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Immortal - Sons of Northern Darkness
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Un vento gelido sferza incessante, microscopici cristalli di ghiaccio penetrano la pelle come migliaia di piccoli aghi appuntiti senza dare alcuna tregua all'ignaro viaggiatore. Fa freddo, molto freddo, ti penetra i muscoli, arriva dritto alle ossa e non lascia scampo... Una landa ghiacciata si estende in ogni direzione, fin dove la costante bufera concede alla vista di occhi che si aprono a fatica. Ombre nere di alte montagne si stagliano in lontananza nei momenti di quiete, interrompendo la monotonia del malefico bianco che domina quelle vastità. Al calar della notte due enormi occhi illuminano l'oscurità, le pupille maligne e beffarde di un re incontrastato... I bulbi vitrei del Mighty Ravendark, il nero corvo che domina lo spoglio reame di Blashyrk.
Evocativo vero? Sinceramente è una di quelle immagini che la musica degli Immortal mi ha sempre ispirato; capisco che per qualcuno potrà sembrare strano che una musica diretta e pesante come questa possa fare tutto ciò, però ogni singola volta che ascolto Sons of Northern Darkness (come altri dischi degli Immortal del resto) non posso fare a meno di provare fisicamente certe sensazioni: l'inquietudine, il gelo sulla nuda pelle, la malvagità straripante... Sono queste cose a farti capire spesso il valore oggettivo di un gran disco al di là dei generi e al di là dei gusti.
Ma addentriamoci nei dettagli: nel 2002 Abbath Doom Occulta e soci diedero l'addio (provvisorio) alle scene partorendo questa perla di black metal con influenze thrash destinata sì a lasciare il segno nella loro già grandiosa discografia ma anche a dividere pesantemente alcuni dei fans più intransigenti. Sons of Northern Darkness infatti - forte del solito stratosferico budget fornito dalla Nuclear Blast – ha una produzione pressoché perfetta e curata in modo maniacale (non esattamente lo standard per i demoni di Bergen). La musica invece è sì quella del trio norvegese, come se avesse impresso a fuoco un marchio (nero) riconoscibile tra mille: chitarre malvage in tremolo picking fendono come rasoi l'aria gelida, il riffing di Abbath è violento ma nel contempo chirurgico, di una velocità disarmante, non lascia tregua, non dà scampo come il vento di Blashyrk, i suoi solos sono puro estro (oltre che essere privi di qualsivoglia parvenza di melodia), tanto intuitivi ed istintivi da aver dichiarato in alcune interviste di non ricordarsi nemmeno come li avesse eseguiti durante la registrazione del disco. Una sezione ritmica da rimanere impalati con lo sguardo perso nel vuoto cercando di spiegarsi che razza di demone possegga l'individuo seduto dietro le pelli (che risponde al nome di Horgh): violenza... Violenza assassina è la definizione più adatta per descrivere le parti di batteria, un repertorio di figure estreme capeggiato dal blast beat che non smette nemmeno un attimo di prenderti a calci nei denti, un ordinato turbinio che regola l'andamento dei pezzi senza mai mollare un secondo e senza mai permetterti di rifiatare. Al basso invece troviamo Iscariah (oggi sostituito da Apollyon) che erge un muro di frequenze bassissime (quattro corde un tono sotto) molto aderente alle linee della chitarra, poca individualità dunque ma grande resa e restituzione in termini di volume. E infine a capeggiare su questo colossale muro sonoro troviamo lo screaming acido ed acuto di Abbath che interpreta graffiante le lyrics scritte in collaborazione con l'ex chitarrista Demonaz Doom Occulta (oggi purtroppo inabilitato a suonare a causa di una brutta forma di tendinite alle mani).
Ma avviciniamoci per guardare meglio ad alcuni dei capitoli di questo viaggio nell'oscurità delle tenebre nordiche:
Aeons ago the legends tell we rode onward, Led astray by the northern caos gods...
Un grido scuote le tenebre mentre un riff ossessivo si avvinghia su un blast beat bestiale, seguito dallo sferragliare rapido di un plettro sulle corde del basso, è One by One, la più devastante apertura che ci si potesse aspettare, ti toglie il fiato, ti ipnotizza prendendo il controllo della cervicale e si scatena portando subito l'ascoltatore ad una delle vette più alte dell'album. Un momento solitario di batteria ci conduce verso la successiva Sons of Northern Darkness, un urlo selvaggio e poi via verso uno dei pezzi dal “ritornello” più attraente del cd, e se considerate che non c'è nemmeno l'ombra di una melodia non è cosa da poco (sentite il marcissimo assolo successivo per averne conferma). Figure in armatura dotate di spade taglienti pattugliano le desolate pianure di Blashyrk, sono i Tyrants, a cui è dedicato il terzo pezzo, quello con uno dei riff più ripetitivi ma nel contempo azzeccati dell'intero platter (devastante la sfuriata a metà canzone).
In my kingdom cold at the mountains of madness Unending grimness, this kingdom is mine
Saltiamo qualcosa per concentrarci su In My Kingdom Cold (un nome un programma), suite che si avvicina agli 8 minuti di durata, che intervalla il solito tiro a stacchi molto più atmosferici, in cui sembra che a parlare sia direttamente l'inquietante corvo padrone di Blashyrk. Volete sentire qualcosa di inquietante? Non perdetevi la sezione tra la metà e la fine del pezzo. Chiudete gli occhi e lasciatevi trasportare dall'inizio di Antarctica, vivrete un autentico trip (che ovviamente verrà bruscamente interrotto dal solito decisissimo attacco strumentale). Stesso discorso vale per la conclusiva Beyond the North Waves, aperta da rumori sottomarini e da una chitarra che suona accordi pieni effettati all'inverosimile, prima di attaccare con una delle partenze più maestose di questo cd, una degna chiusura per questa stupenda opera.
