandola anzi spesso a protagonista assoluta in molte delle loro canzoni. La lucidità e la crudezza, unite alla malinconia ed alla fiera disperazione che il gruppo ha sempre posto come manifesto della propria musica e della propria esistenza, fa dei loro dischi e di questo Alice In Chains in particolare, uno degli esempi più veri e sinceri di trasposizione in musica del proprio dolore e della propria incapacità di accettare le dure contraddizioni della vita. La sfacciata arroganza di Facelift e la matura e potente presa di coscienza di Dirt e Jar of Flies, lasciano spazio ad un cupo dissolvimento, una lenta processione sotto la pioggia in un bosco oscuro e malinconico, allucinato e notturno, senza scampo, né salvezza. Durante l'estate del 1994 la band venne allontanata dal tour che avrebbe dovuto intraprendere con Metallica e Suicidal Tendencies, a causa delle sempre più preoccupanti condizioni fisiche e mentali di Layne Staley. Uno stop forzato che alimentò inevitabilmente forti tensioni interne, le quali porteranno il cantante a formare i Mad Season ed il resto del gruppo ad iniziare i lavori per un disco solista di Jerry Cantrell. Fortunatamente, nell'Aprile del 1995 il gruppo tornò in studio col produttore Toby Wright. Cantrell, principale compositore della band, portò in dote alcune canzoni che avrebbero dovuto far parte del suo disco solista: l’opener Grind, Heaven Beside You (dedicata a Kurt Cobain, quanto all'amico Layne) e la conclusiva Over Now; tutte e tre diventeranno singoli e tutte e tre vedono il chitarrista come voce solista. Staley, da parte sua, cercò con forza di contribuire in maniera positiva all’album, scrivendo tutte le liriche e portando in dote una canzone completa, Head Creeps. Di fatto, le registrazioni pur portate avanti in un clima difficile e contrastato, furono senz’altro un momento felice e di riavvicinamento tra i componenti del gruppo. Alice In Chains non fu supportato da alcun tour e, nonostante un ottimo successo iniziale e un doppio disco di platino negli States, mancò di bissare il successo delle uscite precedenti.
La musica prende le mosse da quanto realizzato fino a quel momento, mostrando una evoluzione costante e coerente. Trova conferma la grande statura di Cantrell come autore ed arrangiatore completo e maturo, capace di portare nella musica del gruppo anche influenze blueseggianti e più tipicamente rock, come già sperimentato nel precedente splendido EP Jar of Flies, che qua trovano sfogo nelle citate Heaven Beside You ed Over Now. Al tempo stesso, il trademark consolidato del gruppo, che gira inevitabilmente attorno allo splendido ed unico talento di Staley quanto alla ritmica di livello superiore del duo Inez/Kinney, raggiunge ancora un equilibrio quasi perfetto ed ammaliante, nonostante una certa compiacenza che porta a dilatare alcuni brani forse oltre il proprio limite naturale. Quello che colpisce da subito è la cupezza psichedelica che si infiltra nelle composizioni, evidente sin dalle prime canzoni in scaletta, l’aumento della componente noise e delle distorsioni cariche di fuzz che se da un lato ammorbidiscono leggermente l’impatto dei riff, dall’altro gli conferiscono un’aura fangosa, decadente e disperata assolutamente perfetta. Si fa notare anche il ricorso massiccio all’effettistica sulla voce di Layne Staley che contribuisce a magnificare le atmosfere tese, cupe e decadenti dell’album. Il tentativo di Cantrell di “normalizzare” la musica del gruppo va ad infrangersi contro brani apocalittici e notturni come Head Creeps, Nothin’ Song e Frogs, nei quali la voce di Staley torreggia riempiendo ogni anfratto sonoro della propria disperazione, del proprio malinconico abbandono. L’aura del cantante aleggia ovunque nell’album, contrastando l’intonazione pulita di Cantrell e donando anima e spessore a brani che già di per sé rimangono impressionanti per dinamismo e profondità. Valga per tutti l’angosciante e terribile finale di Head Creeps, al termine del quale si accolgono Again e soprattutto la catarsi melodica di Shame In You come una salvezza necessaria, pur essendo essi stessi tutt’altro che brani di impatto ridotto. Brillante anche God Am, disperata preghiera senza conforto, uno degli apici assoluti degli Alice In Chains, che conduce al break di So Close, altra piccola e deliziosa boccata d’aria prima della citata Nothin’ Song e, soprattutto, del delirio notturno di Frogs. Over Now chiude degnamente l’album spezzandone il ritmo grazie ad una strofa e ad un ritornello quasi spensierati, che conducono per contrasto a break semiacustici dilatati malinconici e quasi “epici”, tutti giocati sulla chitarra di Cantrell che, probabilmente, raggiunge in questo album la sua prestazione più importante.
