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Slartibartfass - Schwarz Verhüllt
( 2297 letture )
Quando una band parla di se stessa affermando: “noi siamo i pionieri dell’avant-garde pagan metal”, non può non scapparci un sorriso, soprattutto se pensiamo ai primi tre dischi degli Slartibartfass, non certo dei capolavori. Insomma, diciamo che un pizzico di umiltà non basterebbe, se poi poco dopo dichiarano di aver composto un prodotto altamente tecnico e versatile, il sorriso sfocia in risata. Non credo infatti che la versatilità consista nell’ammassare tante sonorità senza uno scopo preciso, anche se gli Slartibartfass suscitano in me l’effetto contrario, ovvero trovo che tutti i vari elementi che vanno a mischiare siano troppo distaccati tra di loro; non sembra quindi di assaggiare un minestrone, ma piuttosto una serie di ingredienti discordi decisamente poco piacevoli all’ascolto.
Nelle righe seguenti possiamo anche leggere che Schwarz Verhüllt sarà l’album più cupo e oscuro della loro carriera, grazie all’unione di veloci riff thrasheggianti, violenti blast-beats tipici del black metal, folkeggianti melodie di cornamusa e infine, udite udite, un discreto uso del sintetizzatore… sì, esatto, anche questa formazione tedesca si è completamente addentrata nell’universo degli pseudo-elettricismi, ma fortunatamente li utilizzano con un pizzico di criterio evitando di spalmare sulle proprie canzoni un susseguirsi di note elettroniche fastidiose e palesemente “finte”.

Dal punto di vista della produzione non credo ci sia nulla da dire, mi viene solo qualche dubbio quando la band allude al proprio tasso tecnico, dato che trovo le prestazioni dei vari musicisti abbondantemente nella norma, se non addirittura fermi al classico “compitino”.
Il mixing dell’album è stato affidato a Martin Schmitt presso i Toninfusion Tonstudio in Germania ed è stato distribuito grazie alla label Twilight Records.
Il titolo dell’album, come già detto in precedenza, è Schwarz Verhüllt, per la precisione consiste in un concept riguardante la consapevolezza umana e i vari livelli che essa può raggiungere. La struttura del disco è costituita un prologo e sei lunghi capitoli, complessivamente il minutaggio non sembra particolarmente elevato, ma quando passiamo dal ruolo di osservatore a quello di ascoltatore ci rendiamo conto che quei sei brani sembrano praticamente infiniti, pesanti e noiosi.

Nel prologo si può sentire un monologo di una donna che col passare dei secondi alza gradualmente il proprio tono vocale, fino a rendere l’atmosfera quasi angosciosa grazie anche ad un sottofondo ben curato e calzante. La seguente traccia, Sehnsucht (Dämmerung in verschneitem Wald), si mostra subito inconsistente: è costituita infatti da una breve melodia che non scaturisce in noi nessuna sensazione e da una serie di power chords che si differenziano tra di loro esclusivamente per la velocità con cui vengono eseguiti. Come se non bastasse lo screaming di Philipp Bulling incide veramente poco, quasi come se non ci fosse. L’unica cosa che ho apprezzato è stato il connubio cornamusa-doppia cassa che non è affatto spiacevole, per il resto il brano mi è “incolore” e non ho tanto capito quegli sprazzi di elettronica che compaiono ogni tanto (se questo è avant-garde siamo messi bene, sono ironico). Con fatica approdiamo alla terza Liebe (Vollmondnacht), dove troviamo le cornamuse proprio nei minuti iniziali e alcuni tentativi di infondere epicità alla canzone, che ovviamente non ottengono il risultato sperato e finiscono per creare un brano “catchy”, sinceramente non so quanto questo sia voluto. Col passare dei minuti il tutto si rallenta ulteriormente e sembra che il pezzo non finisca mai, senza dubbio una brutta sensazione quando si tenta di ascoltare della musica. Con ancora più fatica arriviamo a Trauer (Als das Glück noch Zukunft hieß), la quale sembra voler assumere tonalità più toccanti e delicate, ovviamente le tastiere falliscono in pieno senza ottenere il risultato desiderato. La canzone procede piuttosto anonima, con i soliti inserimenti elettronici sparsi qua e là, il solito motivetto di cornamusa (in questo caso più bello del solito), e la noiosità che contraddistingue questo Schwarz Verhüllt. La successiva Angst (Der Morgen graut am Horizont) migliora leggermente rispetto alle precedenti, rimanendo comunque troppo lunga e stancante: l’accompagnamento di tastiera è particolarmente apprezzabile, come anche il maggiore uso delle cornamuse e la riduzione del sintetizzatore. La penultima Erhabenheit (Die Königin dem Grab entsteigt) vanta qualche passaggio musicalmente evocativo ma nulla di più, infatti gli elementi strettamente legati al concetto di musica metal sono come al solito banali e ripetitivi. Con estrema fatica sentiamo l’ultima Melancholie (Tagtraum), forse in alcuni momenti la più piacevole dell’intero album, le melodie di chitarra sono sviluppate a dovere e si sposano bene con le cornamuse, ma il tutto è sempre troppo lento e ripetitivo.

Inutile dire che considero insufficiente questo lavoro degli Slartibartfass, poco ispirato e veramente difficile da apprezzare. Non me la sento dunque di consigliarvi l’ascolto di Schwarz Verhüllt, a meno che non siate collezionisti di album noiosi… ma dubito che esistano tali persone.



VOTO RECENSORE
50
VOTO LETTORI
42.73 su 19 voti [ VOTA]
Spirit Of The Forest
Venerdì 13 Settembre 2024, 20.35.31
1
Polpettone altamente dimenticabile dove il bisogno di skippare avanti di brano in brano è l\'unica prerogativa percepibile.
INFORMAZIONI
2011
Twilight Records
Folk
Tracklist
1. Prolog
2. Kapitel I: Sehnsucht (Dämmerung in verschneitem Wald)
3. Kapitel II: Liebe (Vollmondnacht)
4. Kapitel III: Trauer (Als das Glück noch Zukunft hieß)
5. Kapitel IV: Angst (Der Morgen graut am Horizont)
6. Kapitel V: Erhabenheit (Die Königin dem Grab entsteigt)
7. Kapitel VI: Melancholie (Tagtraum)
Line Up
Philipp Bulling: voce, chitarra, scacciapensieri
Thuemmer: tastiera, scacciapensieri
Vladimir Nikolov: chitarra
Juan Kelemen: batteria
Nicolas Hibst: basso, fisarmonica, scacciapensieri
Jessica Bulling: cornamusa
 
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