Non penso di dover dire ancora molto o di dover aggiungere ulteriori lodi a questa piccola e nerissima perla; dovrebbe figurare nella collezione di ogni buon appassionato di musica estrema, punto. Inoltre – almeno secondo il sottoscritto - Sons of Northern Darkness è anche una delle migliori vie per arrivare poi successivamente al black metal più tradizionale (almeno per me è stato così). Ricorderò sempre quanto queste canzoni mi abbiano tenuto compagnia nei momenti di rabbia e come mi abbiano aiutato a sfogarmi in momenti particolarmente difficili, un perfetto specchio per l'incazzatura e la malvagità dei pensieri che solo una mente offesa può partorire. Il voto non è stratosferico solo perché gli Immortal in passato erano riusciti a fare ancora meglio di così. Ma poco importa di un paio di cifre in calce, ascoltate e fate vostro questo cd, non ve ne pentirete!
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VOTO LETTORI
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86.15 su 128 voti [
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29
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Bellissimo, il loro miglior disco |
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Qui ragazzi siamo al capolavoro assoluto degli immortal voto 100
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Album eccezionale sotto ogni punto di vista, produzione dal suono glaciale e canzoni che quando le ascolto mi entrano nell\'anima e mi lacerano ogni parte del corpo, capolavoro punto.
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26
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Bellissimo, nonostante i numerosi ascolti nel tempo non mi ha mai stancato voto 90 |
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25
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Ascoltato con la "speranza" di aver conferma della bravura degli Immortal... Mi è piaciuto anche questo Lavoro... Col tempo ascolterò tutta la discografia... |
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24
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Malvagio, gelido, epico... Immenso! Immagino questo disco come il Blood Fire Death del nuovo millennio. Pochi dischi sono in grado di trasportarti all'interno del loro mondo come questo. Voto 90 (100 solo per At The Heart of Winter). |
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23
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Discone Capolavoro...... lo comprai anch’io a scatola chiusa quando e’ uscito con poster gigante in allegato.
Bellissimo diretto che ancora oggi ascolto con immenso piacere.... la recensione e’ da enciclopedia del metal,complimenti A Room 101 |
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22
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Ho comprato pochi giorni fa la versione deluxe del disco ad un mercatino dell'usato ad una cifra veramente irrisoria....un vero capolavoro del genere! |
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21
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che bello, enorme Tyrants, dove Horgh ci delizia con la doppia cassa più potente mai sentita, enormi Antarctica, con il dramma dell'esploarazione del Polo Sud, e la finale, Beyond the North Waves, da lacrime per il ricordo vichinghi, le onde... estremo album |
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20
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Conosco solo One By One (devastante!) e Antarctica (evocativa) da quest'album, ma devo dire che è l'album degli Immortal che mi ispira di più insieme a At The Heart Of Winter |
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19
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Le prime tre traccie già sono qualcosa di magnifico. Poi anche il resto dell'album si lascia ascoltare che è una bellezza. Secondo me uno dei migliori lavori Black Metal dal 2000 in poi. Uno dei migliori se non il miglior disco degli Immortal e questo la dice lunga. |
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18
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Sì in effetti non ha molto senso come frase... O.o |
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Dovrai spiegarmela questa dell'amarezza in musica.. |
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15
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Forse il mio disco preferito degli Immortal. Con questo album Abbath & co. sono riusciti a unire perfettamente la malignità e il gelo tipici del True Norwegian Black Metal con una produzione potente e assolutamente efficace. Veramente, ma veramente gran bello. |
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14
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Capolavoro e basta! Per me è un 90 pieno, d'accordissimo con la recensione  |
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12
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Capolavoro totale, da Blizzard Beasts in poi gli Immortal han messo la freccia e ciao ciao agli altri norvegesi, solo gli Emperor avrebbero potuto contender loro il trono del black (evoluto, s'intende)...semplicemente GRANDIOSI!!! |
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11
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sono d'accordo, Pasko! ci sono diverse aperture thrash ad esempio. personalmente parlando è il mio preferito, forse assieme ad At the Heart of Winter. grandi immortal, anche dal vivo! anche se ora si sente l'inesorabile età che avanza... secondo me almeno. |
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10
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Un disco apprezzabile anche da chi non è avvezzo a sonorità black (come il sottoscritto). Se sia un bene o un male lascio deciderlo a voi. A me, me piace! |
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9
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bellissima recensione complimenti! Non sono un ascoltatore di black ma ammetto che mi è venuta voglia di andarlo a sentire!! |
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che carica!! bel lavoro |
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7
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Veramente un buon disco...Pezzi gelidi e devastanti...dal vivo spaccano il culo!!..Ovvio l'aura malata di Pure Holocaust non c'è più ma comunque gli Immortal da veri maestri si son evoluti verso un suono più d'impatto..almeno su questo album! |
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6
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disco deprimente, e non perchè è depressive.. |
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5
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Un bel disco, ma i capolavori degli Immortal sono ben altri. |
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3
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Gran disco, rimango però legato agli Immortal primordi, non è ciò che definirei il loro capolavoro di sicuro. |
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2
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Sottoscrivo il commento di Fabrizio, il modo di interpretare il black a cui arrivano gli Immortal con SOND è ormai storia. Un must! |
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1
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veramente bello, il mio preferito degli immortal! |
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