Alice In Chains è un disco di grandissimo spessore, che completa la prima parte della carriera degli Alice In Chains, i quali troveranno di lì a poco anche la consacrazione dell’Unplugged realizzato negli studi di MTV. Di fatto, una delle ultime esibizioni di Staley con la band. Si tratta di un album oscuro e malinconico, triste e disperato, che non nasconde il grande travaglio interno al gruppo, anche se prova a trovare un ordine, a dare un senso, coniugando ancora la ricerca sonora con l’equilibrio melodico. Le canzoni qua contenute brillano tutte per identità, spessore e profondità assoluta, come anche per il proprio valore musicale, scisso da ogni altra considerazione. Non stiamo infatti parlando di un disco che si regge unicamente sull’emotività, perché al suo interno si trovano brani di livello assoluto, coniugati ad una abilità strumentale ed esecutiva degna di nota. Gli Alice In Chains possiedono –tutt’oggi- quello che la stragrande maggioranza dei gruppi non arriverà mai ad avere: identità e personalità. Impossibile non riconoscere il loro tocco, le armonizzazioni di Staley e Cantrell, le loro melodie uniche, la capacità di coniugare il metal con una propria precisa diversità musicale. Purtroppo, questo equilibrio precario trova qui la sua conclusione, fino all’impensabile ma elevatissimo ritorno, quasi quindici anni dopo. Se Dirt e Jar of Flies restano, probabilmente, i capolavori assoluti degli Alice In Chains, non si può negare che questo terzo autointitolato album sia loro degno compagno e costituisca, di conseguenza, un acquisto pressoché obbligato ed uno degli apici assoluti della musica negli anni '90.
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Bellissimo....adoro grind!!!! |
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vado controcorrente,non sono mai stato un grande amante di questo disco pur trovandolo nel complesso piacevole,credo sia uno dei lavori che apprezzo meno di Cantrell e soci |
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Album bellissimo. Ricordo che uscì su cd in due versioni, una con la scatola gialla e una viola. |
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scusate se insisto, ho già scritto un commento...ma...
A quando una rimasterizzazione che renda giustizia ad una litania morbosa superlativa come questa? Come si fá a rendere il declino con una Classe così incredibile? Le architetture vocali di Staley lo trasmutano in una bambolina cattiva che canta.
La chitarra di Cantrell è spaventosamente lancinante ...ed a volte rassegnata. Intimamente dimessa, desolata. Ma nell\'accezione più artisticamente valida possibile. La caratura compositiva.....e che ve lo dico a fare....?
Adoro questo lavoro.
Sono attonito ogni volta che l\'ascolto.
Vorrei solo ascoltarlo meglio sonicamente.
David Bowie ha fatto della sua Morte la Colonna Sonora , in \"Blackstar\"?
Questa è la Colonna Sonora di una Vita in disfacimento, come ha detto giustamente qualcuno in un commento sotto (e lo ringrazio), quà è la roba che canta. Sono le dipendenze (anche gli altri non eran da meno) che suonano. |
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Decisamente il loro album più \"criptico\", ma un altro centro per Cantrell e soci. Il 90 ci sta, ovviamente inferiore a Dirt che è inarrivabile, uno dei capolavori degli anni 90, senza se e senza ma. |
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Non si può qualificare il valore artistico di quest\' Opera.
Dio solo sà come abbiano potuto portare a termine una cosa del genere (nelle condizioni in cui versavano).
Molto ma molto superiore a \"Dirt\" .
I risultati musical-espressivi, non necessitano di nessun commento ... tanto questa micidiale nebbia e tormentata oscurità e disperazione che questa Musica evoca ( se ti ci lasci andare - ti ci lasci attraversare ) diventa Arte Altissima.
Il passare attraverso l\'ascolto di un\' Album così ti lascia attonito e pietrificato. Ma bisogna stomaco e Spirito forti per reggere un\' ora di immersione nel fango più putrido. Occhio : questo disco suscita lacrime di commozione (a me fà così) e brividi di desolazione.
E quando l\'ultimo pezzo dice \"è finita adesso\", è stato veramente così.
E se ne esci fuori , ne uscirai fuori purificato come in un bagno di fuoco......se hai empatia.....prova.
Troppo Immenso per avere un Voto, supera qualsiasi catalogazione e categorizzazione....
Grazie. |
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Do ª questo disco...come il progetto mad season....in questi 2 cd risiede il malessere degli anni 90 . |
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Disco nero come la pece. Capolavoro assoluto a parere mio. L'ho letteralmente consumato ai tempi, stavo veramente intrippato con loro dopo averli visti live un paio di anni prima. 100 e basta. |
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Questo album completò la trilogia di capolavori dopo dirt e jar of flies. Più pesante e se possibile ancora più triste dei precedenti, qui jerry raggiunse il top nel suono e negli arrangiamenti (ascoltatevi over now). Grind rimane uno dei miei loro pezzi preferiti, mentre sludge factory e nothin song due dei loro pezzi più geniali. Voto 95 |
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Capolavoro ma davvero pesante! ho ascoltato generi estremi eppure il malessere e l'inquietudine che mi ha messo addosso questo album è qualcosa di incredibile..non credo tornero' ad ascoltarlo... |
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Sempre eccellenti le recensioni di Lizard. |
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E poi leggo su ondarock che heaven beside you sarebbe una canzone inutile senza nemmeno uno straccio di argomentazione... |
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Molto bello. Ma Dirt resta insuperabile. |
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Buon epitaffio, ma ritengo che quello che è venuto prima fosse nettamente superiore 75 |
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l' inizio si god am , mi fa schiantare dal ridere e mi fa venire in mente ozzy nel periodo anni 70 con i suoi proclami a favore della sweet leaf |
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A god what powerfull shoot!!!! ahahahaha |
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Personalmente rimango estremamente legato a "Dirt" come miglior disco degli Alice in Chains, ma questo si avvicina molto al 100 . Complimenti |
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Questo disco è una delle cose belle della mia vita. Grazie a tutti gli Alice in chains |
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Insuperabile .......come il tonno,voto giusto. |
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è il loro album che preferisco di più. Voto: 80 |
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Questo album degli ALICE IN CHAINS è il più bello a parer mio, il mio voto è 100. Lunico album che si avvicina a questo livello per me è DEGRADATION TRIP versione doppia di JERRY CANTRELL. |
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Lo sto ascoltando proprio ora...che disco! Cupo e decadente. Il testamento di Layne Staley in un certo senso. D'accordo con la recensione ed il voto. |
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Per il sottoscritto, forse il capolavoro degli A.I.C. , nonchè uno dei dischi più belli degli anni '90. Non dimenticherò mai quella sera al Rolling Stone di Milano, 1993...Riposa in pace, Layne. |
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Ragazzi, qua è la roba che canta! Eccellente anche questo. |
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Inutile replicare ai commenti sulla copertina precedenti. grande disco di una band che non ebbe mai paura di cambiare, la mia preferita tra quelle di Seattle dei primi anni '90... cmq la copertina è bellissima e se vi urta vuol dire che il suo obiettivo l'ha raggiunto. |
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Dovunque sia Layne Staley adesso, spero che non possa leggere certi commenti idioti. Ovviamente non mi riferisco a chi si è minimamente documentato sulla copertina ed ha almeno provato ad argomentare il proprio parere sull'album. |
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Pronto per la lapidazione, ma è l'album degli AIC che ho amato meno, pur concordando con la recensione, non so, probabilmente non è mai scattata la scintilla di un Jar of Flies, tanto per non fare esempi (forse la "compiacenza che porta a dilatare alcuni brani oltre il proprio limite naturale" per me è stata fatale...) Intendiamoci, si parla sempre di un ottimo lavoro, ma mi tocca restare sotto i 90, e solo perchè Over Now da sola vale 50 .... se vi è rimasta qualche pietra fate pure....  |
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ridete pure... voglio vedere se sulla mia ciotola ci fosse un uomo con una gamba sola, vi indignereste... gggrrrr bau bau.. |
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ha@ tre gambe. al cane manca una gamba e a me una H |
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Vabbè, nel retro copertina c'è un uomo a tre gambe.Cantrell spiegò il significato di questo mondo a tre zampe.non è difficile capire che loro erano in tre piu uno.Frogs è un viaggio tra i meandri piu oscuri degli anni '90, l'ultimo decennio "normale" prima del salto verso il vuoto.Fiero di averlo comprato quando usci. |
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vabbè, mica l'hanno amputata loro, la zampa del cane.... |
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Macbeth: Grazie della info.. !! Che tristezza di band ... tse tse |
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Per chi non lo sapesse era il cane di Cantrell... |
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Mi unisco ai commenti di Radamanthis e Billorock: questa copertina mi ha sempre dato molto fastidio, quell'espressione triste e sconsolata che si legge sul volto del cane mi urta parecchio. |
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quoto l ultimo post di Radamanthis, povera bestia... Anche se immagino che la cover, abbia un significato particolare nel contesto di quaesto disco che non conosco e quindi non dò giudizi personali !! |
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Ah scordavo...parere estetico sulla cover: da amante degli animali ed in particolare degli amici a 4 zampre voto 1 alla copertina...0 si può? Se si allora 0 !!! |
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L'acquistai quando uscì...o meglio,fu un regalo di mio cugino e lo conservo per quel ricordo...il resto che dire?la band (che non reputo grunge...lo dirò allo sfinimento) ha fatto di meglio ma anche qui fa un disco di gran classe. Voto forse esagerato ma è solo un mio parere personale. Concludo dicendo che se tutto il grunge fosse di questi livelli (e ripeto, x me non è grunge) il mio parere su questo genere sarebbe diverso. Band grandiosa. Voto: 85 |
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Butto lì una proposta: e se il voto dei lettori fosse possibile solo dopo aver postato un commento, oltre che ben visibile in calce al commento stesso? Scommettiamo che certe cime di rapa non sarebbero capaci di argomentare uno zero (o un 99 al gruppetto sfigato del compagno di merende) se vi fossero davvero costrette? |
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@Undercover: Che vuoi... Non è solo questione di talento e predisposizione, ma anche di tanta applicazione  |
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C'è sempre il coglione che vota 0 eh... |
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In questo disco le continue sovraincisioni vocali servono a coprire la voce di Layne ormai disfatta dalla droga. La prova è la versione di "Another Brick in the Wall" parte 2 dei Class of '99. Quella cazzo di droga lo aveva reso "a fool of me again and again"! Quanto dolore in questi testi. |
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Bello, davvero bello Comunque... quella copertina è molto più inquietante e triste di chissà quante porcate sanguinarie à la Cannibal Corpse (Porcate per modo di dire, alcune sono comunque belle copertine, ma questa è particolare) |
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Salutamelo discorso lungo e complesso quello dei negozi di dischi, caro Jimi, che purtroppo ci porta lontano dagli Alice in Chains. Ne parleremo in altre sedi, sicuramente. Un saluto!! |
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Conosco il proprietario del barrettino ...è vero quello che dici: 90% sono falliti e chiusi. Nella mia città sono comunque presenti vecchissimi negozi di dischi appartenuti agli "anni d'oro" della musica e delle vendite planetarie. Rimasti volutamente piccoli per passione, ma fortemente di nicchia. Io ci vado di tanto in tanto per scambiare anche due chiacchiere, (anche se il tipo del metal è il classico criticone sapientone...!) e molte volte trovo dei vinili del 68...Bisognerebbe parlarne anche della crisi perenne del mercato musicale, ovviato adesso dai live in continuo aumento... |
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Ovviamente, come il 90% dei negozi di dischi ormai. Credo che al suo posto ci sia un simpatico barettino d'angolo. Naturalmente non ho mai messo piede neanche lì  |
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Ahaha...Chissà se il negozietto avrà fallito alla fine...! Comunque trovo sempre e particolarmente molto istruttive e formative la sezione web dei dischi rispolverati..! Un saluto. Jimi TG |
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Ma grazie a te!! Io di questo disco ho la versione in cassetta con la custodia verde fluorescente, comprato in un negozio il giorno stesso in cui uscì, in un negozio nel quale non avevo mai messo piede prima e non ce l'ho rimesso mai dopo. |
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E allora...??!! e dai The Doors, e poi con i Nirvana...La smettiamo a rispolverare questi vinili??? Eccolo, Alice In Chains è un album che fu definito "letale" per il grunge poiché tenderà a proiettarlo verso un misterioso stile informe alle regole musicali definito da molti gioralisti dell'epoca: il "grunge progressive" (total guitar 1995) che concordo a pieno in particolare per le ribelli armonizzazioni presenti in questo disco: con pumblee composizioni, pressanti, martellanti, incisive e fatalistische con ipnotiche oniriche infernali raccolte in un incubo chiamato Alice In Chains. E' vero qui c'è personalità. Si, Saverio, un disco con personalità. Dietro al mio disco c'è ancora l'etichetta annerita dalla colla e dal tempo..., ma cos'è...è come una macchia di sugo e olio...(cazzo). Sul dorso penso che ci sia scritto 18 mila lire....Ogni volta che si rispolvera un disco, si rispolverano anche i nostri reconditi ricordi...QUALI??? a non aver trovato "SAP" degli Alice In Chains (cazzo, e son due...) Ciao Lizard e grazie.... Jimi TG |
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un disco contrastato e controverso...ci sono dei gioielli di pura e nera disperazione (Frogs e Sludge Factory), brani di una dolcezza e melanconia devastanti (heaven beside you e shame in you) e pezzi di puro metallo assolutamente di classe (grind, god am e head creeps). In mezzo, ci sono però anche delle tracce che non riesco a comprendere (over now, again di cui detesto la strofa ma il chorus è diabolico con tutte quelle sovraincisioni vocali, so close ecc...). Eppure, a distanza di anni, il disco che rimetto più spesso è proprio questo, ho sempre la sensazione di essermi perso qualcosa e di trovare nuovi quadri di lettura per diversi brani. |
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Non riesco a dare neanche un punto in meno a questo terzo album, 95 anche a lui, troppo bello, emozionante, vario nel suo decadere lento e costante, è un'opera sublime di quelle che ormai raramente il rock ci regala. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Grind 2. Brush Away 3. Sludge Factory 4. Heaven Beside You 5. Head Creeps 6. Again 7. Shame In You 8. God Am 9. So Close 10. Nothin’ Song 11. Frogs 12. Over Now
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Line Up
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Layne Staley (Voce, Chitarra, Cori) Jerry Cantrell (Chitarra, Voce Principale su 1, 4, 12) Mike Inez (Basso) Sean Kinney (Batteria)
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RECENSIONI |
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